Massimo Urbani Archivi - Sound Contest https://www.soundcontest.com/tag/massimo-urbani/ Musica e altri linguaggi Fri, 24 Nov 2023 11:21:13 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.1.1 VITTORIO CUCULO | Lo spirito di Massimo Urbani che aleggia in “I Slept in Central Park” https://www.soundcontest.com/vittorio-cuculo-lo-spirito-di-massimo-urbani-che-aleggia-in-i-slept-in-central-park/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=vittorio-cuculo-lo-spirito-di-massimo-urbani-che-aleggia-in-i-slept-in-central-park Fri, 24 Nov 2023 11:21:13 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=62945 Vittorio Cuculo è da considerare ormai un ex enfant prodige del jazz italiano, perché il talentuoso sassofonista si sta sempre più affermando sulla scena jazzistica nazionale grazie alle sue notevoli qualità artistiche. Dall’eccellente padronanza strumentale, fluidità di fraseggio, intensa energia comunicativa, nonché enciclopedico conoscitore del linguaggio bebop, Cuculo si sta costruendo una carriera particolarmente degna […]

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Vittorio Cuculo è da considerare ormai un ex enfant prodige del jazz italiano, perché il talentuoso sassofonista si sta sempre più affermando sulla scena jazzistica nazionale grazie alle sue notevoli qualità artistiche. Dall’eccellente padronanza strumentale, fluidità di fraseggio, intensa energia comunicativa, nonché enciclopedico conoscitore del linguaggio bebop, Cuculo si sta costruendo una carriera particolarmente degna di nota. Il suo percorso di formazione è ricco di borse di studio (compresa quella prestigiosa della “Berklee College of Music” di Boston) e molti titoli come, ad esempio, il diploma di laurea presso la “Siena Jazz University” e quella al “Biennio Jazz” presso il Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma con il massimo dei voti, ma fa anche incetta di premi e riconoscimenti come, fra i tanti,  il premio per solisti del “Concorso Randazzo”, il secondo posto al “Premio Internazionale Massimo Urbani” per “Solisti Jazz”, il premio come “Miglior Solista Strumentale” al concorso internazionale “Johnny Răducanu”, lo “European Jazz Award 2020” assegnatogli dal “Tuscia in Jazz Festival”, il primo premio (ex aequo) ottenuto al “Concorso Nazionale Chicco Bettinardi – Nuovi Talenti del Jazz Italiano” nella “Sezione Solisti”, oltre a essersi classificato al primo posto al “Roma Jazz Contest”. Le sue fulgide doti gli permettono di condividere palco e studio di registrazione, sia in contesti orchestrali che in formazioni ridotte, al fianco di numerose eccellenze del jazz italiano e internazionale, come: Bob Franceschini, Mark Sherman, Jesse Davis, Javier Girotto, Dario Rosciglione, Giorgio Rosciglione, Gegè Munari, Stefano Di Battista, Eric Legnini, Fabrizio Bosso, Enrico Pieranunzi, Andrea Beneventano, Roberto Gatto, Enrico Intra, Marcello Rosa, Paolo Damiani, Massimo Nunzi, Maurizio Giammarco, Mario Corvini, Claudio Corvini, Maurizio Urbani, Emanuele Urso, Adriano Urso, Roberto Spadoni, Danilo Blaiotta, Enrico Mianulli, Greta Panettieri. Oltre a esibirsi in tutta Italia, sia nei famosi club che nei festival di prestigio, il suo talento è stato valorizzato anche fuori dai confini nazionali, in Paesi quali Polonia, Belgio, Francia, Russia, Germania, Romania, Emirati Arabi Uniti. Diverse anche le sue esperienze mediatiche di una certa rilevanza, come Webnotte (Repubblica TV) e Rai Radio 3. Il 20 ottobre, pubblicato da Jando Music e Via Veneto Jazz, è uscito “I Slept in Central Park – A Tribute to Massimo Urbani”, affettuosissimo omaggio a una figura iconica del sassofono jazz come Massimo Urbani, a trent’anni di distanza dalla sua scomparsa. Con Vittorio Cuculo, a condividere questa esperienza discografica, cinque colonne portanti del jazz del calibro di Andrea Beneventano al pianoforte, Dario Rosciglione al contrabbasso, Gegè Munari alla batteria e due superospiti come Stefano Di Battista al sax soprano e alto e Maurizio Urbani (fratello di Massimo) al sax tenore. Un album, intriso di gioioso senso dello swing, in cui l’amore verso Massimo Urbani si manifesta attraverso ogni singola nota.

