Live report Archivi - Sound Contest https://www.soundcontest.com/category/concerti/ Musica e altri linguaggi Wed, 03 Jan 2024 15:11:13 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.1.1 UMBRIA JAZZ WINTER 2023 | Ancora tanta musica nel penultimo giorno dell’anno https://www.soundcontest.com/umbria-jazz-winter-2023-ancora-tanta-musica-nel-penultimo-giorno-dellanno/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=umbria-jazz-winter-2023-ancora-tanta-musica-nel-penultimo-giorno-dellanno Wed, 03 Jan 2024 15:11:13 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=63392 Un’ aria insolitamente tiepida avvolge la Rupe di Orvieto e caratterizza queste giornate musicali. A passo svelto, raggiungiamo i Funk Off che partono da via della Costituente e si dirigono verso il Duomo, proponendo i coinvolgenti brani del loro repertorio.   Uno sguardo alle vetrine dei negozietti orvietani e ci rechiamo al bistrot Il Malandrino, […]

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Un’ aria insolitamente tiepida avvolge la Rupe di Orvieto e caratterizza queste giornate musicali.

A passo svelto, raggiungiamo i Funk Off che partono da via della Costituente e si dirigono verso il Duomo, proponendo i coinvolgenti brani del loro repertorio.

 

Uno sguardo alle vetrine dei negozietti orvietani e ci rechiamo al bistrot Il Malandrino, che propone il concerto, fuori programma rispetto al festival, di una “vecchia conoscenza” di UJW, l’eclettico musicista di strada olandese Vincent Van Hessen.

Van Hessen introduce i brani in scaletta parlando di sé e della sua esperienza musicale in modo simpatico ed accattivante. Alterna pezzi ritmati a dolci ballad, eseguendo, tra gli altri, una evocativa ed emozionante Alleluiah di Cohen.

 

Alle 14.30 ci spostiamo al Palazzo dei Sette per ascoltare il trio Lovesick, che propone musica country americana, permeata dallo swing anni ’40 e ’50’e dal rock’n’roll. Polistrumentisti, bolognesi, coinvolgono il pubblico presente con grande empatia eseguendo, tra le altre, Remember my name, I’m an old comer di Sonny Rollins, per concludere con All over again, un rock’n’roll davvero esplosivo!

Alle 16.00 siamo al Teatro Mancinelli per assistere ad uno dei più bei concerti di questa edizione: il prezioso omaggio a John Coltrane dell’Antonio Faraó Quartet con il sassofonista Chico Freeman come special guest.  Vincente la collaborazione italo – americana del pianista Faraó con Freeman, nata nel 2015: il grandissimo interplay ed affiatamento tra loro è palpabile e regala emozioni continue all’ attentissimo pubblico.

Freeman ci racconta che un giorno ha messo un brano di Coltrane mentre era in auto con la figlia Luani di due anni. Ripeté la stessa cosa per tre mesi, tutti i giorni: un giorno, non appena sistemò la bimba in macchina, fu lei che si rivolse a lui e lo sollecitò: “Papa, Coltrane!”. Ed allora, per ricordare questo momento, Freeman scrisse per lei il brano Dance over for Luani, che esegue.

Il concerto si chiude con uno struggente brano di Coltrane che dedica all’ onore ed alla memoria dei bimbi purtroppo uccisi nelle guerre odierne.

 

Uscendo dal teatro, ci imbattiamo nei Funk Off, che sono attorniati da una grande folla di persone acclamanti: come non fermarsi per una I wanna get funky now! ed una Uh yeah! tutti insieme? Gran finale in Piazza Fracassini con Three for one, il brano che, oltre a far ballare, fa cantare il pubblico con i tre temi diversi, tromba – sassofono – ritmica: originalissimo!

Alle 19.00 ci concediamo un graditissimo bis, l’omaggio a Stevie Wonder dei We 4, l’inarrivabile quartetto del trombettista Fabrizio Bosso, con Julian Oliver Mazzariello al pianoforte, Jacopo Ferrazza al contrabbasso e Nicola Angelucci alla batteria. La ciliegina sulla torta è la presenza del clarinettista toscano Nico Gori: il grande affiatamento tra loro è cementato non soltanto dalle tante condivise esperienze musicali, ma anche e soprattutto da una solida stima ed amicizia: il risultato di questo vincente mix è a dir poco fenomenale…

 

Un po’ di riposo e ci dirigiamo, alle 22.30, nuovamente verso il teatro Mancinelli dove veniamo letteralmente travolti da una sferzata di autentica energia: le coinvolgenti coreografie, la versatilità e la potenza delle voci e la qualità dei brani selezionati, nonché la bravura dei musicisti del nutrito coro Virginia State Gospel Choir ci emozionano e ci infiammano all’inverosimile…

Il pubblico canta, balla, batte le mani in un entusiastico crescendo di energica condivisione che culmina nel battere a terra i piedi per sottolineare il massimo apprezzamento nei confronti di questo, a dir poco, entusiasmante spettacolo offertoci dai ben 30 elementi del coro, presenti sul palco.

Ancora non paghi di musica, ci fermiamo a bere qualcosa di caldo al Bar Sant’Andrea, dove un trio locale alterna vari noti brani di cantautori in chiave jazz.

Che dire se non…buonanotte tra le note?

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UMBRIA JAZZ WINTER 2023 | Secondo giorno di note jazz ad Orvieto https://www.soundcontest.com/umbria-jazz-winter-2023-secondo-giorno-di-note-jazz-ad-orvieto/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=umbria-jazz-winter-2023-secondo-giorno-di-note-jazz-ad-orvieto Sat, 30 Dec 2023 09:27:40 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=63359 La seconda giornata della trentesima edizione di Umbria Jazz Winter si apre con i Funk Off, che, marciando lungo tutto il Corso Cavour, coinvolgono la città con il loro brio e la loro inesauribile energia. Durante il percorso, si fermano per una tappa musicale al carcere di Orvieto, per portare un po’ della loro allegria a coloro […]

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La seconda giornata della trentesima edizione di Umbria Jazz Winter si apre con i Funk Off, che, marciando lungo tutto il Corso Cavour, coinvolgono la città con il loro brio e la loro inesauribile energia.

Durante il percorso, si fermano per una tappa musicale al carcere di Orvieto, per portare un po’ della loro allegria a coloro che vi sono reclusi.

 

Alle 12.00 il Museo di arte moderna “Emilio Greco” ci accoglie per assistere ad un concerto intimistico ed elegante: il collaudato duo di fuoriclasse, gli americani Steve Wilson e Lewis Nash. Sassofono e batteria per una performance musicale bella, unica ed emozionante: le pennellate del sax di Wilson e i tocchi sapienti sui tamburi di Nash fanno letteralmente sognare, trasportandoci in un’altra dimensione.

Da non perdere il loro ultimo lavoro discografico, ad etichetta Red Records, che ha fissato nel tempo una loro preziosa esibizione live della edizione 21 di UJW, tenutasi nella medesima location.

 

Dopo un veloce break mangereccio ci rechiamo al Palazzo dei Sette per un triplo appuntamento: alle 14.30 ci facciamo letteralmente coinvolgere dall’allegria degli Sticky Bones, band italiana che propone un variegato repertorio ispirato dalla tradizione americana di un jazz ancora alle origini. Suoni arcaici come quello della washing board – la tavoletta lavapanni in legno, opportunamente modificata per divenire uno strumento musicale – si fondono con quelli del banjo e del contrabbasso per un risultato eccezionale.

