OrsaraJazz Festival Archivi - Sound Contest https://www.soundcontest.com/category/speciali/orsarajazz-festival/ Musica e altri linguaggi Mon, 15 Jun 2020 07:45:50 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.1.1 MARCO CAPPELLI: Una sei corde in continua esplorazione e un sogno americano in stile italiano https://www.soundcontest.com/marco-cappelli-una-sei-corde-in-continua-esplorazione-e-un-sogno-americano-in-stile-italiano/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=marco-cappelli-una-sei-corde-in-continua-esplorazione-e-un-sogno-americano-in-stile-italiano Tue, 31 Jul 2012 22:00:00 +0000 http://soundcontest.designet.it/speciali/marco-cappelli-una-sei-corde-in-continua-esplorazione-e-un-sogno-americano-in-stile-italiano/ Chitarrista avventuroso e versatile, nonche’ improvvisatore e compositore di vaglia, Marco Cappelli e’ oggi una preziosa testa di ponte tra la fertile scena sperimentale di New York (luogo dove vive e opera da molti anni ormai) e la ricca tradizione del panorama musicale italiano. Una dicotomia culturale ed estetica che il musicista napoletano ha sempre […]

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Chitarrista avventuroso e versatile, nonche’ improvvisatore e compositore di vaglia, Marco Cappelli e’ oggi una preziosa testa di ponte tra la fertile scena sperimentale di New York (luogo dove vive e opera da molti anni ormai) e la ricca tradizione del panorama musicale italiano. Una dicotomia culturale ed estetica che il musicista napoletano ha sempre vissuto e gestito con estrema intelligenza e disinvoltura, sintetizzando caratteristiche e linguaggi differenti su piani espressivi complementari, all’insegna di collaborazioni, progetti e idee che mirano a tenere in piedi un discorso e un percorso artistico sintatticamente vario e articolato, fondato tanto sulla ricerca nel campo dell’avanguardia, della musica classica e della colta-contemporanea, quanto sulla dimensione legata all’improvvisazione, alle radici del folk e del blues o ai piu’ innovativi aspetti del pop-rock. Formatosi al Conservatorio romano di Santa Cecilia e alla Musik Akademie di Basilea, a Napoli Marco Cappelli ha subito interagito con artisti e musicisti di calibro per dar vita, nel 1993, all’Associazione Dissonanzen, promotrice di importanti rassegne concertistiche volte a diffondere e sviluppare, anche attraverso l’attivita’ dell’Ensembe Dissonanzen, un discorso sui piu’ autorevoli linguagggi e repertori della musica accademica e sperimentale, sovente collegati anche a originali proposte di danza e teatro. Trasferitosi a New York dal 2002, Cappelli ha subito trovato modo di farsi notare e collaborare con molte delle piu’ note e autorevoli personalita’ musicali della scena Downtown, suonando e incidendo con Anthony Coleman, Michel Godard, Butch Morris, Jim Pugliese, Marc Ribot, Elliott Sharp, Kato Hideki e Andrea Centazzo. Gia’ titolare di una consistente ed eterogenea discografia (contrassegnata dal marchio di etichette prestigiose quali Mode Records e Tzadik), Marco Cappelli alterna la sua intensa attivita’ musicale con quella didattica, essendo docente di chitarra classica al Conservatorio Vincenzo Bellini di Palermo e Associate Professor presso il Music Department della Columbia University di New York. Da anni amico e collaboratore del batterista siciliano Francesco Cusa, ha organizzato a New York una serie di concerti promozionali per diversi progetti del collettivo Improvvisatore Involontario. Proprio con Francesco Cusa e il bassista-contrabbassista Luca Lo Bianco, ha fondato l’Italian Surf Academy, progetto in circolazione sin dal 2010 ma solo da qualche settimana giunto al debutto discografico con l’album The American Dream (Mode Records, 2012). Marco Cappelli e Italian Surf Academy presenteranno l’album e il nuovo repertorio dal vivo (con la partecipazione della vocalist Gaia Mattiuzzi) venerdi’ 3 agosto, nella penultima serata dell’edizione 2012 dell’Orsara Musica Jazz Festival, ragion per cui abbiamo colto al volo l’occasione di fornire ulteriori dettagli sul progetto e molti altri aspetti e interessi del personaggio nell’intervista che segue.


 


 



Sound Contest: Partiamo subito dal progetto Italian Surf Academy, attivo gia’ da un bel po’ di tempo. Piu’ precisamente quando e’ sorto, su quali direttive estetiche si basa e soprattutto com’e’ nato il sodalizio con Francesco Cusa e Luca Lo Bianco?


(Marco Cappelli) Il progetto e’ nato tre anni fa un po’ per per gioco come Marco Cappelli Surf Trio quando, ricominciando a frequentare la Sicilia per motivi didattici, decisi di proporre a Luca e Francesco – musicisti con cui da tempo condividevo grande sintonia e con i quali avevo gia’ avuto occasione di collaborare – di suonare covers di surf music americana. Al tempo ero molto interessato a quelle sonorita’ poiche’ mi ero convinto – stimolato da svariate chiacchierate con Marc Ribot – che l’identita’ della chitarra elettrica passasse attraverso quella parte della cultura americana identificata dai cosiddetti B-movies e da certa musica leggera. Io, provenendo dalla chitarra classica e dalla musica contemporanea – ma avendo il background di ascolti e visioni di qualsiasi individuo della mia generazione – avevo voglia di studiare quel suono per avvicinarmi ad uno strumento che conoscevo meno.


 



“The American Dream”, il vostro album di debutto ufficiale, sarebbe gia’ un feticcio obbligato per la splendida e maliziosa immagine di copertina (a proposito chi l’ha scelta?). I generi da cui attingete (surf, twang e hot rod music, colonne sonore spaghetti western e cult B movies italiani) hanno una ricchissima tradizione e produzione di repertorio. Quali ragioni o predilezioni vi hanno portato a scegliere gli autori e i brani selezionati per il disco?


Ah Ah… la copertina – ovvia citazione del mitico Fausto Papetti – e’ di mia moglie Maria Isabel Gouverneur che ha curato la grafica di diversi miei dischi con uno stile inconfondibile… Con mia grande sorpresa in America viene ritenuta antifemminista e pure un po’ scandalosa. Pensa che io ne preferivo un’altra versione, in cui una bellissima donna nuda giaceva su una spiaggia hawaiana con un teschio tra le gambe: mi pareva piu’ azzeccata per rappresentare “The American Dream”, ma giu’ tutti a dire che era troppo esagerata e non me l’hanno fatta fare. Sia come sia, l’anno scorso abbiamo avuto occasione di fare alcuni concerti in USA, tra l’altro in particolare a New York, in diversi club di Manhattan e Brooklyn.


A quel punto ci e’ sembrato assurdo, essendo tutti e tre italiani, andare in America a suonare cover americane, pur sentendo che quei materiali in qualche modo ci appartengono … pensando a come venirne fuori, mi sono reso conto che tanti film che ho visto da bambino e da adolescente – dal western al poliziesco alla spy story –  sono accompagnati da colonne sonore che ricalcano sonorita’ surf. Allora ho messo a fuoco il paradosso: il cinema americano ha influenzato la fantasia di tanti artisti europei, che dopo la seconda guerra mondiale hanno guardato all’America come ad una sorta di Eldorado immaginario. In particolare abbiamo una corrente italiana che ha prodotto films allora definiti di serie B ed oggi oggetto di culto – penso ad esempio all’opera di  Mario Bava – e che in certi casi ha addirittura costituito un genere specifico ed ammirato come il cosiddetto “spaghetti western”. Ebbene, queste pellicole erano musicate da giovani compositori di ottima scuola e dotati di gran classe, che non a caso hanno successivamente fatto grandi carriere conquistando ruoli di primo piano proprio in America: basta pensare ad Ennio Morricone e Riz Ortolani, senza dimenticare Luis Bacalov, Armando Trovajoli, Piero Umiliani e Carlo Rustichelli, tutti nomi che troviamo nel volume “Mondo Exotica” di Francesco Adinolfi (Edizioni Einaudi, 2000), indicati come riferimenti di un genere diventato cult. Dunque ce n’e’ a sufficienza per giustificare, non senza una certa necessaria forzatura del termine “Surf Music”, il nome dato al progetto, ribattezzato come Italian Surf Academy.


 



Prima i Guano Padano e adesso voi. Due formazioni in trio che sembrano guardare verso lo stesso orizzonte. Con la differenza che nei dischi dei Guano troviamo numerosi brani originali ricchi di citazionismo e i contributi di molti musicisti ospiti, mentre l’Italian Surf Academy ha solo la sensualissima voce di Gaia Mattiuzzi e sembra proporre direttamente i modelli originali per poi effettuare su quei temi un lavoro piu’ ricercato di invenzione e trasfigurazione, per alcuni versi anche a discapito di una vena d’irruenza che nei Guano e’ piu’ marcata. Questa e’ la mia opinione. Ma a tuo avviso, cosa differenzia e cosa invece accomuna questi due progetti?


L’accostamento con Guano Padano mi onora: conosco i suoi musicisti e li stimo molto. Pensa che un promoter palermitano aveva addirittura ipotizzato un Italian Surf Festival con Guano Padano, noi e Calibro 35 … purtroppo non se ne e’ fatto niente – almeno per ora – ma e’ interessante vedere come in effetti intorno ad un genere di riferimento si coaguli il lavoro di diversi musicisti. Comunque mi sembra che la differenza con noi sia principalmente nella massiccia dose di improvvisazione che rende il nostro approccio assai caratteristico. Noi partiamo dalle “covers” per sconfinare dovunque il gioco della memoria ci porti. Dal vivo non chiudiamo mai i brani in un arrangiamento e lavoriamo in prova solo sulle sonorita’ dei materiali tematici, proprio per scoprire insieme dal vivo dove ci porta in tempo reale il flusso dei riferimenti. È un gioco molto affascinante, sempre sul filo e dunque di difficile equilibrio, possibile solo con musicisti che condividano non solo un’estetica ma anche un background culturale ed un senso dell’humour: tutto cio’ rende i componenti di Italian Surf Academy insostituibili.