 

Il 20 ottobre scorso, pubblicato dall’etichetta “Jando Music” in collaborazione con “Via Veneto Jazz”, è uscito il tuo nuovo lavoro discografico intitolato “I Slept in Central Park – A Tribute to Massimo Urbani”, un amorevole omaggio al grande sassofonista jazz Massimo Urbani, prematuramente scomparso trent’anni fa. Al tuo fianco, la formidabile sezione ritmica del 1993 del quartetto di Massimo Urbani: Andrea Beneventano al pianoforte, Dario Rosciglione al contrabbasso e Gegè Munari alla batteria. Più la presenza di due eccezionali guest come Maurizio Urbani (sax tenore) e Stefano Di Battista (sax soprano e sax alto). Soprattutto dal punto di vista emotivo, quali sensazioni hai provato quando sei entrato in studio per registrare questo disco dedicato a un gigante come Massimo Urbani accompagnato proprio dal suo trio del 1993 e impreziosito dalla collaborazione di due straordinari jazzisti come Maurizio Urbani e Stefano Di Battista?

Per me è stata una grande gioia e un grande privilegio aver registrato e condiviso questo lavoro con dei musicisti incredibili come Stefano Di Battista, Maurizio Urbani, Gegè Munari, Andrea Beneventano e Dario   Rosciglione, ognuno con un percorso e una carriera molto importanti, ma ciascuno mosso dall’affetto e dal desiderio di ricordare una figura storica e capitale come quella del grande genio Massimo Urbani. Un ringraziamento speciale va a Eugenio Rubei per essere stato l’ideatore, a Giandomenico Ciaramella, Matteo Pagano, Jando Music e Via Veneto Jazz, Cristiana Piraino, Casa del Jazz, Fondazione Musica per Roma, Luciano Linzi, Ascanio Cusella e a tutto lo staff e ai meravigliosi musicisti con i quali ho avuto l’onore di poter condividere musica in ricordo di Massimo Urbani.

Il 21 ottobre, invece, hai presentato ufficialmente l’album alla “Casa del Jazz” con la formazione al completo con cui hai inciso il CD. Il pubblico come ha vissuto questo concerto e qual è stata la tua percezione emozionale prima, durante e dopo il live?

Quella del 21 ottobre è stata una serata speciale con la presentazione del disco alla Casa del Jazz a Roma. Non nascondo che l’emozione è stata tanta, perché il numeroso e caloroso pubblico ha regalato a tutti noi un Sold Out, per la gradita presenza di altri importanti musicisti che hanno assistito al concerto, ma anche e soprattutto perché ho avvertito netta e chiara la sensazione del grande affetto e ammirazione verso l’importantissima figura di Massimo Urbani. Abbiamo voluto render omaggio a un gigante del mondo del jazz. Tutto si è svolto con questo spirito, dall’introduzione all’evento, fatta da Luciano Linzi, fino all’esecuzione dei brani e alla entusiastica accoglienza e amorevole partecipazione da parte degli ascoltatori.

Venendo al disco, in “I Slept in Central Park – A Tribute to Massimo Urbani” figurano otto brani fra cui anche una sua composizione originale intitolata I Got Rock. Secondo quale criterio hai scelto la tracklist dell’album?

La tracklist è stata impostata sull’idea di eseguire, a trent’anni dalla scomparsa, composizioni che Massimo Urbani amava suonare, con lo spirito di omaggiarlo ma anche – e soprattutto – con la voglia e il desiderio di suonare insieme del buon jazz, in un ideale abbraccio fatto di suoni, ricordi ed emozioni.

Per un sassofonista talentuoso ma ancora giovane come te è senza dubbio molto complicato misurarsi con un tributo dedicato a un’icona sacra del calibro di Massimo Urbani. In questi casi il rischio altissimo è sempre quello di somigliare troppo all’originale, soprattutto nel fraseggio. Tu, pur giustamente ispirandoti a lui, che tipo di lavoro hai fatto su te stesso per cercare di trovare una tua identità personale nel rendergli omaggio senza cedere alla tentazione di emularlo?

