Video Archivi - Sound Contest https://www.soundcontest.com/category/recensioni/video/ Musica e altri linguaggi Mon, 15 Jun 2020 08:18:46 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.1.1 DIEGO MORENO | Bella Chao https://www.soundcontest.com/bella-chao/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=bella-chao Fri, 03 Apr 2020 18:13:27 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=recensioni&p=23993 Una versione del tutto inedita di Bella Ciao, anzi Bella Chao, eseguita dall’ormai “nostro” cantante italo-argentino Diego Moreno che, in omaggio alle sue origini, ci offre un arrangiamento molto originale, fortemente improntato al gusto folkloristico sudamericano

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Diego Moreno
Bella Chao

2020

Dal 3 aprile sarà disponibile la 4° serie della serie TV spagnola La Casa di Carta (La Casa de Papel) distribuita sulla piattaforma Netflix, che sarà ambientata anche in Italia e in cui saranno presenti diversi omaggi alla canzone pop italiana, da Ti Amo di Umberto Tozzi al Centro di Gravità Permanente di Franco Battiato.

Nella stessa data sarà presentato un nuovo video con una versione molto particolare di Bella Ciao, anzi Bella Chao, eseguita dall’ormai “nostro” cantante italo-argentino Diego Moreno che, in omaggio alle sue origini, ci offre un arrangiamento molto originale, fortemente improntato al gusto folkloristico sudamericano, caratterizzato dal suono del charango.

Il brano aveva già fatto parte di un album di brani dedicati alla vita del “Che” e alla resistenza in sud america, prodotto musicalmente da Diego Moreno Project e ideato dal noto produttore discografico Roy Tarrant, ed aveva ricevuto particolari riconoscimenti dalla SIAE già all’epoca del suo primo lancio, per l’originalità dell’arrangiamento.

Nell’immaginario collettivo la canzone Bella Ciao è intesa a tutti gli effetti come l’inno della Resistenza Italiana simbolo della lotta contro il Fascismo, sebbene diversi studiosi e musicologi, dal dopoguerra e fino ai giorni nostri, abbiano controbattuto nel cercare di difendere o smontare questa tesi.

Oggi – poco importa chi abbia ragione o torto – resta il fatto che Bella Ciao si è universalmente affermata, in Italia prima, ma da diversi anni anche in tutto il resto del mondo, come simbolo della libertà, del potere democratico del popolo e della lotta alle disuguaglianze. Il brano è stato tradotto in quasi tutte le lingue e quasi ovunque ha assunto la medesima valenza, specialmente nei paesi del Sud America più spesso martoriati da derive autoritarie, al punto da essere spesso utilizzato in altre parti del mondo per esaltare e omaggiare l’Italia e la sua cultura.

Bella Ciao ha fatto parte della colonna sonora anche delle prime serie TV de La Casa di Carta perché il protagonista ha un pensiero fisso per il concetto di “resistenza” e canta spesso Bella Ciao che gli è stata insegnata da suo nonno, il quale l’aveva imparata in Italia durante la guerra al Fascismo, e lui l’ha insegnata a sua volta a tutti i componenti della sua banda. Ecco come una storia vera si intreccia alla fantasia di un film e come Bella Ciao diventa un tema ricorrente.

Fortemente emozionante e coinvolgente, la Bella Chao in versione Moreno, che ascoltiamo in questo nuovo video, riesce ad evocare perfettamente le ritmiche e le sonorità del mondo andino, proiettando immediatamente l’ascoltatore in una dimensione diversa, quasi di sogno, e proiettando la sua immaginazione verso mondi esotici e realtà lontane e fantastiche.

Il brano è disponibile anche su YouTube in un bel video promo per la regia di Davide Aronica e sarà riproposto in un prossimo progetto discografico di Diego Moreno, Singoli, che uscirà nel prossimo autunno.

Inutile negare come i nostri giorni, costretti a restare chiusi nell’isolamento per combattere una ben diversa guerra, abbiano molte affinità con il sentimento di resistenza e con la resilienza necessarie a vincerla.

