Speciali Archivi - Sound Contest https://www.soundcontest.com/category/speciali/speciali-speciali/ Musica e altri linguaggi Thu, 15 Sep 2022 08:18:29 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.1.1 JAZZ FESTIVAL E DINTORNI | Il jazz è contaminazione, ma fino a un certo punto https://www.soundcontest.com/jazz-festival-e-dintorni-il-jazz-e-contaminazione-ma-fino-a-un-certo-punto/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=jazz-festival-e-dintorni-il-jazz-e-contaminazione-ma-fino-a-un-certo-punto Thu, 15 Sep 2022 08:00:19 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=57420 Che il jazz sia storicamente figlio di un Melting Pot stilistico è una verità incontrovertibile. Che questo genere musicale sia frutto di un sincretismo culturale è altrettanto vero. Ma quando si utilizza impropriamente la definizione «jazz» per includere altri generi musicali che, per oggettive caratteristiche ben definite risultano essere parecchio distanti appunto dal jazz, si […]

L'articolo JAZZ FESTIVAL E DINTORNI | Il jazz è contaminazione, ma fino a un certo punto proviene da Sound Contest.

]]>
Che il jazz sia storicamente figlio di un Melting Pot stilistico è una verità incontrovertibile. Che questo genere musicale sia frutto di un sincretismo culturale è altrettanto vero. Ma quando si utilizza impropriamente la definizione «jazz» per includere altri generi musicali che, per oggettive caratteristiche ben definite risultano essere parecchio distanti appunto dal jazz, si commette un errore madornale. Soprattutto negli ultimi anni, a tal proposito, pullulano festival con la denominazione «jazz» che c’entrano con questo genere come lo zucchero a velo sulle tagliatelle al ragù. Un esempio paradigmatico sul tema è il Montreaux Jazz Festival 2022, fra i più prestigiosi a livello internazionale, che nell’edizione di quest’anno ha ospitato artisti come Gianna Nannini e i Måneskin, manco fossero Ella Fitzgerald e i Jazz Messengers. Con tutto il rispetto per la carriera della Nannini e per il successo finora ottenuto dai Måneskin, rappresentano un’estetica musicale distante anni luce dal jazz, motivo per cui la loro presenza in un festival storico, così importante come quello di Montreaux, è totalmente inconcepibile, insensata e artisticamente irrispettosa nei confronti del mondo jazzistico. Prospettiva che cambia se la si guarda nell’ottica di ottenere il maggior numero possibile di ascoltatori, visto e considerato la popolarità di Gianna Nannini e dei Måneskin, quindi una sorta di operazione commerciale volta a un notevole riscontro di pubblico, ma che va a discapito del jazz.

Sia chiaro, il Montreaux Jazz Festival è solo l’esempio più eclatante, ma esistono (purtroppo!) molti festival “jazz” in Italia che, già da diversi anni, ospitano cantanti pop o cantautori inserendoli nei loro programmi come se fossero jazzisti della prima ora, solo perché accompagnati da musicisti jazz. A onor del vero, vi sono tanti esempi “nobili” di canzoni (anche italiane) destrutturate e trattate a mo’ di standard della tradizione jazzistica, che risultano davvero interessanti. Ma in realtà, nella maggior parte dei casi, i jazzisti che condividono il palco con famosi cantanti pop o cantautori, non fanno altro che suonare esattamente come se fossero musicisti pop, quindi costretti a tarpare la propria creatività improvvisativa. Pertanto, sarebbe molto più intellettualmente onesto da parte di alcuni direttori artistici modificare la definizione «jazz festival» dai loro festival sostituendola con «music festival», in modo tale da non dare adito a conseguenti polemiche.

Ma il jazz, soprattutto negli ultimi anni, fa tendenza – per cui è molto più accattivante usare a sproposito questa espressione per cercare di avvicinare una platea eterogenea che si illude di ascoltare questo genere quando – al contrario – non è assolutamente così. Spesso, anche fra i jazzofili, si parla proprio del jazz come un genere musicale ormai morto, estinto. E questo, sfortunatamente, è a causa di scelte scellerate di certi direttori artistici che si ostinano a intitolare «jazz festival» le rassegne che stridono con il significato autentico di questo termine. Herbie Hancock, ad esempio, per citare una leggenda vivente, rappresenta la quintessenza della contaminazione fra il jazz e altri generi musicali, basti pensare alle sue collaborazioni con artisti del calibro di John Mayer, Sting, Christina Aguilera, Paul Simon, Annie Lennox (e non solo) nel suo disco Possibilities, ma in quel caso la matrice jazzistica è comunque sempre viva e presente, messa in risalto specialmente dal suo inconfondibile pianismo. Oggigiorno, invece, si assiste a un accrocco di musicisti e stili che non hanno né capo né coda. Cosa buona e giusta, dunque, sarebbe se i cantanti pop e i cantautori si esibissero in rassegne dedicate specificamente a quel genere di musica, ma soprattutto sarebbe ora che nei festival jazz, quelli con la “J” maiuscola, si desse spazio a tanti (anche giovani) talenti che parlano il “jazzese”, perché se questo genere musicale non è ancora morto, è pur vero che non gode di ottima salute proprio per colpa di alcuni organizzatori e determinati direttori artistici che per incompetenza o per mero interesse economico, contribuiscono a una becera promiscuità che nuoce al vero jazzista e al jazzista vero. “A buon intenditor, poche parole”.

L'articolo JAZZ FESTIVAL E DINTORNI | Il jazz è contaminazione, ma fino a un certo punto proviene da Sound Contest.

]]>
VIVO FEST | a maggio l’epilogo della quarta edizione con Ferruccio Spinetti, Tony Laudadio, Sarah Adamo e i Levia Gravia https://www.soundcontest.com/vivo-fest-a-maggio-l-epilogo-della-quarta-edizione-con-ferruccio-spinetti-tony-laudadio-sarah-adamo-e-i-levia-grava/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=vivo-fest-a-maggio-l-epilogo-della-quarta-edizione-con-ferruccio-spinetti-tony-laudadio-sarah-adamo-e-i-levia-grava Mon, 22 Apr 2019 08:02:18 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=speciali&p=21722 Fissato al prossimo 3 maggio l’appuntamento con la terza e conclusiva serata del VIVO FEST 2019. Per l’occasione la rassegna casertana, giunta alla sua quarta edizione, approderà nel centro storico della città, presso il ristorante “Il cortile” (via Galileo Galilei, 24), per offrire un menu concertistico all’aperto alquanto ricco e singolare. La join-venture tra Officina […]

L'articolo VIVO FEST | a maggio l’epilogo della quarta edizione con Ferruccio Spinetti, Tony Laudadio, Sarah Adamo e i Levia Gravia proviene da Sound Contest.

]]>
Fissato al prossimo 3 maggio l’appuntamento con la terza e conclusiva serata del VIVO FEST 2019. Per l’occasione la rassegna casertana, giunta alla sua quarta edizione, approderà nel centro storico della città, presso il ristorante “Il cortile” (via Galileo Galilei, 24), per offrire un menu concertistico all’aperto alquanto ricco e singolare. La join-venture tra Officina Teatro e la direzione artistica di Gennaro Vitrone (cantautore e artista di punta della scena musicale cittadina sin dagli anni Ottanta) ha reso il VIVO FEST una realtà di alta qualità con un fedele pubblico di appassionati. Una scommessa portata avanti con lenta ostinazione e già vinta grazie a un format organizzativo molto attento a valorizzare artisti emergenti della scena locale insieme a proposte di grido della musica d’autore sia regionale sia nazionale.

