Umbria Jazz Archivi - Sound Contest https://www.soundcontest.com/category/speciali/umbria-jazz/ Musica e altri linguaggi Mon, 15 Jun 2020 07:46:22 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.1.1 UMBRIA JAZZ WINTER | Una domenica speciale! https://www.soundcontest.com/umbria-jazz-winter-una-domenica-speciale/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=umbria-jazz-winter-una-domenica-speciale Mon, 06 Jan 2020 19:05:47 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=speciali&p=23452 La domenica mattina, dopo una robusta colazione, ci vede nuovamente pimpanti ed in giro a caccia di note…ci imbattiamo nei Funk Off che, partendo dalla Funicolare di Piazza Cahen, riscaldano con i loro brani, vecchi e nuovi, l’aria sferzata dal vento gelido e radunano il pubblico che li segue con rinnovato entusiasmo, mentre risalgono il […]

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La domenica mattina, dopo una robusta colazione, ci vede nuovamente pimpanti ed in giro a caccia di note…ci imbattiamo nei Funk Off che, partendo dalla Funicolare di Piazza Cahen, riscaldano con i loro brani, vecchi e nuovi, l’aria sferzata dal vento gelido e radunano il pubblico che li segue con rinnovato entusiasmo, mentre risalgono il Corso Cavour, marciando tra le botteghe ed i piccoli negozi.

Propongono dei pezzi classici del loro repertorio, come l’ormai notissima Uh Yeah!, Waking Up At UJ, The Funkin’ Been, Women And Money e brani più nuovi, come It’s OK. Presentano inoltre alcuni lavori inediti, come Time Out, e colgono l’occasione per pubblicizzare il loro ultimo cd, appena uscito e registrato durante un concerto live organizzato proprio da Umbria Jazz al Blue Note di Tokyo.

 

Alle ore 12.00, alla Sala dei 400 del Palazzo del Popolo, ci facciamo incantare dall’arte e dalla classe del pianista di New Orleans Sullivan Fortner che, insignito del Lincoln Center Award For Emerging Artists nel 2016 e membro resident dell’ultima formazione del compianto trombettista Roy Hargrove, propone un repertorio vario ed accattivante.

Lo accompagna, sul palco, la ballerina newyorkese di tap dance Michela Marino Lerman, che aggiunge ulteriore fascino alla già ricca performance musicale.

L’ incalzante e preciso ritmo del tip-tap della Lerman, diventa, in questo ambito, uno strumento a percussione vero e proprio ed offre al pubblico un affascinante esempio di perfetta fusione tra due diverse abilità artistiche: la danza e la musica.

Ci concediamo una pausa musicale, per recarci a vedere Anomalie, la mostra fotografica degli intriganti scatti di Francesco Truono, esposti nella bottega del pittore orvietano Massimo Chioccia, insieme alle sue coloratissime tele jazz.

Il filo conduttore della mostra è quello che caratterizza lo stile fotografico di Truono: gli scatti in movimento, il gioco di luci ed ombre rispetto a determinati soggetti, l’attenzione per i dettagli dei vari strumenti musicali, la ricerca della luce ed il ritratto in primo piano di alcune parti del corpo.

I protagonisti delle foto sono i musicisti che hanno preso parte alle varie edizioni di Umbria Jazz, sia nella edizione invernale, che in quella estiva.

Uno spazio particolare è dedicato ai Funk Off, presenti in ben dieci scatti: un gradito omaggio al loro essere il “trait d’union” – attraverso le loro marcianti – tra le città che ospitano la manifestazione ed il festival stesso.

 

Dopo un po’, siamo nuovamente in coda fuori al Palazzo del Popolo, per accedere alla Sala Expo, dove si esibisce, alle 15.30, un quartetto d’eccezione: Rosario Giuliani al sax alto ed al soprano, Joe Locke al vibrafono, Dario Deidda al basso elettrico e Roberto Gatto alla batteria.

Presentano “Love In Translation”, il loro ultimo lavoro discografico che segna il ritorno, insieme, di questa bella e talentuosa formazione, nata proprio ad UJ, venti anni fa.

Giuliani e Locke, cresciuti nel frattempo artisticamente, sono ormai due eccellenze internazionali del rispettivo strumento: ritornano quindi con piacere a fondere le rispettive esperienze ed a sugellare ancora di più la loro amicizia, proponendo un progetto musicale dedicato all’amore e che, come quest’ultimo, è intenso e passionale.

Il concerto è dedicato alla memoria del recentemente scomparso Mario Guidi, padre del pianista Giovanni Guidi.

Ad alcuni immortali standard jazz, si alternano brani originali, come quelli composti in memoria di Roy Hargrove e Marco Tamburini, musicisti prematuramente scomparsi.

 Giuliani-Locke-Deidda-Gatto_Love In Translation_ UJ#27_Orvieto_©SpectraFoto_29-12-2019_01

Alle 19.00, il concerto in programma nella Sala dei 400 ci regala “Le Canzoni di Mina”: il magistrale tocco di Danilo Rea al piano, la maestria di Massimo Moriconi al contrabbasso ed i virtuosismi alla batteria di Alfredo Golino ci propongono una riuscita ed intimistica rilettura in chiave jazz dei grandi successi della Tigre di Cremona, già edita nel lavoro discografico “Tre Per Una”.

Una platea entusiasta applaude brani immortali come La Banda, Non Credere, Parole Parole. Graditissimi pure gli altri omaggi alla canzone d’autore italiana: E Se Domani, Se Telefonando, proposta in un inedito medley con la natalizia Jingle Bells.

Ed ancora non manca una apprezzata incursione in un altro progetto musicale di Rea, dedicato a Fabrizio De Andrè, del quale propone La Canzone Di Marinella e Bocca Di Rosa.

Alle 20.30 ci trasferiamo al Palazzo dei Sette, dove ci aspetta la grande voce della brava e simpatica Greta Panettieri, che si esibisce in quartetto.

Special Guest è il sassofonista Max Ionata, con il quale la Panettieri ha iniziato un vincente sodalizio artistico nel 2013.

La Panettieri, che si forma artisticamente negli Stati Uniti e che pubblica a New York il suo disco d’esordio “The Edge Of Everything” nel 2010, ha al suo attivo 7 album pubblicati a suo nome ed una intensa e variegata attività artistica.

Propone un programma misto di tradizione e di modernità, che spazia dal tributo alla canzone d’autore italiana ed internazionale ad alcuni successi di Mina, piacevolmente interpretati alla sua maniera.

Da notare l’incredibile estensione vocale ed il perfetto controllo che la Panettieri riesce ad esercitare sulla sua voce, che arriva a toccare, con successo, anche note molto alte.

Ci regala, tra le altre, Easy, Parole Parole, Pensamento Feliz e chiude la sua esibizione con Brava.

 

Dopo una pausa di un paio d’ore, torniamo al Palazzo dei Sette per goderci la jam session di questa sera; alla resident band composta da Odorici, Scannapieco, Pozza, Benedettini e Pinciotti, stasera si affiancano, per la gioia del pubblico presente, che gremisce la sala, molti dei musicisti che si esibiscono al festival: il pianista Sullivan Fortner, i batteristi Gege’ Munari e Roberto Gatto, i sassofonisti Filippo Bianchini e Vittorio Cuculo e la cantante Mila Ogliastro che interpreta I Could Write A Book e Come Rain Or Come Shine.

Al termine della jam, le porte del Palazzo dei Sette che si chiudono, segnano la fine della nostra stavolta breve, ma sempre bella ed intensa, permanenza orvietana.

 

Grazie Umbria Jazz Winter e grazie Orvieto, per la musica, le emozioni e l’atmosfera unica ed impagabile che, in perfetta sinergia tra organizzazione e territorio, riuscite sempre a creare.

Alla prossima, con i migliori auguri di un buon anno 2020 a tutti!

 

 

Ecco la photogallery completa di Umbria Jazz Winter #27

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UMBRIA JAZZ WINTER | Ad Orvieto si festeggia la 27esima edizione https://www.soundcontest.com/umbria-jazz-winter-ad-orvieto-si-festeggia-la-27esima-edizione/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=umbria-jazz-winter-ad-orvieto-si-festeggia-la-27esima-edizione Mon, 06 Jan 2020 18:51:48 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=speciali&p=23446 Aria frizzante e cielo azzurro ci danno il benvenuto ad Orvieto, vestita a festa per il periodo natalizio e pronta ad accogliere il pubblico raffinato ed attento della ventisettesima edizione di Umbria Jazz Winter.   Alle ore 16,00 è irrinunciabile l’appuntamento, alla medioevale Sala dei 400 con il Michelangelo Scandroglio Group, vincitore del Conad Jazz […]

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Aria frizzante e cielo azzurro ci danno il benvenuto ad Orvieto, vestita a festa per il periodo natalizio e pronta ad accogliere il pubblico raffinato ed attento della ventisettesima edizione di Umbria Jazz Winter.