Ogni sassofonista ha dei suoi punti di riferimento e un proprio bagaglio di preparazione che lo contraddistingue. Nel caso di Massimo Urbani questo aspetto è ancora più evidente: il suo sax graffiava quando era il momento, diventava virtuoso e inarrivabile sul registro acuto, ma anche lirico e romantico, intenso e appassionato. Lui aveva un suono profondo e generoso come pochi riuscivano a ottenere. Il suo strumento restituiva ciò che lui era. Ho sempre ascoltato e studiato Urbani. Non ho mai avuto l’onore di poterlo conoscere personalmente, ma rappresenta e rappresenterà sempre un enorme esempio di smisurato talento e infinita musicalità. Posso dire di aver avuto la fortuna e il privilegio di poter condividere musica con grandi jazzisti che hanno suonato tanto con lui e, proprio grazie alla loro musica, la loro esperienza e grande professionalità, cerco sempre di migliorarmi e far il possibile per crescere artisticamente e personalmente.

L’indispensabile presenza e la guida sicura di cinque jazzisti di assoluto livello come Andrea Beneventano, Dario Rosciglione, Gegè Munari, Maurizio Urbani e Stefano Di Battista ti hanno aiutato a interiorizzare meglio lo stile e lo spirito di Massimo Urbani?

Assolutamente sì. Suonare con musicisti di quella levatura sicuramente stimola a dare il meglio. Ti dà grande sicurezza e soprattutto ti dà la possibilità di immergerti completamente nel meraviglioso mondo del jazz. Di Massimo Urbani conosco le incisioni, ho quasi tutti i suoi lavori discografici, lo ho ascoltato e studiato molto   e continuo a farlo.  Ammiro tanto un tratto favoloso del suo temperamento che si percepisce nella sua musica: la generosità del suono e la totale identificazione con il sax. È stato un privilegio assoluto e una grande emozione condividere musica con strepitosi jazzisti per onorare la memoria di una figura così importante e storica come quella di Urbani.

Mentre eri in studio per registrare i brani del CD hai pensato più all’aspetto interpretativo dello stile di Massimo Urbani oppure hai focalizzato di più l’attenzione sull’aspetto squisitamente tecnico del suo sassofonismo?

L’esperienza in studio per registrare questo lavoro, per ricordare e rendere omaggio a Massimo Urbani è stata davvero molto intensa ed emozionante. Ho cercato di esprimere tutto ciò che sono ispirandomi al grande suono, alla profonda anima e alla sua genialità unica. Spero sia stato il modo migliore per ricordarlo a trent’anni dalla sua prematura scomparsa.

Ora, riascoltando il disco a distanza di tempo dall’incisione, ritieni di essere riuscito nell’intento di trasmettere il tuo messaggio artistico attraverso “I Slept in Central Park – A Tribute to Massimo Urbani”?

Spero di sì. Registrare quei brani con il Trio ’93 con i grandi Gegè Munari, Andrea Beneventano, Dario Rosciglione e con due ospiti sensazionali come Stefano Di Battista e Maurizio Urbani, credo sia stato il modo migliore di rendere omaggio a questo fuoriclasse assoluto.

Oltre a presentare l’album il più possibile in giro per l’Italia e magari anche all’estero, qual è l’augurio più grande che fai a te stesso dopo la pubblicazione di questo CD?

Mi auguro che il jazz trovi sempre più ascolto e spazio. E per quanto mi riguarda che riesca a migliorarmi e crescere sempre come uomo e come artista.

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Caligola Records pubblica MASSIMO URBANI «Live in Mestre Venezia 1982» https://www.soundcontest.com/caligola-records-pubblica-massimo-urbani-live-in-mestre-venezia-1982/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=caligola-records-pubblica-massimo-urbani-live-in-mestre-venezia-1982 Sun, 16 Jan 2022 15:53:03 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=53570 L’etichetta discografica Caligola Records ha pubblicato in formato digitale, all’interno della sua collana Historical Concerts Series, Massimo Urbani Live in Mestre Venezia 1982, concerto tenutosi al  Magazine, un piccolo club che Caligola ha gestito a Mestre fra il 1982 ed il 1983. Se la qualità della registrazione – su cui è stato fatto comunque un […]