Tra gli ospiti più attesi della serata finale ci saranno i Levia, formazione salernitana fresca vincitrice del premio Fabrizio De Andrè (promosso annualmente dal quotidiano “La Repubblica”) che presenterà al pubblico il repertorio del suo terzo e recente capitolo discografico intitolato “L’altro capo”. Altrettanto imperdibile sarà l’esibizione del duo casertano formato dal noto contrabbassista e compositore Ferruccio Spinetti (Avion Travel e Musica Nuda) e dal valente attore e scrittore Tony Laudadio. La coppia proporrà un avvincente music-reading intitolato “Tutto è preludio”, singolare esperimento e terreno d’incontro tra teatro, letteratura e musica che avrà come fulcro principale le impressioni e le vicende contenute tra le pagine di “Preludio a un bacio”, l’ultimo e già acclamato libro di Laudadio.

Come ci ha svelato lo stesso Ferruccio Spinetti: “la cosa originale, che forse pochi sanno, è che Tony, oltre ad essere un bravissimo attore e scrittore, è un ottimo musicista: quindi in questo reading Tony non solo reciterà ma suonerà il sassofono facendo coppia con il mio contrabbasso. Coincidenza vuole che il protagonista del suo libro “Preludio a un bacio”, tra l’altro candidato al premio Bancarella di quest’anno, sia un clochard sassofonista. C’è una grande connessione con la musica, visto che il romanzo è diviso in capitoli a cui Tony ha dato titoli desunti da celebri canzoni e standard del jazz. Quindi alcune volte riprenderemo proprio quei brani mentre per il resto interpreteremo altri motivi di mia creazione unendoli a sipari di libera improvvisazione tipicamente jazzistica. La mia amicizia e collaborazione con Tony Laudadio può dirsi mai interrotta dagli anni in cui, ragazzini, frequentavamo insieme l’oratorio dei Salesiani. Nonostante i nostri rispettivi impegni, spettacoli e tour abbiamo sempre cercato di lavorare e divertirci insieme. Qualcosa di simile al progetto di “Tutto è preludio” è stato presentato tempo fa al Teatro Civico di Caserta quando musicammo “Luiz torna casa”, un testo inedito di Maurizio De Giovanni”.

Ad aprire la serata sarà Sarah Adamo, giovane jazz vocalist casertana che si confronterà per la prima volta con un repertorio di testi e composizioni originali accompagnata dal pianista Marcello Massa e dal sassofonista Giovanni Gambardella. ”il fatto che il VIVO FEST dia spazio a giovani artisti – ribadisce Spinetti – è una cosa bella ed entusiasmante. Noi pionieri, che dopo cinquant’anni di gavetta ce l’abbiamo fatta, sappiamo cosa vuol dire nascere e crescere a Caserta, affrontare le difficoltà per uscire fuori da una piccola situazione di provincia in cui non esiste un conservatorio e latitano altre possibilità di studiare e praticare musica. Io ho dovuto recarmi a Napoli mentre Tony ha scelto Firenze per studiare e formarsi alla bottega teatrale di Vittorio Gassman. Lui però, trent’anni fa diede vita a dei laboratori bellissimi, dai quali sono usciti attori come Marco D’Amore, altro vanto casertano, oggi affermato regista nonché popolare volto della serie Gomorra”.

Così, nel desolato ed esiguo panorama di proposte musicali offerte in città nell’intero corso dell’anno, il VIVO FEST di Vitrone e soci appare non solo un’insolita roccaforte ma anche una sorprendente anomalia: “nonostante l’assenza di spazi stabili o istituzionali –  osserva Vitrone – la scena casertana sembra andare controcorrente mostrando un’incredibile fioritura di espressioni artistiche. L’ultima che mi viene in mente è Aurora Leone, protagonista di questi monologhi che hanno lasciato il segno all’ultima edizione di Italia’s Got Talent. Probabilmente, come ha ben sottolineato Ferruccio Spinetti, c’era bisogno di questo festival per dare spazio a giovani che stanno emergendo o che sono già sulla buona strada. Così è successo con Sarah Adamo, come anche con il gruppo dei Malevera. Alla fine questo spazio ce lo siamo quasi preso con i denti, perché la realtà di Caserta è davvero piuttosto complicata. Continuano ad aprire molti locali ma la situazione culturale continua ad essere difficile”. Inoltre, dal punto di vista di Spinetti: una cosa singolare della scena casertana, nonostante l’apparente deserto, è la felice cooperazione tra i giovani emergenti e gli artisti della vecchia guardia. Un fenomeno che, diversamente, a Napoli sembra non accadere, ostacolato certamente dallo spirito più competitivo che pervade il fare arte e musica in una grande metropoli”.

In attesa della serata conclusiva di venerdì 3 maggio, Vitrone ci repiloga, infine, quanto già avvenuto e proposto nel corso di VIVO FEST 2019: “nei precedenti due appuntamenti, organizzati sul palco di Officina Teatro, si sono esibiti Alessio Bonomo, con un sentito omaggio a Fausto Mesolella, e l’irresistibile Giovanni Block. Intorno a loro abbiamo poi collocato altri giovani artisti, i già menzionati Malevera e la cantautrice, nonché mia stretta collaboratrice, Tonia Cestari, secondo l’ottica di dare sempre spazio e opportunità a nuove leve del territorio. La risposta del pubblico accorso è stata molto positiva e naturalmente stiamo già guardando avanti, con la prospettiva di crescere e mantenere sempre vivo il festival”.

VIVO FEST 2019: venerdì 3 maggio 2019, ore 21:00, ristorante “Il cortile”, via Galileo Galilei, 24 – Caserta.

L'articolo VIVO FEST | a maggio l’epilogo della quarta edizione con Ferruccio Spinetti, Tony Laudadio, Sarah Adamo e i Levia Gravia proviene da Sound Contest.

]]>
POMIGLIANO JAZZ | LE MACCHINE DELLA MUSICA: Storie di Jazz in Campania https://www.soundcontest.com/le-macchine-della-musica-storie-di-jazz-in-campania/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=le-macchine-della-musica-storie-di-jazz-in-campania Sun, 07 Oct 2018 10:29:42 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=speciali&p=20471 Dal 10 al 29 ottobre 2018 Palazzo dell’Orologio – Pomigliano d’Arco (NA) Ingresso gratuito  La mostra “Le macchine della Musica – Storie di Jazz in Campania” allestita al Palazzo dell’Orologio di Pomigliano d’Arco (NA), visitabile da mercoledì 10 ottobre fino a lunedì 29 ottobre, si articola in tre momenti fondamentali che ripercorrono le grandi tappe della storia del Jazz attraverso le […]

L'articolo POMIGLIANO JAZZ | LE MACCHINE DELLA MUSICA: Storie di Jazz in Campania proviene da Sound Contest.