E chissà che anche la bellissima versione di Bella Chao di Diego Moreno, non possa essere, ancora una volta, un piccolo aiuto per evadere, per “resistere” e per vincere la nostra battaglia.

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FONDAZIONE POMIGLIANO JAZZ | vesuviusjazz – storie di jazz in campania https://www.soundcontest.com/vesuviusjazz-storie-di-jazz-in-campania/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=vesuviusjazz-storie-di-jazz-in-campania Wed, 10 Jul 2019 17:59:29 +0000 http://www.soundcontest.com/?post_type=recensioni&p=22231 Chi conosce Onofrio Piccolo, patron dell’etichetta discografica Itinera, sa bene che è una vera e propria fucina di idee e di progetti, a volte talmente tanti, che è materialmente impossibile realizzati tutti insieme. Ma non è mai capitato che ne abbia dimenticato o trascurato qualcuno, alla fine riesce a portarli tutti in porto.  Ed è […]

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Fondazione Pomigliano Jazz
vesuviusjazz – storie di jazz in campania
Martin Eden & Fondazione Pomigliano Jazz
2018

Chi conosce Onofrio Piccolo, patron dell’etichetta discografica Itinera, sa bene che è una vera e propria fucina di idee e di progetti, a volte talmente tanti, che è materialmente impossibile realizzati tutti insieme. Ma non è mai capitato che ne abbia dimenticato o trascurato qualcuno, alla fine riesce a portarli tutti in porto.  Ed è da quando ho cominciato a conoscere le sue iniziative che lo sento parlare del suo desiderio di documentare, di riassumere, racchiudere, mettere a bilancio, le varie esperienze che ha totalizzato intorno alle sue diverse creature, prima su tutte il Pomigliano Jazz Festival.

