Hubro Music Archivi - Sound Contest https://www.soundcontest.com/tag/hubro-music/ Musica e altri linguaggi Sun, 31 Dec 2023 09:27:14 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.1.1 BENEDICTE  MAURSETH | Hárr https://www.soundcontest.com/benedicte-maurseth-harr/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=benedicte-maurseth-harr Tue, 26 Dec 2023 17:42:31 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=63331 Hárr by Benedicte MaursethNon potendo più dichiararci ignari del profondo senso poetico e della grande cultura immaginativa di una significativa schiera di musicisti scandinavi contemporanei, avevamo conseguito anche una graduale confidenza con la figura della violinista avant-folk Benedicte Maurseth, autrice o coprotagonista entro una serialità discografica di una decina di titoli, ma soprattutto firmataria di […]

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BENEDICTE  MAURSETH
Hárr
Hubro music  HUBROCD2645 / -LP3645
2022

Non potendo più dichiararci ignari del profondo senso poetico e della grande cultura immaginativa di una significativa schiera di musicisti scandinavi contemporanei, avevamo conseguito anche una graduale confidenza con la figura della violinista avant-folk Benedicte Maurseth, autrice o coprotagonista entro una serialità discografica di una decina di titoli, ma soprattutto firmataria di almeno un paio di importanti volumi dedicati al prediletto strumento Hardanger, blasonata variante nordica della famiglia dei violini.

Adeguatamente argomentato il recente passaggio in casa Hubro music, arruolante anche sodali d’acclarata personalità, esibendo una formula-base in trio condivisa coI sensibile vibrafonista Håkon Stene e completata dall’eclettico e solido contrabbassista Mats Eilertsen (da tempo archiviati i grandi trascorsi nel Tord Gustavsen trio, e fattivo artefice di una propria quanto diversificata carriera); ospiti variamente interagenti Stein Urheim (altro fertile autore e multi-strumentista qui impegnato al caratteristico Langeleik ed a vari interventi di complemento), Rolf-Erik Nystrøm al sax nonché le elettroniche di Jørgen Træen.

Ed è nella dimensione del sortilegio che sembra aprirsi l’album, in termini più sfumati nel breve Augnast, aprente con sensibilità una visione di fioche luci, con modalità di certo più assertive nello strutturato Heilo, segnati ritmicamente sia dalle lamine che dalle corde basse, su cui l’arco tratteggia una spontanea e catturante sequenza di frasi d’efficace carattere narrativo.

Metamorfosi d’atmosfera nel ben differente Reinsdyrbjøller, di arcadica contemplazione e primigenia nebulosità, intessute su fluenti elettroniche e capricci percussivi; frizzante corollario di synth nella concisa Kollasj I, di curiosa ambienza bucolica ed includente un’antica registrazione di voci degli antenati di Maurseth,  Franz Gustav Andersson Törna e Leif Maurseth, entrambi cacciatori oltre che pastori di renne, quest’ultimo (cosa non insolita per la label Hubro) raffigurato in copertina nell’azione quotidiana, oltre a costituire un breve saggio di concrete music improntato all’orgoglio ancestrale.

Eidfyrder è vibrante passaggio meditativo, ardita combinazione di senso naturalistico e post-modernismo, transitando nel cullante spirito danzante dell’eponima Hárr (arcaico termine norreno per Hårteigen, la più caratteristica montagna nell’area di Hardanger, originaria della famiglia Maurseth).

Non privo di asprezze né di qualche azzardo compositivo, il fascinoso Hreinn offre ulteriori prospettive sulla regia e sulla forza espressiva di Benedicte, Kollasj II si distingue dall’omonimo precedente per astrattezza e libertà di disegno (includendo ulteriori estratti vocali parentali), conducendo a termine la sequenza nei tratti quasi immateriali di Snø over Sysendalen, ispirata contemplazione al di fuori delle dimensione del tempo.

Per un album in cui si dichiara di non ricorrere “né a pirotecnie, né a trilli del diavolo”, l’articolato esito sortisce di sapido quanto originale carattere etno-avant, animato dalla riuscita intesa dei talentuosi sodali, dei quali è d’obbligo lodare gli apporti, nel dettaglio la poco sorprendente conferma del talento di Mats Eilertsen, che riesce a rimanere entro i ranghi non perdendo nulla della presenza di grande carisma, e l’inatteso fascino del gioco di lamine di Håkon Stene, improntante più passaggi, ma non potendo certo tacere della restante, dotata line-up, su cui a più riprese svetta con luminosa ispirazione il variegato gioco d’arco della leader, ormai graziata da una matura voce propria.