]]>
Dal 10 al 29 ottobre 2018

Palazzo dell’Orologio – Pomigliano d’Arco (NA)

Ingresso gratuito 

La mostra “Le macchine della Musica – Storie di Jazz in Campania” allestita al Palazzo dell’Orologio di Pomigliano d’Arco (NA), visitabile da mercoledì 10 ottobre fino a lunedì 29 ottobre, si articola in tre momenti fondamentali che ripercorrono le grandi tappe della storia del Jazz attraverso le “macchine della musica” e il rapporto creato, in oltre vent’anni, attraverso il festival Pomigliano Jazz, tra il territorio vesuviano e la musica afroamericana.

Intorno alla mostra sono collegati vari momenti artistici e didattici, dai concerti di grandi star del jazz al Teatro Gloria – la spagnola Andrea Motis in apertura (il 10) e la all star band Aziza, con Dave HollandChris PotterEric Harland Kevin Eubanks in chiusura (il 29) – ai laboratori creativi e i seminari di guida all’ascolto del jazz. Dagli spettacoli per bambini a cura de I Teatrini al recital di Giancarlo Giannini con Marco Zurzolo quartet, dai dj set con Nicola Conte e Dj Spiral agli incontri con giornalisti, artisti e musicisti fino alle presentazioni di libri e cd. 

 

LeMacchineDellaMusicaLe macchine della musica è il cuore della prima grande sezione, allestita nell’Aula Magna (pianterreno): una selezione di circa 200 oggetti, tra apparecchi sonori, dischi, copertine di album, artworks e tanto altro ancora. Un percorso suddiviso in 6 sotto-sezioni (Le origini/ L’era elettrica/ L’età della radio/ Hi-Fi & design/ Sound Center/ La musica digitale) che ripercorre la storia dell’evoluzione di macchinari e tecnologie, fino ad oggi – dal fonografo al grammofono, dalla radio al magnetofono, dal compact disc all’iPad – fino a gettare uno sguardo verso il futuro; accogliendo una preziosa raccolta di fonoriproduttori, nonché strutture dotate di innovativi impianti di riproduzione sonora. Un secolo di macchine che – dal juke-box alla radio, dagli Hi-Fi alle autoradio – hanno segnato anche altrettanti momenti del costume.

Cover art and jazzStorie di jazz collega il pianterreno al primo piano: è una sintesi della grande “mostra-in-costruzione” che, arricchendosi di anno in anno, attinge all’archivio documentale e digitale della Fondazione Pomigliano Jazz per raccontare le iniziative più significative a partire dal 1996 (prima edizione del festival). Il percorso riprende una selezione di Cover art & jazz, copertine originali realizzate da grandi fotografi per album jazz (in particolare degli anni ’60 e ’70, ma non solo) con opere di famosi creativi come Warhol, Stone Martin, Dalì, Turner, Crepax, Turner, Atkins, Naito, Holmgren e tanti altri.

Foto Reinhold KohlUna selezione fotografica di Reinhold Kohl tratta dal lavoro artistico e di documentazione del 2005, che oltre a riprendere concerti e musicisti racconta con curiosità tutte le attività, e la vita, che ruota intorno a Pomigliano Jazz. Il racconto di Storie di Jazz si articola in sei sezioni (This is the end?/ Jazz fever/ The Giants/ Return wave/  Vesuvius/ Napolitans) che sintetizzano altrettanti momenti fondamentali dell’esperienza di Pomigliano Jazz, dalla nascita del festival come “trasformazione” dell’energia di una stagione industriale tramontata, alle leggende viventi del jazz internazionale, dalle tante attività del festival (guide all’ascolto, laboratori scolastici) alla nuova formula itinerante, intorno al Vesuvio, fino all’esperienza dell’Orchestra Napoletana di Jazz.

L’arte che suona è il tema che caratterizza la “Sala della volta” (primo piano), dove si conclude il percorso della mostra, con incontri, workshop e le guide all’ascolto. La contaminazione che caratterizza Pomigliano Jazz prende forma e colori in una vivace selezione di artwork, disegni, fotografie, manifesti, gigantografie, nonché vere e proprie opere d’autore – tra gli altri, di Fermariello, Dalisi, Taiuti, Kohl, Esposito, Ravo – realizzate nel corso delle precedenti edizioni del festival. A Bao A Qu è infine il progetto dedicato ai più piccoli, ispirato alle suggestioni del “Manuale di zoologia fantastica” di Jorge Luis Borges, con letture, colori, disegni e musica, che si mescolano in un vortice di sfumature fantastiche. 

 

La mostra si potrà visitare dal martedì al giovedì dalle 9 alle 13.30 e dal venerdì alla domenica dalle 18 alle 22.30

IL PROGRAMMA COMPLETO

INFO: www.pomiglianojazz.com – tel. 0818032810 – tel. 3313581151.

 

L'articolo POMIGLIANO JAZZ | LE MACCHINE DELLA MUSICA: Storie di Jazz in Campania proviene da Sound Contest.

]]>
BLACK SHEEP POWER | Presentata a Napoli l’etichetta “d’artista” https://www.soundcontest.com/black-sheep-power-presentata-a-napoli-letichetta-dartista/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=black-sheep-power-presentata-a-napoli-letichetta-dartista Fri, 14 Jul 2017 15:24:51 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=speciali&p=17135 Presentata a Napoli la nuova etichetta discografica ‘Black Sheep Power’. Fa talmente caldo in questi giorni che anche pigiare i tasti per scrivere costa fatica. Ma per dare informazioni su questo evento, culturalmente  rinfrescante come un sorbetto al limone, lo sforzo lo si fa con profondo piacere. Sì, perché già la nascita di un’etichetta discografica, […]

L'articolo BLACK SHEEP POWER | Presentata a Napoli l’etichetta “d’artista” proviene da Sound Contest.

]]>
Presentata a Napoli la nuova etichetta discografica ‘Black Sheep Power’.

Fa talmente caldo in questi giorni che anche pigiare i tasti per scrivere costa fatica. Ma per dare informazioni su questo evento, culturalmente  rinfrescante come un sorbetto al limone, lo sforzo lo si fa con profondo piacere.
Sì, perché già la nascita di un’etichetta discografica, di questi tempi, è di per sé  un evento. Perdipiu’ a Napoli, città che ha, nel corso del Novecento, dissipato in questo senso una tradizione gloriosa e importantissima e non ha mai più veramente e completamente recuperato. Si metta poi che siamo difronte a una ‘etichetta d’artista’ ed ecco che si coglie la peculiarità di questa operazione.

Francesco D’Errico, pianista, compositore, docente, saggista e, soprattutto, aldilà dei ‘titoli’, uno degli artisti più sinceri, saggi e sensibili che, da Napoli, ‘esportiamo’ in giro agli ascoltatori più curiosi e lungimiranti: è lui l’ideatore di questo sorprendente e fascinosissimo ‘potere della pecora nera’. Che certo non cambierà di segno le sorti dell’industria discografica a Napoli e nel meridione d’Italia, non può e non vuole farlo. Nondimeno è il gesto radicale e consapevole di un artista che decide di ‘produrre’ altri artisti, dando ad essi dunque il supporto economico e lasciando loro la totale libertà creativa. Sempreché, s’intende, siano graditi al…la pecora nera!!Investendo di tasca propria e mettendoci la faccia.