Il pubblico ci segue con entusiasmo in questo percorso, e si lascia condurre in pericolosi territori “noise” forte del solido riferimento costituito da temi che riecheggiano nella memoria di ciascuno, confermando che anche le musiche piu’ difficili possono essere portate al grande pubblico scegliendo percorsi opportuni (il nostro naturalmente non e’ l’unico ma funziona!). Per quanto riguarda la presenza di Gaia Mattiuzzi nel disco, si e’ trattato di un fatto abbastanza casuale  – quando abbiamo registrato in un piccolo ma magico studio di Brooklyn lei si trovava a New York nell’ambito della rassegna di Improvvisatore Involontario da me curata – ma che si e’ rivelato una svolta nel nostro lavoro, tanto che oggi Gaia fa parte stabilmente del progetto, ridisegnato come quartetto. Dopo “The American Dream”, nostro album di debutto, pensiamo infatti gia’ al futuro con lei e con diverse altre sorprese …


 



Passiamo invece ad altre tue sfere d’azione, collaborazioni e produzioni discografiche. In che misura la tua formazione classica sulla chitarra convive con i tuoi interessi verso la musica sperimentale e contemporanea? Quale dei due aspetti, o meglio, che tipo di chitarrista, sta prevalendo in questa fase della tua carriera?


Mah, questa domanda mi mette in seria difficolta’. Io mi ostino a seguire un istinto che mi porta a passare da Italian Surf Academy a programmi solistici misti di repertorio e musiche mie e/o scritte per me, ai quintetti di Boccherini per chitarra ed archi, all’interpretazione di opere prime di compositori come Fabrizio de Rossi Re e Giovanni Sollima (con l’ABC Modern Trio, formato da me, dall’arpista Lucia Bova e dal mandolinista Avi Avital), alla straordinaria esperienza di Caged Funk (rilettura funky di John Cage con Marc Ribot e Bernie Worrell), alla scrittura ed esecuzione dal vivo di musiche per la danza (sono appena stato in tour in Corea del Sud con un’ottima compagnia newyorchese: “White Wave Young Soon Kim Dance Company”) al duo con le percussioni di Adam Rudolph …. e mi fermo qui per non annoiare, non prima di aver condiviso con voi la felicita’ per la recente notizia relativa alla presenza di un film per il quale ho scritto le musiche al prossimo Festival di Venezia: si tratta di “Intervallo”, di Leonardo di Costanzo.


Comunque va detto che non sempre questa varieta’ giova alla carriera … nel senso che rivela qualcosa di sfuggente alle categorizzazioni che, se talvolta impressiona positivamente critici ed organizzatori, talaltra li mal dispone, causa mal di mare. Io, d’altra parte, non posso farci niente se vedo tutto cio’ come il frutto di un unico pensiero musicale, che disegna percorsi che spesso comprendo davvero solo a distanza di qualche anno.


 



Cosa mi dici dell’Ensemble Dissonanzen? A quali materiali state lavorando ultimamente e come mai non e’ ancora uscita una nuova incisione dall’ultimo lavoro dedicato a Hanz Werner Henze? Che aspettative nutri dalla costituzione e dalle attivita’ promosse della rete associativa ‘Namusica?


L’Ensemble Dissonanzen e’ una pietra miliare del mio percorso, con compagni di viaggio quali Claudio Lugo, Tommaso Rossi, Ciro Longobardi, Francesco d’Errico, Marco Sannini. Nasce e si sviluppa a Napoli, mia citta’ natale, e dunque risente degli alti e bassi collegati agli umori delle amministrazioni di turno, dalle quali dipendiamo, insieme con piccole ma significative partecipazioni di sponsor privati, per le solite cose che rendono possibile l’attivita’ artistica: spazi, finanziamenti, ecc ecc.


L’attuale assessore alla cultura, pur nella crisi delle finanze, si sta mostrando particolarmente attenta alle realta’ come la nostra, e dunque prevedo una fase positiva, gia’ inaugurata a Maggio scorso con il festival ‘Namusica. Tale fase fara’ perno sulla Casina Pompeiana, uno spazio piccolo ma molto bello e centrale, che il Comune intende concedere alla rete.


È vero comunque che negli ultimi anni l’attivita’ dell’Ensemble ha virato dalle opere di repertorio che hai citato, verso territori meno definiti dall’etichetta di un genere ma non per questo meno affascinanti, come la recente collaborazione con Adam Rudolph, nostro ospite a Napoli per la seconda volta a dirigere un orchestra di circa 40 elementi da noi messa insieme. È di prossima uscita un cofanetto che documenta 20 anni (wow!) di attivita’ dell’Associazione Dissonanzen, attraverso il quale sara’ possibile ricostruire le varie fasi della nostra attivita’: ascoltare per credere!


 



Molto bello e particolare e’ stato il disco “Les nuages en France” uscito lo scorso anno e intestato al tuo trio acustico con Ken Filiano e Satoshi Takeishi. Un album che ha portato allo scoperto la tua passione per la scrittrice Fre’de’rique Vargas. Me ne vuoi parlare? Perche’ proprio lei e che relazione hai pensato di innescare tra la musica e l’universo dei suoi singolari personaggi?


L’Acoustic Trio e’ un progetto al quale tengo molto, per il quale le musiche che scrivo sono completamente originali. Devo dire che l’interplay raggiunto con Ken e Satoshi e’ straordinario: sono davvero due personaggi fantastici, sia come musicisti che come persone. Il riferimento alla letteratura “noire” e’ relativamente importante … almeno nel caso di “Les nuages en France”: si tratta piu’ che altro di un pretesto per immaginare materiali tematici e successivi sviluppi che fanno della ricerca di semplicita’ e forza ritmica il proprio baricentro. Diverso e’ il caso del materiale del prossimo CD, al quale stiamo lavorando: qui il riferimento all’opera di Maurizio de Giovanni – autore del fortunato ciclo del Commissario Ricciardi – prende spunto da un rapporto diretto con lo scrittore, insieme al quale stiamo pensando ad una collaborazione dal vivo.


 



Un’altra recente produzione, che ti ha visto direttamente coinvolto e’ stata quella relativa alle musiche contenute nel DVD “In The Shadow Of No Towers”, ispirato dall’omonimo libro a fumetti di Art Spiegelman e con la partecipazione di John Turturro. In questo caso da quali urgenze o interessi sei partito e quanto e’ stato impegnativo organizzare il prodotto finito?


Quello e’ un progetto che ha avuto una gestazione lunghissima … nato nel 2008 come “videoconcerto” a cura mia e di Syntax Error (con Daniele Ledda e Roberto Pellegrini) – proprio in occasione di una prima a Napoli per il Festival Dissonanzen – il lavoro e’ stato successivamente notato dalla Mode Records che ne ha proposto la pubblicazione in DVD a patto che si trovasse un attore americano rappresentativo che ne curasse la versione inglese del testo (recitato in italiano da Enzo Salomone). A quel punto alcuni amici che avevano lavorato a Napoli al film “Passione” mi hanno messo in contatto con John Turturro che ha accettato la proposta, consentendoci lo strike: infatti, trainato dal nome di Turturro e dello stesso Spiegelman, il DVD, che in effetti e’ molto originale, sta facendo il giro di diversi Film Festivals (Toronto, Londra, Atlanta … ed altri in cantiere). Pensa che siamo stati invitati a settembre prossimo per un live al Lincoln Center di New York … sperando che l’agenda di John lo consenta!


 



Sono stati molto apprezzati, da critica e pubblico, i tuoi precedenti album incisi con l’EGP (Extreme Guitar Project) e l’IDR (Italian Doc Remix). Pensi di rimettere mano a quelle belle situazioni e incidere nuovo materiale o dobbiamo considerarle come definitivamente archiviate?


Ho da anni in mente un EGP 2, ma e’ impossibile partire senza un finanziamento per un nuovo ciclo di commissioni: dunque puoi immaginare che con i tempi che corrono l’idea sia in stand-by. Per quanto riguarda IDR – Italian Doc Remix (quintetto con Doug Wieselman, Jose’ Davila, Ken Filiano ed il mio co-leader Jim Pugliese nonche’ con l’ospite fisso DJ Logic) invece posso qui annunciare la “ripresa delle ostilita’”: lo scorso marzo abbiamo battezzato un nuovo repertorio dedicato alla musica di Nino Rota, che insieme con il materiale sulla tradizione del Sud Italia del CD pubblicato da Itinera, costituisce il nostro nuovo corso. Non e’ facile portare in giro un sestetto con la crisi che c’e’, ma su Youtube puoi trovare dei video di IDR che dimostrano quanto forte sia questa musica. Io spero in un tour di qui a breve.


 



Da anni hai anche un progetto denominato 2 Sky Trio, che ti vede assieme al violino della talentuosa Jennifer Choi e alle percussioni koreane di Von-gu Pak. Cosa mi dici al riguardo e quando pubblicherete qualcosa?


Purtroppo 2 Sky Trio e’ il classico esempio di una splendida collaborazione che si perde per strada, a causa del frullatore a massima velocita’ in cui si vive a New York. Jennifer e’ una violinista fantastica, non a caso scelta da John Zorn per molte sue prime esecuzioni, e Vong sta portando avanti la sua ricerca che ha origine nella tradizione delle percussioni coreane con una sua rock band. Non escludo pero’ che prima o poi avremo occasione di ricominciare a suonare insieme …


 



Cosa si muove e si sente adesso a New York che ti sembra importante e interessante? Hai avuto modo di effettuare nuovi incontri stimolanti, oltre ai partners e ai musicisti con cui ti frequenti e operi gia’ abitualmente?


Io sono del parere che con l’avvento della rete il “luogo” dove le cose nuove avvengono sia sempre meno limitato ad un luogo reale e geograficamente localizzato: credo piuttosto che sia piu’ importante seguire cio’ che accade nei luoghi virtuali. Ma naturalmente le epoche storiche ed estetiche si accavallano senza lesinare dissolvenze e dunque a New York, citta’ sempre piu’ invivibile per artisti che non siano gia’ affermati o figli di papa’ senza problemi di reddito, le tendenze per me piu’ interessanti sono quelle legate alla scena dell’elettronica e della visual art, nonche’ ad una propaggine del jazz proveniente dalle ricerche ritmiche di personaggi come Steve Coleman. Un nome per tutti: Vijay Iyer.