Tributo colto ed immaginifico alle fascinose radici, cui lancia un ulteriore ponte verso estetiche futuribili, la sequenza attinge a caratteri di perla che con efficaci argomentazioni s’incastona entro una già preziosa filiera, che incorpora sia certi omologhi strumentali (l’arco è esteso e trans-generazionale, dai Nils Økland agli Erlen Apneseth etc) quanto peculiari creativi quali la sempre originale Sinikka Langeland o la veterana Lena Willemark, come certe sortite del Garbarek di “Rosensfole” – giusto per azzardare una connessione d’estrema sintesi entro un mondo di creativi e di segni invece assai più esteso e stratificato.

In forza di un soundscape ben studiato quanto composito, il presente “Hárr” è insomma un album nient’affatto di circostanza né meramente partecipativo, e la cui ricchezza ideativa sarà da rivalutare nel tempo.

 

Musicisti:

Benedicte Maurseth, violino Hardanger
Mats Eilertsen, contrabbasso, elettroniche
Håkon Stene, vibrafono, percussioni, elettroniche
con:
Jørgen Træen, elettroniche
Rolf-Erik Nystrøm, sax
Stein Urheim, Langeleik, armonica, elettroniche, sampling, percussioni

Tracklist:

01. Augnast 3.19
02. Heilo 7:32
03. Reinsdyrbjøller 5:49
04. Kollasj I 2:41
05. Eidfyrder 4:16
06. Hárr 3:51
07. Hreinn 6:18
08. Kollasj II 4:18
09. Snø over Sysendalen 5:16

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Benedicte Maurseth

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TRONDHEIM VOICES & CHRISTIAN WALLUMRØD | Gjest Song https://www.soundcontest.com/trondheim-voices-folklore-2/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=trondheim-voices-folklore-2 Fri, 23 Dec 2022 10:32:12 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=59033 Gjest Song by Trondheim Voices & Christian WallumrødVi è più di uno spunto di curiosità nell’approcciare materiale a firma di Christian Wallumrød, la cui peculiare fisionomia d’autore si è affermata nei suoi originali tratti, e la resa interpretativa del collettivo vocale Trondheim Voices, naturalmente curioso e poliedrico ensemble in rosa. L’antefatto risale al 2015, durante […]

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TRONDHEIM VOICES & CHRISTIAN WALLUMRØD
Gjest Song
Hubro music HUBRO LP/CD 3656
2022

Vi è più di uno spunto di curiosità nell’approcciare materiale a firma di Christian Wallumrød, la cui peculiare fisionomia d’autore si è affermata nei suoi originali tratti, e la resa interpretativa del collettivo vocale Trondheim Voices, naturalmente curioso e poliedrico ensemble in rosa.

L’antefatto risale al 2015, durante l’International Olavsfest a Trondheim nella locale chiesa di Lademoen, in cui Trondheim Voices e Wild at Art hanno realizzato un evento d’arte tribale  (o ‘Gestamtkunstwerk’) denominato  Gjestehus, una performance aperta e di lunga durata, estesa per cinque giornate di che si è svolta in un evento aperto 24 ore su 24 ; Christian Wallumrød era stato invitato a scrivere musica, che è stata eseguita in modalità continuativa, e modellata giorno dopo giorno.

Sulla base della location e della prospettiva temporale dell’originale progetto, Christian Wallumrød ha composto musica senza testo basata su un materiale passibile di elaborazione da parte delle cantanti, da distribuire anche in momenti molto diversi, combinandosi in vari modi, quindi rigenerandosi durante le ripetizioni, dunque riutilizzabili lungo l’esteso arco temporale della performance.

Quanto alla scelta autoriale, se nel precedente “Folklore” la scrittura dei materiali era a firma dei “Chiaroscurali” Ståle Storløkken e Helge Sten, Christian Wallumrød rappresenta un’altra autorevole firma entro un gotha dell’articolata e polimorfa fucina della NU-music, ma possiamo premettere che “Gjest Song” nel suo complesso non rappresenta uno spin-off letterale di quanto abbiamo seguito nella produzione del pianista ed autore, valutandone l’arte in quanto espresso nelle originali concezioni formali – e di ciò si potrà fruire nel raffronto con le più nuove summae per ensemble o piano solo, come rispettivamente espresso nei recenti “Many” o “Speaksome”.

La sequenza è stata fissata in registrazione alla Melhus Kirke nel 2020, cinque anni dopo la première, con il tempo di maturare ulteriormente ma senza discostarsi troppo dall’opera d’arte originale: dieci risultano le selezionate tracce del programma, dal carattere relativamente coerente ma verosimilmente improntate dallo stile interpretativo della formazione e più in generale dalle implicazioni della performance vocale.