Lo ha spiegato ieri, il jazzista vomerese, rispondendo alle domande ammirate di Anna Stromillo nell’affollata conferenza stampa in cui il preciso carattere della pecora nera si è subito palesato. Si è tenuta il 12 luglio nei locali di Fonoteca che ha anche l’esclusiva della vendita dei preziosi titoli oltre al reperimento online sia delle copie fisiche che, sulle piattaforme digitali, ad un prezzo vicino al gratuito, della versione ‘download’. Preziosi per tanti motivi. Anzitutto perché si tratta di edizioni limitate e numerate – alcuni esemplari autografati – di sole 200 copie nella versione cd e addirittura di 25 in vinile dieci pollici (sarebbero i padellini a metà fra lp e 45 giri che andarono di moda solo per un breve periodo all’inizio degli anni Cinquanta del Novecento presto appunto soppiantati dal disco di 30 cm. di diametro). Una vera dolce follia collezionistica alimentata da una grafica di maniacale artigianato, studiata in ogni dettaglio editoriale, che D’Errico ha potuto realizzare grazie alla competenza di Studiozeta. Vere piccole opere d’arte che veicolano proposte musicali estranee a ogni ‘logica del profitto’, come del resto ogni passaggio di questo progetto, dal forte impatto emozionale e sperimentale al tempo stesso. Almeno così è per le prime proposte, ben quattro, con cui D’Errico comincia ad allestire un catalogo che speriamo diventi sempre più nutrito nel tempo, meritevoli ognuna d’esse di approfondite analisi.

20170713_194020Noi ci limiteremo a segnalare che addirittura strabiliante, sicuramente uno dei migliori album di jazz italiano di questa prima parte del 2017, ci è sembrato quello che si fregia del numero di catalogo 01. Si tratta di Quartetto acustico, in cui il leader, il sassofonista Giulio Martino, ai vertici della sua creatività, guida un quartetto completato dal duttilissimo Rocco Zaccagnino alla fisarmonica, Alexandre Cerda’ Belda al basso tuba e Leonardo De Lorenzo alle percussioni alla ricerca di sonorità preziose e sorprendenti, di una musica zampillante di pulsazioni e melodie seducenti, di assoli pieni di logica e di maestria. La cover della mingusiana ‘Fables of Faubus’ seduce e vale da sola l’acquisto del disco.

Altro discorso per il mondo pianistico (ma nel disco compare anche il violoncello di Manuela Albano) e compositivo senza tempo, ‘inattuale’, di Veruska Graziano che firma, con ‘Stato di ritorno’, un disco che sfugge alle etichette e ai confronti, da ascoltare e riascoltare in momenti privilegiati, quelli in cui magari la musica ci aiuta a riflettere sui nostri stati d’animo.

Terza delle quattro pubblicazioni, ‘Astigmatic Music’ è di forte rilievo: ci regala infatti il primo piano solo della carriera di Francesco ed uno dei suoi dischi più belli in assoluto. Per la scioltezza e l’intimità dell’eloquio, per la grande suggestione che provoca il riascolto in solitudine dei temi che più caratterizzano il suo mondo compositivo, per la freschezza dell’approccio, per la profondità del pensiero musicale. ‘Smile’, sì, proprio quella commovente di Chaplin, fra le cover. Promette benissimo, ma non abbiamo ancora avuto materialmente il tempo di ascoltarlo, il cd04, ‘Pannonica’, che il trio sassofono-chitarra-batteria formato da Giulio Martino, Valerio Scrignoli e Alfredo Laviano ha dedicato a riletture di brani legati a Pannonica, vale a dire a Annie Kathleen Rotschschild, detta Nica, mecenate del jazz e vicina soprattutto a Thelonious Monk che le dedicò il brano che intitola la raccolta.

L'articolo BLACK SHEEP POWER | Presentata a Napoli l’etichetta “d’artista” proviene da Sound Contest.

]]>
PAOLO SASSANELLI, LUCA PIROZZI E MUSICA DA RIPOSTIGLIO | Django, la leggenda del plettro d’oro https://www.soundcontest.com/django-la-leggenda-del-plettro-doro/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=django-la-leggenda-del-plettro-doro Mon, 24 Oct 2016 08:46:18 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=speciali&p=14465 Il 22 ottobre scorso, in occasione della Giornata del Teatro e dello Spettacolo dal vivo, promossa dal Ministero della Cultura, il Teatro Diana ha offerto la possibilità di partecipare ad un doppio appuntamento, teatral-musicale, invitando il pubblico ad assistere gratuitamente ad una replica pomeridiana di Filumena Marturano, spettacolo attualmente in scena presso la struttura e […]

L'articolo PAOLO SASSANELLI, LUCA PIROZZI E MUSICA DA RIPOSTIGLIO | Django, la leggenda del plettro d’oro proviene da Sound Contest.

]]>
Il 22 ottobre scorso, in occasione della Giornata del Teatro e dello Spettacolo dal vivo, promossa dal Ministero della Cultura, il Teatro Diana ha offerto la possibilità di partecipare ad un doppio appuntamento, teatral-musicale, invitando il pubblico ad assistere gratuitamente ad una replica pomeridiana di Filumena Marturano, spettacolo attualmente in scena presso la struttura e che ha inaugurato con grande riscontro di pubblico la stagione teatrale 2016/2017 ed ad un reading musicale, dedicato al grandissimo chitarrista del jazz gitano Django Reinhardt.
Il foyer del teatro, gremito da ascoltatori attenti ed entusiasti, accoglie l’attore Paolo Sassanelli che, insieme al gruppo Musica da Ripostiglio presenta l’audiolibro – da lui scritto insieme a Luca Pirozzi –  intitolato “Django la leggenda del plettro d’oro”, rivolto in particolare ad un pubblico di bambini: Sassanelli ci racconta, tra parole e musica, la storia del gitano Django Reinhardt, valente e virtuoso chitarrista, che suona nei ristoranti di lusso di Parigi e raccoglie grande consenso di pubblico ovunque lui suoni perchè la sua musica non solo è romantica, ma è anche allegra e, soprattutto, si poteva ballare.
Django viveva in un accampamento di gitani manouche, bravi a danzare, suonare e cantare; sin da piccolo aveva imparato a suonare la chitarra, ma se la cavava molto bene anche  con il violino, il contrabbasso ed il banjo.
Una notte, gli si avvicinò un altissimo signore con i baffi, gli orecchini ed un lungo mantello: complimentandosi per il suo grande talento, si presentò come lo spirito della musica e gli donò un plettro d’oro, indicando in lui l’unica persona che fosse degna di possedere tale oggetto. Django – il cui nome significa “mi sveglio” – era emozionatissimo e non credeva ai suoi occhi: aveva sempre sentito parlare di questo plettro ed era orgoglioso di aver potuto avere un dono simile.
Mentre il racconto si snoda, i bravissimi musicisti della band accompagnano gli eventi con suoni esplicativi di quanto raccontato, tenendo attenta ed interessata la platea. Di tanto in tanto, suonano brani del grandissimo chitarrista di jazz gitano, offrendoci momenti spensierati ed allegri, alternati ad altri più struggenti, malinconici e romantici.
Una notte, mentre dormiva nel suo carrozzone, Django si svegliò tra le fiamme: il legno aveva preso fuoco e lui, sua madre e gli altri abitanti dell’accampamento furono costretti a fuggire; ricordandosi di aver dimenticato la sua chitarra, tornò indietro a riprenderla; riuscì  a scappare, ma rimase gravemente ustionato. All’ospedale, dove si risvegliò, si accorse che la sua mano sinistra era gravemente compromessa, poteva muovere soltanto due dita, l’indice ed il medio: cadde quindi nella più profonda disperazione, perchè capì che non avrebbe più potuto suonare la sua adorata chitarra. Mettendosi le mani in tasca, ritrovò il prezioso plettro d’oro che, con il suo scintillio, gli ricordò le parole del misterioso spirito della musica, che lo aveva esortato ad avere coraggio, qualsiasi cosa gli fosse accaduta.
Fu così che Django riprese a suonare la chitarra, sviluppando un metodo tutto suo, che si basava sull’utilizzo di sole due dita della mano sinistra.
Un paio di brani, suonati dalla band e dallo stesso Sassanelli alla chitarra, concludono questa piacevole mattinata culturale e musicale, non senza un ulteriore simpatico quanto gradito omaggio alla città di Napoli, interamente composto dai Musica da Ripostiglio.
Un ringraziamento speciale al Teatro Diana ed alla libreria Mooks Mondadori del Vomero per averci offerto una simpatica e riuscita occasione di cultura ed aggregazione in musica.