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L’etichetta discografica Caligola Records ha pubblicato in formato digitale, all’interno della sua collana Historical Concerts Series, Massimo Urbani Live in Mestre Venezia 1982, concerto tenutosi al  Magazine, un piccolo club che Caligola ha gestito a Mestre fra il 1982 ed il 1983. Se la qualità della registrazione – su cui è stato fatto comunque un prezioso lavoro di masterizzazione – può apparire precaria, la qualità espressiva della musica, con un giovane Marcello Tonolo al pianoforte, ha convinto Claudio Donà e tutti gli animatori dell’etichetta che era giusto pubblicarla, affinché i numerosissimi estimatori, non solo italiani, di Massimo Urbani, potessero godere di questa piacevole scoperta. Si tratta infatti di una registrazione effettuata da uno spettatore appassionato presente la sera del concerto, tenuta nel cassetto per quarant’anni.

Si tratta di un’ulteriore bellissima testimonianza dello straordinario valore artistico di Massimo Urbani che con il suo fraseggio personale e creativo, la sua impareggiabile tecnica e la sua sublime espressività ha lasciato un marchio indelebile del suo breve passaggio su questa Terra. Come molti già sapranno, Massimo Urbani ci ha lasciato a soli 36 anni, il 23 giugno 1993 per un collasso cardiocircolatorio provocato da un’overdose di eroina; vittima della sua estrema sensibilità e della sua inguaribile inquietudine.

Massimo Urbani (alto sax) *,

Marcello Tonolo (piano),

Piero Leveratto (double bass),

Valerio Abeni (drums).

Special guest: jacopo Jacopetti (tenor sax) on tracks n° 5/7.

* Massimo Urbani out on track n° 7

Live recorded at Club Magazine, Mestre (Venezia), Italy, on 4th September 1982;

analog recording, A/D conversion and editing at Marghera (Venezia), by Sandro Devò; mastering at Digitalsound Studio, Vedelago (Treviso), Italy, by Walter Bertolo, in 2020.

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IVANO NARDI | Il tamburo è il potere https://www.soundcontest.com/ivano-nardi-il-tamburo-e-il-potere/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=ivano-nardi-il-tamburo-e-il-potere Sun, 18 Jul 2021 08:22:11 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=51012 Ivano Nardi è sicuramente uno dei musicisti più eclettici, irrequieti e visionari della scena jazzistica italiana. Ha condiviso il suo percorso musicale – che non è mai sceso a compromessi con il gusto mainstream – con artisti del calibro di Massimo Urbani, Mario Schiano, Gaetano Liguori, Don Cherry, Lester Bowie, solo per citarne alcuni. E’ […]

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Ivano Nardi è sicuramente uno dei musicisti più eclettici, irrequieti e visionari della scena jazzistica italiana. Ha condiviso il suo percorso musicale – che non è mai sceso a compromessi con il gusto mainstream – con artisti del calibro di Massimo Urbani, Mario Schiano, Gaetano Liguori, Don Cherry, Lester Bowie, solo per citarne alcuni. E’ considerato uno dei punti di riferimento della scena free italiana.

Negli ultimi anni ha realizzato una serie di incisioni discografiche fondamentali d’avanguardia concettuale – poco considerate dalla stampa e dalla critica Jazz: “Homage to Kandinsky” – con le partecipazioni di Giancarlo Schiaffini – trombone, Eugenio Colombo – sassofoni e flauto e Roberto Bellatalla – contrabbasso; il live album del Ghost Trio – con Marco Colonna – clarinetto, sax baritono e flauto e Silvia Bolognesi – contrabbasso. Gli originalissimi lavori “Two Drums Two Reeds” – con Marcello Magliocchi – batteria e percussioni, Vittorino Curci – sax alto e Giuseppe Valzano – soprano – e il duo con Marco Colonna “The Better way”.