In effetti, si informa di quanto l’autore abbia contribuito con fattivi suggerimenti sull’impostazione armonica o sul trattamento delle voci, ma in buona sostanza le dominanti geometrie non apparrebbero strettamente apparentabili a certe formule ideative del più riconoscibile Wallumrød, in buona parte ostinatamente idiosincrasiche ed ineffabili, ma ad oggi caratterizzate da stranianti trattamenti sia del passo ritmico che della costruzione melodica, alla base di tracks di fisionomia peculiare e molto interagenti con l’attenzione partecipativa dell’ascoltatore.

Pure, si rileva un assortimento del programma, transitando da soluzioni più lineari ed in sintonia con la post-modernità (l’introduttiva Open Aften, la prismatica Sixth Anneks, la ‘frusciante’ e conclusiva Sonic Mold), ad elementi di ritualità (l’ondulante Hei Morrow o la coloristica Urte Garden) o a rappresentazioni da mistero cosmico, se non apocalittiche (la misterica Sol Sway o la vibrante Fishdance), rispettivamente avvicinabili alla più rudimentale (ma suggestiva) Ambient Music, al canto sacrale e alla monodia antica o coralità alla Ligeti ma anche, in vari passaggi, ingredienti atti a conferire un diversificato grado di fruibilità, entro un vago spirito ‘pop’ (es. la declamatoria Bygda Triads).

Ci si concede dunque una diversione nell’approfondimento dell’autore, dovendosi intendere più che un assestamento di stile e azzardando un saggio fuori canone rispetto all’opus wallumrodiano, ma rileviamo argomentata continuità di performing da parte del prezioso collettivo vocale, che ulteriormente consolida fisionomia espressiva e spirito di scelta repertoriale.

Musicisti:

Trondheim Voices:
Sissel Vera Pettersen (direzione artistica)
Tone Åse
Natali Abrahamsen Garner
Torunn Sævik
Anita Kaasbøll
Heidi Skjerve
Ingrid Lode
Marianna Sangita Røe : voci (percussioni addizionali in Urte Garden)

Tracklist:

01. Open Aften 5:24
02. Sakte Draw 2:30
03. Hei Morrow 4:00
04. Sixth Anneks 5:35
05. Kor Somnolent 4:04
06. Fishdance 3:30
07. Bygda Triads 1:58
08. Urte Garden 5:24
09. Sol Sway 3:55
10. Sonic Mold 2:34

Link:

Trondheim Voices

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NILS ØKLAND | Glødetrådar https://www.soundcontest.com/nils-okland-glodetradar/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=nils-okland-glodetradar Fri, 17 Dec 2021 08:28:02 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=53232 Glødetrådar by Nils ØklandAvevamo lasciato il talentuoso violinista norvegese Nils Økland in due canoni d’espansione della sua musicalità: almeno in termini  discografici, “Umbra” (del 2019) era la più nuova sintesi della complessa fusion del trio Lumen Drones, esperimento peculiare (ma non isolato) di contaminazione tra una serrata matrice rockeggiante e le gracili ed anticate risonanze […]

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NILS ØKLAND
Glødetrådar
Hubro music HUBROCD/LP 2632
2021

Avevamo lasciato il talentuoso violinista norvegese Nils Økland in due canoni d’espansione della sua musicalità: almeno in termini  discografici, “Umbra” (del 2019) era la più nuova sintesi della complessa fusion del trio Lumen Drones, esperimento peculiare (ma non isolato) di contaminazione tra una serrata matrice rockeggiante e le gracili ed anticate risonanze del tradizionale violino Hardanger, laddove “Lysning“ (2017) perveniva in coda ad una filiera delle formazioni in-acustico del Nostro, trasversale alfiere di una evolutiva tradizione centrata appunto sulle storiche (e nobili) implicazioni del proprio strumento.

In risposta ad una commissione del prestigioso festival Vossajazz nel 2016, Økland (prescindendo dalla dismissione della denominazione in collettivo Nils Økland Band) sembra qui pervenire a maggior protagonismo o magari maggior responsabilizzazione autoriale: è vero che la cifra dominante sembrerebbe intuirsi dall’avvio dell’album, ovviamente non segnato dalle elettroacustiche energie del trio ma neanche dalla tonica ed avvolgente esaltazione del ritmo come nell’intro dell’album “Kjolvatn”, bensì da una nitida ostensione della nuda voce del violino in acustico, peraltro caratterizzata da una sensibilissima auto-esplorazione dal tratteggio melodico di estrema sottigliezza e fragilità.