 

Alle ore 16,00 è irrinunciabile l’appuntamento, alla medioevale Sala dei 400 con il Michelangelo Scandroglio Group, vincitore del Conad Jazz Contest 2019.

Cambio palco a favore delle giovani promesse del jazz italiano e mondiale che si sono distinte per bravura e talento durante le ultime clinics della Berklee, durante l’edizione perugina del festival a luglio 2019.

Usciamo dal Palazzo del Popolo e facciamo in tempo ad applaudire i Funk Off, che partono dall’Hotel Reale, per la loro prima marciante: una grande folla li segue, mentre riscaldano le stradine orvietane con la loro trascinante verve.

Una piccola pausa, e ci spostiamo al Palazzo dei Sette, dove seguiamo i concerti in programma al Meeting Point del festival: tra un bicchiere di vino ed una tipica zuppa di lenticchie umbre, applaudiamo la splendida voce ed il pianismo di Dena De Rose, che si esibisce in quartetto con gli ottimi musicisti italiani Piero Odorici al sax e Paolo Benedettini al contrabbasso; completa l’ensemble il batterista newyorkese Anthony Pinciotti.

Elegante nel canto e nel tocco pianistico, la De Rose sfoggia anche una raffinata mise di abbigliamento, sotto la quale spicca un bel paio di sgargianti scarpe rosse.

Insignita del titolo di Jazz Artist of the Year nel 2003 da All About Jazz, Dena De Rose si era inizialmente proposta sulle scene solo come pianista. Ha scoperto la sua vocalità solo più tardi, quando una malattia alla mano destra le aveva, purtroppo, impedito di suonare il piano. Recuperata completamente la funzionalità della mano, ha unito con successo queste sue due componenti artistiche.

 Dena De Rose Quartet_Palazzo dei Sette_UJ#27_Orvieto_©SpectraFoto_28-12-2019_01

Cambio palco ed è ora la volta di applaudire il trascinante swing anni ’20-’30 di Michael Supnick e della sua band, con Red Pellini al sax e Miss Faro alla voce. A loro si aggiunge la coppia di maestri di ballo swing Egle Miccoli ed Ilario Pitacco che, con le loro variopinte coreografie, rendono ancora più accattivante lo spettacolo.

Supnick, romano di adozione ed originario del Massachusetts, è un polistrumentista versatile e dalla accademica formazione musicale: oltre a cantare, infatti, suona la tromba, il trombone ed il corno e vanta una variegata esperienza in campo artistico, con collaborazioni che vanno dalla tivù alla radio, dalle tournee ai jingle pubblicitari, dal cinema alle incisioni discografiche.

La sua trascinante simpatia, unita all’accattivante repertorio proposto, coinvolge moltissimo il pubblico, che tiene costantemente il ritmo con il battito delle mani.

 

Manteniamo la nostra postazione in sala, ed ecco arrivare on stage il sound del blues del fantastico Mitch Woods & His Rocket 88’s, sua band storica, formatasi nel 1980 ed attiva, in un primo tempo, nella California settentrionale per poi affermarsi, nel breve periodo, a livello federale.

Voce calda e roca, il suo repertorio spazia dal jive al boogie, con incursioni nel rock’n’roll: ci ammalia letteralmente con il suo ritmo ed il suo peculiare tocco pianistico: fantastico!

 

Ci fermiamo ancora al Palazzo dei Sette per applaudire la resident The House Band con Piero Odorici e Daniele Scannapieco ai sax, Andrea Pozza al piano, Paolo Benedettini al contrabbasso ed Anthony Pinciotti alla batteria. Folgorati dai loro virtuosismi, ci abbandoniamo completamente al ritmo delle note. Prima che il concerto prenda la forma della jam session vera e propria, la stanchezza del viaggio e della giornata un po’ frenetica prendono il sopravvento e decidiamo, anche se un po’ a malincuore, di avviarci verso il nostro alloggio.

Si è fatto davvero tardi e le stradine orvietane risuonano dei nostri passi…l’aria pungente della notte è un po’ mitigata dal ritmo e dalle tante emozioni appena vissute…buona notte e a domani!

 

 

Ecco la photogallery completa di Umbria Jazz Winter #27

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UMBRIA JAZZ 2019 | Successo nel primo weekend https://www.soundcontest.com/umbria-jazz-2019-successo-nel-primo-weekend/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=umbria-jazz-2019-successo-nel-primo-weekend Thu, 25 Jul 2019 08:47:07 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=speciali&p=22308 Venerdì 12 luglio ha avuto inizio la quarantaseiesima edizione di UJ: molte le novità e gli appuntamenti divenuti ormai un classico della manifestazione che si alternano per accogliere un pubblico sempre più numeroso, che fa registrare il sold out per l’intero weekend negli alloggi del centro storico, confermando ancora una volta quanto fortemente sostenuto dal […]

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Venerdì 12 luglio ha avuto inizio la quarantaseiesima edizione di UJ: molte le novità e gli appuntamenti divenuti ormai un classico della manifestazione che si alternano per accogliere un pubblico sempre più numeroso, che fa registrare il sold out per l’intero weekend negli alloggi del centro storico, confermando ancora una volta quanto fortemente sostenuto dal Patron di Umbria Jazz, Carlo Pagnotta: è palpabile quanto il festival possa incidere in maniera positivamente impattante sul fare accoglienza turistica a tutto tondo e stimolare la relativa crescita delle attività economiche legate all’indotto turistico del territorio perugino ed umbro in generale.

Il meteo che caratterizza queste prime giornate è variegato come il programma: momenti soleggiati e prettamente estivi si alternano a scrosci di pioggia con temperature rese improvvisamente più basse anche da un persistente vento: ma la musica ed il popolo di UJ vanno avanti e non mancano di presenziare con entusiasmo ai tanti appuntamenti proposti.
Partiamo dai grandi nomi dell’Arena Santa Giuliana: venerdì 12 luglio, dopo un doveroso omaggio alla memoria di Joao Gilberto mediante un video in cui si esibí eseguendo Estate, si comincia con la Robben Ford Band: il grande chitarrista e la sua affiatata band iniziano l’esibizione sotto una pioggia battente, che non scoraggia gli spettatori, sin da subito totalmente immersi nell’atmosfera blues in grande stile che li circonda; cambio palco e la scena diventa pop, grazie allo splendido duo “We’re On A Mission From God” composto da Max Gazze’ ed Alex Britti che, alternandosi nell’esecuzione dei loro brani più famosi – come Vento D’Estate, Sotto Casa, Mentre Dormi, Annina per Gazze’ e Gelido, Jazz, Oggi Sono Io e Solo Una Volta per Britti – ritrovano il comune sentire in chiave blues e gli conferiscono connotazioni jazz anche grazie all’apporto della tromba di Flavio Boltro e della batteria del musicista francese, Manu Katche’.

Foto di Mario Catuogno di Spectra Foto

Sabato 13 luglio, il concerto di apertura è invece quello della Band del crooner americano Allan Harris, vincitore del Referendum della critica di Downbeat come miglior Rising Star Jazz Vocalist: Harris appassiona il pubblico con la sua splendida e calda voce, omaggiando l’Italia con la sempre bellissima Non Dimenticar ed alternando brani di atmosfera romantica ad altri di più chiara matrice blues, durante i quali ama accompagnarsi con la chitarra; ed ecco, nel secondo ed atteso concerto, la voce ed il pianismo di Diana Krall, premiata con due Grammy Awards: un’eterea bellezza, che, a tratti ‘confusa’ e quasi ‘persa’ tra le note e le grandi emozioni del momento, si esibisce con una band da mille una notte, con Robert Hurst, Karriem Riggins ed un eccezionale Joe Lovano al sax che infiamma la platea dell’Arena con i suoi spettacolari virtuosismi, toccando l’apice con l’interpretazione di Cry Me To The River.