Nato quasi dal nulla nel 1996 – erano anni difficili, in una cittadina operaia, travagliata, la cui economia ruotava attorno al grande stabilimento automobilistico Alfa Romeo “Alfasud”, sorto tra il 1968 ed il 1972 – il Pomigliano Jazz Festival riuscì, grazie alla collaborazione con Umbria Jazz, a portare Herbie Hancock alla sua prima edizione. Da quel momento c’è stato, anno dopo anno, un crescendo ininterrotto di successi, dati dall’avvicendarsi di nomi prestigiosi ma anche e soprattutto dalla miriade di iniziative originali che vedevano materializzarsi inedite contaminazioni di queste grandi star internazionali con i mille talenti musicali che andavano nascendo sul territorio.
Non sono mancati nomi indimenticabili che sono poi diventati, negli anni, grandissimi amici e ospiti abituali del festival, come il grande pianista Chick Corea, il saxofonista Archie Shepp, il batterista Famoudou Don Moye, il pianista Enrico Pieranunzi col clarinetto magico di Gabriele Mirabassi, il pianista cubano Omar Sosa, il saxofonista Benny Golson, il pianista Bobo Stenson, e moltissimi altri.
Proprio in questo consisteva il punto di forza del Pomigliano Jazz: dare valore e scena ai musicisti campani accanto ai mostri sacri del panorama jazzistico nazionale internazionale. Appuntamenti annuali costanti e ininterrotti, eventi spesso gratuiti ed aperti a tutti, in luoghi incantevoli, con iniziative e session inedite ed originali. Un esempio su tutti l’Orchestra Napoletana del Jazz, diretta dal maestro Mario Raja, che raggruppa moltissimi tra i maggiori esponenti del jazz campano e che ogni anno organizza concerti con la partecipazione della star “di turno”, sempre di risonanza internazionale.
Da alcuni anni, proseguendo nel suo precorso di evoluzione e crescita, il PJF è diventato itinerante ed ha affrontato la sfida di invitare il pubblico non più solo ad ascoltare buona musica, ma anche ad apprezzare la cultura e le bellezze dei luoghi, e non più solo nella città di Pomigliano d’Arco ma anche dei borghi più significativi del comprensorio vesuviano, valorizzando così, nel suo insieme, l’offerta artistica e quella culturale ed enogastronomica dei luoghi.
In questa chiave si è innestata Green Jazz, una rigorosa campagna mirata alla promozione degli aspetti ecologici, alla fruizione consapevole dei luoghi, all’attenzione, al rispetto ed alla salvaguardia nella natura, al risparmio energetico ed all’utilizzo di materiali riciclati e riciclabili, alla raccolta differenziata ed al riciclo dei rifiuti.
Si è così avviato, in collaborazione con l’Ente Parco Nazionale del Vesuvio, VesuviusJazz, che ha visto la variegata offerta di concerti svolgersi in luoghi diversificati e prestigiosi quali il Castello Mediceo di Ottaviano, la Cattedrale di Madonna dell’Arco, l’Anfiteatro Romano di Avella, la Villa Augustea di Somma Vesuviana, l’area naturale dei Conetti Vulcanici del Carcavone di Pollena Trocchia, il Museo Emblema di Terzigno e, fiore all’occhiello della manifestazione, l’incantevole cornice del Cratere del Cono Vulcanico del Vesuvio.
In quest’ultimo luogo, in particolare, si sono esibiti diversi artisti spesso con progetti originali assieme a musicisti campani. A titolo esemplificativo citiamo il fisarmonicista francese Richard Galliano che nel 2014 si è esibito in session col sassofonista napoletano Marco Zurzolo, nel 2015 Maria Pia De Vito ha cantato accompagnata dalla tromba di Enrico Rava e dalla chitarra di Roberto Taufic, nel 2016 Enzo Avitabile ha presentato il suo progetto Vesuvius Ascension, ispirato all’orizzonte musicale di John Coltrane con contaminazioni multiculturali, accompagnato dall’indimenticato Rino Zurzolo al contrabbasso e da Ashraf Sharif Khan al sitar. Nel 2017 è stata la volta del flicorno di Paolo Fresu e del bandoneòn di Daniele di Bonaventura, nel 2018 quella del clarinettista Louis Sclavis in duo con il violoncellista Vincent Courtois.
Per la particolare fragilità dei luoghi e per interferire il meno possibile con la delicata e rara fauna dei luoghi i concerti sono sempre rigorosamente acustici e il pubblico è invitato a non applaudire ma semplicemente ad agitare le mani al vento in segno di apprezzamento.
I nomi che abbiamo potuto citare in queste poche righe, senza voler fare torto a tutti gli altri, sono riferiti soltanto ad alcuni singoli eventi degli ultimi anni, ma rendono l’idea della complessità e della vastità della macchina organizzativa che gira attorno ad una grande e impegnativa iniziativa culturale, che rinnova le sue proposte da oltre venti anni attorno al simbolo dell’origine della storia di Napoli e dintorni: il Vesuvio.

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SOSTIENE BOLLANI su RAI 3 https://www.soundcontest.com/sostiene-bollani-su-rai-3/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=sostiene-bollani-su-rai-3 Tue, 20 Sep 2011 22:00:00 +0000 http://soundcontest.designet.it/recensioni/sostiene-bollani-su-rai-3/ Non puo’ che far piacere che ogni tanto, mamma Rai, si ricordi che esiste anche la buona musica, oltre le canzonette da sottoscala e certi personaggi ed interpreti su cui sarebbe meglio stendere un pietoso velo. Ma, si sa, il jazz – come d’altronde il teatro – e’ un genere di nicchia o, come dicono […]

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SOSTIENE BOLLANI su RAI 3
Rai 3
2011

Non puo’ che far piacere che ogni tanto, mamma Rai, si ricordi che esiste anche la buona musica, oltre le canzonette da sottoscala e certi personaggi ed interpreti su cui sarebbe meglio stendere un pietoso velo. Ma, si sa, il jazz – come d’altronde il teatro – e’ un genere di nicchia o, come dicono alcuni, di elite, e fa ascolti ridotti, quindi una trasmissione come Sostiene Bollani non puo’ che andare su Rai 3 – con tutto il rispetto per la terza rete della Rai che e’, nei fatti, prima in termini qualita’ e serieta’ dei palinsesti – e non prima di mezzanotte o giu’ di li. Se puo’ essere di consolazione al buon Bollani, ci sono state – precedenti illustri – diverse trasmissioni, passate poi alla storia della televisione, che hanno subito la stessa sorte; ad esempio quasi tutte quelle di Renzo Arbore, passate in seconda o terza serata. Cosi’ un telespettatore, che abbia anche un pò di cervello nella scatola cranica, deve tediarsi per ore tra una miss e qualche commentatore sportivo piu’ o meno demente, aspettando assonnato che si arrivi a una certa ora.