La crepuscolare ed evocativa Blankt vatn così apre una sequenza votata all’ispirazione in apparenza anti-spettacolare – e con ciò si concordi nell’intendere l’alienità all’effettismo ed alla fruibile presa, in cui le quattro corde sono gentilmente doppiate dalla timbrica flautata dello harmonium entro una nenia arcaica e cullante (Rull), preludente nel suo sviluppo ad un richiamo corale delle energie dell’ottetto, infittite da dissonanze e senso della vertigine, ed un marcato quanto aperto passo ritmico.

Respiro terso e temperato clima emotivo nella lineare e domestica Linja, avvicendata dalla progressione serpiginosa e sensuale dall’eponima Glødetråd, ove l’ensemble s’aggrega in sottigliezza e felpata souplesse, di fisionomia ipnotica e finemente increspata.

Azzarderemmo un clima di danza dal titolo Vals, spiccatamente lento peraltro nel corposo duettare violino-contrabbasso alonato da metallescenti percussioni, tratteggiando ulteriore clima immaginativo, tematicamente segnato dalla rurale sacralità dello harmonium e del mandolino. Luci fioche e stato di meraviglia nello spirito dell’alba in apertura a Glør, poi intriso di aperto e jazzesco tono cameristico in forma di speziata cantilena.

In Sjanti speciale calore dalle basse timbriche dello Hardanger, che guida l’ottetto anche nelle vocalità, dando vita ad un rarefatto e solenne passaggio antifonale di nordico raccoglimento, per congedarsi in un brano (Tråd) di cui è arduo discernere se prevalga la pulsatilità o l’astrattismo.

Quanto alla line-up, si riconfermano fedelissimi sodali quali Mats Eilertsen, Håkon Stene, Rolf-Erik Nystrøm e Sigbjørn Apeland, richiamando dal trio Lumen Drones il chitarrista Per Steinar Lie ed il batterista Ørjan Haaland, e conferendo spazio alla partnership con il fratello Torbjørn Erik Økland (in realtà risalente di fatto ai comuni primi anni di vita), aprendosi peraltro con l’inclusione di strumenti finora non organici alle formazioni del Nostro, tali la tromba ed il pianoforte; inoltre le premesse informano di come il terreno musicale sia stato preparato solo per schizzi sintetici e senza notazione, quindi sviluppata attraverso impulsi ed ispirazione istantanea dei sodali tramite la dimestichezza che ne ha il leader.

Amo lavorare a lungo con i musicisti, così che possa stabilire una conoscenza musicale, e non sono necessariamente interessato ai loro strumenti quanto alle loro personalità: la cosa di maggior importanza è che vi sia un’ottimale comunicazione” secondo Økland, e al riguardo di questi si potrà concordare (almeno in parte) sulla “sorta di ritorno alle origini” rappresentato da questa nuova commissione; ma, prescindendo ancora dalla rinuncia alla denominazione in collettivo, sembra che il grande artigiano d’arco e attento sperimentatore tenda piuttosto ad un ulteriore approfondimento di segni e respiri caratteristici ma anche occulti dei propri strumenti, segnando una griffe ancora più personale rispetto al più esplorativo “Bris” (Rune, 2004) o l’arcaicheggiante “Monograph” (ECM, 2009), puntando ad un più profondo senso del contrappunto e dell’interplay melodico, conferendo valori nuovi e ulteriormente saldi alla poetica sia ancestrale che soggettiva.

 

Musicisti:

Nils Økland, Hardanger, viola d’amore
Rolf-Erik Nystrøm, sassofoni
Torbjørn Erik Økland, tromba, mandolino
Per Steinar Lie, chitarra elettrica
Sigbjørn Apeland, Fender Rhodes, harmonium, piano preparato
Mats Eilertsen, contrabbasso
Ørjan Haaland, batteria
Håkon Mørch Stene, percussioni, vibrafono

Tracklist:

01. Blankt vatn 5:48
02. Rull 8:02
03. Linja 6:06
04. Glødetråd 4:17
05. Vals 3:11
06. Glør 5:28
07. Sjanti 3:49
08. Tråd 2:22

Link:

Nils Økland

Hubro Music

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FRODE HALTLI | Avant Folk II https://www.soundcontest.com/frode-haltli-avant-folk-ii/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=frode-haltli-avant-folk-ii Tue, 12 Oct 2021 08:35:54 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=51705 Avant Folk II by Frode Halti“Ho lavorato su generi consolidati per molti anni e ho fatto di tutto, da forme complesse della musica contemporanea al jazz e alla musica tradizionale. In Avant Folk usiamo processi della musica folk: presento per iniziare un materiale semplice ai musicisti, che tutti imparano ad orecchio. In questo modo, senza […]