La scaletta ci presenta brani tratti dal loro ultimo CD “Whoop it up!” ed il pubblico si entusiasma con Too late, Top of the town, Take me to the land of jazz, Percolatin’ blues e Shake that thing: che energica allegria, wow!

Alle 16.00 cambio palco a favore della carezzevole e suadente voce di Nick the Nightfly e del suo collaudato quintetto. La simpatia ed il carisma di Nick – scozzese trasferitosi in Italia nel 1982 – sono caratteristiche innate, permeate dalla sua pluriennale esperienza radiofonica a Radio Montecarlo, dai cui microfoni conduce con grandissimo successo Montecarlo Night, trasmissione di spicco della rete.

Alternando brani in lingua inglese come Stepping out di Joe Jackson e This is the life con italianissime hit come Senza Fine e Banane e Lamponi, Nick offre occasioni alla sua band di grandi musicisti per esprimere tutto il loro grande talento: Amedeo Ariano alla batteria, Jerry Popolo al sax tenore, Pietro Lussu al pianoforte e Francesco Puglisi al contrabbasso sono la ciliegina sulla torta di questo ensemble.

Alle 17.30 nuovo cambio palco a favore di Accordi Disaccordi, il trio torinese che letteralmente ci conquista con i suoi ritmi di gitan jazz, ispirati al genio di Django Reinhardt.

La strepitosa bravura di Alessandro Di Virgilio alla chitarra solista, accompagnato dai sopraffini Dario Berlucchi alla chitarra ritmica e Dario Scopesi al contrabbasso ci lasciano ancora una volta senza parole.

La loro inesauribile bravura ed energia, ci catapultano in un mondo di vorticose e veloci note, che generano fiammanti emozioni, mentre si dipanano i brani, tutti rigorosamente originali, che vedono addirittura rompersi – per la grandissima energia concentrata nell’ esibizione – la corda di La della chitarra di Scopesi, nonché l’esecuzione del brano finale…stando in piedi sulle sedie! Fenomenali!!!

 

Mentre ci ritiriamo per un piccolo break, ci imbattiamo nel finale del concerto dei Funk Off, che concludono la loro marciante serale con la sempre coinvolgente Uh, Yeah!: come non fermarsi a ballarla e cantarla con loro? Impossibile!

Alle 21.00 al Teatro Mancinelli è di scena un doppio concerto, una delle perle di questa edizione di Umbria Jazz Winter: Fabrizio Bosso, trombettista dalla bravura e dal talento stellari, ospita il virtuoso clarinettista Nico Gori per un emozionante viaggio in We Wonder, il loro lavoro discografico ispirato dal repertorio di Stevie Wonder.

L’ eleganza del pianista Julian Oliver Mazzariello, il talento del contrabbassista Jacopo Ferrazza e l’arte del batterista Nicola Angelucci si fondono insieme in maniera perfetta, per regalarci una performance strepitosa, che entusiasma letteralmente una platea sold out.

 

Cambio palco per ascoltare il grandissimo sassofonista Joe Lovano e la Umbria Jazz Orchestra in un riuscito tributo al talento di Wayne Shorter. La conduzione orchestrale di Michael Gibbs e la presenza di ben tre ospiti speciali quali Peter Washington al contrabbasso, Steve Wilson al sassofono e Lewis Nash rendono ancora più particolare ed unica questa esperienza musicale, che chiude in bellezza la nostra seconda giornata di festival.

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UMBRIA JAZZ WINTER 2023 | 30 candeline per il jazz a Orvieto https://www.soundcontest.com/30-candeline-per-umbria-jazz-winter-ad-orvieto-si-comincia/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=30-candeline-per-umbria-jazz-winter-ad-orvieto-si-comincia Fri, 29 Dec 2023 15:53:37 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=63344 Il 28 dicembre la Rupe di Orvieto accende i riflettori su Umbria Jazz Winter: l’atmosfera è frizzante e l’affezionato pubblico del jazz è qui convenuto per festeggiare la trentesima edizione del festival, nella sua versione invernale. Più intima e raccolta dell’evento estivo perugino, la manifestazione sviluppa il suo programma con artisti “residenti”, che suonano in […]

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Il 28 dicembre la Rupe di Orvieto accende i riflettori su Umbria Jazz Winter: l’atmosfera è frizzante e l’affezionato pubblico del jazz è qui convenuto per festeggiare la trentesima edizione del festival, nella sua versione invernale.

Più intima e raccolta dell’evento estivo perugino, la manifestazione sviluppa il suo programma con artisti “residenti”, che suonano in orari e location diverse, per offrire più flessibilità e scelta agli spettatori.

 

Apertura alle ore 16.00 con un doppio concerto ad ingresso gratuito alla Sala dei 400 del Palazzo del Popolo: si esibisce dapprima il Kaleidoscope Quartet, vincitore del Conad Jazz contest 2023. Il quartetto propone brani originali come Slow, Interchange, Current, CPE e Three come to the bridge.

Cambio palco a favore dei migliori studenti delle Clinics perugine estive del Berklee College of Music di Boston, tra i quali spiccano la splendida voce di Sofia Cocciolo, Valerio Apuzzo alla tromba ed Antonio Lo Conte alla batteria.

 

Alle 18.00 siamo in piazza per applaudire l’uscita dei Funk off, i magnifici quindici del Funk made in Vicchio, capitanati dal loro leader, Dario Cecchini. Seguiamo con entusiasmo la loro marciante che si snoda tra i vicoletti orvietani fino al sagrato dello splendido Duomo, dove propongono brani vecchi e nuovi come Big Dog, My Funky Valentine, Shangai Tox e la sempre coinvolgente Uh, yeah!

 

Una piccola pausa e alle 21.00 ci rechiamo al teatro Mancinelli per uno splendido doppio concerto: il talentuoso pianista Alessandro Lanzoni con il suo trio – con Matteo Bortone al contrabbasso ed Alessandro Morelli alla batteria – ospita l’eccezionale sassofonista siciliano Francesco Cafiso, alternando brani originali come Mad dog, Duke clouds ed Essence to the poem: splendido!

 

Cambio palco a favore del sestetto americano capitanato dal simpatico piglio della eccellente cantante Cécile Mclorin Salvant che, alternando le lingue italiana ed inglese, introduce i brani come Fog e Pirate Jenny, non mancando di accennare l’inizio della Boheme, che da sempre la emoziona andare ad ascoltare.

Favolosi virtuosismi vocali e strumentali caratterizzano la loro esibizione, che infiamma letteralmente la platea del teatro, che non manca di tributare fragorosi applausi. Si distingue, in particolare, il talento e la versatilità del bravissimo pianista Sullivan Fortner.

 

Chiudiamo in bellezza la giornata, con “Dear Dexter”, il riuscito tributo dei sassofonisti Daniele Scannapieco e Piero Odorici e del loro Quintetto al talento di Dexter Gordon.

La House Band del festival, ad Orvieto come a Perugia si esibisce ‘around midnight al Meeting Point del Palazzo dei Sette e propone, tra gli altri, brani come Modern mood e The chase: nonostante l’ora tarda, la sala è piena ed il pubblico è attento e partecipe…magia della buona musica e del talento!