Lo abbiamo incontrato in occasione dell’uscita del suo ultimo Lavoro “Duets for one/Visionary Meeting”, un progetto in cui Ivano Nardi ha inviato una sua composizione, Giallo Indiano, da lui registrata in completa solitudine, a 26 musicisti, chiedendo loro di aggiungere il proprio strumento: Angelo Olivieri – tromba, Lucia Ianniello – Tromba, Sebi Tramontana – trombone, Giancarlo Schiaffini – trombone, Tony Cattano – trombone, Marco Colonna – sopranino, Roberto Ottaviano – sax soprano, Daniele Cavallanti – sax tenore, Pasquale Iannarella – sax tenore, Edoardo Ricci – clarinetto basso, Stefano Leonardi – flauto basso, flauto e small noise, Bruno Gussoni – Shakuhachi, Giorgio Pacoring – piano acustico e elettrico, Paolo Tombolesi – pianoforte, Emanuele Parrini – violino, Matthias Boss – violino, Mauro Sambo – violoncello e elettronica, Andrea Massaria – chitarra elettrica, Enzo Rocco – chitarra elettrica, Danilo Gallo – contrabbasso, Igor Legari – contrabbasso, Davide Merlino – vibrafono e piccoli cimbali, Paolo Sanna – kalimba, Basta scrivere Valerio – percussioni e elettronica, Marcello Magliocchi – batteria, campane e cimbali e Filippo Monico – batteria

 

Com’è nata l’idea di questo progetto?

“Duets for one/Visionary Meeting” è una idea di questo periodo, senza tempo e nel tempo, nel quale ho innescato collaborazioni a distanza, ma così vicine nel condividere la voglia irriducibile di resistere. Resistere per esistere. Nasce per ribellione, per disperazione, come un’uscita di emergenza. Molti musicisti hanno subito risposto – e condiviso la mia idea – al mio grido oscurato dall’indifferenza totale e imperdonabile, come fiamme vive che si illuminano. Si possono ascoltare tutte le collaborazioni nel mio gruppo Ivano Nardi Ensemble, presente su Facebook e su Soundcloud, ma il master definitivo del cd è pubblicato su Bandcamp dall’etichetta Floating Forest.

 

Come hai scelto i musicisti con i quali “duettare”?

L’Idea iniziale è stata quella di coinvolgere solo alcuni musicisti con i quali collaboro di solito. Ma l’idea è piaciuta molto ed il suggerimento è stato di allargare il progetto coinvolgendo più musicisti, molti dei quali conoscevo di nome oltre che per stima e affetto nei loro confronti.

E’ stato un piacere enorme e una grande soddisfazione il fatto di poter in qualche modo collaborare anche con loro. Sicuramente qualcosa nascerà con molti di loro. Pillole di autostima e energia per sentirsi vivi in un” momento” oscurato dall’indifferenza e dalle molte problematiche insite nel realizzare programmazioni coraggiose di Festival e rassegne dedicate a chi lavora sulla frontiera creativa e non solo di cartellone!

Un progetto quindi sociale e politico, oltre che musicale.

Altre direzioni e libertà di scelte musicali e non solo, esigenze pratiche (di vivere) e spirituali/interiori. Andare oltre la “solita musica”, la curiosità ci rende liberi e creativi. Costruire la collettività, l’unità tra musicisti organizzatori e di chi ne scrive. L’importanza di fare gruppo… concetti e idee che “grido” ormai da molto tempo; ma persone e luoghi sono da sempre refrattari al nuovo, al diverso, a parte poche ma significative, ottime realtà che resistono nonostante le solite grandi difficoltà, alla libertà e onestà intellettuale, preservando ancora bellezza/energia nuova/voglia di rischiare ancora/curiosare/… oltre a qualche musicista organizzatore visionario che prova a portare “fuori dai salotti buoni” altre realtà musicali e io sono uno di questi (ma qui il discorso sarebbe molto lungo e complicato da poter riassumere in poche righe). Dimenticavo di dire che “uscita di emergenza” è un cartello sul quale mi fissai nella sala d’attesa di un ospedale per una visita importante… e la musica a volte fa miracoli!

 

“Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza.
Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo.
Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza.”

A. Gramsci, 1919

 

“Il tamburo è il potere. Continuiamo testardamente e
lucidamente a cantare rabbia, miseria e liberazione.
Utopia? Questa musica scandisce ritmicamente
i passaggi della nostra lotta di classe.”
È la nostra colonna sonora.

Ivano Nardi, 1997

Un altro lavoro molto interessante è quello dedicato a Kandinsky.