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FRODE HALTLI
Avant Folk II
Hubro music HUBROCD2637
2021

Ho lavorato su generi consolidati per molti anni e ho fatto di tutto, da forme complesse della musica contemporanea al jazz e alla musica tradizionale. In Avant Folk usiamo processi della musica folk: presento per iniziare un materiale semplice ai musicisti, che tutti imparano ad orecchio. In questo modo, senza alcuno spartito, abbiamo tutti una comune sensazione del fraseggio e dei ritmi, con libertà e flessibilità nell’ulteriore elaborazione del materiale musicale”.

Del talentuoso fisarmonicista Frode Haltli e del suo composito ensemble Avant Folk procede la rappresentazione mediatica, testimoniando della vivace realtà di questa formazione post-folk, giusto per semplificarne la variegata espressione.

Avevamo già trattato di un suo precedente discografico, il singolo “Quarantine Quilt”, dalla genesi strettamente legata alla spiazzante e peculiare (quanto ormai familiare) realtà della separazione sociale, diffuso anche in formato video a paradigma di una musicalità coloristica e dallo spirito contagioso; il singolo ha mantenuto una vita propria senza esser incluso in alcun album successivo quale il presente, il cui background è addirittura antecedente nel tempo, comprendendo materiali commissionati per l’edizione 2019 del Festival Jazz di Vossa, in Norvegia (il cui prestigio era stato già sancito, tra l’altro, dalla tematica incisione “Vossabrygg” dell’ensemble di Terje Rypdal).

Articolato lungo quattro tracce di media durata, il nuovo album reca altrettante e distinte connotazioni ispirative, e la sequenza si apre dunque con Doggerland, arcaico riferimento alla Dogger bank, banco di sabbia sotto il livello del mare estesamente posto tra Norvegia e Gran Bretagna, ed è nello spirito tematico del brano la ricostruzione di un ipotetico canto folk che suonasse come un ibrido tra irlandese e scandinavo; aprendosi in uno spirito danzante, coloristicamente affine al precedente singolo di quarantena, ma di minor virulenza ritmica, il brano sorprendente si evolve verso un indefinito territorio d’improvvisazione elettro-acustica, di fascino non immediato ma solido, che avalora dalla prime mosse dell’album la poliedrica anima dell’ensemble.

 

A seguire Nordlys (o “luci del nord”), un sognante tema di viaggio composto da Haltli per il road-movie tedesco Nordland; nello spirito del travelogue, e in generale del diario interiore, il passaggio vive per luci fioche e sommesso interplay, guidato dall’acre timbrica della tromba e quindi dal discorsivo mantice, che incanalano la strutturazione ritmica entro un raccolto clima serotino.

Dedicato all’omonimo, piccolo villaggio dell’entroterra locale, con influente quota d’immigrazione finnica, Gravberget è movimento di danza caratterizzato da un ritmo asimmetrico, che nelle intenzioni suonerà come una “pulsazione di tutt’altro luogo”; tratteggiato dalla sottile arte degli strumenti ad arco, la track si compatta entro un sound corale di vago quanto curioso sentore rockeggiante, che irrobustisce la crescente pulsione danzante.

 

I Østen som i Vesten (All Over the Place), traducibile come “all’Est come all’Ovest” per l’ ambivalente tratto formale in base a cui può essere ascoltato come un’arcaico canto scandinavo ma anche un arabico maqam (“a seconda dell’ascoltatore!”), in buona parte per microtonalità e melismi disegnati da mantice ed archi, che sostengono con energia la graduale strutturazione del brano, affine ad una jam poliglotta dalla ritmica imperiosa ed anarchica, segnata dalle bizzarre e laceranti linee di solo affidate al corno caprino, all’arco e a scabre sortite del synth.

Nella fila del giovane (anzi, relativamente pluri-generazionale) ensemble riconosciamo individualità di profilo autonomo quale il dotato solista di violino Hardanger, Erlend Apneseth, e certamente il navigato veterano di tastiere Ståle Storløkken, tra i nomi più esposti di una band comunque non parca di soggettivi talenti, in cui si conferma in primis la fisionomia creativa del titolare, già dispensatasi lungo una filiera nel cui contesto permangono salienti il visionario exploit di “Passing Images” e l’affresco solistico “Vagabonde Blu”.