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FRANCAVILLA È JAZZ | La macchina del groove guidata da Gegè Telesforo https://www.soundcontest.com/francavilla-e-jazz-la-macchina-del-groove-guidata-da-gege-telesforo/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=francavilla-e-jazz-la-macchina-del-groove-guidata-da-gege-telesforo Mon, 11 Sep 2023 07:06:28 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=62030 Un viaggio “a tutto groove” caratterizzato da quel sound afroamericano caldo e avvolgente dall’effetto adrenalinico. Con il concerto di Gegè Telesforo – Big Mama Legacy si sono spenti i riflettori sulla X edizione di Francavilla è Jazz. Ancora una volta, Piazza Giovanni XXIII ha registrato il sold out per l’ultimo appuntamento del festival di quest’anno. […]

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Un viaggio “a tutto groove” caratterizzato da quel sound afroamericano caldo e avvolgente dall’effetto adrenalinico. Con il concerto di Gegè Telesforo – Big Mama Legacy si sono spenti i riflettori sulla X edizione di Francavilla è Jazz. Ancora una volta, Piazza Giovanni XXIII ha registrato il sold out per l’ultimo appuntamento del festival di quest’anno. Il pubblico, divertito e appassionato, ha accolto con palpabile calore Gegè Telesforo e i cinque giovani leoni che lo hanno accompagnato: Matteo Cutello (tromba), Giovanni Cutello (sax alto), Christian Mascetta (voce e chitarra), Vittorio Solimene (organo Hammond e tastiere) e Michele Santoleri (batteria).

ph. F. Baroni

“Big Mama Legacy” il progetto che l’estroso cantante, percussionista e compositore ha proposto alla rassegna, improntato su brani originali da lui firmati e alcuni tributi. Da par suo, da vero e proprio animale da palco, l’artista di origine foggiana ha subito interagito con gli ascoltatori raccontando spassosi aneddoti riguardanti la sua carriera e i pezzi in scaletta, con l’empatia, il carisma e la verve che hanno impreziosito la sua performance, oltre a presentare con affetto paterno ogni singolo componente del gruppo. Fra scat e incursioni alle percussioni, ha magistralmente condotto la sua band con la sicurezza e la sapienza tipiche del grande leader. I fratelli Cutello si sono resi protagonisti di “soli” brillanti, sostenuti da un’eccellente tecnica e da una notevole fluidità di fraseggio, mentre Mascetta, Solimene e Santoleri, assai apprezzabili anche nelle improvvisazioni, hanno garantito una propulsione ritmica solida e incalzante, un invito a nozze per i solisti. Particolarmente degna di lode la cura della dinamica di Gegè Telesforo e dei suoi sodali, un autentico valore aggiunto che ha sensibilmente alzato il livello interpretativo dei brani. Premiato per la sua carriera dalla “BBC San Marzano” (Banca di Credito Cooperativo San Marzano di San Giuseppe), il cantante ha chiuso in bellezza la decima edizione della rassegna, incontrando e soddisfacendo con grande appeal i gusti di un pubblico formato non solo da jazzofili della vecchia guardia.

ph. F. Baroni

Nell’anno della consacrazione, Francavilla è Jazz sta crescendo sempre più sotto ogni punto di vista: dall’organizzazione alla nutrita presenza di pubblico, dall’esposizione mediatica all’eccelsa proposta artistica. Per questo il plauso più grande va in primis ad Alfredo Iaia, Deus ex machina e direttore artistico del festival, a Roberto Passaro, responsabile organizzativo, all’Amministrazione Comunale di Francavilla Fontana per l’indispensabile contributo e ai numerosi sponsor privati. Il successo ottenuto in questi dieci anni, divulgando cultura musicale sempre in forma gratuita, è frutto di un elogiabile lavoro di squadra, con uno staff che lavora alacremente affinchè si possano raggiungere traguardi così ambiziosi anche in situazioni difficili. A proposito di difficoltà, quest’anno Alfredo Iaia e Roberto Passaro, con il beneplacito dell’Amministrazione Comunale, sono riusciti a risolvere brillantemente un problema creatosi per il concerto di Richard Galliano New York Tango Trio, il primo in programma per Francavilla è Jazz 2023. In calendario martedì 5 settembre in “Piazza Giovanni XXIII”, questo live è stato spostato lo stesso giorno al Cinema Teatro Italia a causa delle pessime previsioni meteo, poiché altrimenti sarebbe stato annullato. Considerando il blasone di un musicista mondiale come Richard Galliano, i cultori del jazz (e non solo) giunti per assistere al concerto erano circa mille.

ph. A. Tomaselli

Il teatro, però, ha una capienza massima di cinquecento posti, motivo per cui la metà degli spettatori, costretta a rimanere fuori per ovvie ragioni, non poteva vedere dal vivo il trio del fisarmonicista italo-francese. Ma grazie alla felice intuizione del direttore artistico, del responsabile organizzativo e alla profonda umanità, sensibilità e generosità di un galantuomo come Galliano, il concerto si è tenuto in doppio set proprio per accontentare tutti coloro che, senza questa brillante idea “last minute”, e senza il nobile gesto del musicista, avrebbero perso una ghiotta occasione di partecipare a un evento di tale spessore. Francavilla è Jazz è molto più di un festival, è un vero e proprio gioiello culturale che accoglie e coccola gli artisti sempre gratificati anche sul piano umano. L’arte, del resto, in questo caso specifico la musica, è condivisione. E la rassegna di Francavilla Fontana rappresenta un preclaro esempio da emulare. Lunghissima vita a Francavilla è Jazz!

 

Francavilla è Jazz
10 settembre 2023, Piazza Giovanni XXIII, Francavilla Fontana

Gegè Telesforo, voce e percussioni
Matteo Cutello, tromba
Giovanni Cutello, sax alto
Christian Mascetta, voce e chitarra
Vittorio Solimene, organo Hammond e tastiere
Michele Santoleri, batteria

 

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FRANCAVILLA È JAZZ | Bagliori di coltraniana memoria nel quartetto di Chico Freeman e Antonio Faraò https://www.soundcontest.com/francavilla-e-jazz-bagliori-di-coltraniana-memoria-nel-quartetto-di-chico-freeman-e-antonio-farao/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=francavilla-e-jazz-bagliori-di-coltraniana-memoria-nel-quartetto-di-chico-freeman-e-antonio-farao Sun, 10 Sep 2023 09:05:28 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=62017 Far rivivere lo spirito di un’icona sacra come John Coltrane senza mia scadere in pedisseque emulazioni. Questo è stato il manifesto del concerto di Chico Freeman & Antonio Faraò Quartet, il quinto in programma per la X edizione di Francavilla è Jazz. Piazza Giovanni XXIII, stracolma di gente, ha applaudito a scena aperta il quartetto […]

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Far rivivere lo spirito di un’icona sacra come John Coltrane senza mia scadere in pedisseque emulazioni. Questo è stato il manifesto del concerto di Chico Freeman & Antonio Faraò Quartet, il quinto in programma per la X edizione di Francavilla è Jazz. Piazza Giovanni XXIII, stracolma di gente, ha applaudito a scena aperta il quartetto diretto da due stelle del jazz internazionale: il sassofonista Chico Freeman e il pianista Antonio Faraò, coadiuvati da due eccellenti compagni musicali come Makar Novikov al contrabbasso e Pasquale Fiore alla batteria.

