PomiglianoJazz-Fest Archivi - Sound Contest https://www.soundcontest.com/category/speciali/pomiglianojazz-fest/ Musica e altri linguaggi Mon, 15 Jun 2020 07:46:07 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.1.1 POMIGLIANO JAZZ IN CAMPANIA 2017 | Il programma completo dal 27 luglio al 6 agosto https://www.soundcontest.com/pomigliano-jazz-in-campania-2017-il-programma-completo-dal-27-luglio-al-6-agosto/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=pomigliano-jazz-in-campania-2017-il-programma-completo-dal-27-luglio-al-6-agosto Tue, 18 Jul 2017 07:37:30 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=speciali&p=17196 Si terrà dal 27 luglio al 6 agosto la XXII edizione del Pomigliano Jazz in Campania, nella ormai consueta formula itinerante che, oltre a Pomigliano d’Arco – città che ha dato i natali al festival nel 1996 – toccherà vari comuni del vesuviano e dell’alto nolano, coniugando musica, arte e valorizzazione del territorio. L’edizione 2017 […]

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Si terrà dal 27 luglio al 6 agosto la XXII edizione del Pomigliano Jazz in Campania, nella ormai consueta formula itinerante che, oltre a Pomigliano d’Arco – città che ha dato i natali al festival nel 1996 – toccherà vari comuni del vesuviano e dell’alto nolano, coniugando musica, arte e valorizzazione del territorio.

L’edizione 2017 del festival ideato e diretto da Onofrio Piccolo si annuncia ricca di concerti esclusivi, progetti inediti e produzioni originali e avrà nel Vesuvio la location ideale e fortemente simbolica per i concerti d’apertura e chiusura. Nella serata inaugurale ai conetti vulcanici del Carcavone, a Pollena Trocchia, sul versante settentrionale del Monte Somma il trio di Enrico Rava, Matthew Herber e Giovanni Guidi presenta il suo imprevedibile set fatto di elettronica, jazz e improvvisazione. In quella conclusiva, invece, Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura presentano sulla vetta del vulcano più famoso al mondo – a quota 1200 metri, sull’orlo del cratere del Gran Cono – “Vesuvio in Maggiore”, progetto concepito appositamente per il luogo, fortemente evocativo, che ospita la performance acustica al tramonto.

 

Al compositore, dj e producer Matthew Herbert è stata assegnata dalla direzione artistica la carta bianca di Pomigliano Jazz, riconoscimento simbolico che annualmente viene conferito ad un musicista che ha così l’opportunità di realizzare concerti esclusivi, creati ad hoc per il festival.  Oltre al concerto con Rava e Guidi, infatti, Herbert si esibirà al Parco delle Acque di Pomigliano d’Arco con un dj set che definire imprevedibile/indecifrabile è poco, sabato 29 luglio, anticipato dalle “rapsodie electrofisiche” del trio Loredana Antonelli, Marco Messina e Sacha Ricci, con ospite Gianni Valentino. Domenica 30, invece, l’eclettico artista inglese dividerà il palco con l’Orchestra Napoletana di Jazz, ensemble diretto da Mario Raja che riunisce alcuni tra i migliori jazzisti campani, anche in questo caso proponendo una scaletta e un repertorio completamente inedito.

 

Il mese di agosto si apre con due grandi nomi del jazz statunitense: il 2 è atteso nelle suggestive Basiliche Paleocristiane di Cimitile il Robert Glasper Experiment, formazione guidata dal pianista texano, vincitore di 2 Grammy Awards e autore delle musiche originali per il film “Miles Ahead” diretto da Don Cheadle, che racconta la vita e il genio di Miles Davis. Ad accompagnare Glasper sul palco del Pomigliano Jazz nell’ultima tappa del suo tour italiano, ci saranno Casey Benjamin (sax e vocoder), Mark Colenburg  (batteria), Burniss Traviss II (basso) e Mike Severson (chitarra). Il quintetto presenterà dal vivo l’ultimo lavoro discografico “ArtScience”,  interessante incrocio tra black music, soul, jazz e r&b (biglietti: 20 euro). Giovedì 3 agosto, invece, arriva per la prima volta in Campania e in esclusiva per il sud Italia Gregory Porter. Il cantante californiano, vincitore del Grammy Awards per l’ultimo lavoro discografico “Take me to the alley” (Blue Note), che si è imposto nella categoria “Best Vocal Jazz Album”, si esibirà all’Anfiteatro Romano di Avella. Reduce dai sold out alla Royal Albert Hall di Londra e all’Olympia di Parigi, ha trovato una sua via per portare il jazz al grande pubblico, grazie a un talento indiscutibile, una straordinaria voce baritonale e un’irresistibile carica comunicativa (biglietti 25 euro platea, 15 euro galleria).

 

In cartellone anche  il pianista e compositore spagnolo Chano Dominguez, in scena con il Flamenco Quartet tra jazz, tradizioni andaluse e danza, nella sua unica data italiana; il quintetto di Alessandro Tedesco e Pino Melfi con ospite la cantante Ileana Mottola che presenta l’ultimo lavoro “Jack&Rozz”, ovvero i classici del rock riletti in chiave jazz; l’inedito concerto di Enrico Pieranunzi con due sassofonisti, Marco Zurzolo e Rosario Giuliani; l’anteprima live del progetto che riunisce tre esploratori del suono come Gianluca Petrella, Eivind Aarset e Michele Rabbia, che porterà nei prossimi mesi alla pubblicazione di un disco per la ECM. E ancora, l’anteprima del nuovo lavoro del batterista Leonardo De Lorenzo dal titolo “The Ugly Duckling”; l’omaggio a Carlo Gesualdo del quintetto di Francesco D’Errico, con la nuova produzione di Itinera (etichetta discografica di Pomigliano Jazz) presentata in anteprima al festival e l’introspettivo piano solo del pianista e compositore Francesco Nastro

 

Oltre ai concerti, in programma itinerari turistici e visite guidate, i seminari di guida all’ascolto del jazz, lo spettacolo per i bambini a cura de I Teatrini per la regia di Giovanna Facciolo, dal titolo “Gli alberi di Pinocchio…Jazz” e la mostra itinerante “Storie di jazz“, ulteriormente ampliata con una sezione dedicata alla cover art e alle grandi copertine che hanno fatto la storia della musica afroamericana.