Foto di Mario Catuogno di Spectra Foto

Domenica 14 luglio è di scena l’Avvocato del jazz, Paolo Conte, che celebra i cinquant’anni di Azzurro. Concerto sold out per questo sopraffino artista, intelligente e colto: Sotto Le Stelle Del Jazz subito conquista l’Arena, così come gli altri classici come Gioco D’Azzardo, Come Di, Snob, Via Con Me, eseguita anche nel bis – ad una velocità straordinaria – ed il Diavolo Rosso, un capolavoro assoluto della durata di sedici minuti, tra note spettacolari ed accattivanti fraseggi vocali.  Una particolarità, degna dell’arguzia di Conte, mai scontato: la “festeggiata” Azzurro, a grande sorpresa, non è stata inclusa nella scaletta!

 


Non è da meno, in quanto a qualità, la programmazione più squisitamente jazz del Teatro Morlacchi: sabato 13 luglio, alle 17,00, apertura alla grande con un tributo ai sessant’anni di carriera di Gino Paoli: due concerti in uno, i brani dell’ultimo disco eseguiti con Danilo Rea al pianoforte e l’Orchestra da Camera di Perugia per la direzione del Maestro Marcello Sirignano e l’altro, quello in cui Paolo regala al pubblico i suoi brani classici, con Rita Marcotulli al piano, Ares Tavolazzi al contrabbasso e Alfredo Golino alla batteria. Si susseguono vari evergreen della carriera di Paoli, come Senza Fine e Sapore di Sale, ma non mancano alcuni applauditi omaggi alla canzone d’autore nazionale.

Foto di Mario Catuogno di Spectra Foto

Domenica 14 luglio, l’appuntamento ‘round midnight è con imperdibile l’Art Blakey Centennial del sestetto The Messenger Legacy, tributo al batterista bop di Pittsburgh Art Blakey, che definì il ruolo del drummer e cambiò il senso della batteria nel jazz moderno. Il batterista del gruppo, Ralph Peterson jr, fu scelto da Blakey in persona come secondo batterista per suonare nei Jazz Messenger, la band hard bop di cui lui stesso era direttore d’orchestra. Di Peterson è questo riuscito progetto e sono sue pure le convocazioni dei musicisti presenti a UJ: Bobby Watson e Bill Pierce ai sassofoni, Anthony Wonsey al piano, Brian Lynch alla tromba e Curtis Lundy al basso. Spettacolo!

 


Tante le locations per i concerti gratuiti: innanzitutto, le vie del centro storico, dove il brio e le note dei Funk Off, marching band ufficiale del festival, non mancano di intrattenerci durante le due marcianti giornaliere delle 11.30 e delle 18.30.

C’è poi il grande palco di Piazza IV Novembre, dove si alternano i giovani talenti delle band provenienti da varie Università americane, le clinics della Berklee School of Music ed i tanti musicisti d’oltre confine, che conferiscono a questa location una scelta variegata di proposte a livello internazionale.

Qui applaudiamo l’ironia e l’arte del sassofonista Ray Gelato e dei suoi Friends che ci conquistano subito, mentre propongono uno spumeggiante e spensierato programma, dove non mancano omaggi all’Italia come Buonasera signorina di Fred Buscaglione, That’s Amore di Dean Martin e Tu Vuo’ Fa’ L’Americano di Carosone.

Ed ancora, ci incantiamo alla potente voce di Thornetta Davis, originaria di Detroit, mentre coinvolge il pubblico con i suoi virtuosismi blues e la sua grande presenza scenica e capacità intrattenitiva.
Per una pausa al fresco degli alberi, una bibita o uno snack, come non fermarsi ai Giardini Carducci, che risuonano di note dalle 13.00 a fin oltre la mezzanotte in ogni giorno della manifestazione?

Applaudiamo quindi il chitarrista americano Bobby Broom e la sua Organi-sation, una accattivante formazione in trio chitarra-organo-batteria.

E come non mantenere il ritmo al suono dixieland e swing della tromba e della band di Michael Supnick, mentre provetti – sul palco – ed improvvisati e pur spigliati ballerini – nel pubblico – ci conquistano con i loro volteggi tutti intorno?

Impossibile poi perdersi gli Accordi Disaccordi ed il loro elegante gipsy jazz: Alessandro Di Virgilio e Dario Berlucchi alle chitarre e Dario Scopesi al contrabbasso conquistano tutti alle prime note, eseguendo sia brani originali, che standard.

Ed ancora, riscopriamo e riascoltiamo piacevolmente, in un contesto più raccolto rispetto all’Arena, la voce e le note di Allan Harris, divenuto ormai una presenza classica ed apprezzatissima di Umbria Jazz come resident artist.

Infine, davvero imperdibili, sono la voce e la verve soul di Wee Willie Walker e le note della Anthony Paul’s Soul Orchestra che ci presentano un vastissimo repertorio di grande Black Music, che strizza l’occhio al gospel ed al R&B.

Non ultime, le grandi ed apprezzate novità di questa edizione del festival: un manifesto ecologico, rafforzato dallo slogan “Wake Up! Music Will Save The Planet!” firmato e sottoscritto da molti degli artisti presenti, che si impegna a rendere UJ sempre più ecosostenibile, per un risultato total green da raggiungere entro l’edizione del cinquantennale nel 2023: i primi passi avanti sono i bicchieri riciclabili, disponibili nei punti di ristoro ufficiali dei Giardini Carducci e dell’Arena Santa Giuliana, nonché le borracce per l’acqua in dotazione sul palco per ogni artista presente nel programma.
Apprezzatissimi e frequentatissimi gli appuntamenti di UJ for Kids, lo spazio dedicato ai bambini al Chiostro di San Fiorenzo che, grazie anche ai laboratori ritmici tenuti dal facilitatore Stefano Baroni, avvicinano i bimbi – e con loro i nonni ed i genitori che li accompagnano – alla musica e potranno contribuire a formare la generazione di spettatori del jazz di domani.

Fabrizio Croce è stato il curatore del programma del chiostro che prevederà anche la partecipazione di vari musicisti del festival che interagiranno con i bambini durante alcuni dei laboratori.
Via della Viola è una nuova location del festival, che si è subito rivelata gradita al pubblico: frequentatissime, infatti, sono le Jam sessions notturne al Jazz Club Méliés, dove l’eccezionale resident band formata da Piero Odorici e Daniele Scannapieco al sax tenore, Andrea Pozza al piano, Aldo Zunino al contrabbasso ed Anthony Pinciotti alla batteria accoglie i tanti colleghi musicisti che improvvisano con loro fino alle prime note dell’alba, deliziando i presenti con inedite formazioni ed incredibili virtuosismi musicali.

Grandissimo apprezzamento e partecipazione si sono riscontrati anche per i momenti dedicati al ballo swing, organizzati dalla scuola perugina di ballo Happy Feet: laboratori mattutini per bambini, lezioni per gli adulti al pomeriggio e ballo libero con musica live in altri momenti: momenti di aggregazione e spensieratezza che hanno maggiormente arricchito la manifestazione con una briosa ed accattivante marcia in più!

E voi, che aspettate per tuffarvi nella spettacolare musica e nella magica atmosfera di UJ?

Foto di Mario Catuogno di Spectra Foto

E ancora tante altre foto dell’ultima edizione di Umbria Jazz 2019

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UMBRIA JAZZ WINTER | Buon 2019 con l’omaggio a De Andrè https://www.soundcontest.com/buon-2019-con-due-eccellenti-duetti-pianoforte-e-tromba-e-lomaggio-a-de-andre/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=buon-2019-con-due-eccellenti-duetti-pianoforte-e-tromba-e-lomaggio-a-de-andre Thu, 03 Jan 2019 18:59:01 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=speciali&p=20984 Dopo una notte di brindisi e note, per dare il benvenuto al nuovo anno, sveglia “senza fretta” ed un solo pensiero…come resistere alla tentazione di fare una capatina al museo Emilio Greco per apprezzare nuovamente Cinema Italia, il magistrale omaggio di Giuliani, Biondini, Pietropaoli e Rabbia alle musiche da film, che sono diventati dei veri […]