Pietre miliari autografate da Coltrane e brani originali frutto della fertilità compositiva di Freeman e Faraò, i pezzi presenti in repertorio. Il jazzista americano, monumento vivente del sassofono, si è sorprendentemente espresso con un fraseggio più placido rispetto al suo solito playing vibrante, adornato da ipnotiche virate nell’outside phrasing e da un’eleganza comunicativa degna di nota. Antonio Faraò ha conquistato il pubblico per il suo sussultante pianismo – di chiara declinazione postboppistica – pregno di intarsi contrappuntistici, fervida immaginazione armonica, preziosismi quartali, vertiginose scorribande nel segno dell’out playing, ma soprattutto per la strabiliante indipendenza delle mani attraverso cui ha dato vita a soluzioni ritmiche ingegnose, tensive, al cardiopalma. A sostenere i due solisti, il brillante tandem Novikov-Fiore sempre pronto a fornire quel carburante ritmico volto a esaltare le qualità di Freeman e Faraò.

ph. Michele Dentice

Il concerto di questa formazione ha rappresentato un puro atto d’amore verso Coltrane manifestato con ammirevole rispetto nei confronti del leggendario sassofonista e compositore statunitense, ispirato dalla toccante sensibilità umana e dalla proverbiale personalità artistica di Chico Freeman e Antonio Faraò.

 

Francavilla è Jazz
9 settembre 2023, Piazza Giovanni XXIII, Francavilla Fontana

Chico Freeman, sax tenore
Antonio Faraò, pianoforte
Makar Novikov, contrabbasso
Pasquale Fiore, batteria

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FRANCAVILLA È JAZZ | Fervore e classe in simbiosi nel trio di Enrico Pieranunzi https://www.soundcontest.com/francavilla-e-jazz-fervore-e-classe-in-simbiosi-nel-trio-di-enrico-pieranunzi/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=francavilla-e-jazz-fervore-e-classe-in-simbiosi-nel-trio-di-enrico-pieranunzi Sat, 09 Sep 2023 09:18:49 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=62004 Un dialogo ispirato da un telepatico interplay, da un osmotico feeling, animato da una fervidezza espressiva e da una grazia interpretativa ad alto tasso emozionale. In una gremitissima Piazza Giovanni XXIII – il concerto di Enrico Pieranunzi Trio – quarto live in calendario per la X edizione di Francavilla è Jazz – ha suscitato un […]

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Un dialogo ispirato da un telepatico interplay, da un osmotico feeling, animato da una fervidezza espressiva e da una grazia interpretativa ad alto tasso emozionale. In una gremitissima Piazza Giovanni XXIII – il concerto di Enrico Pieranunzi Trio – quarto live in calendario per la X edizione di Francavilla è Jazz – ha suscitato un tourbillon di vibrazioni interiori in un pubblico particolarmente coinvolto. Formazione diretta da un’istituzione del piano jazz come Enrico Pieranunzi, accompagnato da due sensazionali partner quali Thomas Fonnesbaek al contrabbasso e Roberto Gatto alla batteria, il trio ha proposto un repertorio incentrato soprattutto su brani originali scaturiti dall’illuminante estro compositivo del pianista oltre a un toccante tributo a Luca Flores, fulgido talento del pianoforte jazz prematuramente scomparso ventotto anni fa.

ph. F. Baroni

Pieranunzi è arrivato a toccare vette altissime: le sue inebrianti progressioni, gli ammalianti cromatismi, la sua opulenza armonica e la raffinatezza delle sue incursioni nell’outside playing, hanno alzato il livello dei decibel emozionali degli ascoltatori, incantati dalla profondità comunicativa delle sue composizioni, alcune speziate con pervasive colorazioni mediterranee. Proprio in questi brani, a riprova del suo eclettismo stilistico, Enrico Pieranunzi si è espresso con un fraseggio più zenista, arioso, di ampio respiro. Al suo fianco, Fonnesbaek si è contraddistinto per la precisione chirurgica del timing – enfatizzata da un “4” incalzante carico di swing – e per gli eloqui improvvisativi intrisi di nerbo sostenuti da una strabiliante padronanza strumentale, mentre Roberto Gatto ha architettato trame ritmiche stimolanti, di pregevole fattura, coloristiche in alcuni frangenti. Assistere a concerti in cui i protagonisti sono jazzisti di prima grandezza è salutare, perché il trio di Enrico Pieranunzi è riuscito nell’intento di far vivere un viaggio immersivo in musica, elargendo perle artistiche di cui tutti i presenti ne hanno fatto tesoro, custodendole gelosamente nella loro mente e imprimendole nei loro ricordi esperienziali più preziosi.

 

Francavilla è Jazz
8 settembre 2023, Piazza Giovanni XXIII, Francavilla Fontana

Enrico Pieranunzi, pianoforte
Thomas Fonnesbaek, contrabbasso
Roberto Gatto, batteria

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FRANCAVILLA È JAZZ | L’alta carica swingante di Francesca Tandoi ed Eleonora Strino https://www.soundcontest.com/francavilla-e-jazz-lalta-carica-swingante-di-francesca-tandoi-ed-eleonora-strino/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=francavilla-e-jazz-lalta-carica-swingante-di-francesca-tandoi-ed-eleonora-strino Fri, 08 Sep 2023 08:11:07 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=61989 Fedeli alla tradizione jazzistica, segnatamente al bebop, come un atto di devozione e di profondo rispetto verso l’idioma e la grammatica di questo genere musicale. Corso Umberto I è stata la splendida venue del concerto del D.U.O. Francesca Tandoi ed Eleonora Strino, terzo appuntamento in programma per la X edizione di Francavilla è Jazz. La […]

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Fedeli alla tradizione jazzistica, segnatamente al bebop, come un atto di devozione e di profondo rispetto verso l’idioma e la grammatica di questo genere musicale. Corso Umberto I è stata la splendida venue del concerto del D.U.O. Francesca Tandoi ed Eleonora Strino, terzo appuntamento in programma per la X edizione di Francavilla è Jazz.

La sfavillante cantante e pianista Francesca Tandoi e la talentuosa chitarrista e cantante Eleonora Strino hanno deliziato il folto pubblico presente fra standard appartenenti alla tradizione jazzistica, omaggiando alcune figure iconiche come Wes Montgomery, George Gershwin, Duke Ellington e non solo, oltre a proporre alcune loro composizioni originali. La pianista ha rapito l’attenzione degli spettatori con il suo incandescente fraseggio di chiara matrice boppistica, sorretto da un’eccellente tecnica e da un viscerale senso dello swing, distinguendosi quindi per un playing figlio di un’enciclopedica conoscenza della pronuncia jazz e del linguaggio jazzistico. Mentre alla voce, dal timbro caldo e suadente, ha brillato in particolar modo nello scat su It Don’t Mean a Thing (Irving MillsDuke Ellington).

ph. Franzi Baroni

Intriganti anche i suoi brani originali, profondamente ispirati all’era bebop e all’epoca soul jazz. Eleonora Strino, elegante pure da cantante, ha suscitato l’entusiasmo degli ascoltatori con il suo fraseggio fluido, spigliato, ricorrendo sovente a pentatoniche e scale blues di grande appeal e contraddistinguendosi inoltre per la focosità espressiva tipica dei bopper. Sorprendenti e fascinose le sue composizioni originali che – contrariamente al suo stile idiomatico – hanno assai colpito per un imprinting più mediterraneo dovuto anche alla sua napoletanità – e per sensibilità melodica e armonica.

ph. Roberto Passaro

Illuminate da un feeling e da un interplay subito riconoscibili, Francesca Tandoi ed Eleonora Strino hanno soddisfatto appieno il palato fine di tutti i jazzofili della prima ora, quelli più legati al mainstream, raccontandosi in note con spontaneità comunicativa, generosità interpretativa e interagendo con gli astanti coinvolgendoli spassosamente.