PAOLO SASSANELLI,  LUCA PIROZZI E MUSICA DA RIPOSTIGLIO | Django, la leggenda del plettro d’oro   PAOLO SASSANELLI,  LUCA PIROZZI E MUSICA DA RIPOSTIGLIO | Django, la leggenda del plettro d’oro   PAOLO SASSANELLI,  LUCA PIROZZI E MUSICA DA RIPOSTIGLIO | Django, la leggenda del plettro d’oro   

L'articolo PAOLO SASSANELLI, LUCA PIROZZI E MUSICA DA RIPOSTIGLIO | Django, la leggenda del plettro d’oro proviene da Sound Contest.

]]>
PIANO CITY NAPOLI 2016 | Tanti piani per la città https://www.soundcontest.com/piano-city-napoli-tanti-piani-per-la-citta/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=piano-city-napoli-tanti-piani-per-la-citta Tue, 18 Oct 2016 10:39:33 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=speciali&p=14346 Dal 13 al 16 ottobre è andata in scena la quarta edizione di Piano City Napoli 2016: il pianoforte ha dominato in 60 differenti location sparse per la città, coinvolgendo 400 pianisti, per un totale di 200 eventi unici. Le note si sono diffuse dai luoghi di cultura ed aggregazione più disparati: tanti e belli […]

L'articolo PIANO CITY NAPOLI 2016 | Tanti piani per la città proviene da Sound Contest.

]]>
Dal 13 al 16 ottobre è andata in scena la quarta edizione di Piano City Napoli 2016: il pianoforte ha dominato in 60 differenti location sparse per la città, coinvolgendo 400 pianisti, per un totale di 200 eventi unici.

Le note si sono diffuse dai luoghi di cultura ed aggregazione più disparati: tanti e belli i concerti sulle scale cittadine, impossibile non citare quello ispirato a Bach del Maestro Ramin Bahrami, sulle scale di Montesanto, gremite di gente; ed ancora, quello sulla scala del pittoresco Palazzo dello Spagnuolo di Andreas Kern, ideatore della manifestazione Piano City, nata nel 2010.

 

Ad offrire il suo contributo sulle scale di Palazzo Mastelloni, dove ha sede la ditta Napolitano Pianoforti in Piazza Carità, il pianista, compositore e direttore d’orchestra Massimo Carrieri: originario di Martina Franca, ritorna a Piano City Napoli in un’atmosfera intimistica, dove alterna brani originali di sua composizione a pezzi altrui, magistralmente interpretati. I suoni del suo piano si diffondono nel palazzo, illuminato da luci di atmosfera, che avvolgono il pubblico, radunatosi nel cortile del palazzo. Dall’esterno giungono, a tratti, i suoni e le voci della città, la vicina Pignasecca partecipa a suo modo all’evento, creando intrecci a dir poco unici con le note di Carrieri.

Di grande e scenografico impatto i due eventi delle serate di apertura a Piazza del Plebiscito: 21 pianoforti ed orchestra il primo giorno, 9 pianoforti, celesta e clavicembalo il secondo, hanno donato al colonnato di San Francesco di Paola un aspetto ancora più magico, illuminandolo con luci colorate.

 

Particolari ed intimistici sono stati gli House Concerts, che hanno consentito agli appassionati di ospitare i pianisti nei loro salotti ed il pubblico a capienza: in particolare, la pianista Valeria D’Andrea, di ispirazione classica e dalla rara formazione, ha riscaldato i cuori degli ospiti di una casa a Capodimonte, eseguendo brani di sua composizione ed omaggi ad Endrigo, Fossati e Fabi. La sua musica, caratterizzata da melodie tipiche di una colonna sonora cinematografica, è stata accompagnata dal reading della poetessa ed attrice Michela Dimiccaro; non è mancato un omaggio alla poetessa Alda Merini, con la recitazione della poesia “Sono Solo Una Fanciulla”, accompagnata da brani composti dalla D’Andrea su ispirazione suggerita dai versi declamati.

Le chiese – come quella di San Paolo Maggiore, che è stata il fulcro della manifestazione, con un’offerta musicale variegata e no-stop in Basilica, in sacrestia, nel refettorio e nel chiostro – ed i musei, come quello Archeologico Nazionale e la Villa Floridiana sono stati teatro privilegiato per un pubblico attento e numeroso, che ha potuto contemporaneamente applaudire i tanti pianisti impegnati nell’evento ed apprezzare le bellezze culturali della nostra città.

 

Palazzo Zevallos in via Toledo ha offerto un programma ricco ed interessante, accogliendo turisti e cittadini nei pomeriggi del sabato e della domenica: si sono esibiti Arturo Stalteri, che ha presentato una serie di preludi per pianoforte da lui composti e tratti dal suo ultimo lavoro discografico; Alexander Hintcheff, che ha proposto una antologia di brani di autori russi, tra i quali Tchaikovsky e Prokofiev; ed ancora la giovanissima Elena Capasso, pianista di ispirazione classica; Salvatore Giannella, che ha deliziato il pubblico con pezzi di Scarlatti, Beethoven e Schubert; il jazzista Gino Giovannelli, che ha spaziato da Herbie Hancock a Bob Dylan, passando per Ennio Morricone ed il brasiliano Ernesto Nazareth, omaggiando i grandi del jazz contemporaneo come Pieranunzi e Mehldau; ultimo, solo in ordine temporale, Marco Pasini, che ha chiuso con una selezione di brani classici, come quelli di Liszt.

Grandissimo successo, dunque, per Piano City Napoli 2016, che chiude i battenti con Enrico Pieranunzi nel chiostro di Santa Caterina a Formiello.

L'articolo PIANO CITY NAPOLI 2016 | Tanti piani per la città proviene da Sound Contest.