Stefano Bollani e’ un ottimo divulgatore e comunicatore, sa usare la parola bene quasi come il piano e sfrutta tutte le sue doti di simpatia, oltre alle sue indiscusse capacita’ artistiche, per accattivarsi le simpatie del pubblico. La trasmissione, connotata nella prima puntata da qualche lieve sbavatura e da qualche incertezza giustificabile dalla necessita’ di rodare gli ingranaggi della formula, e’ abbastanza fluida, una sorta di guida all’ascolto che si pone proprio l’obiettivo di raccontare, in modo lieve, certi elementi della storia della musica in generale, e del jazz in particolare, con qualche riferimento alla musica classica e sinfonica. Nella prima puntata, Stefano Bollani e’ stato accompagnato dai musicisti danesi del suo Danish Trio, Jesper Bodilsen al contrabbasso e Morten Lund alla batteria e da una simpatica Caterina Guzzanti nel ruolo di presentatrice-interlocutrice-spalla. Molto interessanti anche gli ospiti; una brava Irene Grandi che – purtroppo solo di tanto in tanto, e non si capisce perche’ – ci sorprende dedicandosi al blues ed al jazz e mostrando cosi’ di essere quell’artista completa e di classe che non appare cosi’ compiutamente quando si dedica ad altri generi musicali, certamente piu’ redditizi in termini economici; poi un ottimo Gabriele Mirabassi al clarinetto, uno di quei musicisti di grandissimo rilievo, che gravitano nel mondo del jazz nostrano, che non ha, a nostro avviso, la dose di notorieta’ che meriterebbe a causa, forse, della sua eccessiva modestia.


Stefano Bollani non e’ nuovo alle trasmissioni televisive, in passato si e’ a volte presentato – pur sempre con le mani su un pianoforte – anche nel ruolo di mattatore, nella parte del comico o dell’imitatore o nel proporre la parodia di una canzone o di un cantante. Questo “a causa” o “per merito” del suo carattere, e chi lo conosce sa bene che Stefano e’ fatto proprio cosi, anche nella vita privata. Ma proprio questo suo modo di presentarsi in TV gli ha talvolta attirato, talvolta, le critiche di alcuni colleghi che ritengono che il suo atteggiamento scanzonato tolga in qualche modo “serieta’” al concetto di musica jazz ed alla figura di musicista.

A giudicare dall’esito della prima puntata di Sostiene Bollani si puo’ affermare che la formula della trasmissione e’ sul giusto binario, con un equilibrio tra una buona valenza didascalica e un giusto contenuto di simpatia tale da essere bene accettata anche da un pubblico non specialista, che magari non e’ grandissimo intenditore di jazz ma e’ attratto e vuole avvicinarsi a questo genere musicale. Non deve essere questo, d’altronde, lo scopo della televisione generalista?

Sostiene Bollani, Rai 3, poco prima della mezzanotte.

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FRANK CASSENTI – MICHEL PETRUCCIANI | Letre a’ Michel Petrucciani – Concert Solo https://www.soundcontest.com/letre-a-michel-petrucciani-concert-solo/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=letre-a-michel-petrucciani-concert-solo Tue, 02 Jun 2009 22:00:00 +0000 http://soundcontest.designet.it/recensioni/letre-a-michel-petrucciani-concert-solo/ Tutti, al giorno d’oggi – o quasi – sanno come un computer sia formato da una ferraglia piu’ o meno grande, al centro della quale batte un cuore, un quadretto di silicio, nero, chiamato CPU, in grado di interpretare programmi complessi che permettono a quella ferraglia di compiere prodigi, produrre suoni, immagini ed elaborazioni grafiche. […]