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Dopo una notte di brindisi e note, per dare il benvenuto al nuovo anno, sveglia “senza fretta” ed un solo pensiero…come resistere alla tentazione di fare una capatina al museo Emilio Greco per apprezzare nuovamente Cinema Italia, il magistrale omaggio di Giuliani, Biondini, Pietropaoli e Rabbia alle musiche da film, che sono diventati dei veri e propri classici della cultura, non soltanto musicale, italiana? Detto e fatto, puntuale sono lì e, mentre mi aggiro tra sculture moderne, schizzi al carboncino e incisioni su pietra, mi perdo nell’arte suprema dei quattro musicisti, che hanno ottenuto il meritatissimo sold out per tutte le loro esibizioni in loco.
Pausa pranzo con un bel piatto di umbrichelli alla norcina, ricetta tipica orvietana: pasta fresca, funghi e salsicce locali, che bontà!
Ed ecco, alle 16.00, un concerto molto atteso, l’ineguagliabile Tandem, collaudato e fortificato dalla condivisione di anni di esperienze di vita e musicali: Fabrizio Bosso alla tromba e Julian Oliver Mazzariello al pianoforte.
La suggestiva Sala dei 400 del Palazzo del Popolo fa da cornice perfetta a questo concerto, che viene registrato a favore di una prossima pubblicazione discografica. Si alternano brani più ritmati ed altri più intimistici, tutti con una stessa, strepitosa costante: l’affiatamento dei due musicisti, che ci regala i potenti soli di Bosso ed i poetici tocchi di Mazzariello, che ci lasciano ammutoliti ed entusiasti dinanzi alla loro arte.
Un percorso di amicizia e professionale, quello tra i due, pieno di genuino affetto e stima: lo confermano chiaramente i loro abbracci spontanei, la loro affine e palpabile sensibilità.
Bis con Bosso che, senza amplificazione alcuna, scende dal palco per suonare in platea…con naturalezza, mentre suona, prende posto tra il pubblico, che applaude entusiasta.
Alle 18.00 raggiungiamo i Funk Off che oggi hanno un nuovo special guest, il sassofonista Jerry Popolo, che li affianca in un paio di brani, Bye bye blues e Top. Simpaticissimo nel suo intervento, Popolo non si limita a suonare, ma balla anche, cercando di imitare le coreografie che animano il rispettivo brano, osservando cosa fanno i colleghi vicchiesi: divertente!
Alle 21.00 il Teatro Mancinelli ospita un doppio concerto: si inizia con il duo formato dal pianista Danilo Rea ed il trombettista Paolo Fresu.
 I due raccontano che si conoscono da molti anni, ma che difficilmente hanno suonato insieme, se non in sporadiche occasioni, forse un paio.
Regalano brani immortali, come Que sera’ que sera’ di Chico Buarque, La ballata dell’amore perduto di Fabrizio de André, Norwegian wood dei Beatles e Bye bye blackbird di Julie London. Non tralasciano un omaggio alla musica classica con Lascia che io pianga di Georg Friedrick Händel ed uno al pop con Almeno tu nell’ universo scritta da Maurizio Fabrizio per Mia Martini.
Senza dimenticare Accross the Universe dei Beatles, E se domani di Mina ed un gran finale con Bocca di rosa di De Andrè.
Cambio palco a favore di Viva/De Andrè, omaggio alla memoria del cantautore genovese, nel ventennale dalla sua scomparsa.
Luigi Viva, giornalista e scrittore, è il curatore dell’allestimento di questo spettacolo.
Il suo reading ci fa conoscere aspetti inediti della personalità di De Andrè, mettendone in risalto la sensibilità civile e facendoci partecipi della sua militanza giovanile in un gruppo jazz di Genova, nel quale suonava anche uno schivo Luigi Tenco, che non provava i brani ed andava via subito dopo aver finito di suonare.
Con lui sul palco i Modern Jazz Group, che hanno scelto il medesimo nome della band in cui De Andrè suonava la chitarra nei primi anni Cinquanta: Francesco Bearzatti al sax, Alfredo Paixao al basso, Pietro Iodice alla batteria, Giampiero Locatelli al pianoforte e Luigi Masciari alla chitarra ed alla direzione musicale.
E, mentre scorrono alcune immagini in bianco e nero, ai racconti ed alla musica si frappongono alcune registrazioni inedite, in cui la voce dello stesso De Andrè, svela determinate circostanze e situazioni.
Viva riporta  che, con l’aggravarsi della situazione bellica, la famiglia De Andrè si trasferì a Revignano d’Asti, località che consentì al cantautore di sviluppare, anche grazie alla persona di Emilio Fazio, il suo amore per la natura e gli animali.
Ci dice quindi che lo zio di De Andrè, Francesco, scampato alle persecuzioni naziste mangiando le bucce delle patate, beveva, conduceva una vita dissennata e fu fonte di ispirazione per il nipote che scrisse La guerra di Piero, che da’ voce al suo interesse ed attenzione per gli umili. Riccardo Mannerini gli insegnò a pensare, separando le cose utili, da quelle inutili.
Ed ecco, a seguire, la band proporci la propria rilettura musicale dei temi di “Creuza de ma” e de “La città vecchia”.
E mentre Viva racconta che nel 1956 De Andrè acquistò un disco di un trio jazz, -The Jimmy Giuffre 3, in cui alla chitarra suonava Jim Hall, il suo primo modello artistico – , la band esegue La canzone di Marinella e Don Raffae’.
Viva ci ricorda allora che nel 1990 De Andrè pubblicò “Le Nuvole”, con cui iniziò a fare riferimenti politici ed a creare un movimento di artisti che riuscirono a far liberare Renato Curcio.
Ci rivela pure che era un grande appassionato di pesca, uno che aveva la canna da pesca sempre nel portabagagli; e che aveva anche un altro amore, quello per le donne: in particolare la prima moglie, Enrica Rignon, madre di Cristiano, e Dori Ghezzi.
De Andrè amava la terra e comprò una cascina a Tempio Pausania che è collegata ad una delle peggiori esperienze che possano capitare ad un uomo: dal 27 agosto 1979 fino al 21 dicembre 1979 Fabrizio e sua moglie Dori furono infatti sequestrati da dei banditi.
Viva menziona che, prima di morire, il ‘falegname di parole’ – come si autodefiniva De Andrè – stava scrivendo i Notturni, rimasti inediti perché c’era solo la parte testuale. Lo spettacolo si conclude con La ballata dell’amore perduto.
Facciamo una vera e propria corsa al Palazzo dei Sette, dove stanno per spegnersi le luci di questa  ventiseiesima edizione del festival: giusto in tempo per vedere Nick The Nightfly e la sua band che accolgono per un brano due ospiti d’ eccezione: Dado Moroni al pianoforte e Fabrizio Bosso alla tromba: che bella sorpresa!
Gran finale per un festival da record, in quanto alla presenza del pubblico -+15% -, all’incasso totale ed ai concerti già sold out in prevendita.
Arrivederci alla prossima!

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UMBRIA JAZZ WINTER | Il 2018 si chiude con il brio dei cori gospel https://www.soundcontest.com/il-2018-si-chiude-con-il-brio-dei-cori-gospel/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=il-2018-si-chiude-con-il-brio-dei-cori-gospel Wed, 02 Jan 2019 18:53:17 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=speciali&p=20981 Giornata soleggiata, ma fredda ad Orvieto. Eccoci alla Sala Expo del Palazzo del Popolo dove il The Big Easy Trio con Mauro Ottolini al sousafono, Karima alla voce e Oscar Marchioni al piano omaggiano New Orleans, detta anche Crescent city. Dopo il primo brano piano e sousafono…purtroppo si verifica un intoppo: si è rotto il […]