 



Infine, oltre alla promozione del disco e ai concerti con l’Italian Surf Academy, cos’altro cuoce in pentola nell’immediato futuro?


Be’, mi sa che ne ho dette di cose. Concluderei annunciando il “release concert” dell’Italian Surf Academy in ottobre, in una serata che divideremo con i Ceramic Dog di Marc Ribot. Con Marc e Caged Funk saro’ a Parigi a dicembre, e prima dovrei passare da Napoli per attivita’ legate a ‘Namusica.


 


 


 


 




Links:


Marco Cappelli: www.marcocappelli.com


Orsara Musica Jazz Festival: www.orsaramusica.it

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STEFANO DI BATTISTA | Woman’s Land https://www.soundcontest.com/womans-land/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=womans-land Fri, 27 Jul 2012 22:00:00 +0000 http://soundcontest.designet.it/speciali/womans-land/ Si presenta con una nuova veste musicale il sassofonista Stefano Di Battista in questo nuovo progetto Woman’s Land, rispetto all’idea “che ci eravamo fatta di lui”. Sara’ stato il passaggio ad una nuova casa discografica, la piu’ piccola e attenta Alice Records. Che, nonostante non possa reggere il paragone curriculare con la Blue Note, che […]

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Si presenta con una nuova veste musicale il sassofonista Stefano Di Battista in questo nuovo progetto Woman’s Land, rispetto all’idea “che ci eravamo fatta di lui”. Sara’ stato il passaggio ad una nuova casa discografica, la piu’ piccola e attenta Alice Records. Che, nonostante non possa reggere il paragone curriculare con la Blue Note, che aveva dato alla luce diverse produzioni del sassofonista, probabilmente ha contribuito con un rapporto piu’ “familiare” (che non vuol dire assolutamente meno professionale) a dare un tono piu’ rilassato al disco.


Certamente le fasi di vita familiare del nostro Stefano gli hanno dato stimoli nuovi e diversi.


E poi ancora l’incontro con il giornalista Gino Castaldo.



 


Insomma, al di la’ delle motivazioni socio-familiari e delle congiunzioni astrali, Woman’s Land si presenta come un disco meno cerebrale e orchestralmente e compositivamente piu’ sciolto rispetto ai precedenti, con arrangiamenti serrati e asciutti. Di sicuro emotivamente piu’ diretto e cantabile.



 


Un disco dedicato alle donne, di tutte le epoche e nazionalita’. Sarebbe stata certamente una goduria poter assistere alle discussioni, ai brainstorming, che hanno portato a scegliere 11 personaggi (piu’ Alda Merini che presta la voce nella title track) storici o meno, eroine letterarie o ben radicate nel loro tempo, donne forti, anticonformiste, incapaci di accettare qualsivoglia convenzione sociale rispetto al ruolo a cui voleva destinarle il proprio mondo. Eppure mai “lista” fu piu’ variegata e pregna di significati.



 


Si parte con Mary Bloom, eroina dell’Ulisse di Joice. Melodia di pentatoniche e modalita’ creano la giusta dinamica sospensione per descrivere i tumulti interiori del personaggio. Da segnalare oltre alla materializzazione di uno scorcio di My favorite things, il primo bell’acquisto del disco, Jonathan Kreisberg, giovane chitarrista americano che si sta facendo ben conoscere anche in Italia.



 


La russa Valentina Tereskova, prima donna ad essere “spedita” (e’ il caso di dirlo) nello spazio nel lontano 1963 per celebrare la grandezza sovietica, viene vista con un funk alla 007.



 


Per celebrare Rita Levi (Montalcini), altra ribelle alle convenzioni che volevano la donna angelo del focolare, Stefano Di Battista ricorre a sua maesta’ Ivan Lins, che per l’occasione compone un testo originale per la suadente melodia del leader.



 


Dal charleston per Coco Chanel si arriva al bop di Ella, costretta a consolare col canto la propria vena artistica che avrebbe preferito scarpette e tutu’, in cui eccelle la ritmica composta nientepopodimeno che da Jeff Ballard alla batteria e Francesco Puglisi al contrabbasso. Madame Lily Devalier, altra eroina letteraria, questa volta dello scrittore Tim Robbins, gronda rhythm and blues da tutti i pori, in netto contrasto con i toni della successiva Josephine Baker, di cui si celebra la volonta’ di mettere la propria popolarita’ a servizio della lotta per l’emancipazione dei neri e a sostegno delle campagne di Martin Luther King.



 


Esplosivo il groove di Maria Lani, fascinosa modella, ma ancor piu’, abile truffatrice di famosi pittori. Convinse artisti del calibro di Chagall, Matisse e De Chirico a farle dei ritratti che le sarebbero serviti per un film. Salvo poi rubarli tutti e rivenderli alle gia’ notevoli quotazioni dell’epoca negli Stati uniti. Avventura, suspence, intrigo affidate inoltre alla tromba di Fabrizio Bosso.



 


Anna Magnani e’ di una struggente intensita’ e apre al finale in cui si celebrano due “donne” che definire diverse tra loro e’ poco, la prima legata al passato piu’ antico che riuscite ad immaginare, l’altra alla modernita’ piu’ tecnologica. Ha forse poco di rivoluzionario per se stessa Lucy, se non in quanto decisiva scoperta archeologica, l’ominide femmina di 3 milioni di anni scoperta nel 1974 in Etiopia e piu’ volte celebrata con grande emozione dai libri del suo scopritore C. Donald Johanson e ora anche dal duo Bosso/Di Battista con una melodia ariosa sostenuta dai bassi ostinati del piano di Roberto Tarenzi, che si alterna per tutto il disco con l’ottimo Julian Oliver Mazzariello. Decisamente un altro tipo di donna e’ Lara Croft, eroina virtuale di uno dei videogiochi piu’ innovativi nato piu’ di 15 anni fa. Affascinante, provocante e devota all’avventura.



 


Chiude il disco un prezioso regalo di Alda Merini che ci dona le sue riflessioni sul senso della vita accompagnata dall’evocativa title track. Dona pace e serenita’, dopo un viaggio nel tempo, nello spazio e nella musica di uno dei musicisti di punta del nostro jazz.



 


Stefano Di Battista aprira’ il XXIII ORSARA MUSICA JAZZ FESTIVAL il primo agosto con un doppio concerto. Nel primo sara’ affiancato dalla brava Nicky Nicolai per un omaggio a Mina. Nel secondo duettera’ con il grande Jerry Bergonzi, altro protagonista del Festival.



 


Per info: www.orsaramusica.it






Musicisti:


Stefano Di Battista,sax alto eamp; soprano
Jeff Ballard, batteria e percussioni
Jonathan Kreisberg, chitarra elettrica e acistica
Francesco Puglisi, contrabbasso
Roberto Tarenzi e Julian Oliver Mazzariello, pianoforte
Ivan Lins, voce in Rita Levi
Fabrizio Bosso, tromba in Josephine Baker e Madame Lily Devalier

Brani:
01. Molly Bloom
02. Valentina Tereskova
03. Rita Levi
04. Coco Chanel
05. Ella
06. Madame Lily Devalier
07. Josephine Baker
08. Maria Lani
09. Anna Magnani
10. Lucy
11. Lara Croft
12. Woman’s Land



 


Link:


Stefano Di Battista: www.stefanodibattista.eu


Alice Records: www.alicerecords.it

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RINO ZURZOLO ENSEMBLE | Wunderkammer, la “stanza dei desideri” all’Orsara Jazz Festival https://www.soundcontest.com/wunderkammer-la-stanza-dei-desideri-allorsara-jazz-festival/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=wunderkammer-la-stanza-dei-desideri-allorsara-jazz-festival Thu, 26 Jul 2012 22:00:00 +0000 http://soundcontest.designet.it/speciali/wunderkammer-la-stanza-dei-desideri-allorsara-jazz-festival/ Quasi sempre si associa l’apprendimento del “violino” ad una pratica tra le piu’ ardue e difficoltose. Pensiamo a cosa significhi poi avvicinarsi allo studio del contrabbasso, uno strumento “tecnicamente” simile al violino ma aggravato dalla sua dimensione insolita, quasi ostica, complicata dall’essere comunque uno strumento musicale – quindi, per sua natura, molto delicato – difficoltoso […]

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Quasi sempre si associa l’apprendimento del “violino” ad una pratica tra le piu’ ardue e difficoltose. Pensiamo a cosa significhi poi avvicinarsi allo studio del contrabbasso, uno strumento “tecnicamente” simile al violino ma aggravato dalla sua dimensione insolita, quasi ostica, complicata dall’essere comunque uno strumento musicale – quindi, per sua natura, molto delicato – difficoltoso anche semplicemente nel trasporto. Troppo spesso questo affascinante strumento e’ stato sottovalutato, considerato uno strumento prettamente ritmico, di accompagnamento, che molti ascoltano inconsciamente, quasi senza prestare attenzione diretta al suo apporto melodico ed armonico.