Anche quest’anno, inoltre, si rinnova l’impegno del Green Jazz per un festival a impatto zero, con una serie di comportamenti e di accorgimenti per limitare le emissioni di CO2, adottando la filosofia del car pooling (partner ufficiale è iGoOn), invitando al riuso e al risparmio energetico, valorizzando l’agricoltura del territorio e promuovendo l’ecoturismo. Il tutto, mettendo in rete una serie di partner istituzionali, a cominciare dall’Ente Parco Nazionale del Vesuvio, che abbraccia la grande area dei comuni del festival, il Consorzio Comieco e Legambiente Campania. Con Note di Gusto, invece, ritorna puntuale l’appuntamento con il buon cibo, che anche in questa edizione mette insieme le tante, diverse, energie della Comunità del Territorio del Vesuvio. Ad ogni concerto, infatti, gli agricoltori campani proporranno i loro prodotti, che saranno ‘interpretati’ da cuochi e pizzaioli del circuito Slow Food Vesuvio e Agro Nolano.

 

Tutti gli eventi in programma sono ad ingresso gratuito ad eccezione dei concerti di Robert Glasper, Gregory Porter e Fresu/Di Bonaventura sul Vesuvio (info prevendita: www.azzurroservice.it – tel. 081 5934001). Per info sul festival e sulle attività della Fondazione Pomigliano Jazz: www.pomiglianojazz.com

 

POMIGLIANO JAZZ IN CAMPANIA
XXII edizione – dal 27 luglio al 6 agosto 2017
Pollena Trocchia, Pomigliano d’Arco, Cimitile, Avella, Terzigno, Sirignano, Vesuvio

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POMIGLIANO JAZZ IN CAMPANIA | La XXII edizione dal 27 luglio al 6 agosto https://www.soundcontest.com/pomigliano-jazz-in-campania-la-xxii-edizione-dal-27-luglio-al-6-agosto-2017/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=pomigliano-jazz-in-campania-la-xxii-edizione-dal-27-luglio-al-6-agosto-2017 Mon, 10 Jul 2017 07:30:17 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=speciali&p=17076 Avella, Cimitile, Pollena Trocchia, Pomigliano d’Arco, Sirignano, Terzigno, Vesuvio.   Manca poco all’inizio della XXII edizione di Pomigliano Jazz in Campania, il festival ideato e diretto da Onofrio Piccolo che si terrà dal 27 luglio al 6 agosto nella consueta versione itinerante tra i comuni del vesuviano e dell’alto nolano, coniugando musica, arte e valorizzazione del territorio.  Al compositore, […]

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Avella, Cimitile, Pollena Trocchia, Pomigliano d’Arco, Sirignano, Terzigno, Vesuvio.

 

Manca poco all’inizio della XXII edizione di Pomigliano Jazz in Campania, il festival ideato e diretto da Onofrio Piccolo che si terrà dal 27 luglio al 6 agosto nella consueta versione itinerante tra i comuni del vesuviano e dell’alto nolano, coniugando musica, arte e valorizzazione del territorio. 


Al compositore, dj e producer inglese Matthew Herbert è stata assegnata la carta bianca, riconoscimento simbolico che annualmente viene conferito ad un musicista che ha così l’opportunità di realizzare concerti esclusivi, creati ad hoc per il festival. Herbert sarà protagonista di tre performance live, il 27 luglio ai conetti vulcanici del Carcavone a Pollena Trocchia, sul versante settentrionale del Monte Somma, in trio con un’icona del jazz europeo, Enrico Rava e con uno tra i più interessanti pianisti della nuova generazione, Giovanni Guidi.  Poi a Pomigliano d’Arco, città che ha dato i natali al festival nel 1996, con altri due progetti: un concerto inedito con l’Orchestra Napoletana di Jazz – ensemble diretto da Mario Raja che riunisce alcuni fra i migliori talenti della scena jazzistica campana (30 luglio) – e un solo live imprevedibile tra dj-set, campionamenti, sample e incursioni nel suo infinito universo sonoro (sabato 29 luglio).

 

Il 2 agosto è atteso nelle suggestive Basiliche Paleocristiane di Cimitile il Robert Glasper Experiment, formazione guidata dal pianista texano, vincitore di 2 Grammy Awards e autore delle musiche originali per il film “Miles Ahead” diretto da Don Cheadle, che racconta la vita e il genio di Miles Davis. Ad accompagnare Glasper sul palco del Pomigliano Jazz nell’ultima tappa del suo tour italiano, prima di esibirsi al Dekmantel festival di  Amsterdam, ci saranno Mark Colenburg  (batteria), Casey Benjamin (sax e vocoder), Burniss Traviss II (basso) e Mike Severson (chitarra). Il quintetto presenterà dal vivo l’ultimo lavoro discografico “ArtScience”,  interessante incrocio tra jazz, black music, soul e r&b. Già in vendita i biglietti dal costo di 20 euro.


Giovedì 3 agosto, invece, arriva per la prima volta in Campania e in esclusiva per il sud Italia il grande Gregory Porter. Il cantante californiano, vincitore di recente ai Grammy Awards con l’ultimo lavoro discografico “Take me to the alley” (Blue Note), che si è imposto nella categoria “Best Vocal Jazz Album”, si esibirà all’Anfiteatro Romano di Avella. Reduce dai sold out alla Royal Albert Hall di Londra e all’Olympia di Parigi, ha trovato una sua via per portare il jazz al grande pubblico, grazie a un talento indiscutibile, una straordinaria voce baritonale e un’irresistibile carica comunicativa. (biglietti 25 euro platea, 15 euro galleria).

 

Sul gran cono del Vesuvio, a quota 1200 metri sull’orlo del cratere, si terrà il 6 agosto il concerto al tramonto che quest’anno avrà come protagonisti  Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura: un appuntamento fisso da 3 anni a questa parte per il Pomigliano Jazz, sulla vetta del vulcano più famoso al mondo. Dopo i live di Richard Galliano (2014), del trio De Vito – Rava –Taufic (2015) e di Enzo Avitabile (2016), toccherà al trombettista sardo e al bandoneonista marchigiano  portare in scena in uno dei luoghi più affascinanti, suggestivi e carico di energia di tutta la ragione, il proprio spettacolo. Un duo empatico, concepito nel segno di una focosa mediterraneità, che fa del nobile senso estetico e narrativo la sua brillante prerogativa.