Se si è già detto (o ritenuto di dire) davvero tantissimo sulla peculiare combinazione di contemplazione naturalistica, coerenza con la tradizione e pulsioni verso la modernità nelle speciali formule condotte in termini personali dal ventaglio, ormai fuori contabilità, dei talenti scandinavi, certamente la “famiglia” Avant Folk persiste confluente in questa definizione del filone, contribuendovi con segni propri pur senza azzardati stravolgimenti del canone e non mancando un’occasione, nei presenti ed instabili tempi, per esporre una più estesa percezione delle collettive intesa e fattività musicale.

 

Musicisti:

Frode Haltli, fisarmonica
Erlend Apneseth, violini Hardanger
Hans P. Kjorstad, violino
Rolf-Erik Nystrøm, sax
Hildegunn Øiseth,  tromba, corno caprino, voce

Ståle Storløkken, organo Hammond, synth
Juhani Silvola, chitarra acustica, elettrica

Oddrun Lilja Jonsdottir, chitarra elettrica, voce
Fredrik Luhr Dietrichson, contrabbasso
Siv Øyunn Kjenstad, batteria, voce

Tracklist:

01. Doggerland 8:48
02. Nordlys 10:34
03. Gravberget 9:41
04. I Østen som i Vesten (All Over the Place) 11:18

Link:

Frode Haltli

Hubro Music

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FRODE HALTLI AVANT FOLK | Quarantine  Quilt https://www.soundcontest.com/frode-haltli-avant-folk-quarantine-quilt/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=frode-haltli-avant-folk-quarantine-quilt Thu, 22 Apr 2021 11:07:57 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=49465 Quarantine Quilt by Frode HaltliNon proprio un album, quanto una traccia digitale segna il ritorno dell’animato ensemble Avant Folk capitanato dal valente accordionista Frode Haltli, attestandosi tra le più dichiarate conseguenze del contemporaneo clima di lockdown e dell’ingegno posto in campo a contrastarlo creativamente. Peraltro, la “Quarantine Quilt” del titolo si era costituita a fenomeno, […]

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FRODE HALTLI AVANT FOLK
Quarantine Quilt
Hubro music
2020

Non proprio un album, quanto una traccia digitale segna il ritorno dell’animato ensemble Avant Folk capitanato dal valente accordionista Frode Haltli, attestandosi tra le più dichiarate conseguenze del contemporaneo clima di lockdown e dell’ingegno posto in campo a contrastarlo creativamente.

Peraltro, la “Quarantine Quilt” del titolo si era costituita a fenomeno, insomma a concetto di fatto ben più articolato (ed un omonimo sito ufficiale raccoglie innumerevoli contributi e testimonianze sul tema), e su una tale linea ha inteso attivarsi l’animatore della band che, ricevuta con poco preavviso la cancellazione del tour di primavera e trovandosi anche nell’obbligo di posporre le nuove sessioni di studio, su un assist della chitarrista Oddrun Lilja Jonsdottir coinvolgeva il gruppo per un “singolo avant-Corona” (sic), collettore per le tracce che i musicisti avrebbero realizzato negli individuali studi domestici; la base di partenza erano due piste di fisarmonica e batteria (in questo caso suonata dal new-entry, almeno per la band, ma comunque sperimentato Per Oddvar Johansen), ricalcando nello spirito il brano introduttivo del precedente ed eponimo album (“Avant Folk”, del 2018), e la musicalità derivante sembra gemmare proprio dal virulento spirito di Hug, track d’apertura di cui incorpora la pulsione danzante e la transitiva solarità, all’insegna di sapide coloriture ed “ottime vibrazioni”.

 

“Tutta quest’idea di ‘trapunta musicale’ non sarebbe probabilmente mai venuta fuori in tempi normali nemmeno con questa band, poiché ciò che si fa è molto basato sull’interazione dal vivo. Ma poi, questi tempi insoliti e piuttosto brutti ci hanno condotto a qualcosa di nuovo, divertente e rinfrescante, e spero ve ne piaccia il risultato, il nostro primo e forse ultimo singolo in assoluto!” secondo Haltli.

Il brano viene offerto in rete con il correlato video che, per la palese natura home-made, non supporta ambizioni di capolavoro di ripresa o editing, nondimeno nulla fa perdere del coloristico, eruttivo e contagioso spirito di musicalità dell’ensemble, che coglie lo spirito dei tempi ribaltandolo e segnando un punto a proprio favore, esprimendo rispetto alle attuali incombenze uno spirito reattivo, positivo e scaramantico.

