FRANZ LISZT: il romanziere del pianoforte…nato 200 anni fa!

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Povero Franz Liszt! Il piu’ grande pianista di tutti i tempi da un punto di vista tecnico, l’uomo che ha innovato la tecnica stessa dello strumento con il suo sovrumano virtuosismo, oltre a lasciare alla letteratura dello strumento in questione pagine meravigliose da un punto di vista espressivo, e’ stato visto da una buona parte della critica, sostanzialmente, come una creatura meccanica che snocciolava note senza palpiti emotivi, a differenza dei suoi coetanei e colleghi di tastiera Schumann e Chopin.


Grande ingiustizia, innanzitutto, per un uomo generoso e amante della propria arte: le trascrizioni che egli compi’ a tutto spiano sulle produzioni dei musicisti che aveva ascoltato e prediligeva (Beethoven, Berlioz, Mozart, Rossini, Verdi) servirono piu’ di ogni articolo giornalistico o passaparola che dir si voglia a divulgare la loro musica, per l’appunto, in Europa, ed a riconoscerle il meritato credito di cui gode tuttora: la sua, di musica, invece…


Un mio amico studente di conservatorio disse una volta che gli “Studi di esecuzione trascendentale” lisztiani (parlava di alcuni in particolare) non riusciva proprio ad eseguirli da un punto di vista fisico: “ci vorrebbe un’estensione delle dita quasi sovrumana, o ci vorrebbero sei o sette dita per mano”, furono le sue indimenticabili parole. Aggiunse pure che, come nella favola di Esopo della volpe e l’uva, la difficolta’ esecutiva della musica suddetta spingeva gli incapaci a rinchiuderla nel ghetto quasi di un esercizio ginnico fine a se’ stesso, bollandola come mera esibizione di tecnica e basta: il fatto e’ che, da parola precisa del musicologo Arnold Schering, “il semplice suono del pianoforte stimolava in Liszt la facolta’ creatrice….. Le qualita’ sensuali del suono lo inebriavano”.


Da cio’ derivava un certo lasciarsi andare che e’ indubbiamente presente nella sua produzione, un compiacimento insistito che lo contraddistingue in alcuni momenti: del resto, bisogna pure immaginare il contesto…nu’ bello guaglione che durante i suoi concerti causava vere e proprie scene di isterismo fra le fanciulle presenti, con scene di giubilo pari a quelle degli artisti rock: pare che alcune di loro svenissero addirittura, per l’emozione di vederselo davanti. E allora, in una simile situazione, potrebbe pure starci che il Nostro sfoggiasse tutto il proprio repertorio di effetti, trovate e trucchi scenici, per dir cosi’: nel corso dei suoi 75 anni, egli avra’ modo di approfondire l’aspetto maggiormente intimista e profondo dell’esistenza umana sia all’interno delle sue composizioni ( nei pezzi piu’ tardi sfiora addirittura l’atonalita’, abbandona la facile melodia e si pone come diretto precursore di Debussy e Schonberg, si pensi un po’!), sia dentro la propria vita; al culmine di una crisi mistica determinata dalla morte di due suoi figli (per la primogenita Blandine scrisse la bellissima composizione La notte) divenne abate, e negli ultimi anni si dedico’ principalmente alla creazione di opere sacre.


Un personaggio molto complesso, il caro Franz: viaggiatore instancabile in vari paesi d’Europa, mecenate e mentore di artisti giovani e sconosciuti da lui provvisti dei mezzi per studiare ed esibirsi, uomo immerso completamente nei sommovimenti politici del diciannovesimo secolo che attraverso’ quasi per intero. Ascoltando il famosissimo valzer di Mefisto, si nota immediatamente la differenza strutturale con i valzer dei compositori a lui prossimi in tutti i sensi (anagrafico ed artistico): quelli indicano chiaramente la dolcezza e soavita’ di una vita a corte allietata dalle feste serali per il sovrano od Imperatore del periodo, questo, nel suo furore espressivo ed iconoclasta, nella sua timbrica poderosa, e’ la trasposizione in musica dei moti del 1848: nuove classi e soggetti sociali irrompono sulla scena del mondo, ed il suono tonante del pianoforte lisztiano e’ la colonna sonora ideale del loro arrivo fragoroso.


Percio’ e’ giusto ricordarlo a 200 anni dalla nascita, percio’ e’ giusto ribadire che, se la poesia della tastiera bianco e nera viene sommamente da Chopin, la prosa viene da Liszt: e spero che la mia modesta prosa spinga qualche lettore/trice dell’articolo ad ascoltare una delle sue innumerevoli creazioni artistiche. Sarebbe il miglior regalo per un cosi’ importante anniversario.