 

Il programma completo dei concerti e di tutte le attività legate al festival, dagli spettacoli per bambini ai seminari di guida all’ascolto del jazz, dalle mostre agli itinerari turistici ed enogastronomici, sarà annunciato nei prossimi giorni. Attesi tra gli altri, il pianista e compositore spagnolo Chano Dominguez con suo progetto dedicato al flamenco e il quintetto di Alessandro Tedesco e Pino Melfi con ospite la cantante Ileana Mottola che presentano il loro ultimo lavoro “Jack&Rozz”, ovvero i classici del rock riletti in chiave jazz.

 

 

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MATTEO SAGGESE | Lifestories che, tra Cilento e Londra, approdano a Pomigliano https://www.soundcontest.com/lifestories-che-tra-cilento-e-londra-approdano-a-pomigliano/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=lifestories-che-tra-cilento-e-londra-approdano-a-pomigliano Fri, 18 Jul 2014 11:47:46 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=speciali&p=5260 Matteo Saggese, pianista, compositore e produttore campano, che ha collaborato e composto per artisti di grande successo commerciale. E’ sua l’idea del nuovo progetto Lifestories, un’iniziativa molto meno “commerciale” e molto più raffinata, che riunisce amici jazzisti, talenti, italiani e non, per reinterpretare brani di successo e colonne sonore di autori eterogenei, come Milton Nascimiento, […]

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Matteo Saggese, pianista, compositore e produttore campano, che ha collaborato e composto per artisti di grande successo commerciale. E’ sua l’idea del nuovo progetto Lifestories, un’iniziativa molto meno “commerciale” e molto più raffinata, che riunisce amici jazzisti, talenti, italiani e non, per reinterpretare brani di successo e colonne sonore di autori eterogenei, come Milton Nascimiento, Donald Fagen, Sting, Morricone, Rota.

 

Vivo a Londra ormai da ventisette anni, ho trascorso qui metà’ della mia vita… in questo progetto ho racchiuso la mia esperienza inglese e le mie origini italiane, ho messo a disposizione la mia esperienza condividendola con quattro grandi musicisti e anche amici cari, a parte Jim che è una “new entry”, un nuovo amico. E’ stata una scommessa, che poteva anche andare male, la musica è una questione di chimica. Quattro artisti, anche molto grandi, possono creare una magia ma possono anche non trovare, alla fine, un feeling in comune! Fortunatamente, in questo caso, vivendo per alcuni giorni insieme e registrando tutto live, senza cuffie, in intimità, senza troppe “razionalizzazioni” ma cercando di “cogliere l’attimo”, abbiamo registrato tutto l’album facendo solo una o due takes di ogni pezzo e scegliendo poi quella che ci sembrava più’ emozionante.  Siamo stati premiati, a mio parere siamo riusciti a creare la magia che cercavamo. Poi ho portato tutto a Londra e abbiamo missato e masterizzato l’album con Jerry Boys, un ingegnere del suono formidabile, che ha lavorato con i Beatles, con i Rem, con Ray Cooder dei Buena Vista Social Club.

Matteo Saggese ha dunque partecipato poco al progetto in veste di musicista ma ha riservato per se il ruolo di produttore, organizzatore e arrangiatore. Si è quindi rivolto a musicisti del calibro di Dario Deidda, salernitano, sicuramente considerato tra i migliori bassisti su scala internazionale.

Il mio contribuito è stato quello di prestare la mia esperienza di produttore, arrangiatore e compositore. Ho suonato il piano Fender in qualche brano ma tutto il resto l’hanno fatto questi quattro fantastici musicisti. Dario oltre ad essere un musicista e un uomo straordinario, è un caro amico che conosco da sempre e a cui voglio bene da quando lui era ancora un bimbo ed io già un musicista di professione… parliamo di oltre 30 anni fa! Allora era lui a chiedermi consigli, ma ora ha fatto tanta di quella strada… ce ne sono davvero pochi come lui! E’ un musicista di fama mondiale, che ha una conoscenza immensa del jazz e dello strumento.

Assieme a Dario Deidda, Matteo Saggese ha convocato altri musicisti dello stesso calibro, che spesso si sono incrociati in diverse esperienze, Julian Olivier Mazzariello, pianista italo-britannico di grandissimo talento, sempre più conosciuto e apprezzato ed Enzo Zirilli, batterista affermatissimo che, partito dalla terra di Sicilia, da anni si è stabilito a Londra.

Ho conosciuto Julian a Londra, lui aveva sette anni ed io ventisette. Quando lo incontrai, ventisette anni fa, la prima cosa che mi disse fu: “Guarda cosa ho imparato oggi…”, e mi suonò la scala di Do maggiore con la sola mano destra. Adesso, sentirlo suonare, è un’esperienza “rara”. Oltre ad una tecnica pianistica enorme, Julian ha un cuore e un’anima tra le più belle che conosca. Farà tanta strada, molta di più di quanta ne abbia già fatta. Enzo Zirilli, invece, l’ho conosciuto qui a Londra, cinque anni fa, ma sembrava ci conoscessimo da sempre, In Italia è fra i batteristi più’ attivi nella scena Jazz e non solo. Qui a Londra è riuscito, in pochi anni, a diventare uno dei batteristi e percussionisti più richiesti e stimati. E’ una persona instancabile, piena di energia e di idee, di raro talento. In questo progetto è stato un supporto unico, gli sono molto riconoscente.

 

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Jim MULLEN, Jiulian Oliver MAZZARIELLO, Dario DEIDDA, Enzo ZIRILLI | Lifestories
venerdì 18 luglio 2014, ore 21
Parco delle Acque – Pomigliano d’Arco (NA)
Ingresso gratuito

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ENZO AMAZIO | Racconti di viaggio https://www.soundcontest.com/racconti-di-viaggio/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=racconti-di-viaggio Fri, 18 Jul 2014 11:29:54 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=speciali&p=5258 Prima uscita al Pomigliano Jazz Festival per Travelogue e presentazione ufficiale del disco a nome di Enzo Amazio e Rocco Di Maiolo. Enzo Amazio ci parla della genesi di questo lavoro prodotto dall’etichetta pomiglianese Itinera.   Dopo aver suonato e collaborato tanto insieme finalmente arriva anche un disco. Dimmi di Travelogue. Quanto differisce dai vostri precedenti […]

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Prima uscita al Pomigliano Jazz Festival per Travelogue e presentazione ufficiale del disco a nome di Enzo Amazio e Rocco Di Maiolo. Enzo Amazio ci parla della genesi di questo lavoro prodotto dall’etichetta pomiglianese Itinera.