Rino Zurzolo
e’ uno dei pochi contrabbassisti capace di spostare l’asse dell’attenzione per il suono del proprio strumento verso la dimensione da protagonista che merita.
Grazie ai suoi studi classici al conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli, alle molteplici ed innumerevoli collaborazioni con i piu’ grandi musicisti nei diversi ambiti della musica, dal pop al jazz, dalla musica classica a quella etnica e popolare, Rino Zurzolo ha maturato un vasto bagaglio culturale ed un’esperienza molto variegata, tali da consentirgli di confrontarsi in qualsiasi contesto con ogni situazione musicale e di presentarsi, a pieno titolo, in veste di band leader in molti progetti ambiziosi. Com’era stato fin da neodiplomato con il gruppo Rino Zurzolo Jazz da Camera, in cui iniziava a confrontare il linguaggio del jazz con le sue origini mediterranee ed il suo ampio bagaglio culturale, fatto di studi classici, e ne aveva ricavato un nuovo modo di esprimersi, del tutto personale, che alterna con saggezza, equilibrio e gusto estetico, l’uso dell’archetto a quello del pizzico.
Interessante quindi osservare le sinergie tra i diversi generi musicali che ancora una volta e’ possibile trovare in questo Wunderkammer, uno dei suoi progetti piu’ recenti, in cui crea un’immaginaria “stanza delle meraviglie” in cui avvicina il linguaggio del jazz e della fusion alle sonorita’ etniche africane e orientali, passando per il blues e per sonorita’ oniriche mediterranee che sfiorano i filoni musicali new age.
Contrariamente a moltissimi altri suoi colleghi, che sfornano un disco all’anno, ancorche’ striminzito, per meri scopi commerciali, Zurzolo presenta i propri album – anche a grande distanza di tempo l’uno dall’altro – quando la creativita’ – progetto, composizione, studio e registrazione – permettano la creazione di un prodotto completo e ri-finito, costituito con la partecipazione di collaboratori scelti con attenzione per le caratteristiche peculiari di ciascuno e con il numero di brani funzionale alla completa espressione del concetto che ha dato luogo all’idea iniziale. In questo caso ben quindici brani, per lo piu’ originali, ed eseguiti con l’ausilio di alcuni artisti tra i piu’ significativi della scena jazzistica contemporanea non solo partenopea, capaci di apportare un valore aggiunto non trascurabile all’intero progetto.
Come – tanto per cominciare – James Senese, gran maestro ed inventore della fusion partenopea, Joe Amoruso, capace di plasmare la colonna sonora dei sogni piu’ leggeri, a Tullio De Piscopo, che domina il tempo e disegna i ritmi sui quali si dipanano le improvvisazioni melodiche; quasi superfluo sottolineare l’afflato artistico che li lega fin dai tempi della collaborazione con Pino Daniele, che ha segnato una lunga e fortunata stagione dalle loro carriere.
Ma da non trascurare sono ancora la verve ritmica di Ciccio Merolla, mago delle percussioni mediterranee, la dinamica freschezza del jazz del pianista Pino Iodice, di Riccardo Zappa, chitarrista dal cognome quantomeno “impegnativo”, del batterista Mariano Barba, del trombonista Roberto Schiano, la magia della tromba di Francois Chassagnite, il ricorrente incanto del flauto di Valentina Crimaldi. E con il cameo dell’impagabile voce del compianto Andrea Parodi, a ricreare le irripetibili atmosfere e le classiche sonorita’ della cultura sarda.

Viene quindi quasi spontaneo chiedersi quale sara’ la “camera delle meraviglie” che Rino Zurzolo proporra’ nella serata a lui dedicata all’
Orsara Jazz Festival 2012.
E’ anzitutto in parte rinnovata l’ensemble che Zurzolo ha riunito per l’appuntamento coi suoi sostenitori al prestigioso Festival foggiano.
Al piano e’ attesa
Elisabetta Serio, sempre piu’ apprezzata grazie al costante percorso di ricerca e rinnovamento ed alla progressiva maturazione della sua proposta artistica. Reduce da una recente fortunata partecipazione alla rassegna Sant’Elmo Estate 2012 di Napoli e dall’ottimo successo a seguito della partecipazione, per il secondo anno consecutivo, al Jazz Waves Festival 2012 di Sapri, la Serio ha recentemente conseguito il premio Lucca Donna in Jazz 2011.
Incaricato della sezione fiati e’ Riccardo Veno accanto a Gianfranco Campagnoli alla tromba ed alla riconfermata Valentina Crimaldi al flauto. Riconferma anche per Ciccio Merolla alle percussioni accanto a un inedito Toni Mambelli alla batteria.

Appuntamento quindi per la sera del 3 agosto, alle ore 22.00, all’Orsara Jazz Festival 2012 con la “wunderkammer” di Rino Zurzolo Ensemble.


Musicisti:


Rino Zurzolo – contrabbasso
Andrea Parodi – voce
Valentina Crimaldi – flauti
Francois Chassagnite – tromba
Marcello Ciampa – corno inglese
James Senese – sax soprano
Roberto Schiano – trombone
Joe Amoruso – tastiere
Pino Jodice – piano
Riccardo Zappa – chitarra
Mariano Barba – batteria
Tullio De Piscopo – batteria
Michele Vurchio – percussioni
Ciccio Merolla – percussioni


Brani:

01) Kantu Nou
02) Alkindi
03) Essere
04) Garcilaso
05) Rosa Mystica
06) Vita
07) Disitzzu ‘e mare
08) Albero Cosmico
09) Sentire
10) La stanza della Fenice
11) Grand Tour
12) Castillana
13) Papiri
14) Intendere
15) Wunderkammer

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JONATHAN KREISBERG | Shadowless https://www.soundcontest.com/shadowless/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=shadowless Tue, 24 Jul 2012 22:00:00 +0000 http://soundcontest.designet.it/speciali/shadowless/ E’ jazz pieno di energia quello proposto da Jonathan Kreisberg nell’ultimo Shadowless, lavoro di inediti che segue a due anni di distanza Night Songs, in cui il chitarrista americano si cimentava (coraggiosamente) con i piu’ conosciuti standards.   Uno dei complimenti piu’ graditi per un musicista e’ di non somigliare a nessuna delle proprie “guide” […]

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E’ jazz pieno di energia quello proposto da Jonathan Kreisberg nell’ultimo Shadowless, lavoro di inediti che segue a due anni di distanza Night Songs, in cui il chitarrista americano si cimentava (coraggiosamente) con i piu’ conosciuti standards.



 


Uno dei complimenti piu’ graditi per un musicista e’ di non somigliare a nessuna delle proprie “guide” musicali, a sottolineare l’originalita’ di linguaggio e visione armonica. Questo vale certamente per Kreisberg, dotato di una notevole capacita’ di “orchestrare” lo strumento senza perdere di vista l’accessibilita’ melodica. A ben vedere i suoi punti di riferimento, oltre che gli imprescindibili Holdsworth e Scofield o i piu’ “giovani” Metheny e Stern, sono soprattutto i pianisti e il loro modo di dominare armonicamente e timbricamente lo strumento. Bill Evans su tutti. Di quest’ultimo il chitarrista statunitense sembra aver incamerato alla perfezione la lezione del trio, non tanto dal punto di vista di un linguaggio che sarebbe comunque inimitabile, ma piuttosto nell’interplay, nella gestione dei suoni e dei silenzi.



 


Alla base di tutto c’e’ il blues, che ha imparato a conoscere direttamente da uno dei suoi epigoni, quel Dr. Lonnie Smith che l’ha voluto stabilmente nel suo trio e nei suoi dischi. E che non gli ha impedito di seguire idee piu’ moderne, “elettriche” e “distorte”, attraverso la pratica della fusion, del rock o del funky. Insomma una formazione a tutto tondo che solo New York poteva dare ad un musicista di talento.



 


Tutto questo e’ Shadowless. A cominciare da una ritmica (Matt Penman al contrabbasso e Mark Ferber alla batteria) che per intesa rasenta il contrappunto. Le composizioni originali testimoniano la matura scrittura di un giovane talento. Maturita’ che traspare limpida nei soli e nella capacita’ di scortare le evoluzioni del sassofono di Will Vinson, seguendolo anche all’unisono come nel caso dell’introduttiva Twenty One, in cui il dispari 7/4 non e’ di ostacolo al generale lirismo del brano.



 


Dalle tensioni dense di Stir The Stars alla melodia ovattata piano e chitarra di Shadowless il passo e’ breve. Zembe’kiko “elettrizza” una melodia tradizionale greca amplificandone esotismo e fascino. Long Like A Mercury Day e Defying Gravity allentano la tensione, inframmezzate dalla nervosa The Common Climb, con annesso trascinante assolo. Si chiude con l’unico brano non originale, la gershwiniana Nice Work If You Can Get It, swing e atmosfere tradizionali a chiudere il cerchio.



 


Shadowless e’, dunque, il perfetto biglietto da visita di un musicista gia’ completo, sintesi perfetta delle sue potenzialita’, che non manchera’ di confermarsi nelle future prove da leader o attraverso stimolanti collaborazioni. Una per tutte quella con il nostro Stefano Di Battista che l’ha voluto nell’ultimo progetto Woman’s Land.



 


Forse non a caso saranno entrambi presenti sul palco di Orsara, uno ad aprire, l’altro a chiudere la XXIII edizione dell’Orsara Musica Jazz Festival. E chissa’ che le loro note non si incontrino…




Per info: www.orsaramusica.it



Musicisti:


Jonathan Kreisberg – guitar


Will Vinson – sax


Henry Hey – piano


Matt Penman – double bass


Max Ferber – drums



 


Brani:


01. Twenty One


02. Stir the Stars


03. Shadowless


04. Zembekiko


05. Long, Like a Mercury Day


06. The Common Climb


07. Defying Gravity


08. Nice Work If You Can Get It


Links:
Jonathan Kreisberg: www.jonathankreisberg.com

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ALCESTE AYROLDI: L’evoluzione degli standard nel jazz https://www.soundcontest.com/alceste-ayroldi-levoluzione-degli-standard-nel-jazz/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=alceste-ayroldi-levoluzione-degli-standard-nel-jazz Tue, 24 Jul 2012 22:00:00 +0000 http://soundcontest.designet.it/speciali/alceste-ayroldi-levoluzione-degli-standard-nel-jazz/ Le attivita’, gli interessi e gli studi in campo musicale fanno di Alceste Ayroldi un agitatore e un promotore culturale di raro spessore, nonche’ un critico musicale tra i piu’ preparati e accreditati nella stampa musicale specializzata (collabora attualmente alle riviste Musica Jazz, Il Giornale della Musica, Andy Magazine ed e’ editor manager del web […]

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Le attivita’, gli interessi e gli studi in campo musicale fanno di Alceste Ayroldi un agitatore e un promotore culturale di raro spessore, nonche’ un critico musicale tra i piu’ preparati e accreditati nella stampa musicale specializzata (collabora attualmente alle riviste Musica Jazz, Il Giornale della Musica, Andy Magazine ed e’ editor manager del web magazine Jazzitalia). Docente di storia della musica moderna e contemporanea (Accademia Unika di Bari) nonche’ di Legislazione e Marketing dello Spettacolo presso il Centro Nazionale di Formazione Musical e Teatro Canzone di Casaleggio (RE), e’ anche componente del Comitato Scientifico del Centro Studi Diritto dello Spettacolo. Condirettore didattico della sezione musica dell’Accademia dello Spettacolo Unika e condirettore artistico del Jazz Club Ueffilo di Gioia del Colle (Bari), ha collaborato in qualita’ di consulente, responsabile della comunicazione e relatore con numerose realta’ culturali e festival del territorio italiano tra cui l’Etnafest (Catania), il Sovrano Festival (Alberobello), Il Libro Possibile (Polignano a Mare), Il Valdarno Jazz Festival (Montevarchi, Arezzo) e il Mediterraneo Jazz Festival (Isola d’Elba). Molte anche le presenze in qualita’ di membro o presidente nelle giurie di prestigiosi premi e contest nazionali quali il Premio Massimo Urbani, il Donna Jazz in Blues, il Concorso Internazionale San Nicola e Jazz By The Pool. Attualmente e’ conduttore del “Retropalco” per la rassegna Musica al Parco del Teatro Carlo Gesualdo di Avellino 2012 e coordinatore artistico del Multiculturita Europe Competition.