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Frank Cassenti - Michel Petrucciani
Letre a’ Michel Petrucciani – Concert Solo
Dreyfus Jazz
2008

Tutti, al giorno d’oggi – o quasi – sanno come un computer sia formato da una ferraglia piu’ o meno grande, al centro della quale batte un cuore, un quadretto di silicio, nero, chiamato CPU, in grado di interpretare programmi complessi che permettono a quella ferraglia di compiere prodigi, produrre suoni, immagini ed elaborazioni grafiche.


Questa immagine viene prepotentemente in mente guardando il film-documento di Frank Cassenti sugli esordi di Michel Petrucciani.


Un pianoforte, Steinway o Bosendorfer, a coda, da gran concerto, e’ solo un’elegante ferraglia, un’inerte meraviglia tecnologica che prende vita solo quando un elemento scatenante, un processore, un piccolo grande cuore pulsante, come il nostro Michel Petrucciani, ne prende il controllo ed esegue un programma ineffabile, che gira nella sua mente, unico, perfetto ed originale, simile a nessun altro, e realizza un prodigio musicale unico ed ineguagliabile.



Il film Letre a’ Michel Petrucciani, di Frank Cassenti, del 1983, dai tratti malinconici e sommessi, mostra Michel in un’eta’ difficilmente definibile – poco piu’ di un ragazzo – che prova prima un concerto con personaggi del calibro di Charles Lloyd al sax tenore, Lee Koniz al sax alto ed Aldo Romano alla batteria, e che racconta alcuni degli aneddoti della sua vita che ho citato in un modesto omaggio a Petrucciani gia’ pubblicato sulle pagine di questo magazine qualche mese fa. Mi ripetero’ solo per sottolineare ancora una volta la forza d’animo, la naturalezza e la grandezza artistica in cui sapeva trasformare i suoi limiti. Le prove, gli scherzi, le serate al ristorante con amici, colleghi e collaboratori, sono documentata da Cassenti in una malinconica cornice che sintonizza e catalizza la nostalgia che Michel ha lasciato nell’animo di chi lo ha conosciuto, ha collaborato con lui, o lo ha solo apprezzato da ascoltatore.


Il documento che segue, un Concert Solo di Michel Petrucciani per Jazz in Marciac, del 1996, sempre diretto da Frank Cassenti, e’ un autentico capolavoro, che assume ancor piu’ importanza in relazione alla relativa rarita’ di documenti del grande pianista prematuramente scomparso. Il sottotitolo del film e’ indovinatissimo – A Musical Masterpiece – e la dice tutta la standing ovation, appena dopo il primo brano. Non mi e’ possibile, in veste di commentatore, aggiungere altre parole, valutazioni o commenti ad una prestazione di questo tipo, senza correre il rischio di apparire banale ad un lettore attento e consapevole di “chi” e “che cosa” parliamo.


Nella sezione bonus del DVD due interviste, una di parte, al chitarrista Tony Petrucciani, padre di Michel, che racconta alcuni particolari poco conosciuti della vita del figlio Michel, ed un’altra, super partes, al batterista Aldo Romano, che condivise con lui una parte dalla sua carriera. Ancora interessanti aneddoti sulla sua vita breve ma, cio’ che traspare particolarmente, e’ l’intensa e profonda stima dell’amico-collega.



Una pecca non trascurabile dell’iniziativa della Dreyfus Jazz che e’ doveroso sottolineare e’ la – indubbiamente grave – mancanza di sottotitoli in italiano…


Links:


MICHEL PETRUCCIANI – UNA METEORA NELLA STORIA DEL JAZZ

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BRUNI SABLAN | Auguri col Mother Teresa Tribute https://www.soundcontest.com/auguri-col-mother-teresa-tribute/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=auguri-col-mother-teresa-tribute Fri, 19 Dec 2008 23:00:00 +0000 http://soundcontest.designet.it/recensioni/auguri-col-mother-teresa-tribute/ Madre Teresa di Calcutta e’ stata, senz’ombra di dubbio, un personaggio di indiscussa levatura morale e di enorme carisma, Premio Nobel per la Pace nel 1979, riconosciuta dalle piu’ disparate credenze religiose e dai laici piu’ radicali per il suo impegno concreto nei riguardi della poverta’ e della sofferenza. Il recente Mother Teresa Tribute, pubblicato […]