 

Dopo aver suonato e collaborato tanto insieme finalmente arriva anche un disco. Dimmi di Travelogue. Quanto differisce dai vostri precedenti e personali progetti discografici e in cosa questo è un disco di entrambi?

Musicalmente questo disco si differenzia dalla produzione dell’Enzo Amazio Group in quanto privo o quasi di quelle influenze etniche e mediterranee che caratterizzano il progetto con il gruppo.
Questo credo valga anche per Rocco. In questo disco, invece, è molto presente la parte virtuosistica dell’improvvisazione e si punta tutto sull’interplay tra i vari strumenti, proprio come avviene in un trio.
E’ stata curata molto la scrittura, a cui abbiamo dato lo stesso spazio delle improvvisazioni. Ci siamo preoccupati di scrivere bei temi.
Il disco esce a nome di entrambi, perché ci sono, oltre a tre pezzi miei, anche brani scritti insieme, nati con uno scambio di idee nota dopo nota.

Come mai arriva solo ora? Come dicevo, la vostra collaborazione è rodata da tempo. E com’è arrivata la chiamata di Itinera?

Cercavamo un’etichetta che ci soddisfacesse e si impegnasse sia nella produzione sia nella promozione. Abbiamo fatto ascoltare il master ad Onofrio Piccolo che, appena ascoltato, si è messo in moto per produrlo nel senso più totale del termine. Devo dire che Itinera è quello che fa per noi.

Entrambi avete in comune l’amore e un lavoro costante sulla musica del vostro territorio. Oltre ad usare un linguaggio musicale comune, il jazz. In che modo trattate la musica popolare e che rapporto assume essa con il jazz?

Sì, sia io che Rocco siamo nati in posti dove il senso di appartenenza è molto forte e questo si sente anche nella musica. Penso che il jazz debba avere sempre un’apertura mentale e una predisposizione alla ricerca. Se analizziamo il passato vediamo che è stato sempre così, vedi le grandi rivoluzioni musicali. Anche il bebop era contaminato dalla canzone degli anni Venti, prendeva spunto dalle grandi song classiche e dalla musica latina; il cool dalla musica brasiliana e dalla musica classica; il free dalla musica africana unita all’avanguardia colta toccata dagli eventi politici dell’epoca. Poi ci sono musicisti che si sono creati uno stile e che hanno fatto scuola sposando le proprie radici con il jazz. Un esempio eclatante è quello del tanto amato e odiato Pat Metheny, che ha unito il jazz con il country della sua terra. Ma ce ne sono tanti altri…

 

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Enzo AMAZIO – Rocco DI MAIOLO |  Travelogue 
venerdì 18 luglio 2014, ore 21
Parco delle Acque – Pomigliano d’Arco (NA)
Ingresso gratuito

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MICHELE CAMPANELLA & JAVIER GIROTTO | Musica senza frontiere tra interpretazione e improvvisazione https://www.soundcontest.com/musica-senza-frontiere-tra-interpretazione-e-improvvisazione/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=musica-senza-frontiere-tra-interpretazione-e-improvvisazione Wed, 16 Jul 2014 23:07:17 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=speciali&p=5161 Il pianista partenopeo Michele Campanella e il sassofonista argentino Javier Girotto, ospiti del Pomigliano Jazz Festival 2014, daranno vita ad un incontro molto speciale: il progetto “Musique sans frontières”, dove affronteranno la musica di Claude Debussy e Maurice Ravel, due dei massimi esponenti dell’impressionismo musicale francese. Abbiamo intervistato il Maestro Campanella, cercando di esplorare il […]

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Il pianista partenopeo Michele Campanella e il sassofonista argentino Javier Girotto, ospiti del Pomigliano Jazz Festival 2014, daranno vita ad un incontro molto speciale: il progetto “Musique sans frontières”, dove affronteranno la musica di Claude Debussy e Maurice Ravel, due dei massimi esponenti dell’impressionismo musicale francese.

Abbiamo intervistato il Maestro Campanella, cercando di esplorare il suo universo musicale.

 

In occasione del Pomigliano Jazz Festival 2014, lei presenterà insieme al sassofonista argentino Javier Girotto, il progetto “Musique sans frontières”. Com’è nata questa idea?

Il progetto nasce da un’idea di Javier Girotto. Ci siamo incontrati in occasione di un mio concerto al Parco della Musica di Roma. Conoscevo Javier di nome, ma non lo avevo mai incontrato di persona. Mi ha espresso il desiderio di voler suonare con me, avvicinandosi alla musica classica senza toccarla e senza deformarla, attraverso un lavoro di improvvisazione. Naturalmente per me si è trattata di un’idea assolutamente nuova; non avevo mai pensato ad una cosa di questo genere. L’ho accolta con grande entusiasmo, nel senso che per me fare musica è comunque fare sperimentazione. Ci siamo incontrati e abbiamo cominciato a lavorare: abbiamo affrontato un territorio nuovo, e quindi ci siamo dovuti adattare l’uno all’altro. Abbiamo dovuto prendere le misure, capire cosa poteva fare lui sulla mia musica e cosa io potevo “concedergli”, perché in realtà io non faccio niente che non sia scritto. Viceversa lui è libero di improvvisare sulla musica, appunto senza toccarla. La scommessa è proprio questa: sovrascrivere la musica di Debussy e Ravel: qualcosa di talmente interessante da non far dimenticare l’originale, ma piuttosto aggiungere bellezza all’originale. E’ una grande sfida, ma non è una cosa così semplice.

 

Com’è maturata la scelta dei due musicisti francesi, Ravel e Debussy?

La scelta del repertorio su cui costruire il progetto è stata mia. Ci sono alcune musiche sulle quali non si può intervenire; non si possono sovrascrivere le composizioni di Beethoven o quelle di Chopin, non ha senso. Ci sono altre musiche che offrono spazi di intervento: musiche fatte più di colore che di melodia.