 



Tra i numerosi incontri e workshop inseriti nel contesto dell’attuale edizione 2012 dell’Orsara Musica Jazz Festival spiccano anche la serie di conferenze e dibattiti che Ayroldi condurra’ sull’interessantissimo tema de L’evoluzione degli standard, sicura fonte di ricche osservazioni e riflessioni su un repertorio vasto e complesso. Abbiamo cosi’ deciso di intervistare il collega per ottenere da lui opinioni sull’argomento e informazioni dettagliate su modalita’ e contenuti al centro degli incontri.


 


 



Sound Contest: Quest’anno, all’interno della XXIII edizione dell’Orsara Musica Jazz Festival, terrai una masterclass dal titolo “L’evoluzione degli standard”. Su quali presupposti teorici o basi pratiche si svilupperanno gli incontri e, soprattutto, cosa si deve aspettare di conoscere o ascoltare chi vi partecipera’?


(Alceste Ayroldi) Il breve seminario parte da un brainstorming con Lucio Ferrara, direttore artistico del festival e dalla mia idea (vecchia idea) di supportare cio’ che gli allievi dei seminari imparano durante i corsi. Il seminario intende far conoscere agli allievi dei seminari orsaresi la storia e i profili estetici dei brani che gli stessi studieranno durante le attivita’ didattiche. Cosi’ da poter far comprendere l’essenza dei brani che saranno studiati ed eseguiti e conoscere le pieghe storiche delle loro evoluzioni e dei loro arrangiamenti. Tutto cio’ con l’ausilio di materiali audio/video nonche’ apposite dispense. Gli incontri saranno finalizzati, inoltre, a insegnare i metodi di ricerca sia nella letteratura jazzistica, che in quella storica in generale.


 



Per il modo in cui hai pensato di organizzare questo specifico (e non facile) argomento quali autori e materiali hai selezionato e per quali ragioni?


Come dicevo, i brani e gli autori sono direttamente collegati a cio’ che gli allievi affronteranno durante i seminari di strumento. Quindi, possiamo dire che le scelte sono obbligate. Un ruolo centrale e d’ossequio (anche per il centenario della nascita) sara’ nei confronti di Gil Evans e del suo rapporto con Miles Davis. Un supporto imprescindibile sara’ dato dai video e audio che saranno ascoltati proprio per evidenziare le differenze stilistiche e ricondurre le stesse nei profili storici, geografici ed etnici. Ovvio che il discorso sarebbe gigantesco, ma dovro’ (dovremo) far conto con i tempi ristretti. Cerchero’, comunque, di focalizzare l’attenzione almeno su cinque standard.


 



Di solito quando si parla di “standard” nel jazz ci si riferisce a repertori suddivisi nel tempo nelle tipiche quattro categorie del jazz tradizionale, classico, moderno e contemporaneo (dove per contemporaneo si vuole spesso intendere un periodo che non va oltre la stagione del free jazz). Qual e’ il tuo punto di vista su questa suddivisione?


In generale sono contrario alle scatole chiuse ermeticamente. Le suddistinzioni dal punto di vista musicale sono sempre piuttosto antipatiche e, oggi, ancor piu’ anacronistiche. La musica si e’ evoluta e si evolve e non c’e’ nessuno che, di buon mattino, si e’ svegliato dicendo: “da oggi inizia il jazz moderno”! E’ questo filo rosso che, fin troppo spesso, si perde: il jazz – come ogni musica – si dipana nel corso del tempo e risente del fluire storico degli eventi. Poi, la critica e gli storici della musica, per propria comodita’ hanno creato degli scaffali dove classificare i dischi.


 



A tuo parere quali proprieta’ intrinseche (o necessarie) possono far assurgere una composizione allo status di “standard”?


Non esiste la formula o la pozione per diventare “standard”: e’ un gioco imprevedibile, una serie di alchimie che lo rendono tale per mano del genio che ne ha fatto una lettura-capolavoro.


 



Proprio riguardo al concetto di “evoluzione”, cosa impedisce a certi autori e musicisti di oggi, anche e soprattutto a quelli che operano nelle aree piu’ sperimentali e/o d’avanguardia, di produrre nuovi standard per le future generazioni? In altre parole, si arrivera’ un giorno ad aggiornare con temi scritti e registrati negli ultimi vent’anni il repertorio degli standard?


Impedimenti non ce ne sono: e’ una questione di mentalita’ e anche di tempo. Di scrittura bella, interessante e nuova ce ne e’ tanta, ma non tutti sono pronti a condividerla e renderne il giusto merito. Confido nell’apertura mentale delle nuove generazioni e spero nell’apporto dei Maestri, affinche’ spostino la loro attenzione anche su altre vie. Il problema e’ che, comunque, prima di affrontare il presente e guardare il futuro, bisogna sempre rendersi conto del passato. E, spesso, per i piu’ giovani questo e’ ancora poco conosciuto: e’ difficile comprendere i contenuti di un brano d’avanguardia o sperimentale se non si ha chiaro da dove esso provenga. E la provenienza e’ da ricercare sempre nel passato.


 



Sempre piu’ spesso si nota il ripiego ad altri modelli o standard estranei al genere del jazz. Pensiamo agli EST, a Brad Mehldau, Vijai Iyer, Max De Aloe o addirittura all’ultimissimo Enrico Rava che saccheggiano da autori del pop e del rock. Cosa significa cio’? Una scarsita’ di buoni temi melodici e armonici nel contemporaneo universo del jazz da cui ricontestualizzare l’ispirazione e le proprie capacita’ d’improvvisazione?


Piaggeria, in molti casi. In altri v’e’ una ricerca magari dettata da un’antica passione e, in altri ancora, l’arrivo in rada. E, ancora, esigenze di mercato, un mercato sempre piu’ asfittico che cerca di accaparrarsi il maggior numero possibile di pubblico, attingendo ad altri universi sonori. E’ un pò la copia carbone del fenomeno dei cantanti pop caduti in disuso che si dedicano – da qualche tempo – al jazz, ahime’, riempendo club e teatri e toccando la pancia di alcuni organizzatori.


 



Chi sono stati, nel periodo passato e nel piu’ vicino presente, coloro che, a tuo avviso, hanno favorito proprio questa evoluzione degli standard? E per quali ragioni?


Tutti i musicisti dotati di buon senso, di buona visione storica, di grande orecchio, un pizzico di genialita’ e una spruzzata di sana follia. Il tutto condito dall’assenza di invidia e dal gioioso spirito di partecipazione e condivisone che, oggi, limita moltissimo questa meravigliosa pratica.


 



C’e’ qualcosa che ti preme di aggiungere o sottolineare sull’argomento alla fine di questa conversazione?


Se oggi c’e’ crisi (e nel settore musicale e’ da tempo in atto) e’ anche perche’ vi e’ un pericoloso crollo di ideali e di cultura. Cerchiamo di rimboccarci le maniche e iniziamo a ricostruire cio’ che il passato ci ha consegnato, ammodernandolo, ma non dimenticandolo. E allontaniamo gli idola specus e fori di baconiana memoria: personali pregiudizi e comunicazione sbagliata hanno demolito gia’ parecchio.


 


 


 




Links:


Orsara Musica Jazz Festival: www.orsaramusica.it


 

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GREG HUTCHINSON: quando il ritmo scorre nelle vene https://www.soundcontest.com/greg-hutchinson-quando-il-ritmo-scorre-nelle-vene/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=greg-hutchinson-quando-il-ritmo-scorre-nelle-vene Tue, 17 Jul 2012 22:00:00 +0000 http://soundcontest.designet.it/speciali/greg-hutchinson-quando-il-ritmo-scorre-nelle-vene/ Se si cerca un esempio di musicista pre-destinato alla carriera artistica, con l’estro innato per la musica, dotato fin dalla nascita di talento intrinseco, desideroso solo di poter esprimere quanto prima il proprio bagaglio artistico, quello del batterista Gregory Hutchinson e’ l’esempio giusto.   Il 1970, anno in cui Hutchinson nasceva, segnava l’inizio di un’epoca […]

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Se si cerca un esempio di musicista pre-destinato alla carriera artistica, con l’estro innato per la musica, dotato fin dalla nascita di talento intrinseco, desideroso solo di poter esprimere quanto prima il proprio bagaglio artistico, quello del batterista Gregory Hutchinson e’ l’esempio giusto.



 


Il 1970, anno in cui Hutchinson nasceva, segnava l’inizio di un’epoca di profondi cambiamenti nel panorama musicale mondiale, ed il giovanissimo Greg ne fu egli stesso, piu’ o meno inconsapevolmente, profondamente influenzato.



 


Ma, come sempre, molteplici e variegate sollecitazioni contribuiscono a sviluppare le inclinazioni di un ragazzino; il padre di Greg, percussionista, gli aveva fornito un certo background culturale basato sulla centralita’ della musica nel quotidiano; la madre possedeva numerosissimi dischi di diversi generi, dal blues al soul, al funky e al jazz, raccolti negli anni e, in buona parte, ereditati da suo padre e da suo nonno.