 

Musicisti:

Frode Haltli, accordion
Erlend Apneseth, violino Hardanger
Hans P. Kjorstad, violino
Rolf-Erik Nystrøm, sax
Hildegunn Øiseth, tromba

Ståle Storløkken, organo,  synth
Juhani Silvola, chitarra
Oddrun Lilja Jonsdottir, chitarra
Fredrik Luhr Dietrichson, contrabbasso
Siv Øyunn Kjenstad, voce
Per Oddvar Johansen, batteria

Tracklist:

Quarantine  Quilt            5:22

Link:

The Quarantine Quilt Project

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MØSTER! | Dust Breathing https://www.soundcontest.com/moster-dust-breathing/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=moster-dust-breathing Sat, 10 Apr 2021 16:53:14 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=49259 Dust Breathing by Møster!Un programma variegato e di carattere, quanto dobbiamo attenderci dalla quinta esperienza discografica del collettivo Møster, facente capo e denominazione al clarinettista-sassofonista Kjetil Møster. Poliedrica personalità di fiatista e sperimentatore di ventennale carriera, può vantare la partecipazione a forme musicali aperte, spazianti da avant-jazz, free-rock a hip-hop, collaborazioni nell’orbita di un carnet […]

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MØSTER!
Dust Breathing
Hubro music HUBRO CD 3638
2021

Un programma variegato e di carattere, quanto dobbiamo attenderci dalla quinta esperienza discografica del collettivo Møster, facente capo e denominazione al clarinettista-sassofonista Kjetil Møster.

Poliedrica personalità di fiatista e sperimentatore di ventennale carriera, può vantare la partecipazione a forme musicali aperte, spazianti da avant-jazz, free-rock a hip-hop, collaborazioni nell’orbita di un carnet di star tra cui Bugge Wesseltoft, Pat Metheny o Maja S. Ratkje (ne ricordiamo il recente, energico apporto da co-protagonista al peculiare collettivo The End) ed ha inteso, per il nuovo album, rinunciare in parte al peso della leadership per privilegiare un maggior spirito contributivo dei sodali : “l’unico modo possibile per tirare fuori le loro forze musicali era lasciare le porte aperte e darsi alla registrazione per giorni”.

Parliamo del resto del chitarrista Hans Magnus Ryan, membro-fondatore di Motorpsycho, band in cui si è anche modellato il talento del dotato batterista Kenneth Kapstad, e nel caso del bassista Nikolai Hængsle abbiamo un elemento portante di Elephant9 o BigBang, tra le varie band di punta abitate dai Nostri.

L’organico palesa chiari tributi formali ed ispirativi alla prima epoca fusion, senza apprezzabili componenti ‘nostalghia’ anzi operandone un misurato refreshing di sound, e sostenendone la  freschezza e la catalitica energia, apponendovi soluzioni e trovate di matrice odierna.

Connotato da sobrietà d’eloquio ed inflessioni speziate, il nitido clarino basso del leader introduce con sottigliezza un brano che peraltro evolve con grinta serrata e crescente, affiancato da una chitarra elettrica che non lèsina nel vezzo di esibire tecnicismi e artefatti vintage, sostenuto da una plumbea filiera di basso e da una batteria veracemente prog, disvelando così in The Bonfire, The Sun il programma stilistico di una band coriacea e non tendente a pacificarci con lo storico rock-jazz (anzi!) quanto piuttosto ad estremizzarne istanze e pulsioni, qui aprendo in una track cangiante nell’ampia articolazione. Il soundscape variamente s’impenna nelle sei misure del lavoro, transitando dalle sonorità acri e compatte della concisa Waistful Tendensities alle masse sonore disarticolate e in collisione di Ausculptation.

La tripartita Organ of Bodies esordisce nella nebulosa e asfittica astrattezza di Blightness, aprendo alla ritmica elastica e alla veemenza implacabile di Tentactility, conducendo alla fine del programma nella strutturata e catartica temperie rockeggiante di Palpatience : i quattro capitalizzano quanto già deflagrato durante la già decennale avventura, vantante uno stile totale ed estremo (“niente prigionieri” stando alla loro sintesi), condotto dalla forte espressività dei fiati che rinnovano la “canonica diade” ance-corde elettriche di concerto con la vigoria delle corde elettriche, molto “in parte” insieme all’implacabile drumming per una resa da agitante palcoscenico rock-jazz.

Coadiuvata in post-produzione dallo “scultoreo” tecnico di mixaggio Jørgen Træen, la mordace fusion elettroacustica del quartetto non esaurisce nella propulsiva vigoria d’insieme i connotati alla base del virulento sound, d’espressione polimorfa ma nel ‘core’ riconducibile  al làscito delle band storiche ed apri-pista, entro una riformulazione di carattere che soddisferà l’approccio sia di neo-praticanti che di più stagionati cultori.