Ragionando in questo modo, ho formulato una serie di proposte a Javier, il quale anche per esclusione ha scelto i brani di Ravel e Debussy. C’è da dire poi che nessuno ha mai affrontato questi autori nel campo della musica jazz: molto spesso si affrontano Bach, Scarlatti, ma la musica barocca è completamente diversa. Un tipo di repertorio, quindi, assolutamente inedito per il jazz. Nella musica dei due autori francesi ho intercettato alcuni elementi ritmici e soprattutto armonici che permettono un intervento creativo.

Per me è come suonare nella mia normale attività; per Javier, invece, è sempre una scommessa. Ogni volta sono curioso di ascoltare cosa inventa; ogni volta è una creazione diversa, in linea con lo spirito del jazz.

 

E’ in preparazione un lavoro discografico del progetto? A quando l’uscita?

L’esibizione che si svolgerà per il Pomigliano Jazz Festival 2014, costituisce il battesimo del progetto; proseguiremo poi con altri concerti.

Il disco è già stato inciso e uscirà fra poche settimane per l’etichetta Cam Jazz; sono molto soddisfatto delle incisioni, anche se il lavoro discografico è completamente diverso dalle esibizioni dal vivo.

 

Qual è il suo rapporto con la musica jazz e più in generale con la musica improvvisata?

Sono d’accordo con il concetto di musica improvvisata: in realtà ormai identificare con precisione la musica jazz è cosa assai difficile.

Nutro profonda ammirazione per questo universo musicale: la mia formazione accademica di Conservatorio, risalente a circa 50 anni fa, era completamente lontana dall’ambito jazzistico. Oggi ci sono cattedre specifiche dedicate al jazz; all’epoca, parlare di questo tipo di musica era considerato “blasfemo”. Io improvvisavo, ma la mia era musica che somigliava più a Verdi che a Duke Ellington. Rimango sempre stupito, dalla fantasia, dalla bravura, dalla creatività dei musicisti jazz. Da parte mia, dunque, grande ammirazione, ma anche un certo senso di estraneità.

 

Che cos’è per lei l’interpretazione?

Una cosa difficilissima da spiegare, persino ai miei studenti. Spesso è difficile illustrare anche a chi suona lo spazio riservato alla libertà e quello riservato alla fedeltà. Ecco, libertà e fedeltà, sono due parole chiave.

La fedeltà, secondo me, quella che mi è stata insegnata da Vincenzo Vitale, fa parte di una tradizione ormai italiana: da Arturo Toscanini a Benedetti Michelangeli la fedeltà rispetto al testo, costituisce un punto fermo. Essere fedeli al testo, vuol dire limitarsi a quello che c’è scritto, ma la maggior parte non è scritto. Questo perché, da parte degli autori dell’epoca, e da parte dei compositori contemporanei, non era possibile e non è possibile scrivere tutto. Un esempio che può rappresentare bene il concetto è quello di alcuni termini, che sono pane quotidiano per i musicisti: forte e piano, allegro e adagio. Queste parole non significano niente, perché per una persona l’adagio è una cosa, per un’altra assume un significato diverso. Non è solo una questione di volume, non si tratta solo di velocità. E’ una cosa molto più sofisticata: in una partitura di Ferruccio Busoni esiste un forte dolce. Ecco, questa indicazione molto interessante, mi dice che il forte non deve essere inteso come forte nel senso di aggressivo, bensì può essere anche un forte pieno e dolce, in contrasto con quella che è la consuetudine. Nello stesso tempo il piano non deve essere molle, dolciastro, ma può essere un piano pieno di tensione. Le ho riportato questo esempio per dirle come l’interpretazione ha un margine enorme di discrezionalità, e nello stesso tempo però ha bisogno di punti di riferimento. Se si suona Beethoven si sa bene di non dover utilizzare gli stilemi ed il linguaggio che si riferiscono a Prokofiev o a Rachmaninov. C’è quindi un importante lavoro di approfondimento che dura tutta la vita, e nello stesso tempo c’è un grande spazio di creatività, sempre però rispettando il testo.

 

Lei ha più volte parlato del rapporto tra musicista e pubblico. Cosa si aspetta dal pubblico che ascolterà questo suo nuovo progetto?

E’ una bella domanda questa! In realtà non sappiamo ancora se questo progetto potrà essere proposto all’interno di stagioni di musica classica, oppure nell’ambito di festival jazz. Non ho un’idea ben chiara: glielo dico pieno di dubbi, pieno di incertezze. Da una parte il pubblico del jazz potrà rimanere sconcertato dai brani che andrò a suonare, perché non è abituato e quindi potrà stupirsi; dall’altra, proporre una cosa del genere all’interno di sale da concerto dove si esegue un repertorio “classico” potrà destare quanto meno incomprensione. Siamo quindi tra l’incudine e il martello. Non immagina quanto sia curioso di capire come sarà accolto il disco, e come andranno i concerti. Io mi aspetto di tutto: disprezzo, e al contempo entusiasmo; insomma reazioni molto contrastanti.

 

Come percepisce il panorama musicale italiano?

Ci sono delle cose estremamente contrastanti: c’è una nuova generazione di musicisti molto valida. Per anni sono stato uno dei più giovani pianisti italiani, e dietro di me c’era il vuoto. Oggi invece ci sono decine e decine di ottimi pianisti. Abbiamo avuto una generazione molto interessante; spero si possa andare avanti in questa direzione, anche se, secondo me, con la recente riforma dei Conservatori, si è commesso un grave errore. Gli allievi dei Conservatori non hanno abbastanza tempo per studiare il proprio strumento; questo perché hanno troppe altre materie su cui concentrarsi. Credo che questo errore verrà pagato molto duramente nel corso degli anni futuri.

L’Italia è un paese nel quale ci sono tante contraddizioni: un paese pieno di idee, pieno di persone di talento, ricchissimo di iniziative, che però continuamente affannano, perché ci sono delle realtà istituzionali vergognose, per cui chi lavora non sa neanche se avrà un aiuto dallo Stato, dalla Regione o dal Comune di riferimento. Lo saprà solo dopo aver finito il proprio lavoro. Questa incertezza ormai cronica, rende naturalmente la vita difficile per tutti, per chi suona, ma anche per chi organizza eventi, concerti.