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Giornata soleggiata, ma fredda ad Orvieto. Eccoci alla Sala Expo del Palazzo del Popolo dove il The Big Easy Trio con Mauro Ottolini al sousafono, Karima alla voce e Oscar Marchioni al piano omaggiano New Orleans, detta anche Crescent city.
Dopo il primo brano piano e sousafono…purtroppo si verifica un intoppo: si è rotto il sousafono e si attende la sostituzione…che arriva dai Funk Off, che hanno appena terminato la loro marciante mattutina…davvero una tempistica provvidenziale!
Ecco arrivare anche Karima sul palco, che ci regala una splendida (You make me feel like) A natural woman di Aretha Franklin.
Continuano con un omaggio ad Etta James, con Our Sunday kind of love, dedicato ad un amore lontano, che incontri solo nel weekend.
Propongono quindi un brano del 1962, dedicato all’amore, di quello che fa sentire le farfalle nello stomaco. Per l’occasione, Karima ha chiesto ad Ottolini e Marchioni di fare da coristi e dobbiamo dire che se la sono cavata davvero bene!
E mentre eseguono Say la la la in the middle of night, Ottolini “spacca” veramente tutto…ora si è rotto anche il charleston!
Ma “the show must go on” ed ecco quindi Hit the road Jack, un allegro brano di Ray Charles del 1956; poi Sittin’ on the dock of the bay di Percy Sledge e Try a little tenderness, omaggio ad Otis Redding.
Conclusione, tra gli applausi di una platea sold out, con la bella Back to Black di Amy Winehouse ed una sentita Hallelujah I love her so di Ray Charles.
Optiamo per una pausa pranzo che non ci distoglie dalla musica: jazz lunch al ristorante “Al San Francesco” con la calda voce di Wee Willie Walker ed il soul della Anthony Paule Soul Orchestra. E mentre ci rilassiamo in questa storica location – un convento francescano del 1300 – assaporando ravioli ricotta e spinaci, un ottimo maialino al forno con polenta ed assaggiamo da un ricco tagliere salumi e formaggi umbri, restiamo nuovamente rapiti dalla graffiante timbrica di Walker, che regala emozioni e brividi, brano per brano.
Alle 17 siamo al Teatro Mancinelli, per applaudire il trio americano, il cui pianista Barry Harris, ancora ricoverato in ospedale – ma fortunatamente in ripresa – in questa occasione viene sostituito da Dado Moroni. E non a caso, perché Moroni, con la sua grande arte ed il suo magistrale tocco, è stato l’unico musicista europeo invitato dagli americani a prendere parte al prestigioso contest pianistico Thelonious Monk.
Moroni dichiara subito che suonare con Ben Street al contrabbasso e Lewis Nash alla batteria è come viaggiare su di una comoda limousine con mini bar, in una autostrada senza curve. È la seconda volta che suona con Ben ed è l’ennesima che suona con Lewis.
Variegato il repertorio proposto, con grande riscontro di pubblico: scorrono, tra gli altri, gli omaggi a Louis Armstrong, Thelonious Monk ed a Milton Nascimiento.
Finale con First smile dedicata ad Oscar, figlio di Moroni, che lo sta accompagnando in un percorso di conoscenza della realtà, vista con occhi nuovi, da bambino.
Pausa per la cena ed il brindisi di rito, per accogliere il 2019 tra le bollicine; all’1.00 rieccoci al Teatro Mancinelli, dove si esibisce il New Direction Tennessee State Gospel Choir, che ci regalerà la Gospel Explosion di questa edizione del festival.
Diretto da Justin Butler, il coro presenta un repertorio che unisce tradizione e modernità, offrendo una inaspettata rilettura dei brani della tradizione gospel, permeata da suoni elettronici.
Insigniti del premio del National Choir Explosion di Louisville nel 2015, i circa trenta artisti che compongono questo coro ci accompagnano nel nuovo anno, diffondendo il loro messaggio di pace con grande verve.
Buon 2019!

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UMBRIA JAZZ WINTER | Le voci di Allan Harris e Nick The Nightfly riscaldano Orvieto https://www.soundcontest.com/le-voci-di-allan-harris-e-nick-the-nightfly-riscaldano-il-terzo-giorno-di-jazz-orvietano/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=le-voci-di-allan-harris-e-nick-the-nightfly-riscaldano-il-terzo-giorno-di-jazz-orvietano Wed, 02 Jan 2019 16:31:27 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=speciali&p=20967 Giornata fredda e leggermente nebbiosa oggi ad Orvieto… conviene raggiungere i Funk Off, che oggi si dirigono nel quartiere medioevale della Cava, caratterizzato da pittoresche stradine in salita e discesa che conducono al pozzo della Cava, un interessante sito archeologico nel quale è inserito, nel periodo natalizio, un suggestivo presepe a tema sempre diverso. Ci […]

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Giornata fredda e leggermente nebbiosa oggi ad Orvieto… conviene raggiungere i Funk Off, che oggi si dirigono nel quartiere medioevale della Cava, caratterizzato da pittoresche stradine in salita e discesa che conducono al pozzo della Cava, un interessante sito archeologico nel quale è inserito, nel periodo natalizio, un suggestivo presepe a tema sempre diverso.
Ci riscaldiamo quindi, muovendoci e ballando al ritmo del Funk Made In Vicchio: vari i brani proposti, come Shangai Tox, Waking Up At UJ, It’s OK e Big Dog.
Dopo una pausa pranzo in una taverna tipica, scavata nel tufo,  facciamo un salto al Palazzo dei Sette, meeting point, per “un assaggio” del concerto di Nick The Nightfly, una delle più belle voci del panorama radiofonico italiano.
Camminando per il corso, ci imbattiamo nuovamente nei Funk Off che, utilizzando una piazzetta come palco, propongono, tra gli altri, un coinvolgentissimo brano, intitolato Funky Made In Vicchio, che di solito suonano soltanto durante i concerti on stage: come non fermarsi a ballare un po’ al ritmo di queste accattivanti note?
Durante la serata, torniamo al Palazzo dei Sette per applaudire il crooner Allan Harris e la sua band.
Eleganza e classe caratterizzano il suo repertorio, che va dal soul al blues, spaziando in una scaletta di brani standard graditissimi al pubblico.
Harris è una presenza familiare per il pubblico di UJ, che ha avuto modo di apprezzarlo diverse volte, sui palchi di Orvieto e di Perugia.
Propone, in questa occasione, anche alcuni brani tratti dal suo ultimo lavoro discografico, dedicato a The genius of Eddie Jefferson, uno degli inventori del vocalese, secondo il quale creava testi, cantava ed improvvisava sui grandi assoli del jazz.
Divertenti i siparietti musicali di Harris con il simpatico sassofonista Jessie Jones e coinvolgenti i duetti con la batterista Shirazette Tinnin, che, per coinvolgere ancor di più il pubblico, in un paio di momenti, si “perde” in assoli di grande effetto, realizzati sedendosi su di un cubo di legno, utilizzato come percussione.
Graditissimo l’omaggio di Harris all’Italia, che dice di amare particolarmente, con la dolcissima Non Dimenticar.
Cambio palco per l’ultimo concerto del giorno ed ecco nuovamente alla ribalta Nick The Nightfly, al secolo Malcom MacDonald Charlton.
Scozzese, vive in Italia dal 1982 ed è una delle inconfondibili voci di Radio Montecarlo, per la cui programmazione propone momenti di ottima musica, coniugata ad una ammiccante ironia ed approfondimenti culturali.
Si esibisce con il suo collaudato quintetto, che vede Amedeo Ariano alla batteria, Jerry Popolo al sax, Francesco Puglisi al basso ed il recente “acquisto” di Claudio Colasazza al pianoforte.
Propone brani tratti dal suo ultimo cd, “Be Yourself”, alternando pezzi più spensierati e ritmati, ad altri più vicini ad atmosfere soul.
Omaggia alcune città, raccontando il suo percorso tra viaggi, music club ed incontri amichevoli e professionali, con i brani omonimi: Paris, Chicago e Brazil.
Ed ancora Oh Lord, This Is The Life, Old Friends, Riding On A Train ed il meraviglioso standard The Shadow Of Your Smile.
Grande entusiasmo e coinvolgento da parte del pubblico presente, nonostante la tarda ora…sono circa le 2.00 quando termina la performance, tra applausi ed inviti ad un bis, che arriva con The Wind Of Change.

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UMBRIA JAZZ WINTER | Secondo giorno tra le musiche da film, l’omaggio a Bud Powell e il dixieland di New Orleans https://www.soundcontest.com/secondo-giorno-tra-le-musiche-da-film-lomaggio-a-bud-powell-e-il-dixieland-di-new-orleans/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=secondo-giorno-tra-le-musiche-da-film-lomaggio-a-bud-powell-e-il-dixieland-di-new-orleans Mon, 31 Dec 2018 12:41:23 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=speciali&p=20966 La suggestiva ed intimistica location del Museo Emilio Greco ospita, alle 12.00 di sabato 29 dicembre, il bellissimo progetto musicale Cinema Italia, che riunisce sul palco quattro grandissimi talenti del jazz: Rosario Giuliani al sax, Luciano Biondini alla fisarmonica, Enzo Pietropaoli al contrabbasso e Michele Rabbia alla batteria. Il loro è un riuscitissimo omaggio al […]

L'articolo UMBRIA JAZZ WINTER | Secondo giorno tra le musiche da film, l’omaggio a Bud Powell e il dixieland di New Orleans proviene da Sound Contest.