La soul-music, propria dei suoi anni, la quotidianita’ del contatto con la musica di suo padre, l’ascolto dei dischi materni e l’iniziale folgorazione della ritmica di Philly Joe Jones, costituirono il crogiolo in cui si andava formando il groove musicale di Hutchinson: il desiderio – come lui stesso affermava – di “far cantare” la sua batteria come Charlie Parker, che ascoltava costantemente dai suoi dischi, faceva “cantare” il suo sax. Un’ambizione molto grossa, che l’ha portato presto a grosse soddisfazioni.



 


Coloro – amici e parenti – che l’avevano visto armeggiare con le percussioni, lo avevano invogliato ben presto a suonare inizialmente in una band e ad approfondire i suoi studi alla Manhattan School of Music. Fu scritturato non ancora ventenne, ma le sue esperienze nel jazz raggiunsero presto un altissimo livello attraverso le collaborazioni con calibri di grande levatura artistica, come, inizialmente, quella col trombettista Red Rodney e, successivamente, con la cantante Betty Carter e il saxofonista Joe Henderson.



 


In seguito il suo nome sara’ associato a quello di Roy Hargrove, del pianista Aaron Goldberg, del saxofonista Joshua Redman ed al contrabbassista Reuben Rogers, che contribuiranno ad evidenziare, nel linguaggio jazzistico di Hutchinson, gli aspetti piu’ moderni ed evoluti, certamente piu’ rivolti alla ricerca e distaccati dalla visione del jazz classico praticato nelle collaborazioni dei suoi inizi. A questo percorso evolutivo e alla completezza e versatilita’ della sua formazione artistica si associa un costante impegno nel campo dell’insegnamento che si concretizza preferibilmente con momenti di scambio in termini di bagaglio culturale, di forme espressive e di esperienze artistiche.



 


Greg Hutchinson sara’ docente di batteria ai Seminari Internazionali di Musica Jazz programmati nell’ambito dell’Orsara Musica Jazz Festival dal 30 luglio al 4 agosto 2012.


Per info: www.orsaramusica.it

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Tutti i nomi dell’ORSARA MUSICA JAZZ FESTIVAL 2012 https://www.soundcontest.com/tutti-i-nomi-dellorsara-musica-jazz-festival-2012/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=tutti-i-nomi-dellorsara-musica-jazz-festival-2012 Mon, 16 Jul 2012 22:00:00 +0000 http://soundcontest.designet.it/speciali/tutti-i-nomi-dellorsara-musica-jazz-festival-2012/ ORSARA MUSICA JAZZ FESTIVAL dal 30 luglio al 4 agosto Orsara di Puglia (Fg) www.orsaramusica.it Torna in provincia di Foggia dal 30 luglio al 4 agosto Orsara Musica Jazz Festival giunto alla sua XXIIIesima edizione. Seminari internazionali e produzioni originali nella rassegna che fa parte della rete dei Festival “Five Festival Sud System”, sostenuta dal […]

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ORSARA MUSICA JAZZ FESTIVAL

dal 30 luglio al 4 agosto

Orsara di Puglia (Fg)

www.orsaramusica.it

Torna in provincia di Foggia dal 30 luglio
al 4 agosto Orsara Musica Jazz Festival giunto alla sua XXIIIesima
edizione. Seminari internazionali e produzioni originali nella rassegna
che fa parte della rete dei Festival “Five Festival Sud System”,
sostenuta dal Progetto Puglia Sounds. Tra gli ospiti Jerry Bergonzi,
Antonio Ciacca, Rachel Gould, Steve Kirby, Greg Hutchinson, Lucio
Ferrara, Nicky Nicolaj e Stefano Di Battista Quartet, Italian Surf
Academy, Jonathan Kreisberg, Rino Zurzolo.

Dal 30 luglio al 4 agosto torna in provincia di Foggia per il ventitreesimo anno consecutivo l’Orsara Musica Jazz Festival, il festival jazz piu’ longevo della Puglia, manifestazione che dal 1990 propone concerti, seminari, attivita’ divulgative, conferenze e interazioni fra differenti espressioni artistiche. Da alcuni anni si caratterizza come luogo di pratica musicale e riflessione sull’improvvisazione, caratteristica determinante del jazz, intesa anche come pratica di vita quotidiana. Il festival nel corso degli anni ha abituato il numeroso pubblico a cartelloni per intenditori caratterizzati dalla presenza di grandi personalita’ musicali e numerosi progetti speciali, produzioni originali e concerti in esclusiva.

 

Il Festival prendera’ il via con i seminari internazionali di musica jazz che, anche quest’anno, saranno condotti da docenti di rilievo internazionale: Jerry Bergonzi, considerato uno dei punti di riferimento del sax tenore moderno terra’ una masterclass dal titolo “Inside Improvvisation”, il pianista e compositore di origini tedesche Antonio Ciacca interverra’ sul tema “The Music Business”, l’appuntamento con la masterclass di canto sara’ con Rachel Gould, una delle voci jazz piu’ apprezzate negli Stati Uniti e in Europa, “La ritmica e l’interplay” e’ invece il titolo del workshop di Steve Kirby, contrabbassista statunitense che da oltre 25 anni suona e registra con i migliori musicisti della scena jazz mondiale, sullo stesso tema interverra’ anche il batterista Greg Hutchinson musicista dalle doti tecniche poderose e impeccabili che traduce in uno swing raffinato. La direzione dei corsi e’ affidata a Lucio Ferrara jazzista italiano che si e’ esibito con alcuni dei grandi nomi del jazz mondiale e che nell’ambito della rassegna di seminari terra’ una masterclass di chitarra. Novita’ assoluta di questa edizione e’ il corso di “Composition and Jazz Arrangement” di Michele Corcella, docente di Composizione presso al Conservatorio di Udine, pluripremiato in diversi concorsi di composizione e’ arrangiatore e direttore d’orchestra. Inoltre al critico musicale Alceste Ayroldi e’ affidata una masterclass dal titolo “L’evoluzione degli standards”. Le giornate dei workshop saranno chiuse ogni sera dalle jam session insieme ai docenti e sara’ previsto un saggio finale che coinvolgera’ tutti gli iscritti che riceveranno un attestato di frequenza.

 

Ma il festival ospita soprattutto quattro giorni di concerti che dalle ore 21.00 presso Largo San Michele vedranno sul palco grandi personalita’ musicali e alcuni progetti speciali.

 

Mercoledi’ 1 agosto il Festival si apre con il concerto dell’Orsara Jazz Student Performance. Alle 22.00 appuntamento, in collaborazione con Festival D’Arte Apuliae, con Nicky Nicolaj e Stefano Di Battista Quartet che presenteranno lo spettacolo “Io Mina e le altre”, nel quale rivisitano in chiave “fusion/jazz” i piu’ gradi successi della cantante dagli esordi ad oggi. Sul palco con la cantante e il sassofonista ci saranno anche Roberto Terenzi (piano), Roberto Pistolesi (batteria), Daniele Sorrentino (contrabbasso). A seguire il quartetto incontrera’ il sassofonista Jerry Bergonzi.

 

Giovedi’ 2 agosto, dopo l’apertura riservata agli studenti all’Orsara Jazz Student Performance, alle ore 22.00 concerto dedicato alle musiche di Thelonious Monk con la partecipazione del quintetto composto da Jerry Bergonzi (sax), Greg Hutchinson (batteria), Steve Kirby (contrabbasso), Antonio Ciacca (piano), Lucio Ferrara (chitarra).

 

Venerdi’ 3 agosto la serata si apre con Italian Surf Academy, gruppo composto da Marco Cappelli (chitarra), Francesco Cusa (batteria e percussioni), Luca Lo Bianco (basso). Nel progetto “fingendo” di rivisitare il patrimonio tradizionale americano degli anni ’60 e ’70, il chitarrista sviluppa quel suono downtown che ha assimilato sperimentando al fianco dei piu’ importanti nomi dell’area newyorchese. Alle 22.00 sul palco l’ensemble guidato da Rino Zurzolo (contrabbassista napoletano che ha collaborato, tra gli altri con Gato Barbieri, Chet Baker, Bob Berg, Vladimir Denissenkov, don Cherry, Bill Cobham, Steve Gadd, Toots Thielemans, Trilok Gurtu, Ustad Nisha Khan, Nana’ Vasconcellos, Giorgio Gaber, Mia Martini, Giorgia, Tullio De Piscopo, Enzo Gragnaniello, James Senese e Napoli centrale, Riccardo Zappa); e composto da Valentina Crimaldi (flauto), Riccardo Veno (fiati), Gianfranco Compagnoli (tromba), Elisabetta Serio (piano), Ciccio Merolla (percussioni), Toni Mambelli (batteria).

 

Il Festival si chiude sabato 4 agosto con il concerto finale degli allievi e delle allieve dei workshop e l’assegnazione del Lucky Award (ore 20.00 presso il Cortile Palazzo Baronale) e a seguire sempre in Largo San Michele con l’esibizione del quartetto guidato dal chitarrista statunitense Jonathan Kreisberg (chitarra) e composto da Orlando Le Fleming (basso), Will Vinson (sax alto), Colin Stranahan (batteria).

 

L’Orsara Musica Jazz Festival fa parte della rete dei Festival Five Festival Sud System, sostenuta dal Progetto Puglia Sounds – P.O. FESR Puglia 2007 – 2013 Asse IV.

