ECM Records Archivi - Sound Contest https://www.soundcontest.com/tag/ecm-records/ Musica e altri linguaggi Wed, 17 Jan 2024 11:57:31 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.1.1 SINIKKA LANGELAND | Wind and Sun https://www.soundcontest.com/sinikka-langeland-wind-and-sun/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=sinikka-langeland-wind-and-sun Sat, 13 Jan 2024 11:12:32 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=63525 Permane piuttosto personale il percorso creativo di Sinikka Langeland, coniugante nel proprio ricettario poetico e sonoro un complesso background favolistico e pedagogico attingente alla nativa area di Finnskogen, territorio norvegese un tempo popolato da migranti forestali finlandesi cui apparteneva la madre dell’artista, immigrata dalla Carelia. Dall’area e dal nucleo etnico, definiti come latori di “vecchi […]

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SINIKKA LANGELAND
Wind and Sun
ECM records 2776
2023

Permane piuttosto personale il percorso creativo di Sinikka Langeland, coniugante nel proprio ricettario poetico e sonoro un complesso background favolistico e pedagogico attingente alla nativa area di Finnskogen, territorio norvegese un tempo popolato da migranti forestali finlandesi cui apparteneva la madre dell’artista, immigrata dalla Carelia.

Dall’area e dal nucleo etnico, definiti come latori di “vecchi canti runici preservanti una meravigliosa poesia con radici in un’antica cultura sciamanica della foresta”, Langeland ha tratto ampie e strutturate fonti ispirative, catalizzate dal tradizionale salterio kantele (cui si è devoluta per oltre quattro decadi) e dalla vocalità, persistendo con pazienza nell’edificazione di un repertorio attento alla materia tradizionale ma in cerca anche di una propria miscela, immettendosi entro una forte e personale corrente etno-jazz svelata nell’originale “Starflowers” (2007, prima uscita ECM), già sorprendente per la disinvolta e spericolata lezione di stile, finora coerentemente coltivato, salvo digressioni di più tradizionale carattere, fino all’album in oggetto.

Se nelle prime esperienze discografiche Sinikka celebrava la poetica minimale e “naturale” del poeta-boscaiolo Hans Børli, nella presente occasione palesa un indubbio valore aggiunto ponendo in musica le meditazioni dello scrittore e drammaturgo Jon Fosse, di complessa personalità e peculiare misticismo, oltre all’originale stile scrittorio (peraltro insignito del premio Nobel per la letteratura appena pochi giorni dopo l’uscita dell’album, “per le sue opere innovative e la sua prosa che danno voce all’indicibile”).

Le non poche ambizioni filosofiche di Fosse sembrano trovare un fertile terreno d’incontro entro la poetica già fluviale ed argomentata di Langeland, che rilancia senza eccessi ma sempre con originalità di firma un nuovo programma, avvalorato anche dal corredo di immagini del fotografo Dag Alveng, ospite in più occasioni dei progetti di Sinikka, che trova l’arte di costui “in una combinazione particolarmente buona con le poesie di Fosse, poiché sono entrambe così semplici pur di carattere forte”.

Si riconferma l’abituale soundscape, di vibrante spirito naturalistico e non di rado metafisico, già dalle prime battute dell’introduttiva Row my Ocean, solenne e luminosa declamazione prontamente vivacizzata dai metallici inserti dei fiati solisti e naturalmente dalle cristalline timbriche del cordofono kantele, svettante sulla fluida traccia melodica.

photo by Oddleiv Apneseth

Di più criptico mood l’eponima Wind and Sun, aprente con acustiche nebulose e crepuscolari, quindi fissandosi di contemplativo spirito free; s’incorpora quindi un incedere da aria di settecentesca grazia e contemporanea assertività in It walks and walks, in cui la serena autorevolezza del cantato contrappunta con le volute d’ancia di Frode Haltli (il partner probabilmente più interessante nell’intera operazione), di struggente sensibilità.