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La suggestiva ed intimistica location del Museo Emilio Greco ospita, alle 12.00 di sabato 29 dicembre, il bellissimo progetto musicale Cinema Italia, che riunisce sul palco quattro grandissimi talenti del jazz: Rosario Giuliani al sax, Luciano Biondini alla fisarmonica, Enzo Pietropaoli al contrabbasso e Michele Rabbia alla batteria.
Il loro è un riuscitissimo omaggio al cinema italiano, che ha svolto un ruolo nodale nel far conoscere la cultura italiana, fino a farla riconoscere ovunque come una eccellenza.
La rilettura moderna che il prezioso quartetto fa di questi brani immortali conferma il valore degli stessi, che hanno vita propria anche se avulsi dalle immagini.
L’omonimo disco, “Cinema Italia”, uscito nel 2016 per l’etichetta Via Veneto Jazz, riunisce brani originali e temi di colonne sonore indimenticabili come  quella di “Nuovo Cinema Paradiso” di Morricone, con la quale si apre il concerto.
La magia continua, con Bianco e Nero di Giuliani, composizione ispirata al mondo del cinema.
Ed ecco ancora Deborah’s theme di Morricone, tratta da” C’era una volta in America” e 8 e 1/2 di Nino Rota.
La sala del museo è gremita, il pubblico entusiasta alterna un religioso silenzio nell’ascolto a fragorosi applausi, che sottolineano sia i vari virtuosismi dei musicisti che il gradimento dei brani.
Giuliani, emozionato dalla calorosa accoglienza, condivide con noi una cosa che gli è accaduta: a febbraio gli hanno rubato il suo primo sassofono, di grande valore solo affettivo, poiché regalatogli a suo tempo dal padre; il dispiacere fu tanto, quanto lo è stata la meraviglia di vederselo restituire il giorno di Natale.
Ecco quindi un altro brano di Nino Rota, tratto dal film “La Strada”.
Acclamatissimo il bis del duo Biondini/Giuliani che regalano un altro brano di Ennio Morricone, tratto stavolta da “C’era una volta il west”.
Pausa pranzo, con un bel piatto dei tipici umbrichelli alla norcina e poi, alle 15.30 siamo tutti in coda alla Sala Expo del Palazzo del Popolo per Storyville Story, il concerto dedicato a New Orleans, che del jazz ha ispirato le origini.
Il progetto nasce dall’idea dell’eclettico trombonista Mauro Ottolini e del genio della tromba Fabrizio Bosso.
Accompagnati da Paolo Birro al piano, Vanessa Tagliabue Yorke alla voce, Glauco Benedetti al sousafono e Paolo Mappa alla batteria, deliziano la platea sold out con una scaletta che va da Memphis Blues di William Christopher Handy a New Orleans di Hoagy Carmichael, non dimenticando St. Louis Blues, sempre di Handy.
Man mano che si schiude il programma, assaporiamo i vari umori di Storyville, il quartiere hot di New Orleans, dove erano concentrati bische, locali notturni e bordelli e dove hanno avuto origine le grandi leggende del jazz, sia in termini di brani, che di grandi musicisti e cantanti che hanno delineato la storia di questo genere musicale.
Il secondo acclamatissimo bis è Hesitation Blues, scritto da Handy quando la centralinista esitava nel passargli la chiamata della sua ragazza.
Alle 18.00 raggiungiamo i Funk Off, che, marciando tra due ali di folla acclamante, raggiungono il sagrato del Duomo e poi piazza della Repubblica ed intonano brani vecchi e nuovi del loro repertorio come i ‘classici’ Jimi’s Legacy – dedicata ad Hendrix -, Where’s the salsa e le recentissime Perugia.0 e Otto.
Un comunicato stampa informa il pubblico che purtroppo, a causa di una indisposizione, il grandissimo pianista Barry Harris non potrà esibirsi in trio, come da programma previsto per stasera alle 21.00 e nei prossimi giorni al Teatro Mancinelli e che verrà sostituito per oggi da Ethan Iverson e nei prossimi giorni da Dado Moroni.
Ed ecco quindi Iverson al piano, Ben Street al contrabbasso e Lewis Nash alla batteria, a regalarci un breve, quanto succulento tributo all’arte di  Thelonious Monk: Iverson confessa che non hanno neanche avuto bisogno di provare i brani che eseguono…magia!
Cambio palco ed ecco Iverson alla conduzione della Umbria Jazz Orchestra, che ci presenterà l’arte del pianista Bud Powell come una figura attuale, del XXI secolo.
Dayna Stephens al sax, Inge Jensen alla tromba, insieme a Street al contrabbasso e Nash alla batteria sono gli special guests di questo progetto musicale.
Si parte con due composizioni di Iverson ispirate al modo di essere e comporre di Powell: Sylvia e Tempus fugit.
Nel 1949 Powell scrisse il suo unico pezzo per i fiati e loro lo reinterpretano in un eccellente quintetto formato da pianoforte, tromba, sassofono, contrabbasso e batteria, che propone il pezzo della durata di tre minuti e che ci rivela la vera essenza del bebop.
A seguire, eseguono Un poco loco, il pezzo più famoso di Powell.
Iverson, tra fragorosi applausi, rivela che è la prima volta che scrive arrangiamenti per una big band…un esordio riuscitissimo, non c’è che dire!
Non ancora paghi di musica, raggiungiamo il meeting point di Palazzo dei Sette  per assaggiare una invitante zuppa di legumi umbri al ritmo della Anthony Paule Soul Orchestra che, affidandosi alla calda e splendida voce di Wee Willie Walker, riscalda l’atmosfera della notte orvietana con note soul e brani R&B più movimentati della migliore tradizione americana. E mentre sognamo ad occhi aperti durante i brani più lenti e romantici, ci divertiamo a seguire i virtuosismi ed i salti a ritmo del simpaticissimo batterista Derrick D’mar Martin, che, nel finale, suona “di tutto” come se fosse uno strumento a percussione: i bicchieri sui tavoli, le aste che reggono gli strumenti ed i microfoni, il telaio dell’impianto di illuminazione…uno spettacolo nello spettacolo!
Buonanotte, con tanta adrenalina e a domani…

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UMBRIA JAZZ WINTER | A Orvieto la ventiseiesima edizione https://www.soundcontest.com/a-orvieto-la-ventiseiesima-edizione/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=a-orvieto-la-ventiseiesima-edizione Sun, 30 Dec 2018 12:32:08 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=speciali&p=20965 Venerdì 28 dicembre la Rupe Orvietana accoglie il “popolo jazz” con uno spettacolare cielo blu ed un caldo sole. Un benvenuto con i fiocchi, per una edizione del festival che si preannuncia molto accattivante, visto il variegato e ricco programma. Edizione che fa una dedica speciale alla memoria del grande trombettista americano, Roy Hargrove, spentosi […]