 

PROGRAMMA XXIII ORSARA JAZZ
FESTIVAL 

30 luglio – 4 Agosto 2012

CONCERTI eamp; PERFORMANCE

 

1/8/2012  21,00 Orsara –
Largo S. Michele  

ORSARA JAZZ
STUDENT PERFORMANCES

 

22,00 Orsara – Largo S. Michele (In collaborazione con Festival D’Arte Apuliae)

NICKY NICOLAI E
STEFANO DI BATTISTA QUARTET – “IO MINA e le Altre”

STEFANO DI BATTISTA (Sax),
NICKY NICOLAJ (Canto), ROBERTO TERENZI (piano), ROBERTO PISTOLESI (batteria),
DANIELE SORRENTINO (contrabbasso)

 

23,30 Orsara – Largo S. Michele

STEFANO DI BATTISTA
QUARTET meets JERRY BERGONZI

STEFANO DI BATTISTA (Sax),
JERRY BERGONZI (Sax), ROBERTO TERENZI (piano), ROBERTO PISTOLESI (batteria),
DANIELE SORRENTINO (contrabbasso)

 

 

2/8/2012   21,00 Orsara –
Largo S. Michele

ORSARA JAZZ
STUDENT PERFORMANCES

 

22,00 Orsara – Largo S. Michele

BERGONZI/CIACCA/KIRBY/FERRARA/HUTCHINSON
QUINTET – PORTRAITS OF THELONIOUS MONK

JERRY
BERGONZI (Sax), GREG HUTCHINSON (Batteria), STEVE KIRBY (Contrabbasso), ANTONIO
CIACCA (Piano), LUCIO FERRARA (Chitarra)

 

 

3/8/2012   21,00 Orsara  – Largo S. Michele

ITALIAN SURF ACADEMY

MARCO CAPPELLI (Chitarra),
FRANCESCO CUSA (Batteria e Percussioni), LUCA LO BIANCO (Basso)

 

22,00 Orsara  – Largo S. Michele 

RINO ZURZOLO ENSEMBLE

RINO ZURZOLO (Contrabbasso,
Direzione), VALENTINA CRIMALDI (flauto), RICCARDO VENO (fiati),
GIANFRANCO CAMPAGNOLI (tromba), ELISABETTA  SERIO (piano),
CICCIO MEROLLA (percussioni), TONI MAMBELLI (batteria)

 

 

4/8/2012   20,00 Orsara –
Cortile Palazzo Baronale

WORKSHOP FINAL
CONCERT

Assegnazione Lucky Award 

22,00 Orsara – Largo S. Michele

JONATHAN
KREISBERG QUARTET

JONATHAN KREISBERG (Guitar), ORLANDO LE
FLEMING (Bass), WILL VINSON (Alto),  COLIN STRANAHAN (Drums)

Info
www.orsaramusica.it

 

Ufficio stampa
Societa’ Cooperativa Coolclub
Piazza Baglivi 10, Lecce
Tel e Fax: 0832303707 – 3394313397
ufficiostampa@coolclub.it

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ANTONIO CIACCA QUINTET | Lagos Blues https://www.soundcontest.com/lagos-blues/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=lagos-blues Tue, 10 Jul 2012 22:00:00 +0000 http://soundcontest.designet.it/speciali/lagos-blues/ Antonio Ciacca e’ uno di quei musicisti che, per bravura, preparazione culturale e apertura mentale, sono riusciti ad incidere e a lasciare il segno nei luoghi piu’ alti della Musica. E’ uno dei pochi italiani perfettamente integratisi nel mondo dello spettacolo e del jazz americano (mi vengono in mente solo Fabio Morgera o Roberta Gambarini, […]

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Antonio Ciacca e’ uno di quei musicisti che, per bravura, preparazione culturale e apertura mentale, sono riusciti ad incidere e a lasciare il segno nei luoghi piu’ alti della Musica.


E’ uno dei pochi italiani perfettamente integratisi nel mondo dello spettacolo e del jazz americano (mi vengono in mente solo Fabio Morgera o Roberta Gambarini, mi perdonino gli altri). Dall’incontro con Wynton Marsalis, che lo “promosse” direttore della programmazione del Jazz at Lincoln Center, fino alla cattedra di Business of Jazz alla Julliard School di New York e all’attuale incarico al Setai Hotel, uno dei luoghi attualmente cult della vita musicale americana, in cui suona e cura la programmazione, il percorso e’ stato faticoso ma pieno di soddisfazioni… e soprattutto non alla portata di tutti.



 


E dire che Ciacca l’America l’aveva incontrata a Bologna, citta’ scelta da Steve Grossman per la sua nuova vita italiana. Proprio Grossman, di cui divenne allievo, lo incoraggio a trasferirsi a New York, suggerendogli i maestri giusti e trovandogli una sistemazione.



 


A distanza di quasi vent’anni da quell’incontro il pianista foggiano ospita il suo mentore nel suo sesto disco da leader e secondo per Motema Music dopo Rush Life (2008).



 


Lagos Blues e’ una perla rara per repertorio e interpreti e nella scelta dei brani, cosi’ come il Rush Life, si predilige la commistione tra pezzi originali dei musicisti del gruppo e standard. Ma qui, a differenza che nel precedente, inevitabilmente al centro della scena vi e’ il duo dei tenori, Steve Grossman e Stacy Dillard, che riportano alla mente altri duetti celebri, uno per tutti gli eleganti Coleman Hawkins e Ben Webster.



 


Antonio Ciacca firma, oltre a tutti gli arrangiamenti, Lagos Blues, che infiamma subito l’ascoltatore con ritmo latino e incedere potente, oltre alla delicata Nicòs Song. Grossman risponde al fuoco col blues modale Take The D Train, in cui la spinta di Ulysses Owens eccita i tenori, e con la ballad Nicoletta, dedicata alla musicista modenese e allieva Nicoletta Manzini. Body And Soul e’ ogni volta una sfida, ma nella versione in oggetto si respirano idee nuove, soprattutto nell’accompagnamento di Ciacca, che riesce ad essere originale mantenendo fermo equilibrio e gestione della densita’ sonora. Whims Of Chambers, blues di Paul Chambers, si traduce in groove puro e crudo con annesso felice assolo di Kengo Nakamura al contrabbasso. Chiude il disco un medley dedicato a Duke Ellington: il solo piano di Reflections In D introduce una corale In A Sentimental Mood.



 


Insomma un disco molto ben suonato e registrato, in cui emergono oltretutto le pregevoli doti di arrangiatore di Antonio Ciacca che speriamo di poter ascoltare presto nell’imminente (ormai da un pò…) Bouncing With Benny, in cui i pezzi del pianista sono suonati dalla Jazz Heritage Orchestra e dal Benny del titolo… Benny Golson!



Musicisti:
Antonio Ciacca – piano
Kengo Nakumura – double bass
Ulysses Owens – drums
Stacy Dillard -tenor sax
Steve Grossman – tenor sax


Brani:
01. Lagos Blues
02. Take The D Train
03. Nicoletta
04. Whims Of Chambers
06. Nico’s Song
06. Body And Soul
07. Reflections In D/In A Sentimental Mood


Links:


Antonio Ciacca: www.twinsmusic.it


Motema Records: www.motema.com




 


Antonio Ciacca sara’ docente di pianoforte ai Seminari Internazionali di Musica Jazz programmati nell’ambito dell’Orsara Musica Jazz Festival dal 30 luglio al 4 agosto 2012.


Per info: www.orsaramusica.it

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LUCIO FERRARA: tante novita’ ad Orsara per i Seminari Internazionali di Jazz https://www.soundcontest.com/lucio-ferrara-tante-novita-ad-orsara-per-i-seminari-internazionali-di-jazz/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=lucio-ferrara-tante-novita-ad-orsara-per-i-seminari-internazionali-di-jazz Sun, 03 Jun 2012 22:00:00 +0000 http://soundcontest.designet.it/speciali/lucio-ferrara-tante-novita-ad-orsara-per-i-seminari-internazionali-di-jazz/ Abbiamo incontrato Lucio Ferrara, chitarrista tra i piu’ apprezzati in ambito internazionale, appena un anno fa, in occasione dell’uscita di “It’s all right with me”, lavoro che ha visto la collaborazione tra gli altri di uno straordinario Lee Konitz.Stavolta vogliamo saperne di piu’ sulla prossima edizione dei Seminari Internazionali di Jazz in programma nel mese […]

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Abbiamo incontrato Lucio Ferrara, chitarrista tra i piu’ apprezzati in ambito internazionale, appena un anno fa, in occasione dell’uscita di “It’s all right with me”, lavoro che ha visto la collaborazione tra gli altri di uno straordinario Lee Konitz.
Stavolta vogliamo saperne di piu’ sulla prossima edizione dei Seminari Internazionali di Jazz in programma nel mese di agosto nell’ambito dell’Orsara Musica Jazz Festival.
In qualita’ di responsabile dei corsi ci ha raccontato delle consolidate certezze e delle interessanti novita’ per gli allievi…



 


Partiamo dal tuo ultimo lavoro “It’s all right with me” [qui la recensione del disco]. A un anno dall’uscita come e’ stato accolto? Quali pareri hai riscontrato?


Un ottimo risultato. Ho ricevuto moltissime e positive recensioni e occasioni di presentarlo in vari Festival come La Spezia Jazz e in club come la Casa del jazz di Roma e a New York nel giugno scorso.



Quali altre collaborazioni sono partite quest’anno e quali progetti sono in cantiere?


Progetti ce ne sono tanti. Tra giugno e luglio di quest’anno registrero’ a New York un nuovo lavoro, senza piano perche’ vorrei sviluppare soprattutto l’aspetto contrappuntistico. Poi c’e’ in cantiere la realizzazione del CD Orsara Suite registrato l’anno scorso, con Jerry Bergonzi, Antonio Ciacca, Jim Rotondi, Mark Sherman, John Webber, Joe Farnsworth. Per quanto riguarda le collaborazioni, oltre ai sopracitati, l’anno scorso a New York ho suonato con Lew Tabakin, Joe Magnarelli, Rodney Green, Paul Gill e Peter VanNostrand.


E’ stato certamente un anno molto intenso per te, tra concerti in giro per il mondo e attivita’ didattica. E intanto ti appresti a ripartire…


Gia’, a giugno riparto per New York dove suonero’ al Fat Cat, l’Hotel Setai e altri Club. A fine giugno saro’ al Rochester Jazz Festival poi nuovamente a NY. Di ritorno in Italia, invece, faro’ un tour con Bergonzi, Ciacca, Greg Hutchinson tra Sardegna e sud Italia, tra cui una settimana ad Orsara, dove si svolgera’ la nona edizione dei Seminari Internazionali di Musica Jazz. Ad ottobre ritorno a New York e ci restero’ per un lungo periodo, visto che ora sono iscritto al sindacato dei musicisti in Usa.


Tornerai appena in tempo per seguire un’altra tua creatura, quel festival di Orsara che ti vede responsabile della parte seminariale. Proprio l’intensa attivita’ didattica caratterizza positivamente questo festival come uno dei piu’ apprezzati d’Italia.
Quali sono le novita’ di quest’anno??