 

Musicisti:

Kjetil Møster: sax tenore e baritono, clarinetto, elettroniche, percussioni
Hans Magnus Ryan: chitarre elettriche, elettroniche
Nikolai Hængsle: basso elettrico, elettroniche
Kenneth Kapstad: batteria, percussioni

Tracklist:

01. The Bonfire, The Sun 13:48
02. Waistful Tendensities 3:26
03. Ausculptation 4:11
04. Organ of Bodies I: Blightness 4:27
05. Organ of Bodies II: Tentactility 9:05
06. Organ of Bodies III: Palpatience 5:58

Link:

Møster

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HUNTSVILLE | Bow Shoulder https://www.soundcontest.com/huntsville-bow-shoulder/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=huntsville-bow-shoulder Sun, 27 Dec 2020 18:07:34 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=47516 Bow Shoulder by Huntsville + Yuka Honda, Nels Cline, Darin Gray, Glenn KotcheIl trio norvegese ‘open’ (che nel suo website si definisce “il vostro miglior amico in musica”) ha segnato il proprio debutto discografico nel 2006 per Rune Grammofon nella nucleare formazione, ampliata già nel secondo step su disco, succeduto da una filiera di tre […]

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HUNTSVILLE
Bow Shoulder
Hubro music HUBROCD 2620
2020

Il trio norvegese ‘open’ (che nel suo website si definisce “il vostro miglior amico in musica”) ha segnato il proprio debutto discografico nel 2006 per Rune Grammofon nella nucleare formazione, ampliata già nel secondo step su disco, succeduto da una filiera di tre produzioni per la corrente Hubro, strettamente in trio fino alla presente e nuova “Bow Shoulder”, sessione fissata nella città-laboratorio di Chicago e in realtà risalente al 2010, insomma un decennio per condurre su solco un progetto allargato in cui Huntsville si apre a quattro ospiti di diversificata ma sempre incisiva caratura, pur con la coscienza del rischio della dispersione creativa:

La vitalità e la messa a fuoco della musica improvvisata possono soffrire sotto il peso di così tante voci – ma tra le ragioni della riuscita di “Bow Shoulder” vi è che i musicisti ospiti hanno sapientemente mantenuto la propria identità personale pur aderendo completamente al ceppo percolante di deriva ambientale, interazione materica e melodismo cupo che Huntsville aveva sviluppato nel corso degli anni”.

Concretezza ed ispirazione istantanea sono tra i punti cardinali e le correnti portanti di un sound composito ed attrattivo nelle variabili e nelle dinamiche, segnato dalle tessiture vibranti delle chitarre di Ivar Grydeland e dalla scultorea percussione di Ingar Zach – e parliamo già di metà del magistrale quartetto Dans les Arbres, ma gli esiti ne sono palesemente distanti, ed espressi con un profilo musicalmente ben meno aleatorio e ben più figurativo (pur nella relatività dei termini) – completandosi il trio nelle serrate piste a corde basse di Tonny Klufte, e variamente integrato da quattro partecipativi sodali, tra cui non ci era sfuggito l’operoso carisma del chitarrista Nels Cline, registrando degli altri convenuti Glenn Kotche, Darin Gray e Yuka Honda, gli interventi adeguatamente collocati e funzionali ad un comune fronte immaginativo, procedente lungo una progressione di timbriche metallescenti e dall’allure flottante, piuttosto dinamizzate nell’introduttiva Side Wind e più terse in Higher, particolarmente macchinose nell’intricata Lower o di clima nebuloso come nella conclusiva The Unshot.

Di strutturato fascino, la risultante musicalità potrà coinvolgere l’ascoltatore secondo modalità probabilmente differenti a seconda dei diversi momenti dell’ascolto, entro uno spirito accomunato da plastica tensione e trance partecipativa.

 

Musicisti:
Ivar Grydeland, chitarre  elettriche ed acustiche, pedal steel, banjo, elettroniche, tabla-machine
Tonny Kluften, basso elettrico
Ingar Zach, batteria, percussioni, tabla-machine, drone commander
con:
Yuka Honda, tastiere
Nels Cline, chitarra  elettrica, effetti
Darin Gray, contrabbasso, preparazioni
Glenn Kotche, batteria, percussioni, elettroniche

Tracklist:

01. Side Wind 20:59
02. Higher 14:03
03. Lower 16:37
04. The Unshot 7:02

Link:

Huntsville

Hubro Music

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