 

Francavilla è Jazz
7 settembre 2023, Corso Umberto I, Francavilla Fontana

Francesca Tandoi, voce e pianoforte
Eleonora Strino, voce e chitarra

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FRANCAVILLA È JAZZ | Il “canto” del mantice di Galliano e l’energia del suo trio https://www.soundcontest.com/francavilla-e-jazz-il-canto-del-mantice-di-galliano-e-lenergia-del-suo-trio/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=francavilla-e-jazz-il-canto-del-mantice-di-galliano-e-lenergia-del-suo-trio Wed, 06 Sep 2023 07:19:09 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=61949 Un’abbacinante summa di poesia e magia in note disvelata attraverso fascinazioni e suggestioni che hanno lasciato un segno indelebile, fra tango e colorazioni jazzistiche. La X edizione di Francavilla è Jazz, prestigioso festival egregiamente diretto da Alfredo Iaia, evento di punta dell’estate francavillese realizzato grazie al contributo dell’Amministrazione Comunale di Francavilla Fontana e al sostegno […]

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Un’abbacinante summa di poesia e magia in note disvelata attraverso fascinazioni e suggestioni che hanno lasciato un segno indelebile, fra tango e colorazioni jazzistiche. La X edizione di Francavilla è Jazz, prestigioso festival egregiamente diretto da Alfredo Iaia, evento di punta dell’estate francavillese realizzato grazie al contributo dell’Amministrazione Comunale di Francavilla Fontana e al sostegno degli sponsor privati, si è aperta con il concerto di Richard Galliano New York Tango Trio, formazione stellare diretta dalle sapienti mani di Galliano, uno fra i più grandi fisarmonicisti degli ultimi cinquant’anni, e completata da due eccezionali partner come Adrien Moignard alla chitarra e Diego Imbert al contrabbasso. A causa delle condizioni meteo assai precarie, la prima serata della rassegna si è svolta al Cinema Teatro Italia, venue scelta al posto di Piazza Giovanni XXIII.

Il trio del fisarmonicista italo-francese ha letteralmente mandato in visibilio il caloroso pubblico presente, che ha riservato scroscianti applausi ai tre protagonisti. “Cully 2022”, nuova opera discografica della formazione che comprende brani originali figli della rigogliosa vena compositiva di Galliano e personali tributi al leggendario Astor Piazzolla, il repertorio proposto per questo live. Il fisarmonicista ha incantato gli astanti con il suo alto senso estetico, esprimendosi con un fraseggio intriso di profondo senso melodico dallo spirito narrativo e descrittivo, luminosa cantabilità, toccante lirismo e travolgente energia interpretativa.

ph. R. Passaro

Al suo fianco hanno brillato Adrien Moignard – con il suo regale virtuosismo e la sua levità espressiva – e Diego Imbert – metronomico nel comping e sempre al servizio del trio con la sua spiccata musicalità. Ma come spesso accade, la grandezza di un artista è corroborata da un’umanità più unica che rara. Anche in questo Richard Galliano ha dimostrato di essere un numero uno, poiché per via della capienza massima di 500 posti del “Cinema Teatro Italia”, lui ha deciso di suonare in doppio set per accontentare i numerosissimi jazzofili (e non) che nel primo set non hanno potuto assistere al concerto a causa dell’esaurimento posti. Un gesto, questo, che dà l’idea della commovente generosità e dell’enorme rispetto di un uomo che fa della sensibilità, non solo musicale, una delle sue maggiori peculiarità. La decima edizione di “Francavilla è Jazz” è iniziata all’insegna della passione e dell’entusiasmo, grazie a un trio capace di donarsi con amore a un pubblico estasiato e grato che, dopo aver vissuto questa esperienza, si è interiormente arricchito.

ph. A. Tomaselli

Francavilla è Jazz
5 settembre 2023, Cinema Teatro Italia, Francavilla Fontana

Richard Galliano, fisarmonica
Adrien Moignard, chitarra
Diego Imbert, contrabbasso

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UMBRIA JAZZ | Paolo Conte, Joe Bonamassa, Kenny Barron e Samara Joy per il gran finale https://www.soundcontest.com/umbria-jazz-paolo-conte-joe-bonamassa-kenny-barron-e-samara-joy-per-il-gran-finale/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=umbria-jazz-paolo-conte-joe-bonamassa-kenny-barron-e-samara-joy-per-il-gran-finale Wed, 26 Jul 2023 20:57:36 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=61546 foto di Riccardo Galeota Venerdì 14 luglio ci invita a partecipare ad uno splendido concerto alla Sala Podiani, MixMonk, che riunisce – per questo riuscito ed apprezzato omaggio all’arte di Thelonious Monk – un trio di musicisti d’eccezione. I Belgi Bram De Looze al pianoforte e Robin Verheyen al sax tenore, insieme al batterista Joey […]

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foto di Riccardo Galeota

Venerdì 14 luglio ci invita a partecipare ad uno splendido concerto alla Sala Podiani, MixMonk, che riunisce – per questo riuscito ed apprezzato omaggio all’arte di Thelonious Monk – un trio di musicisti d’eccezione. I Belgi Bram De Looze al pianoforte e Robin Verheyen al sax tenore, insieme al batterista Joey Baron danno vita ad una performance di gran classe. Questo progetto musicale, commissionato loro nel 2017 in occasione delle celebrazioni per il centenario dalla nascita di Monk, avrebbe dovuto essere un evento unico. Visto il grande successo ottenuto in quella occasione, nacque l’idea di strutturare un vero e proprio tour e venne inciso un omonimo disco nel quale, pur conservando l’iniziale ispirazione Monkiana, i musicisti diedero prova della loro originalità e libertà, per un risultato vincente, così come accaduto anche nella brillante performance odierna.

Alle 14,30 facciamo una incursione ai Giardini Carducci per applaudire Mitch Woods, un veterano di Umbria Jazz. Simpatico e coinvolgente, il pianista americano si esibisce in solo e con la sua voce non manca di trascinare il pubblico che interagisce con lui, cantando, ballando e battendo le mani a ritmo. Il suo vasto e popolare repertorio spazia dal jive al blues, passando per il boogie ed il rock’n’roll.

Velocemente, incediamo verso la Sala Podiani per applaudire We Like It Hot: Vanessa Tagliabue Yorke alla voce, Mauro Ottolini al trombone, Francesco Bearzatti al clarinetto e Giulio Scaramella al pianoforte offrono un elegante excursus tra i brani del raffinato jazz degli anni Venti quando, in America, erano alla ribalta le grandi orchestre swing come quella di Jean Goldkette.

Alle 18 raggiungiamo i Funk Off che si esibiscono sul Corso Vannucci: un folto pubblico li applaude mentre alternano in repertorio brani vecchi e nuovi, come Things Change, Yin & Yang, To Bits, Living Off, Growin’ Up, The Encore, Hippo Trippo e l’immancabile classico Uh Yeah!, durante il quale si balla piacevolmente con loro, muovendo le mani in alto a ritmo di musica.

Alle 21.30 torniamo ai Giardini Carducci, dove andiamo a divertirci con il ritmo e l’allegria di Ray Gelato & The Giants. Ironico e trascinante, il sassofonista inglese è stato spesso protagonista sui palchi di UJ. Ray Gelato propone un repertorio di musica spensierata, in auge negli anni ‘50 e ‘60: il suo approccio con il pubblico e la sua formula sono vincenti, tanto che le sue performance sono sempre seguite con grande coinvolgimento e partecipazione.

