FRED HERSCH & ESPERANZA SPALDING | Alive at the Village Vanguard

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FRED HERSCH & ESPERANZA SPALDING
Alive at the Village Vanguard
Palmetto records PM2208
2023

Andando alla più recente memoria sulla produzione individuale dei co-protagonisti della presente incisione rileviamo, nel caso della giovine contrabbassista, vocalist e autrice da Portland Esperanza Spalding, “12 Little Spells” (2018), originale raccolta di brani dedicati a varie parti corporee, quindi “Songwrights Apothecary Lab” (2021), altro curioso programma (realizzato in collaborazione con operatori sanitari e ricercatori) di laboratorio itinerante con malcelate ambizioni olistiche se non ‘terapeutiche’, sancite da dodici diversificate tracks accomunate dal neologismo “formwelas”.

Quanto al maturo pianista newyorkese Fred Hersch, lo stesso vanta una duale collaborazione con il veterano Enrico Rava (“The Song is You”, ECM 2022) preceduta nel 2020 dall’album solistico “Songs From Home” (estratto di dieci brani a succinta sintesi della diretta social “Tune a Day”, protratta testimonianza del pianista in reazione allo smarrimento da pandemia) e più a ritroso da “Live in Europe” (2018), più recente saggio della propria maestria nel piano trio.

Tutto ciò non ci prepara comunque più di tanto all’incisione in oggetto, che segna il cimento di due personalità affatto distinte, e non certo per sola pertinenza anagrafica: il Village Vanguard di New York (location regolarmente calcata dal pianista) fu teatro di tre consecutive serate nell’ottobre del 2018, di notevole riscontro di pubblico ma temporaneamente archiviate, per poi esser rapidamente assemblati in forma di sintetico EP di cinque brani, posto in vendita su piattaforma digitale fino al giugno 2020, con tutti i proventi a beneficio della Jazz Foundation of America, insomma a favore della comunità jazz colpita dall’emergenza da Covid-19.

Nel presente “Alive at the Village Vanguard”, selezione definitiva e produttivamente più curata per i solchi di Palmetto records, la presa di contatto con l’inedito duo s’avvia nella gerswiniana But not for Me, e si conferma, come da premesse, un certo grado di sorpresa grazie alla scaltrezza con cui entrambi imbastiscono una sorta d’atmosfera fuori dal tempo, primariamente grazie alla mimesi vocale d’antan di Spalding, laddove le frenetiche esplorazioni alla tastiera di Hersch ci attestano invece della contemporaneità dello spirito interpretativo.

Scanzonato e in apparenza evanescente, Dream of Monk testimonia piuttosto degli aspetti mercuriali della scrittura del pianista, relativamente protagonista del passaggio, intessuto da serrate ma libere esplorazioni alla tastiera; nella parkeriana Little Suede Shoes l’intro pianistico, telegrafico e capriccioso, apre ad un fantasioso scat di Spalding, pervaso di ariosità latina.

D’indubbia centralità spettacolare nell’economia dell’album, Girl Talk disvela non soltanto il consumato talento da entertainment della vocalist, ma peculiarmente la sua verve istrionica ed umoristica, accompagnata dall’inesauribile ventaglio inventivo del pianista, entro un’ammiccante maratona di tangibile coinvolgimento dell’audience (come attesterà il video allegato).

Geometrie irregolari e sfuggenti segnano il tono generale della monkiana Evidence, che sembra persistere sui toni dell’astrattezza e i toni leggeri della voce, per poi strutturarsi grazie alle solide carpenterie, di timbro anticato, del pianoforte; intimismo sensibile e di autunnale tepore caratterizza Some Other Time, passaggio di più definito lirismo nell’economia della raccolta.

A firma di Egberto Gismonti, Loro era già parte di “Junjo”, album d’esordio di Spalding, la cui controparte pianistica era allora un trentenne Aruán Ortiz, di resa più estrosa e spigolosa rispetto all’attuale prestazione di Hersch, che si prodiga in protratti disegni di costruttiva arguzia.

Era invece frutto di una precedente collaborazione tra il pianista e Norma Winstone la conclusiva A Wish, compreso nella raccolta del 2003 “Songs & Lullabies”, e rispetto al clima rarefatto e all’intimismo sobrio della vecchia versione qui riscontriamo un andamento più spedito e tessiture più terse ed informali.

Il cimento inatteso tra due distinti patrimoni stilistici e l’apparente straniamento conferito dal tono generale esita in un evento su cui riflettere in primis per l’ampiezza d’orizzonti esperienziali che il ‘domain’ jazz continua ad esplicitare; quindi, l’apprezzamento per il palese valore della presente presa diretta:  “Abbiamo optato per la parola Alive per il titolo dell’album poiché puoi davvero sentire l’intimità e l’energia delle esibizioni: si può davvero avvertire la vitalità del locale, del pubblico e della nostra interazione“, secondo le parole dei co-protagonisti.

“Alive at the Village Vanguard” nella resa finale implementa la versatilità e la caratura individuale di Esperanza Spalding (la quale, notiamo en passant, preferisce la dizione a tutte minuscole del proprio nome), rinsaldando il poco sorprendente magistero pianistico ed inventivo del veterano Fred Hersch, ma nel suo complesso ed in virtù dei molteplici stati dimensionali della performance (e non poco grazie ai peculiari tratti di fine artigianato della medesima) s’installa quale esperienza sorprendente, da rivalutare e apprezzare in forma rinnovata al riascolto.

 

Musicisti:

Fred Hersch, pianoforte
Esperanza Spalding, voce

Tracklist :

01. But Not for Me (George Gershwin, Ira Gershwin) 9:32
02. Dream of Monk (Fred Hersch) 7:36
03. Little Suede Shoes (Charlie Parker) 9:03
04. Girl Talk (Bobby Troup, Neal Hefti) 12:03
05. Evidence (Thelonious Monk) 6:35
06. Some Other Time (Jule Styne, Sammy Cahn) 8:29
07. Loro (Egberto Gismonti) 9:37
08. A Wish (Fred Hersch, Norma Winstone) 4:35

Link:

Esperanza Spalding
Fred Hersch