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Bruni Sablan
Auguri col Mother Teresa Tribute

2008

Madre Teresa di Calcutta e’ stata, senz’ombra di dubbio, un personaggio di indiscussa levatura morale e di enorme carisma, Premio Nobel per la Pace nel 1979, riconosciuta dalle piu’ disparate credenze religiose e dai laici piu’ radicali per il suo impegno concreto nei riguardi della poverta’ e della sofferenza.


Il recente Mother Teresa Tribute, pubblicato della pittrice californiana Bruni Sablan, nota per essere una delle piu’ originali ritrattiste di personaggi legati al jazz ma non solo, rappresenta un’ottima occasione, che SoundContest raccoglie con entusiasmo, per promuovere un intenso momento di riflessione ed augurare buone festivita’ natalizie a tutti.


Il tributo a Mother Teresa by Bruni Sablan


Links:
http://www.brunijazzart.com/


I quadri di Bruni Sablan su SoundContest http://www.soundcontest.com/photo2.php?id=40


Le immagini sono pubblicate per gentile concessione di Bruni Sablan, cui tutti i diritti sono riservati.

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LORENZO MUSCOSO | Safari Remix Video https://www.soundcontest.com/safari-remix-video-2/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=safari-remix-video-2 Mon, 13 Oct 2008 22:00:00 +0000 http://soundcontest.designet.it/recensioni/safari-remix-video/ Sara’ Lorenzo Cherubini in persona, piu’ famoso come Jovanotti, a decretare quale sara’ il video ufficiale del brano Safari Remix a cui, assieme allo stesso Cherubini, hanno partecipato Giuliano Sangiorgi ed Andrea Mariano, in arte Andro.i.d., dei Negramaro, cui si deve il vero e proprio remix del brano in chiave elettronica. Molteplici le partecipazioni al […]

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Lorenzo Muscoso
Safari Remix Video
MTV-Qoob.tv
2008

Sara’ Lorenzo Cherubini in persona, piu’ famoso come Jovanotti, a decretare quale sara’ il video ufficiale del brano Safari Remix a cui, assieme allo stesso Cherubini, hanno partecipato Giuliano Sangiorgi ed Andrea Mariano, in arte Andro.i.d., dei Negramaro, cui si deve il vero e proprio remix del brano in chiave elettronica.


Molteplici le partecipazioni al contest, lanciato da MTV ed ospitato da Qoob.tv, per la realizzazione del video maggiormente rappresentativo del Safari Remix di Jovanotti; molte di esse si distinguono per originalita’ e fantasia nella realizzazione ma, evidentemente, sono presenti lavori realizzati da registi e scenografi con diversi livelli di esperienza e con mezzi e capacita’ di investimento disomogenei, dai piu’ ingenui ed elementari ai piu’ sofisticati.



Il video realizzato da Lorenzo Muscoso, giornalista e regista catanese, sembra essere un ottimo equilibrio tra investimenti in termini economici e progettualita’, tesi alla realizzazione di un prodotto in grado di essere percepito piacevolmente e senza difficolta’.


Laureatosi recentemente in scienze della comunicazione con una tesi dedicata proprio al trasferimento di emozioni e percezioni nelle rappresentazioni cinematografiche, Muscoso vanta al suo attivo un centinaio di servizi e video-inchieste, in parte realizzati in veste di freelance ed in parte commissionati da una televisione privata siciliana con cui collabora.


I safari, quelli veri, che in tutta la prima meta’ del secolo scorso, per decenni, hanno decimato gli animali selvatici dei paesi poveri, col solo scopo di fornire effimeri trofei da appendere al muro, sono paragonabili, nell’idea di Jovanotti ripresa da Muscoso, a quelli perpetrati nei giorni nostri dai pochi che fanno ampio spreco delle risorse della terra per soddisfare meri capricci, a scapito di grandi masse di poveri.