Alle 23.30 siamo in una gremita Piazza IV Novembre per il primo concerto on stage dei Funk Off: grande attesa ed entusiasmo per la band del Funk Made In Vicchio – capitanata da Dario Cecchini – che letteralmente infiamma la piazza di un pubblico che ‘balla’ a ritmo di musica.

La ricca scaletta prevede diversi brani tratti dai loro dieci lavori discografici, alcuni dei quali vengono quasi esclusivamente eseguiti durante le esibizioni su palco come Funky Fonchi, Aow, Phsychedelic Diminished Funk e Jimi’s Legacy.

Al termine dello show ci rechiamo ancora ai Giardini Carducci dove si sta esibendo J.P. Bimeni con i The Black Belts. Bimeni, originario del Burundi, ha iniziato la sua carriera musicale in Inghilterra, dove si trasferì dopo che lo stato africano in cui risiedeva, dopo guerre tribali e colpi di stato, divenne Repubblica. La sua anima soul trova il suo connubio perfetto in Spagna, dove incontra i The Black Belts, con i quali propone il suo repertorio che va dalla Psichedelia all’Afro Funk.

 

Sabato 15 ci fa dirigere alla Sala Podiani dove, alle ore 12 e 15.30, va in scena Marc Ribot per un doppio concerto sold out  di chitarra solistica. Ribot è, a giusta ragione, riconosciuto universalmente come uno dei più originali e creativi chitarristi delle scena jazz contemporanea.

I suoi spettacolari virtuosismi, nonché la sua eccezionale bravura fanno sì che il pubblico resti letteralmente rapito per ben 35 minuti, quando finalmente può scattare, dopo un susseguirsi continuo di brani, il nostro fragoroso applauso. Grandioso.

Alle 17 ci rechiamo al Teatro Morlacchi, dove si esibisce il Kenny Barron Trio di cui apprezziamo lo straordinario interplay e la capacità di muoversi con grande padronanza in ogni ambito del jazz contemporaneo. Barron al pianoforte, Kiyoshi Kitagawa al contrabbasso e Savannah Harris alla batteria ci offrono un repertorio che dá occasione non solo di sfoggiare la loro grande cultura jazzistica, ma anche di apprezzarne la qualità del suono, del senso del tempo e del fraseggio musicale. Barron, amante della bossa nova, che si affaccia volentieri al bebop moderno ed al jazz modale, mostra la sua grande libertà armonica rispetto agli artisti della tradizione. Strepitosi.

Giusto il tempo per un po’ di meritato relax e ci troviamo all’Arena Santa Giuliana dove, alle 21, di fronte ad una platea sold out, si esibisce Paolo Conte. La classe e lo charme dell’avvocato del jazz e della preziosa orchestra che lo accompagna sono subito ben chiare agli occhi – e soprattutto alle orecchie – degli entusiasti spettatori presenti in una arena sold out.

ph Andrea Adriani

La scaletta si apre con la leggendaria Aguaplano, seguita dalla tanto acclamata Sotto le stelle del jazz.
Si continua con l’allegro incedere di Come di e con la più pacata Alle prese con una verde milonga.
Ed ancora si susseguono Ratafià, Recitando, Uomo camion e La Frase. Applausi a scena aperta si alternano ad emozionanti silenzi, che sottolineano come il pubblico partecipi al mood intimistico e di classe del concerto per poterne meglio cogliere ogni pausa, ogni parola.

Conte accenna piccoli inchini di ringraziamento col capo e sorrisi, mentre con grande generosità presenta, uno ad uno, gli eccezionali musicisti che da sempre lo accompagnano sul palco.

Ecco, dunque, un breve intervallo di 15 minuti, che dá anche agli spettatori l’opportunità di alzarsi e bere qualcosa, visto anche il gran caldo di questi ultimi giorni.

Riecco l’Avvocato approssimarsi sulla scena: alternando momenti al pianoforte ed altri al solo microfono, intona Dancing, continua con la sempre emozionante Gioco d’azzardo, Gli impermeabili, Madeleine, l’orecchiabile ed universalmente conosciuta Via con me, acclamata all’unisono dal pubblico ormai in visibilio.

ph Andrea Adriani

La splendida Max ci introduce poi all’impareggiabile Diavolo Rosso, dalla durata di 16 minuti, durante il quale i vari musicisti danno il meglio di sé con dei soli da togliere letteralmente il fiato.
Si chiude con Le chic et le charme: applausi fragorosi richiamano l’Avvocato Conte sul palco e ci saluta – stavolta definitivamente – con una versione speedy di Via con me, mentre il pubblico, in standing ovation, corre davanti al palco per tributare il proprio omaggio a questo grande mito della canzone d’autore italiana. Unico.

Al Teatro Morlacchi si tiene in contemporanea un altro concerto imperdibile, “Four”: il grande Bill Frisell alla chitarra, il prezioso Gerald Clayton al pianoforte, Gregory Tardy al sassofono e Jonathan Blake alla batteria. Un quartetto di veri fuoriclasse del jazz per un concerto strepitoso.

A mezzanotte e mezza ci rechiamo a Piazza IV novembre per un appuntamento imperdibile perché celebra, allo stesso tempo, i 50 anni di Umbria Jazz, i 25 anni dei Funk Off ed i 20 anni di collaborazione tra UJ ed i FO.

I Funk Off ospitano la cantante Nadyne Rush, dalla versatile vocalità e propongono con grande energia vari brani del loro vasto repertorio: Them & Us, Inner City Souls, Women And Money, Yin & Yang, Cannonball Answers.

La piazza esplode con Uh,Yeah e con il grandissimo finale a suon della sempre travolgente I Wanna To Get Funky Now.

Torta di rito e presenza dello Staff di Umbria Jazz al completo sul palco concludono questa bella festa: applausi e ovazioni per gli organizzatori del Festival come il Patron del festival Carlo Pagnotta ed i suoi pluriennali collaboratori, ma anche per i tecnici di palco, del suono e delle luci, senza il cui apporto non potremmo godere degli spettacoli così come di fatto accade.

 

Domenica 16, ultima giornata di festival…accantoniamo subito la nascente malinconia e ci rechiamo alla marciante dei Funk Off. Freschi e pimpanti, nonostante avessero suonato e festeggiato fino a tardi la sera precedente, raccolgono sempre grandi e meritati consensi di pubblico intorno a loro.

Alle 16.15 ci rechiamo al Museo di Palazzo Baldeschi al Corso, per un concerto davvero speciale.

Dario Cecchini, band leader dei Funk Off, con il suo sax baritono ci accompagna in musica alla scoperta del Museo con i suoi “Echoes”: mentre suona, si sposta infatti attraverso le varie sale museali, consentendoci di ammirare capolavori pittorici e scultorei sotto una luce diversa, quella delle note.

Cecchini presenta il suo elegante progetto solista che rispecchia la sua anima più intimistica, con sonorità ben diverse rispetto a quelle più spensierate dei Funk Off a cui il grande pubblico di UJ è generalmente abituato. Bravissimo.

Alle 17 appuntamento per l’ultimo concerto che si tiene al Teatro Morlacchi per questa edizione del festival: la potente e versatile voce della giovanissima quanto talentuosa Samara Joy ci attende.

Vincitrice nel 2019 alla Sarah Vaughan International Jazz Vocal Competition, la Joy ha “bruciato le tappe” con la sua sconfinata bravura, vincendo anche il Grammy Award 2023 come migliore nuova artista dell’anno.