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Venerdì 28 dicembre la Rupe Orvietana accoglie il “popolo jazz” con uno spettacolare cielo blu ed un caldo sole.
Un benvenuto con i fiocchi, per una edizione del festival che si preannuncia molto accattivante, visto il variegato e ricco programma.
Edizione che fa una dedica speciale alla memoria del grande trombettista americano, Roy Hargrove, spentosi purtroppo recentemente, alla giovane età di 49 anni; Hargrove aveva spesso contribuito, con la sua presenza ed il suo talento, ad impreziosire le edizioni di UJ, sia nella formula estiva, che quella invernale.
L’ apertura ufficiale, come di consueto, avviene con il doppio concerto delle ore 16.00 alla Sala Expo del Palazzo del Popolo: on stage dapprima l’interessante Alex Hitchcock Quintet, classificatosi primo al Conad Jazz Contest e premiato la scorsa estate a Perugia.
Hitchcock, sassofonista londinese, si è confrontato con ben 151 bands, conquistando meritatamente il podio. Propone un repertorio di brani originali, che verranno pubblicati in un cd, in uscita durante la prossima estate.
La sala è gremita ed il pubblico tributa il suo caloroso omaggio all’arte di questi giovani talenti.
Cambio palco a favore dei sette ragazzi che si sono distinti durante le Clinics tenute dalla Berklee a Perugia lo scorso luglio. Giovanni Tommaso, coordinatore del progetto, ci parla della longeva – quanto vincente – collaborazione tra UJ e la prestigiosa scuola di musica americana che ha già regalato al mondo del grande jazz moltissimi grandi nomi che si sono fatti velocemente strada a livello mondiale.
Francesco Sensi alla chitarra, Didier Yon al trombone, Chiara Spigariol alla batteria, Attilio Sepe al sax, Lorenzo Scipioni al contrabbasso, Grigorii Ivanov al piano ed Alessia Giorgini alla voce ci regalano un repertorio di standard che va da Be Bop di Dizzie Gillespie alla dolcezza di In the mood for love di Ella Fitzgerald, passando per The jody grind di Horace Silver.
Sopraffino il piano solo di Ivanov con il brano But Beauty.
Line for Lama è invece un pezzo originale composto dal sassofonista Sepe.
Accattivante e molto piacevole è la voce della Giorgini, che ammicca, intonando Sister Sadie.
Just one of those things e Spain di Chick Corea concludono la scaletta proposta.
Alle 18.00 appuntamento con la prima marciante dei Funk Off, che si incamminano verso il Duomo, dove, tra pezzi nuovi come It’s OK e più classici come Uh Yeah!, i quindici musicisti di Vicchio accolgono uno special guest: il trombettista Paolo Fresu, che impreziosisce con incisivi assoli, due brani del loro repertorio.
Alle 21,00 al teatro Mancinelli è di scena un doppio concerto, sold out in prevendita già da diverso tempo: si inizia con Mare Nostrum, che vede Paolo Fresu alla tromba, Richard Galliano alla fisarmonica e bandoneon e Jan Lundgren al piano affacciarsi su di un grande mare, sul quale vivono genti di culture diverse, destinate ad incontrarsi.
Il progetto musicale prende vita nel 2007 e la ACT pubblica i relativi tre lavori discografici dei tre artisti che intendono fare un omaggio al mare come luogo che fa incontrare ed avvicinare le persone.
Inizio con Perfetta, brano di Fresu, seguito da Aurora di Galliano.
Gradito il brano Eu Nao Existo Sem Vocé di Jobim, portato da Fresu nel primo disco.
Infatti, oltre a pezzi originali, scritti da ciascuno dei tre, il ‘patto’ prevedeva che ognuno dovesse portare anche un brano di un altro artista.
Interessante è The seagull, scritta da Lundgren per un testo teatrale.
Fresu, scherzosamente, paragona il loro trio alla barzelletta “C’era un francese, uno svedese ed un italiano…”
Ci spiega quindi che il primo disco, “Mare Nostrum”, è stato realizzato in Italia; il secondo, “Mare Nostrum 2”, in Francia e che il terzo ed ultimo disco, “Mare Nostrum 3”, è stato realizzato in Svezia ed è disponibile questa sera in anteprima.
Emozionante è il brano tradizionale svedese eseguito da Lundgren e Fresu, seguito da un efficace duo Lundgren/Galliano.
Sì dolce è il tormento di Claudio Monteverdi, brano non inciso dal trio, è l’applaudito bis.
Cambio palco a favore de La Dolce Vita, progetto musicale dedicato alla grande musica composta per il cinema e che coglie l’occasione per festeggiare  i sessant’anni di carriera del contrabbassista Giovanni Tommaso.
Insieme ad Enrico Rava alla tromba, Danilo Rea al piano e Roberto Gatto alla batteria, Tommaso ripropone il repertorio di questo suo fortunato lavoro discografico (“La Dolce Vita” n.d.r.) che si classificò come terzo miglior disco jazz: un disco italiano, votato dagli americani come tale.
Si comincia con brani tratti da colonne sonore come Profumo di donna di Armando Trovajoli.
Poi un pezzo di Rava, intitolato Il sogno di Hitchcock.
Ed ancora Cinema Moderno di Tommaso e Rava, ispirato da alcuni  temi dei musical che lo avvicinarono alla musica jazz.
Propongono poi Mondo cane ed Il Prato, musiche tratte da film – documentario.
Tommaso, nell’ accomiatarsi, coglie l’occasione per ringraziare il patron del festival, Carlo Pagnotta, per la bella opportunita’ offertagli e dice che 60 anni di musica per lui sono come un flash.
Buonanotte, Orvieto, a domani con tanta altra ottima musica!

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UMBRIA JAZZ 2018 | Grandi emozioni con Bosso, Guidi e Mingus Big Band https://www.soundcontest.com/umbria-jazz-grandi-emozioni-con-fabrizio-bosso-e-giovanni-guidi-e-la-mingus-big-band/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=umbria-jazz-grandi-emozioni-con-fabrizio-bosso-e-giovanni-guidi-e-la-mingus-big-band Tue, 24 Jul 2018 21:27:51 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=speciali&p=19957 Il buongiorno musicale di questo venerdì 20 luglio ce lo danno, come al solito, i Funk Off, che ci accompagnano con la loro variopinta esibizione fino alla Galleria Nazionale dell’Umbria; in questo suggestivo museo, nella Sala Podiani, si incontrano arte e jazz, in un connubio davvero vincente. Oggi applaudiamo il duo Antonello Salis e Simone […]

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Il buongiorno musicale di questo venerdì 20 luglio ce lo danno, come al solito, i Funk Off, che ci accompagnano con la loro variopinta esibizione fino alla Galleria Nazionale dell’Umbria; in questo suggestivo museo, nella Sala Podiani, si incontrano arte e jazz, in un connubio davvero vincente.

Oggi applaudiamo il duo Antonello Salis e Simone Zanchini.

Salis alterna pianoforte e fisarmonica, mentre Zanchini, oltre che alla fisarmonica, si esibisce agli effetti elettronici. Un concerto speciale, a tratti intimista, a tratti più energico, che regala al pubblico presente un’esperienza musicale molto appagante: la rivisitazione di standard jazz come Caravan di Ellington e pezzi originali sono eseguiti con l’estro dell’autodidatta Salis e con la perizia dello studio al Conservatorio di Zanchini.

I due vengono ispirati a vicenda da quanto propone l’altro, per uno scambievole scambio di musica in un riuscito insieme di alternanze e sovrapposizioni.

Sono loro stessi a definire unica ogni loro performance, mentre la platea sold out della Sala Podiani tributa loro i meritati applausi.

 

Una breve pausa pranzo in una taverna tipica perugina per ritrovarci, alle 14,30 ai Giardini Carducci con il Piero Odorici Quintet, già resident band presso il ristorante Cesarino, dove, all’1,00 di ogni notte, prendono vita le infuocate jam sessions di Umbria Jazz 18.

Il sax di Odorici, il pianoforte di Andrea Pozza, il sax di Daniele Scannapieco, il contrabbasso di Aldo Zunino e la batteria di Luca Santaniello sono davvero musica per le nostre orecchie! Un concerto misto di eleganza e tecnica musicale davvero sopraffino è quello che questi talentuosi musicisti regalano al pubblico che si rilassa oggi ai giardini. Si sfida volentieri il grande caldo di questa controra per poter godere di una esibizione tanto piacevole…

 

Alle 17,00 al Teatro Morlacchi è di scena “Not A What”, il nuovo lavoro musicale dell’eccezionale trombettista Fabrizio Bosso e dell’originale pianista Giovanni Guidi; l’idea di creare un progetto che unisse il loro modo di sentire la musica, nacque lo scorso anno proprio a Perugia, durante UJ. Il nome della band nasce dallo spunto fornito dalla celebre frase di Bill Evans, in cui decretò che “The Jazz Is Not A What, Is a How”.

Con loro sul palco, per completare la magia di questa esibizione, tre giovani e virtuosi musicisti americani: Aaron Burnett al sax tenore, Dezron Douglas al contrabbasso e Joe Dyson alla batteria.

L’entusiasmo del pubblico e gli scroscianti applausi sottolineano la qualità dell’esibizione; meravigliosi e toccanti i vari assoli, coinvolgenti alla massima potenza.

Repertorio misto: un puro jazz, che strizza l’occhio – almeno in un paio di brani – alla sperimentazione.

 

Ci fermiamo quindi ad ascoltare gli ultimi pezzi della marciante pomeridiana dei Funk Off e poi proseguiamo verso i Giardini Carducci, dove i vari giovani talenti che si sono distinti per bravura durante i corsi ed i seminari tenuti per due settimane della Berklee School Of Music, si esibiscono in gruppi di medie dimensioni.

Interessanti i loro interventi, ancor più se si pensa che siano nati dopo una recente ed abbastanza repentina esperienza di approfondimento dello studio della musica, avvenuta proprio qui in loco.