]]>
IL JAZZ ITALIANO PER AMATRICE | L’Italia attraversata dal jazz e dalla solidarietà https://www.soundcontest.com/il-jazz-italiano-per-amatrice/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=il-jazz-italiano-per-amatrice Mon, 12 Sep 2016 15:27:14 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=speciali&p=13829 L’Italia attraversata dal jazz e dalla solidarietà. 700 Musicisti impegnati sui palchi di 25 città di tutta Italia, una grande giornata di solidarietà musicale.                                                   Domenica 4 settembre si è realizzata una straordinaria giornata all’insegna della musica e della solidarietà “Il Jazz Italiano per Amatrice e per […]

L'articolo IL JAZZ ITALIANO PER AMATRICE | L’Italia attraversata dal jazz e dalla solidarietà proviene da Sound Contest.

]]>
L’Italia attraversata dal jazz e dalla solidarietà. 700 Musicisti impegnati sui palchi di 25 città di tutta Italia, una grande giornata di solidarietà musicale.                                                  

Domenica 4 settembre si è realizzata una straordinaria giornata all’insegna della musica e della solidarietà “Il Jazz Italiano per Amatrice e per gli altri territori colpiti dal sisma” sostenuta e promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e realizzato da Associazione I-Jazz, unitamente a MIDJ Musicisti italiani di Jazz e Casa del Jazz, sotto la guida del Direttore Artistico Paolo Fresu.

 

700 Musicisti impegnati sui palchi di 25 città di tutta Italia, una grande giornata di solidarietà musicale, con la presenza di alcuni tra i più rappresentativi musicisti italiani (impossibile l’elenco completo, basti citare solo alcuni nomi, Paolo Fresu, Tullio De Piscopo, Fabrizio Bosso Quartet, Maurizio Gammarco Trio, Raphael Gualazzi, l’Orchestra Sinfonica Abruzzese, Fabio Zeppetella Quartet, Gabriele Mirabassi e Roberto Taufic, Giorgio Li Calzi, Barbara Casini Quartetto, Motus Trio, Patrizia Scascitelli e moltissimi altri), una campagna di crowdfunding nazionale per raccogliere fondi destinati al restauro ed alla riapertura del Cinema Teatro Comunale “Giuseppe Garibaldi” di Amatrice, luogo simbolo della cultura e della ricostruzione del tessuto sociale di uno dei centri storici distrutti dal sisma e in vendita un libro di fotografie preparato grazie alle foto concesse a titolo gratuito da tantissimi fotografi presenti all’evento dell’anno scorso.

L'articolo IL JAZZ ITALIANO PER AMATRICE | L’Italia attraversata dal jazz e dalla solidarietà proviene da Sound Contest.

]]>
DIANA KRALL | Il report del concerto all’Arena Flegrea – Napoli 11 luglio 2016 https://www.soundcontest.com/diana-krall-recensione-concerto-arena-flegrea-napoli-11-luglio-2016-by-olindo-fortino/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=diana-krall-recensione-concerto-arena-flegrea-napoli-11-luglio-2016-by-olindo-fortino Fri, 22 Jul 2016 15:56:06 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=speciali&p=13191 Per le cifre di dischi venduti e i premi ricevuti potrebbe considerarsi l’Adele del jazz. Diana Krall arriva finalmente anche a Napoli (la sua prima volta dal vivo) e le aspettative sono alte. La cornice del debutto di fronte alla platea partenopea è di quelle importanti. Disegnata e riprogettata da Giulio De Luca (prima nel […]

L'articolo DIANA KRALL | Il report del concerto all’Arena Flegrea – Napoli 11 luglio 2016 proviene da Sound Contest.

]]>
Per le cifre di dischi venduti e i premi ricevuti potrebbe considerarsi l’Adele del jazz. Diana Krall arriva finalmente anche a Napoli (la sua prima volta dal vivo) e le aspettative sono alte. La cornice del debutto di fronte alla platea partenopea è di quelle importanti. Disegnata e riprogettata da Giulio De Luca (prima nel 1940 poi nel 2001), l’Arena Flegrea è un gioiello di stile incastonato nella Mostra d’Oltremare. Il gruppo Trefin guidato dall’impreditore Francesco Floro Flores ne ha consentito rinascita e utilizzo. Una gestione (in concessione per dodici anni) che oltre a dotare Napoli di uno spazio degno di una capitale culturale ha permesso al direttore artistico Stefano Valanzuolo di avviare e mettere in piedi un programma di concerti e appuntamenti alquanto considerevole. Unici punti deboli: il costo non proprio popolare dei biglietti e la notevole distanza ottica tra spettatore e artista sul palco. Quest’ultima già disagevole nell’adiacente cavea bassa, sicuramente bizzarra e insopportabile se si sceglie di non svenarsi e accontentarsi di un posto in quella più alta e panoramica. In ambedue i casi resta il conforto di una resa acustica davvero eccellente, capace di restituire da qualsiasi punto d’ascolto dinamiche sonore brillantemente nitide e fedeli.

 

Diana KrallFattore affatto secondario da cui ha tratto beneficio l’intera esibizione della star canadese, apparsa con la sua consueta eleganza in bell’abito nero e tacchi alti alla testa del suo storico e affiatato trio di lungo corso, vale a dire il contrabbassista Robert Hurst, il chitarrista Anthony Wilson e il batterista Karriem Riggins. Il repertorio offerto al numeroso e variegato pubblico (tra cui anche famiglie con ragazzini al seguito) ha lasciato inspiegabilmente da parte l’ultimo album “Wallflower” (uno dei più riusciti dai tempi di “The Look Of Love” e “The Girl In The Other Room”) per muoversi su e giù tra titoli e composizioni afferenti un’intera carriera discografica. Un “american songbook” nobile, glorioso e riconoscibile su cui Diana Krall ha costruito con talento e astuzia il proprio successo d’interprete. Popular songs, motivi Tin Pan Alley e ricercati standard della tradizione jazz più mainstrem che in poco più di un’ora e mezzo hanno trasformato l’Arena Flegrea in un raffinato e (fin troppo) ovattato salotto. Consapevole del proprio fascino e sex-appeal, la Krall ha comunque dimostrato e sfoderato le sue rinomate qualità. Tra i suoi punti di forza una vocalità perfetta, profonda e conturbante, capace di gestire molteplici registri, accompagnata da un pianismo tecnicamente impeccabile, non proprio virtuosistico ma pur sempre in grado di offrire passaggi puliti e vertiginosi oppure tocchi vellutati e timbri avvolti da una morbida e irresistibile sensualità.

 

Tra i primi pezzi di riscaldamento una magnifica rendition di I Just Found Out About Love (che reca quali suoi grandi interpreti Dina Washington e Diane Schurr) e All Or Nothing At All (dall’album “Love Scenes” del 1997, una composizione interpretata da Frank Sinatra, Count Basie, Billie Holiday, Ella Fitzgerald, Sarah Vaughan, ma anche dall’ultimissimo Bob Dylan). Il pubblico apprezza e ricambia con educati applausi e una singolare attenzione. Di frequente, tra un pezzo e l’altro, la Krall rianima la platea e l’atmosfera con battute e brevi introduzioni, come quella che serve a dedicare Exactly Like You (dall’album “From This Moment On” del 2006) a tutte le famiglie e in particolar modo ai suoi tre figli e al marito, Elvis Costello, in quel preciso momento impegnato da par suo con un concerto in Inghilterra. Tra i brani più ritmati vengono ripescati East Of The Sun (West Of The Moon) (da “When I Look In Your Eyes” del 1999, già saccheggiata da Bud Powell, Sara Vaughan, Tony Bennett, Carmen McRae e Billie Holiday) e sempre dallo stesso disco Let’s Fall In Love (interpretata da Frank Sinatra, Tony Bennett ma anche da Oscar Peterson, Dave Brubeck, Stan Gets & Gerry Mulligan), finendo poi con l’impervio scioglilingua e arrangiamento della celeberrima Cheek To Cheek di Irving Berlin, portata al successo da Fred Astaire, Frank Sinatra e Tony Bennett.