Per questo motivo sono orgoglioso, da campano, di apprendere che Pomigliano Jazz sia considerato, pur tra tante difficoltà, una delle principali realtà jazzistiche del nostro paese.

 

Che progetti ha per il futuro?

Con Javier ci auguriamo di poter portare in giro il progetto “Musique sans frontiere” non solo in Italia, ma anche nel resto del mondo, soprattutto dopo l’uscita del disco.

Un altro progetto è quello in cui io dirigo l’orchestra dal pianoforte, con un repertorio mai eseguito in questo modo. Nello specifico, si tratta del “Concerto n.2 per piano e orchestra” di Brahms. Cosa che ho già sperimentato con l’Orchestra della Toscana e che realizzerò con altre orchestre.

Ho poi in programma un evento che coinvolge Moni Ovadia e l’attrice Anna Bonaiuto: una serata di melologhi, composizioni di Strauss e di Liszt, con testi recitati e commentati musicalmente al pianoforte. Una cosa molto particolare che si esegue spesso, ma mai a due voci. Per la prima volta, su mia proposta, questi testi saranno recitati non solo da una voce, ma in maniera più teatrale da due voci: una maschile e una femminile. Anche qui siamo di fronte ad un progetto di frontiera.

 

 

Michele Campanella e Javier Girotto

17 luglio 2014 – ore 21:00

Palazzo Mediceo – via Palazzo del Principe – Ottaviano

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STEFANO COSTANZO TRICATIEMPO | Alla ricerca della forma perfetta https://www.soundcontest.com/stefano-costanzo-alla-ricerca-della-forma-perfetta/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=stefano-costanzo-alla-ricerca-della-forma-perfetta Sat, 12 Jul 2014 23:24:53 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=speciali&p=5103 “Tricare il tempo” in napoletano arcaico vuol dire “avere la calma per saper aspettare che le cose prendano la forma esatta”. E’ con questo approccio alla musica, quasi filosofico, che Stefano Costanzo dà vita al progetto Tricatiempo. Uno dei gruppi più innovativi della scena campana apre la seconda serata pomiglianese del Festival.   Quali sono […]

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“Tricare il tempo” in napoletano arcaico vuol dire “avere la calma per saper aspettare che le cose prendano la forma esatta”. E’ con questo approccio alla musica, quasi filosofico, che Stefano Costanzo dà vita al progetto Tricatiempo. Uno dei gruppi più innovativi della scena campana apre la seconda serata pomiglianese del Festival.

 

Quali sono le tue esperienze musicali e quando nascono i Tricatiempo?

Nel 2000. All’inizio era un duo di musica elettronica, insieme ad un amico architetto e musicista Davide Di Franco, con il quale abbiamo fatto un po’ di cose in casa, con dei programmi molto semplici. Sempre con lui, fino al 2007, ho collaborato a delle installazioni di video arte.
La formazione ha subito una serie di evoluzioni; prima in trio: batteria, basso e Marcello Giannini alla chitarra. Dal 2006 è subentrato Marco Pezzenati al vibrafono, che ho conosciuto in Conservatorio. In seguito è entrato a far parte del progetto anche Renato Grieco al basso.
Sono stato per circa 7 anni il batterista degli Slivovitz. Collaboro con diversi jazzisti come Andrea Rea, il musicista tunisino Marzouk.
Tutte le mie energie e le mie idee però sono riposte nel progetto Tricatiempo, che potrei definire quasi un collettivo.

Quali sono le difficoltà che avete incontrato nel proporre il disco (pubblicato per l’Auand Records)? E’ un repertorio abbastanza singolare, che difficilmente viene proposto all’interno della scena musicale attuale.

Sono pochissime le possibilità per proporre quello che facciamo, che poi non rappresenta nulla di particolarmente avanguardistico: in Europa ascoltare questo tipo di musica è frequente e normale. Qui, invece, questo tipo di repertorio è visto come qualcosa di provocatorio.
In realtà, il progetto si basa su un tipo di improvvisazione collettiva, e quindi non su di una improvvisazione solistica.
Quello che ci interessa di più è il suono, il timbro, piuttosto che uno stile ben preciso in cui essere inquadrati. Tutto questo tenendo ben presente e portando avanti una identità ben precisa che possa rappresentare la nostra musica e il nostro modo di suonare.

L’incastro tra la scrittura e la composizione come avviene? Il collettivo partecipa ai vari processi che poi scaturiscono nella composizione e nell’esecuzione dei brani?

Io in genere propongo delle idee molto fragili, minimali. Poi si lavora insieme, con tanto tanto lavoro di gruppo come si usava fare nelle band fino a qualche anno fa.
La composizione in realtà è un pretesto; ci facciamo molto influenzare dalle suggestioni. Per esempio il primo brano del nostro disco, che si intitola Timanfaya, è basato su un unico voicing sul quale poi ho costruito due temi sui cui dare sfogo alla nostra improvvisazione.

 

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STEFANO COSTANZO Tricatiempo
sabato 19 luglio 2014 ore 21
Parco delle Acque – Pomigliano d’Arco (NA)
Ingresso gratuito

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RICHARD GALLIANO | Musica sulla vetta https://www.soundcontest.com/richard-galliano-musica-sulla-vetta/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=richard-galliano-musica-sulla-vetta Sat, 12 Jul 2014 23:15:12 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=speciali&p=5101 Richard Galliano sarà protagonista di uno dei concerti più attesi di quest’edizione del Pomigliano Jazz Festival. Se, come lui stesso riferisce, i luoghi influenzano la musica, il Vesuvio sarà protagonista almeno quanto il fisarmonicista francese nel rendere memorabile questo evento. E forse contribuirà anche a orientare le prossime scelte discografiche…   Astor Piazzolla diceva che […]

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Richard Galliano sarà protagonista di uno dei concerti più attesi di quest’edizione del Pomigliano Jazz Festival. Se, come lui stesso riferisce, i luoghi influenzano la musica, il Vesuvio sarà protagonista almeno quanto il fisarmonicista francese nel rendere memorabile questo evento. E forse contribuirà anche a orientare le prossime scelte discografiche…

 

Astor Piazzolla diceva che ogni musicista deve suonare la musica della sua terra. Tu a quale terra appartieni e a quale terra appartiene la tua musica?
Sì, Piazzola diceva così. In realtà con l’esperienza e la maturità comincio a dare un’interpretazione particolare a queste parole. Tutta la musica del globo deve farci sentire parte di questo mondo e dobbiamo lasciarci influenzare da qualsiasi tipo di musica, qualunque provenienza abbia.