Cambio palco e ci divertiamo ancora una volta con il ritmo e la simpatia travolgente di Rockin’ Dopsie ed i suoi Zydeco Twisters. Scopriamo stasera che cantante, batterista e fisarmonicista sono fratelli, oltre che membri della stessa band.

 

Chiusura in bellezza con il concerto ‘Round Midnight del Teatro Morlacchi: una nutrita big band americana rende omaggio al repertorio di Charles Mingus. Scomparso nel 1979, Mingus ci ha lasciato un patrimonio enorme di composizioni jazz.

Sua moglie Susan Graham Mingus, si adoperò perché la musica del marito continuasse ad essere suonata dal vivo: diventò quindi fondatrice e direttrice artistica di diverse formazioni, più piccole e più grandi, fino alla Mingus Big Band che applaudiamo stasera, composta in genere da 14 elementi.

La Big Band, che suona insieme dal 1991, ha finora pubblicato 11 dischi e vinto un Grammy Awards.

La creatività e la forza della band, formata da elementi di varie fasce generazionali che si alternano nel Line Up delle varie esibizioni, si esprimono al massimo livello, senza che l’unita’ stilistica ed il suono del gruppo ne vengano alterati.

Un concerto veramente speciale, che ravviva la notte perugina degli appassionati jazzofili che amano tirar tardi seguendo le strabilianti note della musica.

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UMBRIA JAZZ 2018 | Kyle Eastwood, Pat Metheny e Sergio Cammariere https://www.soundcontest.com/umbria-jazz-kyle-eastwood-pat-metheny-e-sergio-cammariere/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=umbria-jazz-kyle-eastwood-pat-metheny-e-sergio-cammariere Mon, 23 Jul 2018 21:16:56 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=speciali&p=19956 Giovedì 19 luglio è una giornata speciale per Umbria Jazz: la musica sarà davvero per tutti i gusti, perché si spazierà dal jazz dall’animo contemporaneo di Kyle Eastwood, figlio del noto e fascinoso regista ed attore cinematografico Clint. Si passerà dunque ai virtuosismi chitarristici di Pat Metheny, prima di chiudere la giornata, cullati dalla dolce […]

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Giovedì 19 luglio è una giornata speciale per Umbria Jazz: la musica sarà davvero per tutti i gusti, perché si spazierà dal jazz dall’animo contemporaneo di Kyle Eastwood, figlio del noto e fascinoso regista ed attore cinematografico Clint. Si passerà dunque ai virtuosismi chitarristici di Pat Metheny, prima di chiudere la giornata, cullati dalla dolce voce e dal tocco pianistico di classe di Sergio Cammariere.

Ma procediamo con ordine…i Funk Off marciano puntuali lungo il Corso Vannucci, aprendo con la loro verve questa giornata musicale.

 

Al termine della loro performance, ci spostiamo ai Giardini Carducci, dove, alle 13,00, possiamo apprezzare il talento del quartetto di Claudio Jr De Rosa: un repertorio di jazz puro, che prevede sia brani originali, che standard come I Love You, Closed Eyes, Interlude, Hard Influences, Jamalama.

I brani originali sono per lo più tratti dal suo ultimo lavoro discografico, “Groovin’ Up”. Nel bis ci regala anche un inedito: Jazz Bike, che sarà inserito nel suo prossimo progetto discografico.

 

Dopo una breve pausa musicale, ci rechiamo al Teatro Morlacchi, dove si esibisce il Fabrizio Sotti Trio. Sotti si trasferisce negli Stati Uniti a 16 anni con l’obiettivo di diventare il più grande chitarrista jazz del mondo. Studia e suona moltissimo, ma si rende conto che, per poter ulteriormente migliorare, deve conoscere ancor meglio la musica.

Diventa così anche produttore, uno di quelli che prendono le composizioni musicali e le fanno diventare esattamente ciò che noi ascoltiamo nei dischi.

La band, composta da Sotti alla chitarra, Peter Slavov al basso e Clarence Penn alla batteria – con il quale Sotti collabora dal 1996 – ci intrattiene con un repertorio variegato, dagli standard ai pezzi originali: Redention, Softly fino ad un brano a sorpresa per il bis.

 

Passando per i Giardini Carducci, sentiamo risuonare l’intercalare ‘PArugia!’ che Rockin’ Dopsie Jr utilizza per attirare l’attenzione del pubblico: divertente ed allegro, tra una romantica Hey Jude ed una graffiante I Feel Good, è certamente uno dei personaggi più estrosi di questa edizione del festival.

 

Alle 21,00 ci rechiamo all’Arena Santa Giuliana, dove si esibisce Kyle Eastwood.

Virtuoso del contrabbasso e compositore, ci regala 40 minuti di pura poesia: brani da colonna sonora cinematografica come il tema di Ennio Morricone del film Nuovo Cinema Paradiso, rivisitati in chiave jazz, ci fanno andare letteralmente in visibilio.

Non mancano gli omaggi, graditissimi, ai grandi del Jazz come Boogie Stop Shuffle di Mingus.

Un quintetto davvero speciale, con Andrew McCormack al pianoforte, Quentin Collins alla tromba, Brandon Allen al sax e Chris Higginbottom alla batteria.

Cambio palco ed eccoci al cospetto del grande Pat Metheny, che, con il suo quartetto, ci propone il suo show “An Evening With Pat Metheny”, il medesimo spettacolo che aveva offerto in beneficenza lo scorso maggio, quando si esibì al teatro Lyrics di Assisi. I proventi del concerto furono infatti devoluti alle popolazioni terremotate dell’Umbria, regione a cui Metheny si sente particolarmente legato.

Il quartetto con cui si esibisce, è frutto di un sodalizio artistico rodato da un anno di esibizioni live: il tastierista Gwilym Simcock, la contrabbassista Linda May Han Oh ed il batterista messicano Antonio Sanchez accompagnano la magia della chitarra di Metheny in maniera sopraffina.

Vari brani nascono dalla scrittura a quattro mani di Metheny e May come Travels, James e Minuano; una scaletta ricca e variegata, che conquista la platea del Santa Giuliana, pezzo dopo pezzo: Maile Peace in apertura, Have You Heard, Iniquity, The Red One, Phase Dance, Question And Answer e gran finale con Are You Going With Me.

 

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Foto di Carla Dell’Aversana

Una vera e propria corsa è quella che facciamo su per le scale della Rocca Paolina per arrivare al concerto ‘round Midnight del Teatro Morlacchi, che vedrà esibirsi la classe di Sergio Cammariere al pianoforte ed alla voce, insieme alla sua famiglia musicale: l’eleganza di Luca Bulgarelli al contrabbasso, il tocco di Amedeo Ariano alla batteria, l’energia di Bruno Marcozzi alle percussioni e l’apporto stilistico di Daniele Tittarelli al sax contralto.

Grandissimo entusiasmo tra il pubblico, che tributa scroscianti applausi a questo talentuoso ensemble, mentre scorrono i brani: il Tema Di Malerba, un dolce piano solo, apre la scaletta; che si snoda con la delicata Mano Nella Mano, per poi sfociare nella più ritmata Sorella Mia.

Di nuovo atmosfere romantiche con la graditissima Le Porte Del Sogno, seguita dalla hit sanremese del 2008, L’Amore Non Si Spiega, dedicata alla memoria dello scomparso Sergio Bardotti.

Si continua con un alternanza di brani più ritmati e cadenze più pacate: la tenerezza di Per Ricordarmi Di Te è seguita dal ritmo più incalzante di Tempo Perduto.

Un “cambio di programma” Last minute, per un gruppo musicale di grandissimo affiatamento – suonano insieme infatti da circa vent’anni – ed ecco un altro piano solo, una versione davvero speciale de Il Pane, Il Vino E La Visione.

Di nuovo il brio a farla da padrone nella coinvolgente Dalla Pace Del Mare Lontano, prima del capolavoro del Sanremo 2003, Tutto Quello Che Un Uomo, che ha consacrato il talento di Cammariere al grande pubblico.

Dopo un duetto ormai di “rito” con il pubblico, che canta insieme alla band parte del brano, bis con la sempre affascinante Via Da Questo Mare, una dedica di cuore alla terra di Calabria, che ha dato i natali al cantautore.

 

Che magia in questa notte di note, sembra che anche le stelle in cielo siano più brillanti del solito…

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