Molto empatica nei confronti del pubblico, la Joy – accompagnata da Luther Allison al piano, Michael Migliore al contrabbasso e Evan Sherman alla batteria – tiene il palco da vera professionista e ci regala un concerto strepitoso, sottolineato da fragorosi applausi e ripetute standing ovation, fino ai ben 4 bis finali.

Alle 21 ci rechiamo alla sold-out Arena Santa Giuliana per apprezzare la bravura e la grinta del chitarrista Joe Bonamassa. Il concerto ci coinvolge in un avvincente viaggio nella storia del rock e del blues americano e ci fa conoscere un artista generoso non soltanto nei confronti del suo affezionato pubblico di fan – presenti in gran numero – ma anche nei confronti dei colleghi musicisti: non manca infatti di far tributare una standing ovation al veterano della tastiera Reese Wynans, presenza costante ad UJ al fianco dei più grandi nomi del jazz internazionale.

Bonamassa introduce inoltre Josh Smith, non mancando di sottolineare che è lui, Smith, il miglior chitarrista presente sul palco: che vero grande Artista!

Le luci dell’Arena si spengono ed inizia lo smontaggio del palco…per fortuna, accanto al main stage, lo Stage Restaurant è ancora attivo e possiamo fermarci ad ascoltare ancora una volta le splendide voci dei The New Orleans Mystics, vestiti con scintillanti giacche nero e oro, con scarpe Swarovski per chiudere ‘brillantemente’ questa splendida edizione del 50 compleanno di Umbria Jazz.

Grazie, Umbria Jazz e tantissimi auguri! Per altri 50 anni…and beyond!

 

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UMBRIA JAZZ | Fabrizio Bosso Quartet, Brad Mehldau Trio ed il Brandford Marsalis Quartet https://www.soundcontest.com/a-umbria-jazz-con-fabrizio-bosso-quartet-brad-mehldau-trio-ed-il-brandford-marsalis-quartet/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=a-umbria-jazz-con-fabrizio-bosso-quartet-brad-mehldau-trio-ed-il-brandford-marsalis-quartet Sat, 22 Jul 2023 10:32:34 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=61477 foto di Riccardo Galeota Un lunedì 10 luglio caldissimo – e non solo per le temperature tropicali di questi giorni – apre “con il botto” la settimana perugina di Umbria Jazz. Si inizia alle 12 alla Sala Podiani, con il particolare concerto del Brandee Younger Trio. L’arpista Younger, insieme al contrabbassista Rashaan Carter ed al […]

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foto di Riccardo Galeota

Un lunedì 10 luglio caldissimo – e non solo per le temperature tropicali di questi giorni – apre “con il botto” la settimana perugina di Umbria Jazz.

Si inizia alle 12 alla Sala Podiani, con il particolare concerto del Brandee Younger Trio. L’arpista Younger, insieme al contrabbassista Rashaan Carter ed al batterista Allan Mednard inserisce in maniera elegante ed originale il suono etereo dell’arpa in un ambito moderno che riunisce soul, jazz e funky, con qualche incursione nel pop, ottenendo un vincente e peculiare connubio.

Alle 17 ci dirigiamo al Teatro Morlacchi dove possiamo apprezzare lo spensierato repertorio della The Swingers Orchestra, che omaggia Benny Goodman & Artie Shaw. L’orchestra si forma nel 1999 ed il suo repertorio è fortemente ispirato da quello della tradizione delle grandi orchestre dell’era dello swing.

Otto elementi vestiti in maniera classica ed elegante suonano impeccabilmente sistemati dietro ai loro colorati leggii in legno, omaggiando questi due eccezionali clarinettisti – Goodmann e Shaw – attraverso l’arte di due virtuosi del clarinetto militanti in orchestra: Paolo Tomelleri ed Alfredo Ferrario.

La presenza come special guest di un side man come il clarinettista Nico Gori impreziosisce ulteriormente l’esibizione, regalando un ottimo excursus tra le più belle pagine dello Swing, con gli arrangiamenti originali degli anni ‘30 e ‘40, curati dal pianista ed arrangiatore dell’orchestra, Stefano Caniato.

Davvero bello.

Una veloce incursione alla marciante dei Funk Off per sgranchire i muscoli e godere di qualcuno dei loro coinvolgenti brani come l’inedita My Funky Valentine, Bye Bye Blues e It’s OK prima di tornare, alle 21.30, al Morlacchi, dove ci attende “We 4”, il sopraffino omaggio a Stevie Wonder dell’eccezionale trombettista Fabrizio Bosso e del suo affiatatissimo quartetto.

Propongono i brani tratti dal loro lavoro discografico dedicato a Wonder: We4, Estudio Misterioso, Bakarak, One Humanity, Dreams Come True, Control Freak e The Way We See.

La scaletta viene completata da una meravigliosa ballad, dal titolo For Heaven’s Sake.

L’eleganza di Julian Oliver Mazzariello al pianoforte, la classe di Nicola Angelucci alla batteria e la bravura di Jacopo Ferrazza al contrabbasso, insieme ai preziosi virtuosismi di Bosso alla tromba infiammano la platea, che non manca di tributare entusiastiche ovazioni e scroscianti applausi, che si susseguono, accompagnando i vari brani che compongono la scaletta del concerto.

Non ancora paghi di musica, ci dirigiamo verso la Taverna 36 Jazz Club dove piacevolmente riascoltiamo il quintetto di Daniele Scannapieco e Piero Odorici che tributa il proprio omaggio a Dexter Gordon.

La successiva jam session è una vera ciliegina sulla torta: Fabrizio Bosso e Julian Oliver Mazzariello, infatti, si aggiungono alla resident band e regalano ulteriori emozioni ai presenti con il loro magico inter-play.

Ritornando ai nostri alloggi, veniamo richiamati dalle note miste di blues, gospel, jazz, soul e funky dei Ranky Tanky, che chiudono la programmazione odierna dei Giardini Carducci. Band di recente formazione, si distingue per la sua originalità nel panorama musicale americano. Esponenti della identità della comunità africana in America Gullah, i cinque elementi del quintetto conferiscono una moderna impronta jazz alla musica della tradizione africana anche attraverso la prorompente personalità scenica e vocale della loro cantante Quiana Parler. Molto coinvolgenti ed accattivanti.

 

La giornata di martedì 11 inizia alla Sala Podiani, dove si esibisce il duo formato dal batterista Nicola Angelucci e dalla pianista e cantante Olivia Trummer che ci propongono la loro “Dialogue’s Night”.

I due, che collaborano dal 2016 – anno del primo tour italiano della Trummer – sono molto affiatati artisticamente e propongono un variegato – quanto gradevole – repertorio, sia di standard, che di brani originali: When I fall in love, Lil darling; All is well, The optimist, Valerio e Moena  della Trummer; Strolling, Romance e Tempo libero di Angelucci e Dialogue’s Delight, che porta la firma di entrambi.

Luigi è l’acclamato “bis” che Angelucci dedica al genio artistico di Luigi Tenco.

Un veloce break mangereccio e siamo di nuovo nella Sala Podiani dove alle 15.30 apprezziamo il virtuoso pianista cubano David Virelles. Il suo pianismo avviluppa letteralmente la platea, mentre ci spiega che è solito suonare più brani, concatenandoli in maniera naturalmente armonica tra di loro.

Modernità, tradizione e contaminazione si fondono con il folklore delle radici africane della musica caraibica, mescolandosi sapientemente con elementi di Jazz contemporaneo per offrire al pubblico un repertorio originale.

