Una direzione artistica davvero importante a firma di Massimo Priviero con la collaborazione di Riki Anello basterebbero di loro a dare un peso all’opera nuova di Sergio Borsato. Ma tutto questo non è che un colore al vero cuore, alla penna, alla voce e alla scrittura di un cantautore che torna in scena dimostrando quanto sia importante e celebrativo il grande folk italiano. Borsato ne è una colonna e lo sappiamo bene e non serviva aggiungerlo… e questo disco dal titolo “Liberi e forti” non smette di affascinarci dentro le grandi soluzioni classiche che, nonostante siano portatrici sane di storia, caratterizzano personalità e peso artistico. E noi indaghiamo da vicino…

 

 

Parliamo di produzione: un disco che spolvera quel certo modo di fare folk in Italia sdoganato anche da Priviero, Van De Sfroos… hai/avete seguito quale tipo di cattedra? Se possiamo dire così…

Questo lavoro folk-rock più che un modo di fare musica e di sdoganarla da qualche parte, lo considero l’apogeo darwiniano di una specie. È forza vitale, energia pura, risveglio della coscienza. Quando pensi ad una canzone alla volta, ad una storia vissuta o mirata, e la metti in fila con altre storie che vale la pena raccontare, al di là di cuore e amore, allora sai che stai facendo un buon lavoro, a prescindere con chi lo fai, quanto vende e se entra in classifica. Poi è chiaro, cerchi di avere bravi collaboratori per confezionare un prodotto.

 

Hai voluto sviluppare la produzione con Priviero appunto. Una scelta che cade per quale ragione?

Non ho mai cercato di trovare musicisti dominanti. Quando trovo un amico semplice, che si mette al tuo livello, che porta le sue esperienze connettendole alle mie, ma soprattutto, che ha ancora fame e voglia di creare e costruire, allora nasce la magia, la voglia di metterti in gioco e di comunicare. Poi, che si parli di battelli a vapore, di donne o magia nera, quello che definisco il “Muro dei Pensieri Segreti”, poco importa. Massimo, come direttore artistico ha condiviso il mio modo di fare musica, diciamo… un’intesa perfetta.

 

Che poi nel disco interpreti anche una sua canzone: il legame è assai forte… perché proprio quella?

La Strada del Davai è un inno alla speranza, la speranza è il Concept dell’Album “Liberi e Forti”, calzava a pennello ed è una canzone che amo. Così come Free As The Wind che ho scritto a quattro mani con il produttore cantautore californiano Marvin Etzioni (produttore dei Counting Crows).

 

Un titolo manifesto: oggi siamo davvero così o è così che dovremmo essere?

Prima o poi lo saremo; Liberi nella consapevolezza e Forti nell’azione. Per il momento il gregge avanza a testa bassa, ma c’è SPERANZA!