 

Viceversa molto più consistente il numero di composizioni lente e struggenti, tra cui due ulteriori gemme tratte dall’aureo canzoniere di Irving Berlin – How Deep Is the Ocean (How High Is the Sky) e Let’s Face The Music And Dance – una superba versione di You Call It Madness (dal disco tributo all’ammiratissimo Nat King Cole Trio pubblicato nel 1996), e la sorprendente quanto intensa e viscerale esecuzione di Simple Twist Of Fate di Bob Dylan. Nel rituale encore Krall e soci regalano al pubblico non ancora completamente appagato un tris da urlo, che parte da Boulevard of Broken Dreams (interpretata oltre che da Nat King Cole anche da Tony Bennett, Marianne Faithfull e Coleman Hawkins), passa (dopo un breve accenno alla gershwiniana S’ Wonderful) per l’acclamata e richiestissima The Look Of Love di Burt Bucharach e termina tra le note e i versi immortali di In Other Words (Fly Me To The Moon). Alla fine Diana Krall ringrazia e saluta tutti, sudata e un attimo scomposta dall’afa notturna ma ancor di più dal calore e dal pathos ineguagliabili del pubblico partenopeo.

 Olindo Fortino

Diana Krall

Napoli 11 luglio 2016 – Arena Flegrea

Musicisti:

Diana Krall – vocals, piano

Anthony Wilson – guitar

Robert Hurst – double bass

Karriem Riggins – drums

DIANA KRALL | Il report del concerto all’Arena Flegrea – Napoli 11 luglio 2016   DIANA KRALL | Il report del concerto all’Arena Flegrea – Napoli 11 luglio 2016   DIANA KRALL | Il report del concerto all’Arena Flegrea – Napoli 11 luglio 2016   DIANA KRALL | Il report del concerto all’Arena Flegrea – Napoli 11 luglio 2016   DIANA KRALL | Il report del concerto all’Arena Flegrea – Napoli 11 luglio 2016   DIANA KRALL | Il report del concerto all’Arena Flegrea – Napoli 11 luglio 2016   

L'articolo DIANA KRALL | Il report del concerto all’Arena Flegrea – Napoli 11 luglio 2016 proviene da Sound Contest.

]]>
JOVANOTTI | La creatività nasce dall’incontro https://www.soundcontest.com/la-creativita-nasce-dallincontro/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=la-creativita-nasce-dallincontro Thu, 04 Jun 2015 22:20:01 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=speciali&p=9809 Alla Federico II di Napoli si celebrano i 791 anni della fondazione dell’Ateneo e alle 12:30 di ieri l’aula Coviello era già gremita di studenti ad assistere al seminario tenuto da un professore un po’ speciale, portatore di esperienze e di storie. Il titolo del seminario è stato “I linguaggi della creatività, conversazione con Jovanotti.” […]

L'articolo JOVANOTTI | La creatività nasce dall’incontro proviene da Sound Contest.

]]>
Alla Federico II di Napoli si celebrano i 791 anni della fondazione dell’Ateneo e alle 12:30 di ieri l’aula Coviello era già gremita di studenti ad assistere al seminario tenuto da un professore un po’ speciale, portatore di esperienze e di storie. Il titolo del seminario è stato “I linguaggi della creatività, conversazione con Jovanotti.”

Non c’è nulla di più didattico per gli studenti di un’esperienza diretta raccontata da un personaggio come Lorenzo Cherubini con ormai alle spalle 28 anni di carriera e di comunicazione diretta e semplice attraverso il linguaggio artistico-musicale.

Lorenzo ha mostrato l’entusiasmo che lo contraddistingue per ogni esperienza nuova, felice di poter rispondere alle domande degli studenti, talvolta preoccupato per non esserne in grado.

Durante il dibattito si sofferma su diverse parole chiave, a cominciare da “creatività”, che dà il titolo alla lezione:

“Creatività è una parola abusata alla quale mi accosto con un po’ di sospetto e che non mi fa impazzire. Preferisco la parola “invenzione”, perché l’universo è stato già creato, in fondo, noi possiamo semplicemente assemblare le cose in combinazioni infinite. Creatività si può associare a Michelangelo o a uno che monta una mensola nel soggiorno, si fa fatica a darle un senso”.

La seconda parola è “contaminazioni”, riferita alla contaminazione musicale che è l’esempio più calzante dell’ibridazione culturale di contesti geografici diversi che si fondono, si incontrano e diventano altro: novità.

Jovanotti esordisce con una frase che fa sorridere tutti: “a me la parola contaminazioni fa pensare ad una malattia! Anche se in fondo questa parola è la mia vita, perché io non ho imparato a mischiare le cose, io sono nato mischiando le cose.”

Come un vero docente, per esemplificare il concetto ci parla di Miles Davis, un musicista in ascolto che poi ri-assemblava ciò che aveva sentito, trasformandolo in qualcosa di unico.

Il discorso si sposta, poi, sui mezzi di comunicazione odierni e sui social, Lorenzo spiega quanto questi incidano fortemente anche nel suo processo creativo, o meglio “inventivo”.

Mostra infatti una certa preoccupazione nell’ascoltare la musica oggi:

“ho paura di trovarmi davanti a qualcuno che ha composto di fronte ad uno schermo, non dopo aver fatto l’amore con la sua fidanzata o in una cantina con i suoi amici”.

Con i social il feedback è immediato e questa per Lorenzo è una sfida in più. Consiglia agli artisti emergenti sul web di stare attenti a non accontentarsi dei like, pensando che grazie a quelli ciò che stanno facendo può essere ritenuto giusto, ma di confrontarsi con la realtà vera.

Ricorda la sua esperienza con il singolo “Cancella il debito”. Quando i social ancora non esistevano serviva una canzone per informare ed era necessario fare i nomi per finire in prima pagina.

Oggigiorno la musica ha un po’ perso quel ruolo, ma ne acquista un altro, più difficile da ottenere: informare emozionando.

20150604_140755(0)Alla richiesta del professor Savonardo, mediatore dell’incontro, di commentare le parole “futuro” e “memoria” Lorenzo risponde con semplicità:

“ma non possiamo star nel mezzo?Ora! A me piace stare nel mezzo fra queste due parole e per starci nel mezzo non bisogna ignorarle.”

Racconta di come lui cerca di trovare nel presente degli spazi di innamoramento, qualcosa che lo tenga vivo che lo incuriosisca, qualcosa di nuovo da imparare.

Cita a tal proposito le ultime pagine di “Le città invisibili” di Calvino che raccontano dell’inferno degli umani, dove l’uomo può solo individuare ciò che non è inferno e dargli spazio.

Uno studente chiede spiegazioni riguardo il titolo di una sua canzone: Il mondo è tuo (stasera).

Nasce nuovamente una riflessione sui media che ci fanno davvero credere di poter ottenere con facilità qualsiasi cosa, ma per Lorenzo questa frase non è intesa in senso pubblicitario, è la spinta a reagire a questo clima decadente pur prendendone atto.