Velocemente ci rechiamo al Teatro Morlacchi, dove alle 17 va in scena l’eclettico trombonista Gianluca Petrella con il suo innovativo progetto “Cosmic Reinassance”.

Effetti sonori elettronici e raffinati giochi di luce – che ricordano le atmosfere da concerto pop – caratterizzano questo sorprendente spettacolo.

Petrella è un vero genio e riesce sempre a stupire con la sua vincente creatività ed originalità. Insieme ai bravissimi Mirco Rubegni alla tromba, Riccardo Di Vinci al basso, Federico Scettri alla batteria ed al laptop e Simone Padovani alle percussioni, Petrella ci regala una emozionante traversata spaziale dalla destinazione ignota nel firmamento musicale, della quale si perdono i confini tra un genere e l’altro.

Petrella, in questa occasione, viene meritatamente insignito del Premio 2023 come Ambasciatore dell’Umbria nel Mondo.

Una piccola pausa ci prepara al doppio concerto serale, che si tiene all’Arena Santa Giuliana alle ore 21.

Stiamo per assistere al concerto che noi appassionati jazzofili attendevamo per celebrare in eleganza il 50 compleanno di Umbria Jazz: dapprima ci emozioniamo con il raffinato e peculiare tocco pianistico di Brad Mehldau che mostra il vincente inter-play con il contrabbassista Larry Grenadier e con il batterista Jeff Ballard.

In scaletta alternano brani originali ed alcuni standard del Jazz internazionale, deliziando l’attenta platea con la loro classe e la loro bravura.

Mehldau, in genere schivo e piuttosto timido sul palco, si lascia conquistare dall’atmosfera festosa, salutando e ringraziando più volte il pubblico sia in inglese, che in italiano ed introducendo un paio di brani.

Cambio palco a favore del collaudato Brandford Marsalis Quartet: Marsalis al sax tenore e soprano, Joey Calderazzo al pianoforte, Eric Levis al contrabbasso e Justin Faulkner alla batteria suonano stabilmente insieme dal 1986.  L’affiatamento sul palco è totale, la musica che suonano è figlia della loro condivisa esperienza ed inesauribile vena creativa: fantastici.

Questo doppio concerto ci emoziona, esalta, inebria: poter applaudire nella stessa occasione due fuoriclasse del Jazz internazionale di tale caratura costituisce un gradito e prezioso regalo per noi appassionati di questo genere musicale.

Tornando verso il centro storico, ci fermiamo nuovamente ad applaudire i Ranky Tanky che si stanno esibendo al limitrofo Restaurant Stage dell’Arena per una gradita performance after show.

Non paghi ancora di musica, ci rechiamo ai Giardini Carducci dove cantano i The New Orleans Mystics, eccezionale gruppo vocale dal repertorio che va dagli anni ‘40 ai giorni nostri.

I quattro frontman sono eccezionali: sfoggiano eleganti giacche di paillettes rosse ed abbigliamento elegante, ballano in maniera coinvolgente e tengono il palco magnificamente, coinvolgendo il pubblico con le loro quattro peculiari e versatili voci. Propongono in maniera originale e vincente tanti brani classici della musica motown, jazz, soul, disco, pop, e R&B.

I loro concerti sono sempre molto gettonati ed il pubblico che, affascinato dalla loro classe e bravura, non manca di tributare loro tanti entusiastici e meritati applausi.

Mercoledì 11 luglio ci avviamo verso il Minimetro insieme ai Funk Off, che si esibiscono nella stazione finale del percorso dello stesso.

Un festoso pubblico li attende e sottolinea con ovazioni il gradimento dei vari brani: Waking Up @ UJ, Shanghai Tox, Uh, Yeah!, Where’s The Salsa? e la nuovissima Still Positive.

Alla Sala Podiani alle 15.30 andiamo ad ascoltare i Cyclic Signs del batterista Enrico Morello con Francesco Lento alla tromba, Daniele Tittarelli al sax e Matteo Bortone al contrabbasso.

Un gruppo di fuoriclasse che offre a Morello la ghiotta opportunità di definire i contorni dei percorsi musicali da seguire, lasciando liberi i singoli musicisti di esprimere liberamente la propria creatività per un risultato davvero vincente.

Alle 17 corriamo al Teatro Morlacchi dove il pianista Chano Dominguez, il trombettista Flavio Boltro, il contrabbassista Martìn Leiton, il batterista Michael Olivera ed il sassofonista Stefano Di Battista come special guest omaggiano con il loro “Play Petrucciani” il talento e l’arte del grande pianista Michel Petrucciani, purtroppo scomparso prematuramente nel 1999.

Un excursus musicale entusiasmante, che sottolinea il naturale estro improvvisativo di Petrucciani e la sua proverbiale ed inesauribile energia: fantastico.

 

Giovedì 13, ci rechiamo alla Sala Podiani dove, sia alle 12 che alle 15.30, si esibisce in modalità piano solo Danilo Rea: acclamato dal pubblico di due sale gremite, propone le sue rivisitazioni in chiave jazz di alcuni brani del repertorio pop italiano ed internazionale.

Rea, che vanta anche molte collaborazioni in ambito pop, alterna vari tipi di esperienze musicali che spaziano dai tributi ai grandi cantautori italiani ai trii pianistici.

Rilegge, in questa occasione, in maniera vincente alcuni noti brani di Pino Daniele, dei Beatles, di Fabrizio De André e di Mina.

Ci rechiamo poi ai Giardini Carducci, dove ascoltiamo piacevolmente qualche brano dei Modalità Trio: non solo bravi, Nico Gori, Massimo Moriconi ed Ellade Bandini sono anche molto simpatici: intrattengono gradevolmente il pubblico facendo battute ad hoc, via via che la scaletta si dipana.

Alle 17 il Teatro Morlacchi ospita dei musicisti eccezionali, tre veri fuoriclasse: il contrabbassista John Patitucci, il pianista Danilo Pérez ed il batterista Adam Cruz. Un concerto splendido, elegante e di classe che ci “inchioda” letteralmente alle poltroncine del teatro, grazie alla complicità ed alla bravura del trio. Scroscianti applausi chiedono il bis, che viene eseguito con luci in sala accese: emozionante.

Passiamo in Piazza IV Novembre e veniamo subito attratti dalla musica che sta suonando la Philadelphia Jazz Orchestra, nella quale militano tanti giovani talenti americani.

Una breve pausa e letteralmente corriamo all’Arena Santa Giuliana dove si esibiscono, al Restaurant Stage, i bravissimi Accordi Disaccordi: con le avvolgenti e calde note del loro gipsy jazz, i chitarristi Alessandro Di Virgilio e Dario Berlucchi con Dario Scopesi al contrabbasso conquistano un pubblico che, estasiato, li applaude stando rilassatamente seduto sull’erba del circostante prato.

Ci spostiamo quindi all’Arena Santa Giuliana per apprezzare il talento di Ben Harper e dei suoi Innocent Criminals: suonano insieme dal 1993 ed il loro affiatamento si apprezza sia nei concerti dal vivo, che nei tanti album registrati insieme.

Un pubblico entusiasta segue con attenzione la performance di ‘rock’n’roll tenero’ di Harper, grande chitarrista e frontman.

Il finale è impreziosito da speciali effetti luce e vede raggrupparsi sotto al palco la maggior parte degli spettatori presenti in platea che, al culmine dell’esibizione, non manca di sottolineare con ovazioni verbali e fragorosi battimani il proprio coinvolto apprezzamento.

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