Sulla traccia della musica e delle parole di Jovanotti, e sulla ritmica incalzante del remix dei Negramaro, Muscoso disegna il “suo” Safari con tratti surreali e fantastici che si farciscono di realta’, descrivendo in chiave onirica, con crudezza e determinazione, attraverso ampie dissolvenze, le contraddizioni che si rincorrono nelle menti di ciascuno. Le effimere sirene del vivere quotidiano, la droga del consumismo sfrenato e talora arrogante, sono contrapposte alla consapevolezza che la disattenzione per l’ambiente, esemplificata dal gesto banale di buttare via la bottiglia vuota d’acqua, e l’insostenibile e folle vortice della vita porteranno soltanto alla distruzione. L’immagine dell’uomo corre, interpretato da un convincente Fabio Ferma, che sembra fuggire dal nulla e tendere verso il nulla su un nastro d’asfalto che attraversa uno scenario deserto, e’ ricorrente ma dosata, in modo da non apparire ripetitiva; l’uomo fugge dal consumismo quotidiano, tormentato dal sole-fuoco, dalla sete-acqua e dalla presenza spettrale di un generatore eolico-elettricita’, energia di cui e’ in costante crescita la fame insaziabile, tra incoerenze e confusione tra i bisogni primari e primordiali ed i bisogni falsi e spesso superflui imposti dalla societa’ contemporanea. La scelta dei colori, nella costruzione delle immagini di Muscoso, e’ molto accurata per mettere in risalto la disperazione dell’uomo in trappola, che sfugge o rincorre il proprio destino, ostacolato dagli elementi ed incalzato dai suoi incubi incombenti, formando una contrapposizione, e al tempo stesso un parallelo, con la trappola del disabile che, come le popolazioni del terzo mondo, non puo’ sfuggire ne’ puo’ aspirare quanto gli altri.


La strofa che, nel testo di Cherubini, parla delle scimmie, e’ ripresa da Muscoso negli scimpanze’ ritratti dai writers nei murales, che sembrano osservare e giudicare il comportamento umano, sottile citazione al film di fantascienza di Franklin J. Schaffner del 1968 Il Pianeta Delle Scimmie, che narra dell’inversione dei ruoli tra uomini divenuti arretrati e primitivi, e scimmie diventate intelligenti ed evolute, su una terra sconvolta dalle catastrofi nucleari provocate da una precedente scellerata generazione di uomini.


Un epilogo tragico sembra attendere al traguardo l’uomo che corre, e che vi giunge stremato.


Oltre ai concetti scelti da Muscoso per la rappresentazione del suo Safari Remix, taluni dei quali sono riscontrabili anche in altri video partecipanti al concorso, e’ da rilevare un’efficacissima scelta della tempistica e della ritmica in fase di montaggio che, assieme all’ottimo equilibrio tra “immagini semplici” ed il sapente condimento di “effetti speciali e stupefacenti”, rendono il filmato perfettamente fruibile nei tempi televisivi.



Questo Safari, che Jovanotti ha proposto in musica, che i Negramaro hanno “remixato” e che Muscoso ha trasposto in un film breve ma efficace, e’ senza dubbio tra quelli con le migliori possibilita’ di essere eletti da Lorenzo Cherubini “video ufficiale del Safari Remix“.



Scheda:


Protagonista: Fabio Ferma


Writers: Pera e Vena


Terrorista: Giuseppe Curiale


Assistente alle riprese: Claudio Giarrusso


Assistente al montaggio: Eriberto Muscoso


Supervisione: Giuseppe Caravaglios


Costumi: Nella Coniglione


Regia: Lorenzo Muscoso


Durata: 6:26



Links:
Video: it.qoob.tv/video/clip_view.asp?id=12292
MySpace: www.myspace.com/lorenzomuscoso
Il video su SoundContest: http://www.soundcontest.com/video2.php?id=61

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