Il futuro offre infinite possibilità di intervento, ma bisogna agire e qualcuno che ce lo ricorda, a volte, può far bene.

Insiste per questo a ragionare anche sull’espressione “avere culo”:

“ io ho avuto culo! La parola culo è interessante. Cos’è il culo? È una cosa esposta! Se hai un gran culo lo vedi, ci giri intorno, ti permette di fare incidenti e di andare a sbattere contro le cose. Questo per dire che alla fine le cose accadono quando ti esponi.”

Infine Lorenzo non può far a meno di parlare di quello che lui stesso definisce ’o primmo ammore, ovvero la sua esperienza in radio. Un’esperienza di comunicazione invisibile e per questo ancora più pura. Coglie l’occasione per tornare sul discorso lavoro già affrontato all’università di Firenze, chiarendo il concetto.

Il lavoro per i giovani dovrebbe essere prima di tutto gioco, palestra di vita, esperienza e solo dopo diventare una vera e propria professione.

Il professor Savonardo chiede cosa ne pensa della riapertura alla musica dello stadio San Paolo.

“Napoli ha bisogno di un palazzetto dello sport, di un tempio della musica. Napoli è una delle capitali d’Europa”.

Il San Paolo è il primo stadio in cui Lorenzo ha suonato insieme a Pino Daniele ed Eros Ramazzotti nel ’94.

Pino invece è stato il suo primo concerto in assoluto a 15 anni, ha avuto poi la fortuna di conoscerlo e di avere con lui una frequentazione attiva. Jovanotti rappresentava la musica nuova degli anni ’90, Pino un maestro.

“Mi ha insegnato che si scrivono le canzoni con le triadi” e gioca ad imitarlo:  “Lorè per scrivere le canzoni ci vogliono le triadi! Devi imparare le triadi”.

Con lui ha migliorato la sua tecnica di canto, a non stancare la voce e promette un omaggio per lui al concerto del 26 luglio: “Vorrei fare qualcosa, anche se sembrerebbe scontato, è impossibile non farlo”.

L'articolo JOVANOTTI | La creatività nasce dall’incontro proviene da Sound Contest.

]]>
PINO DANIELE | a Pino https://www.soundcontest.com/a-pino-daniele/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=a-pino-daniele Thu, 05 Feb 2015 11:07:57 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=speciali&p=8249 L’articolo che non avrei mai voluto scrivere e che decido di affrontare adesso, a distanza di un mese da quello squarcio aperto all’improvviso nel cuore di noi tutti, napoletani e non, che con la musica di Pino Daniele ci siamo cresciuti. Uno squarcio che unisce in un sol colpo le voragini che tengono Napoli sospesa […]

L'articolo PINO DANIELE | a Pino proviene da Sound Contest.

]]>
L’articolo che non avrei mai voluto scrivere e che decido di affrontare adesso, a distanza di un mese da quello squarcio aperto all’improvviso nel cuore di noi tutti, napoletani e non, che con la musica di Pino Daniele ci siamo cresciuti. Uno squarcio che unisce in un sol colpo le voragini che tengono Napoli sospesa tra le profondità degli inferi e quel “paradiso che forse esiste”.

Pino è stato per noi fratello e padre, amico e figlio, mutando forma continuamente in questi trentotto anni, tanto lungo è il periodo che intercorre tra la registrazione di quel monumentale, e al contempo leggero, affresco che è “Napule è” e l’affannosa e poco convinta corsa per non far fermare quel cuore di quasi sessant’anni che, a sentirlo battere con attenzione, accompagna secoli della nostra storia.

C’è voluto un mese per provare a comprendere cosa ha significato il passaggio di Pino dalle nostre parti. Un mese di improvvisi vuoti riempiti di ascolti ripetuti, visioni di filmati recenti e datati, di letture di innumerevoli ricordi e pensieri a lui dedicati. E di pianti per una persona cara che se n’è andata.

 

Occorre partire dall’inizio, da quel citato affresco che avrebbe lasciato il segno anche se il percorso artistico di Pino si fosse fermato lì, a quel primo episodio. Nel 1977 Pino registra quel capolavoro di musica e poesia che è insieme una dichiarazione d’amore e un invito al riscatto, dignitosa presa di coscienza della propria identità, di una napoletanità che in quegli anni si soleva non mostrare fuori le mura per il timore di veder spuntare l’ignoranza di tutti quelli che “nun sanno ‘a verità”, e che si ostinavano (e da qualche parte si ostinano ancora) ad accomunare Napoli alla negatività di termini quali colera, camorra, criminalità, terremoto, immondizia, disoccupazione.

Pino ha sempre percepito il peso di questo razzismo, ma la sua sensibilità lo aveva portato da subito a rispondere con la poesia (“Io vivo come te, col mio lavoro in gola…”) e la rabbia (“…questa Lega è una vergogna…”) dei testi e con l’adozione del blues come linguaggio musicale di un popolo vittima di atteggiamenti ostili. Diceva ironicamente di amare e odiare Napoli, ma credo che quell’odio dichiarato fosse semplicemente un pretesto per giustificare a sé stesso il necessario trasferimento della sua residenza, in un altrove comunque mai troppo distante. A Napoli lui ha sempre dichiarato la sua gratitudine.

 

“Terra mia” (il primo disco del 1977) e il resto della sua produzione musicale degli inizi fino a “Musicante” (settimo lavoro registrato nel 1984) hanno avuto il peso di un macigno, un messaggio di impatto pari all’ironica messa in evidenza dei luoghi comuni su Napoli operata dall’amico Massimo Troisi, pari a quella lucida lettura del disastro causato dall’ignobile borghesia napoletana durante i moti rivoluzionari del 1799, che Raffaele La Capria ci ha regalato con “L’armonia perduta”.

Con l’arrivo di Pino, l’attenzione fino allora puntata sulla bellezza del canto, sulla melodia, sulla descrizione oleografica delle bellezze di Napoli subisce una strambata. La descrizione di monumenti e panorami ormai poco credibili cede il passo al canto di un popolo, alla denuncia del suo disagio, alla voglia che è anche bisogno e desiderio di riscatto. Pino opera tutto questo trasformando la lingua napoletana da poeticamente antica a orgogliosamente terrona, imbastardendola per renderla universale mediante un uso smodato e distorto dell’inglese.

Ma quella rivoluzione musicale può essere colta in pieno soltanto se la si accompagna ad una lettura sociologica degli effetti sortiti nei decenni a seguire con una rinascita mai del tutto compiuta. In quella rivoluzione musicale Napoli si è riconosciuta subito, l’ha fatta propria, l’ha cantata a lungo restandovi ancorata anche quando la ricerca musicale di Pino si era spostata su altri fronti più commerciali, anche se comunque sempre di un livello altissimo, in un percorso punteggiato qua e là da autentiche gemme di pura bellezza.

 

Quel bisogno di identità, di dignitosa consapevolezza di sé mostrata dalla partecipazione corale e spontanea di un popolo al dolore per la morte di Pino, ci dice davvero cosa ci ha lasciato questo grande musicista, poesie in musica che canteremo a lungo.

L'articolo PINO DANIELE | a Pino proviene da Sound Contest.

]]>