Nonostante tu ti sia nel tempo felicemente emancipato da Piazzolla, dando vita a una musica e ad uno stile molto personale, possiamo dire che il compositore argentino condiziona indirettamente le tue scelte? Bach e Vivaldi erano due suoi amori e avevano influenzato molto la sua musica. Ora è la volta di Mozart. Da cosa deriva questa scelta?
L’incontro con Piazzolla è stato certamente molto importante per me proprio per quanto mi ha aiutato a trovare una mia strada. La musica di Bach, di Vivaldi, ora di Mozart è qualcosa che mi arricchisce enormemente.
E’ un completamento incredibile per la mia formazione e influenza certamente la mia musica. Non ho alcuna velleità di carriera in ambito classico, è un ottimo modo per continuare a studiare e a crescere.

Invece, come mai, secondo te, ogni jazzista ad un certo punto della sua carriera ritorna a Bach?
Probabilmente perché era un jazzista ante litteram. Il suo stile di musica era estremamente personale, ha dato vita a rapporti armonico-melodici fino ad allora inconcepibili. La sua musica ancora oggi, da allora, ispira e influenza ogni genere musicale.

Nella tua musica è presente la musica del mondo. Il passato dei Classici (Bach, Vivaldi, Mozart) accanto al jazz, Edith Piaf, Billie Holiday, Clifford Brown, il continente americano che incontra quello europeo. Tutto questo viene espresso attraverso uno strumento italiano. Con la tua musica hai rivelato a tutti le potenzialità della fisarmonica.
La musica che suono o che compongo nasce dall’influenza di vari generi, dal jazz alla musica popolare, dalla classica al tango.
Non c’è un genere che prevale sull’altro e forse proprio questo dà una precisa identità al mio modo di suonare. E questa mia musica è un regalo per tutti quelli che mi ascoltano.

 

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Richard GALLIANO solo | ospite Marco Zurzolo
domenica 20 luglio 2014 ore 19
Cratere del Vesuvio

posto unico 20 euro
i biglietti
si acquistano nei punti vendita del circuito TicketOnLine e su azzurroservice.net

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TOM HARRELL | Il jazz come visione del mondo https://www.soundcontest.com/tom-harrell-il-jazz-come-visione-del-mondo/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=tom-harrell-il-jazz-come-visione-del-mondo Wed, 09 Jul 2014 10:49:21 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=speciali&p=5053 Il Jazz come musica dell’infinito e dell’indefinito, democratica per eccellenza. Sound Contest intervista Tom Harrell

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Jazz come stile di vita, musica che tutto ingloba e comprende. Musica dell’infinito e dell’indefinito, democratica per eccellenza. Di tutto questo ci ha parlato Tom Harrell in vista del concerto clou della prima giornata pomiglianese del Festival. Di seguito un piccolo stralcio. L’intervista integrale è presente sul website di Pomigliano Jazz Festival.

 

Come ti è capitato di scegliere la tromba come strumento d’elezione e quali ascolti e tipo di esperienze ti hanno portato a diventare jazzista?

I miei genitori ascoltavano molta musica, incluso il jazz, così da bambino m’ero abituato ad ascoltare i dischi di Louis Armstrong. Fui subito attratto da quel tipo di suono, da quello strumento fuoriusciva qualcosa di dorato e prezioso, qualcosa che al tempo stesso richiamava la Terra e il Paradiso e che sapeva trasmettere sia la gioia che la tristezza. Come ho detto il jazz ha sempre fatto parte del mio mondo sin da ragazzino. Infatti ho iniziato a tenere i primi concerti all’età di tredici anni. Da allora ho intuito e mano a mano compreso che quella era la mia dimensione, la sola cosa che desiderassi fare e che ho poi avuto la fortuna e la volontà di trasformare nella mia carriera.

 

Come hai conosciuto Phil Woods e quali insegnamenti e impressioni hai ricavato suonando al suo fianco?

Ci siamo incontrati e conosciuti negli anni Settanta. All’epoca suonavo nella Big Band di Chuck Israel e Phil Woods era spesso l’ospite d’eccezione di quel gruppo. Nel 1979 suonai un concerto in qualità di ospite con il suo quartetto e nel 1983 mi invitò ad unirmi a quella formazione. Suonare con Phil è stata un’esperienza magnifica. Da lui ho appreso tanto riguardo alla musica e alla vita. L’ho sempre ammirato. Mi ha anche aiutato a capire l’importante relazione tra la musica classica europea e il jazz. Negli anni Sessanta, le prime volte che mi capitò di ascoltarlo e vederlo in concerto, venni a sapere che studiava clarinetto alla Julliard e che aveva come maestro Lennie Tristano. Divenuto consapevole del suo background formativo riflettei sul fatto e sulla necessità che anch’io dovessi studiare musica in un ambiente accademico.

 

Horace Silver ci ha da poco abbandonato. È stato uno dei grandi artisti e musicisti con cui hai avuto l’opportunità di suonare e lavorare nel primo periodo della tua carriera. Come senti di descriverlo e ricordarlo?

È stato uno dei più grandi innovatori di tutti tempi. Nel jazz, insieme ad Art Blakey, ha inventato il linguaggio dell’hard bop. Horace aveva una filosofia osmotica della musica e della vita. Le due cose non potevano essere separate e si influenzavano a vicenda. Sul concetto di armonia eravamo in perfetta sintonia. Comprendevamo e amavamo a vicenda le nostre direzioni e sperimentazioni armoniche. Nella sua musica dedicava soprattutto attenzione a sottolineare i dettagli armonici e i suoi relativi cambi.