In effetti, da nove anni, la didattica ha assunto un ruolo da protagonista all’interno del Festival. Tra le novita’ di quest’anno, c’e’ la collaborazione con l’Universita’ di Manitoba (Canada), ma arriveranno studenti anche dall’Austria e da altri paesi europei. Tra i docenti, invece, oltre a Ciacca, Bergonzi, Rachel Gould e il sottoscritto alla chitarra ci saranno, per la prima volta, Greg Hutchinson, Steve kirby e Michele Corcella.


L’edizione di quest’anno ruotera’ attorno alla figura di Gil Evans e alle piccole formazioni Jazztet di Benny Golson, a quelle di Gerry Mulligan e di Chet Baker. Verra’ attivato un corso di arrangiamento e composizione e in parallelo un concorso di arrangiamento attraverso cui valorizzeremo i compositori europei.


Purtroppo mi duole notare che il Festival vedra’ la partecipazione di una maggioranza di studenti stranieri anziche’ italiani, sopratutto italiani di Puglia. Bisogna attivarsi anche sotto questo aspetto, cioe’ capire come trasmettere entusiasmo ai nostri conterranei.


Mi parli anche di tutte le iniziative rivolte ai ragazzi?


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Aperte le iscrizioni ai SEMINARI INTERNAZIONALI di ORSARA JAZZ https://www.soundcontest.com/aperte-le-iscrizioni-ai-seminari-internazionali-di-orsara-jazz/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=aperte-le-iscrizioni-ai-seminari-internazionali-di-orsara-jazz Mon, 14 May 2012 22:00:00 +0000 http://soundcontest.designet.it/speciali/aperte-le-iscrizioni-ai-seminari-internazionali-di-orsara-jazz/ Jerry Bergonzi, Antonio Ciacca, Rachel Gould, Steve Kirby, Greg Hutchinson e Lucio Ferrara fra i docenti delle masterclass in programma dal 30 luglio al 4 agosto organizzate dall’Orsara Musica Jazz Festival Sono aperte le iscrizioni per partecipare alla nona edizione di Orsara Jazz Workshop, ciclo di seminari internazionali di musica jazz, che si terranno ad […]

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Jerry Bergonzi, Antonio Ciacca, Rachel Gould, Steve Kirby, Greg Hutchinson e Lucio Ferrara fra i docenti delle masterclass in programma dal 30 luglio al 4 agosto organizzate dall’Orsara Musica Jazz Festival





Sono aperte le iscrizioni per partecipare alla nona edizione di Orsara Jazz Workshop, ciclo di seminari internazionali di musica jazz, che si terranno ad Orsara di Puglia, in provincia di Foggia, dal 30 luglio al 4 agosto. I seminari sono tra i punti di forza della ventitreesima edizione dell’Orsara Musica Jazz Festival che punta ad arricchire le proprie attivita’ offrendo un’attivita’ formativa residenziale che rappresenta una straordinaria occasione per entrare nel mondo del jazz e approfondirne i linguaggi attraverso la guida e l’esperienza di docenti internazionali.



 


Anche questo ciclo di workshop sara’ condotto da docenti di rilievo internazionale: Jerry Bergonzi, considerato uno dei punti di riferimento del sax tenore moderno terra’ una masterclass dal titolo “Inside Improvvisation”, il pianista e compositore di origini tedesche Antonio Ciacca interverra’ sul tema “The Music Business”, l’appuntamento con la masterclass di canto sara’ con Rachel Gould, una delle voci jazz piu’ apprezzate negli Stati Uniti e in Europa, “La ritmica e l’interplay” e’ invece il titolo del workshop di Steve Kirby, contrabbassista statunitense che da oltre 25 anni suona e registra con i migliori musicisti della scena jazz mondiale, sullo stesso tema interverra’ anche il batterista Greg Hutchinson musicista dalle doti tecniche poderose e impeccabili che traduce in uno swing raffinato. La direzione dei corsi e’ affidata a Lucio Ferrara jazzista italiano che si e’ esibito con alcuni dei grandi nomi del jazz mondiale e che nell’ambito della rassegna di seminari terra’ una masterclass di chitarra. Novita’ assoluta di questa edizione e’ il corso di “Composition and Jazz Arrangement” di Michele Corcella, docente di Composizione presso al Conservatorio di Udine, pluripremiato in diversi concorsi di composizione e’ arrangiatore e direttore d’orchestra. Inoltre al critico musicale Alceste Ayroldi e’ affidata una masterclass dal titolo “L’evoluzione degli standards”.



 


Le giornate dei workshop saranno chiuse ogni sera dalle jam session insieme ai docenti e sara’ previsto un saggio finale che coinvolgera’ tutti gli iscritti che riceveranno un attestato di frequenza. Per il secondo anno consecutivo torna poi la New York Experience, iniziativa che  prevede la selezione di alcuni allievi dei seminari che avranno la possibilita’ di esibirsi a New York nell’ambito dell’Italian Jazz Days previsto in autunno 2012; infine anche per questa edizione sono previste alcune borse di studio (ancora in fase di definizione) destinate agli allievi piu’ meritevoli. Nell’ambito della rassegna si svolgera’ anche la II edizione del premio Lucky Award, riconoscimento riservato agli arrangiatori che sara’ assegnato nel corso delle giornate di seminari.


BORSE DI STUDIO e PREMI 2012


NEW YORK EXPERIENCE 2012


Anche per il 2012 saranno assegnate Borse di Studio per New York: durante i seminari verranno selezionati allievi che si esibiranno nell’ambito dell’ l’Italian Jazz Days manifestazione musicale che cade nell’autunno 2012.


ITALIAN JAZZ DAYS: manifestazione musicale che si svolge dal 2009 a New York City (USA) dedicata al jazz e ai musicisti di origine italiana. Fra i protagonisti delle diverse edizioni Joe Lovano, Joey Di Francesco, George Garzone, Antonio Ciacca, John Patitucci, Lucio Ferrara, Rosario Giuliani. Nell’edizione 2011, svoltasi nel mese di ottobre, e’ stato protagonista il pianista allievo dei Seminari di Orsara 2011 Alberto Pibiri.


 


MANITOBA JAZZ CAMP (CANADA) 2013


Nuova importante e prestigiosa partnership internazionale per i Seminari di Orsara: saranno assegnate due borse di studio, da fruire in Canada a Winnipeg nell’estate 2013, destinate ad allievi dei Seminari di Orsara 2012 specificamente selezionati. Sei allievi provenienti dall’Universita’ di Manitoba parteciperanno al Summer Camp di Orsara.


MANITOBA UNIVERSITY (Winnipeg, Canada): Fra le maggiori Universita’ Canadesi, fondata nel 1877, e’ frequentata da 26,000 studenti, rilascia circa 90 tipi di laurea e diplomi in tutti i campi.


Faculty Of Music – Jazz Summer Camp: Fra le faculty dell’universita’ c’e’ la Faculty Of Music e in questa facolta’ sono attivi i corsi di Jazz (Jazz Studies). Ogni anno si svolge il The University of Manitoba Jazz Camp: “A jazz experience for all ages: Junior and Senior High School and University Students, Instrumental and Vocal Musicians, and Music Educators with an interest in Jazz”


Director of Jazz Studies: Il direttore dei Jazz Studies e’ Steve Kirby, che ai seminari di Orsara 2012 terra’ i corsi di Contrabbasso, Combos e la Masterclass “La ritmica e l’interplay”


 


SEMINARI DI ORSARA MUSICA 2013


Iscrizione gratuita all’edizione 2013 dei Seminari Jazz Internazionali di Orsara per un allievo.


CONCERTI PRESSO IL JAZZ CLUB “CANTINA  BENTIVOGLIO” (BOLOGNA)


Assegnazione per il quarto anno consecutivo della Borsa di Studio Cantina Bentivoglio 2013: possibilita’ offerta ad un gruppo di allievi dei Seminari 2012 di costituire una band ed esibirsi nella primavera 2013 in tre concerti di seguito con un ingaggio del Jazz Club bolognese,  fra i maggiori in Italia.
Vincitori della Borsa 2012:
GABRIELLA FAVARO Voce, MATTEO PREFUMO Chitarra, ISABELLA RIZZO Contrabbasso, SIMONE DANESI batteria


 


CONCERTO PRESSO IL JAZZ CLUB “NON SOLO JAZZ” (FOGGIA)


Assegnazione, per il secondo anno, della Borsa di Studio Non Solo Jazz: possibilita’ offerta ad un gruppo di allievi dei Seminari 2012 di costituire una band ed esibirsi in un concerto presso il Jazz Club foggiano.


LUCKY AWARD


Nel corso dei Seminari 2012 si svolgera’ la seconda edizione del premio LUCKY AWARD riservato agli allievi arrangiatori. Vincitore dello scorso anno: Dario Germani.


 


 


 


 


Orsara Musica Jazz Festival e’ Il festival jazz piu’ longevo della Puglia, dal 1990 propone concerti, seminari, attivita’ divulgative, conferenze e interazioni fra differenti espressioni artistiche. Da alcuni anni si caratterizza come luogo di pratica musicale e riflessione sull’improvvisazione, caratteristica determinante del jazz, intesa anche come pratica di vita quotidiana. Il festival nel corso degli anni ha abituato il numeroso pubblico a cartelloni per intenditori caratterizzati dalla presenza di grandi personalita’ musicali e numerosi progetti speciali, produzioni originali e concerti in esclusiva. Dal 2003 il festival propone inoltre attivita’ seminariali e workshop residenziali che raccolgono docenti ed allievi dall’Italia e dall’estero rendendo il piccolo centro dauno (Foggia) luogo privilegiato di sperimentazione e formazione.



 


Le iscrizioni ai workshop sono gia’ aperte, per partecipare e’ necessario compilare il form presente sul sito www.orsaramusica.it.



 


Contatti:


Info corsi e didattica


3473028534 – seminari@orsaramusica.it


Informazioni sul posto, vitto, alloggio:


3284815505 in alternativa


n. verde 800106822 (gratuito)


da lunedi’ – venerdi’ ore ufficio

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