Il progetto dedicato a Kandinsky era nel cassetto, un sogno da realizzare da tempo, ma la vita di tutti i giorni e le sue tante difficoltà mi hanno distratto, poi qualche problema di salute hanno ritardato il tutto, però aspettavo il momento giusto, che è finalmente arrivato. Ma, realmente, i sogni realizzati sono stati due: il primo, quello di essere stato pronto; il secondo, quello di poter coinvolgere i musicisti a cui mi legano affetto, stima e amicizia. Le mie fonti di ispirazione sono le solite da sempre: letture, poesie, personaggi importanti che rappresentano in qualche modo cose o avvenimenti o scritti importanti, insomma la vita stessa, che spesso si associa a tutto questo, senza mai dimenticare la curiosità del voler scoprire cose nuove, avvenimenti che si susseguono in continuazione. I progetti che hanno la priorità sono quelli ai quali sono molto legato e che non hanno esaurito l’energia e il significato. Ci tengo a dire che con molti musicisti si è instaurato un rapporto umano profondo, che va oltre la musica, oltre la performance, e che ritengo per questo molto importante. Naturalmente, con questi compagni di viaggio abbiamo imparato molto gli uni dagli altri: punti di vista, lunghi viaggi, chiacchierate importanti, e forse ci ho guadagnato io più di tutti.

Ghost Trio è il gruppo con Silvia Bolognesi e Marco Colonna; “To Max With Love – Omaggio a Massimo Urbani” ( è anche presente il mio gruppo su Facebook) con Eugenio Colombo, Roberto Del Piano, spesso con Roberto Bellatalla o Silvia Bolognesi, “Homage To Kandinsky” il trio con Eugenio Colombo e Roberto Bellatalla + 1, in questo caso master Giancarlo Schiaffini (anche qui si alternano altri musicisti ospiti). The Better Way il duo ormai storico con Marco Colonna (che ha registrato l’album omonimo e “It’s Always An Our Problem”, dedicato alla memoria di Pierpaolo Faggiano.

Come nasce il tuo sodalizio con Marco Colonna?

Il rapporto con Marco è qualcosa di importante… “l’impronta di un dono”, si condivide oltre che la musica pensieri motivazioni curiosità e in generale il concetto di arte, di ricerca di spiritualità oltre l’aspetto intellettuale di intendere l’impegno dell’artista. Gli voglio molto bene e sono felice di averlo come amico e spesso consigliere! lo strumento più importante è e rimane la gratitudine… Ci sono tanti altri musicisti che non sono batteristi, ma che hanno influenzato notevolmente il mio modo di suonare e sentire la musica.

A questo punto non posso fare a meno di chiederti un ricordo di Massimo Urbani.

Massimo Urbani per primo mi fece ascoltare e conoscere tanta musica, ascoltando tantissimi dischi sudici sul suo giradischi sgangherato, a casa sua. Per il resto non mi è facile da raccontare il nostro rapporto. Volevo dedicargli da subito un mio progetto, dopo la sua morte, ma poi passarono molti anni prima che lo facessi sul serio, perché dovevo aspettare che il dolore emotivo passasse. “To Max With Love” è il trio che ho formato e fortemente voluto, con Eugenio Colombo e Roberto Del Piano, al quale si è aggiunta Carola De Scipio, che ha scritto “Massimo Urbani. L’avanguardia è nei sentimenti” in occasione della registrazione di un album uscito per l’etichetta discografica Setola di Maiale. In aggiunta al trio spesso, dal vivo, si sono alternati Marco Colonna, Roberto Bellatalla e Silvia Bolognesi in base alle esigenze del momento. La musica che ne viene è quella che più mi rappresenta e che rappresenta la personalità di Massimo, per ricordarlo fuori dalla logica della commemorazione. Non replica la musica di Massimo, ma l’aspetto creativo, umano e spirituale, libero e avventuroso, come era lui. Grazie ancora Max per tutto ciò che mi hai dato e ciò che abbiamo vissuto insieme per molti anni…vita /musica/ gioie e tristezze infinite/esperienze e lunghi viaggi…le parole hanno le rughe…la consapevolezza della riconoscenza non ha tempo nel tempo. Le nostre strade a un certo punto si dividono musicalmente, ma non certo il nostro rapporto intimo di amicizia complicità e crescita. Molte storie le ho raccontate nel libro di Carola, altre sono e rimarranno strettamente personali.

Link:

Ivano Nardi on FB

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