 

 

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TOM HARRELL | Colors of a Dream
con Johnathan Blake, Wayne Escoffery, Ugonna Okegwo, Jaleel Shaw, Esperanza Spalding

venerdì 18 luglio 2014, ore 22
Parco delle Acque – Pomigliano d’Arco (NA)
Ingresso gratuito

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MIRKO SIGNORILE | di Locus Mood e altre storie… https://www.soundcontest.com/di-locus-mood-e-altre-storie/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=di-locus-mood-e-altre-storie Mon, 07 Jul 2014 09:37:45 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=speciali&p=5026 Il pianoforte di Mirko Signorile, l’elettronica di Marco Messina, un VJ e un quartetto d’archi nella splendida cornice di Villa Cappelli di Pollena Trocchia

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Il pianoforte di Mirko Signorile, l’elettronica di Marco Messina e un quartetto d’archi daranno vita nella splendida cornice di Villa Cappelli di Pollena Trocchia ad un concerto di straordinaria intensità. Ad accrescere la forza evocativa della musica, le immagini “mixate” da un VJ.

Di seguito un piccolo stralcio dell’intervista che il pianista barese ha rilasciato a Sound Contest e che potete leggere nella versione integrale sul website del Pomigliano Jazz Festival.

 

Ci racconti come nasce il progetto Locus Mood? Qual è l’idea di fondo? Unire più mondi musicali?

Era da tempo che io e Marco Messina sentivamo il bisogno artistico di lavorare su un progetto live. Da molto ci dicevamo che sarebbe stato bello strutturare qualcosa che ci avrebbe permesso, pur muovendoci su un terreno conosciuto, di cercare qualcosa di nuovo, e quindi di sorprendente.Quando ne abbiamo parlato con la direzione artistica del Locus Festival, abbiamo trovato subito un interesse ed un bellissimo entusiasmo. L’idea che il jazz e l’elettronica si incontrassero, però, non bastavano ad accendere il fuoco della creatività. Quello di cui c’era bisogno era un elemento classico. E quindi è stato naturale coinvolgere il Vertere String Quartet, un mio antico amore.

Il progetto l’abbiamo voluto dedicare proprio al Locus Festival, perché è un festival che rispecchia l’idea di una musica che va oltre i confini di genere e che in questo senso vuole sentirsi libera.

Cosa ha aggiunto il Vertere String Quartet?

Il Vertere String Quartet da anni collabora con jazzisti famosi come Girotto e Tamburini. Anche loro spaziano molto nelle scelte musicali e poi sono anche degli improvvisatori. Infatti nel brano Incubo del Locus Mood c’è un solo di violino ed uno di viola.

Hanno un bellissimo suono d’insieme e riescono a leggere nelle partiture molto più di quanto è scritto.

Come si articola il repertorio? E le immagini sono funzionali alla musica?

Il repertorio del Locus Mood è fatto di brani nati per l’occasione. Le basi sono state realizzate interamente da Marco, mentre le parti di pianoforte e di archi sono state scritte da me.Abbiamo realizzato gran parte del disco che uscirà all’inizio dell’anno prossimo, in studio, durante le prove per il nostro primo concerto tenuto lo scorso anno. Ogni brano ha un suo proprio carattere e una sua forza evocativa.Questo è il motivo per il quale ci piace associare la nostra musica alle immagini. Da questo punto di vista siamo molto aperti a incontri con Vj che hanno voglia di costruire qualcosa con noi.

 

 

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Locus Mood
Mirko Signorile, Marco Messina, Vertere String Quartet
martedì 15 luglio 2014, ore 19
Villa Cappelli – Pollena Trocchia (NA)
Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria
Le prenotazioni sono individuali e si effettuano on line su pomiglianojazz.com.
Infoline 081 803 2810 | 333 9506712

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POMIGLIANO JAZZ FESTIVAL | Presentata l’edizione 2014 https://www.soundcontest.com/presentata-ledizione-2014-del-pomigliano-jazz-festival/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=presentata-ledizione-2014-del-pomigliano-jazz-festival Wed, 02 Jul 2014 21:39:04 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=speciali&p=5004 Presentato il cartellone del Pomigliano Jazz Festival 2014. 11 concerti, guide all’ascolto, laboratori creativi , mostre e itinerari turistici.

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Il programma della XIX edizione di Pomigliano Jazz in Campania è stato annunciato stamane, mercoledì 2 luglio, nella conferenza stampa presso la Sala Giunta della Regione Campania, a Palazzo Santa Lucia, Napoli.
Alla conferenza hanno preso parte Onofrio Piccolo, direttore artistico, Pasquale Sommese, assessore Regione Campania al Turismo e ai Beni Culturali, Ugo Leone, presidente dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio, rappresentanti dei comuni e dei partners coinvolti nel progetto insieme ad alcuni degli artisti del Festival.

Il Festival è organizzato dalla Fondazione Pomigliano Jazz e dal Comune di Pomigliano d’Arco, con il co-finanziamento dell’Assessorato al Turismo della Regione Campania attraverso il POR Campania FESR e il sostegno del MiBACT, dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio, dei comuni di Avella, Capri, Cimitile, Ottaviano, Pollena Trocchia, Roccarainola, Sant’Anastasia, Somma Vesuviana ed in sinergia con Viaggio in Campania – Sulle orme del Grand Tour.

Ecco tutti gli artisti presenti in cartellone:

George BENSON – Mirko SIGNORILE – Marco MESSINAVERTERE STRING quartet – Kenny GARRETT quintet – Michele CAMPANELLA & Javier GIROTTO – Jim MULLEN – Julian Oliver MAZZARIELLO – Dario DEIDDA – Enzo ZIRILLI – Tom HARRELL – Johnathan BLAKE – Wayne ESCOFFERY – Ugonna OKEGWO – Jaleel SHAW – Esperanza SPALDING – Enzo AMAZIO – Rocco DI MAIOLO – Stefano COSTANZO Tricatiempo – Gonzalo RUBALCABA – Armando GOLA – Giovanni HIDALGO – Horacio “El Negro” HERNANDEZ – Stefano DI BATTISTA quartet – Richard GALLIANO – Marco ZURZOLO

11 concerti (di cui 8 ad ingresso gratuito), guide all’ascolto (accesso gratuito), laboratori creativi e spettacoli per bambini (accesso gratuito), mostre (accesso gratuito), itinerari turistici ed enogastronomici (accesso gratuito)

Tutto questo è la XIX edizione di Pomigliano Jazz in Campania.

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