Spazio per luminosa sensibilità infantile nella delicate e toccante When the Heart is a Moon, percorsa da brezze della memoria, le cui liriche fanno riferimento al passaggio di angeli recanti messaggi dall’oltretomba; di nuovo la magia del kantele apre al mondo dell’infanzia, come dal titolo A Child who Exists, dal cui canto emerge uno spirito femmineo e materno, profondo ed universalistico.

Emotività remota ed ambienze serotine e chiaroscurali nella composita A Window Tells, cui gli stilemi jazzy e blues sembrano apportare alla sintesi di Langeland più lo spirito lirico che le meccaniche stilistiche; inattesa fisonomia e cadenza chitarristica del nordico strumento in apertura di The Love, innervata dalla solida e calda linea di basso e dal palpitante duettare dei fiati, entro una surreale ed ondulante pulsazione, all’insegna comunque di temperate luci e languida comunicativa.

Attraversando alcune variazioni sulle precedenti tracks, l’epilogo giunge su You Hear my Heart Come, affidante ancora ai fiati una libera loquela jazz, definendo in spirito cantautoriale un’ulteriore esempio della microingegneria fusion della titolare.

Stilemi trans-temporali e grande libertà formale alla base della peculiare progettazione di sound, con cui Langeland rilancia in termini di solidità, e stabilizza la line-up  (che nel passato ha visto anche militare Arve Henriksen, Anders Jormin e Markku Ounaskari) con gli intoccabili talenti del momento, tali l’impagabile ancia di Trygve Seim, di prosodia orientaleggiante e spesso tangente il sortilegio, l’ottone chiaroscurale ed estroso di Mathias Eick, il vibrante istinto scultoreo di Mats Eilertsen e la cangiante materia ritmica del polivalente Thomas Strønen, non disconoscendo il protagonismo mai invasivo ma determinante della leader, dalla vocalità ieratica e a tratti fuori dal tempo.

Come una singolarità riesce (così è ipotizzato) a piegare lo spazio-tempo, si può ritenere che il già duttile jazz si pieghi (nel senso dell’omaggio) alla singolarità dell’arte (o delle arti) di Sinikka:  palesando nobiltà di retaggio e ben amministrato senso del melting, “Wind and Sun” esita in un ennesimo saggio, piuttosto personale, di mistica naturale insolitamente abile a coniugare sapienza e meraviglia.

 

Musicisti:

Sinikka Langeland, voce, kantele
Trygve Seim, sax tenore e soprano
Mathias Eick, tromba
Mats Eilertsen, contrabbasso
Thomas Strønen, batteria

Tracklist:

01. Row My Ocean (Jon Fosse, Sinikka Langeland) 7:08
02. Wind And Sun (instrumental) (Jon Fosse, Sinikka Langeland) 2:56
03. It Walks And Walks (Jon Fosse, Sinikka Langeland) 6:49
04. When The Heart Is A Moon (Jon Fosse, Sinikka Langeland) 5:14
05. Hands That Held (Jon Fosse, Sinikka Langeland) 4:06
06. A Child Who Exists (Jon Fosse, Geirr Tveitt, Sinikka Langeland) 4:44
07. A Window Tells (Jon Fosse, Sinikka Langeland) 6:38
08. The Love (Jon Fosse, Sinikka Langeland) 4:48
09. Wind Song (Jon Fosse, Sinikka Langeland) 3:15
10. A Child Who Exists (var.) (Jon Fosse, Geirr Tveitt, Sinikka Langeland) 4:33
11. Wind And Sun (Jon Fosse, Sinikka Langeland) 6:59
12. You Hear My Heart Come (Jon Fosse, Sinikka Langeland) 8:46

Link:

Sinikka Langeland
ECM records

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MATHIEU BORDENAVE – PATRICE MORET – FLORIAN WEBER | La traversée https://www.soundcontest.com/mathieu-bordenave-patrice-moret-florian-weber-la-traversee/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=mathieu-bordenave-patrice-moret-florian-weber-la-traversee Sun, 01 Oct 2023 11:00:15 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=62272 Un album di debutto di particolarissimo interesse, che raccomandiamo ai cultori del sassofonista, clarinettista, compositore e arrangiatore Jimmy Giuffre e delle varie edizioni dei suoi “3” ovvero dei suoi trii. Si trattava di piccole formazioni senza batteria in cui il musicista nato a Dallas nel 1921 sperimentò, negli anni Cinquanta e Sessanta, in forte anticipo […]

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MATHIEU BORDENAVE - PATRICE MORET - FLORIAN WEBER
La traversée
Ecm 2663 088 2928
2020

Un album di debutto di particolarissimo interesse, che raccomandiamo ai cultori del sassofonista, clarinettista, compositore e arrangiatore Jimmy Giuffre e delle varie edizioni dei suoi “3” ovvero dei suoi trii. Si trattava di piccole formazioni senza batteria in cui il musicista nato a Dallas nel 1921 sperimentò, negli anni Cinquanta e Sessanta, in forte anticipo sui tempi, nuove forme di jazz.

Estraneo ad ogni convenzionalismo, la sua intransigenza gli costò l’ostracismo delle case discografiche che gli rifiutarono in anni cruciali nello sviluppo della sua ricerca qualsiasi tipo di contratto discografico, in particolare in seguito all’assolutamente visionario “Free fall” (1962), album che però ebbe un esito commerciale all’epoca disastroso.

Le avanzate idee musicali del musicista poi scomparso nel 2006 hanno trovato in seguito ampia rivalutazione da parte di pubblico e critica e, guarda un po’, delle case discografiche. La stessa attività di Giuffre rifiorì in nuovi valorosi episodi. Si pensi che, con un gesto piuttosto clamoroso, nel 1992 proprio l’etichetta di Manfred Eicher, che oggi certo senza nessuna casualità pubblica l’album che recensiamo, acquisì i diritti per pubblicare esattamente i due album che avevano preceduto “Free fall”; lo fece nel suo stile,  con la nuova veste editoriale e in un doppio album che, da allora, è regolarmente in catalogo, rimarcando il ruolo della musica di Giuffrè come antesignana di nuove estetiche, in qualche modo anche di quella che, certo con qualche equivoco, molti denominano “suono Ecm”.

Ma i musicisti? Qui il discorso si fa più critico. La ricerca austera di Giuffre, la sua tensione al silenzio, un senso assorto e quasi metafisico del blues e del bop, sembrano diventati lettera morta nelle generazioni successive.

Ecco perché ci sembra doveroso porre l’accento sull’eccezionalità della proposta di Mathieu Bordenave. E alla consapevolezza con cui, nelle brevi note di copertina che firma all’interno del cd, dichiara che il trio di Jimmy Giuffre, Paul Bley e Steve Swallow è la sua principale fonte d’ispirazione. È vero? Si, nel senso che qui Bordenave mostra  u n o  dei possibili modi di praticare lo sviluppo della lezione  di quei maestri, in qualche modo rimasta senza coerenti e progressivi sviluppi nel tempo.

La mobile scacchiera sassofono tenore-pianoforte-contrabbasso, con Patrice Moret e Florian Weber muove mosse sonore incantatorie eppure minimali, di presente concretezza. Punti, pulviscoli sonori, traiettorie, linee, cittadelle di note, costruiscono, suggeriscono. In un interplay con l’ascoltatatore, a cui si richiede, come in uno shanghai, pazienza, delicatezza, attenzione.

In questa prova di sorprendente quanto impressionante maestria di Bordenave, vince chi, nella versione in duo o in trio di “River”, poste in apertura e in chiusura di questa “traversata” o nelle altre tessere del mosaico, troverà una sintonia più intima, la spinta, anche emotiva, al riascolto, all’approfondimento ulteriore.

 

Musicisti:

Mathieu Bordenave, sassofono tenore
Patrice Moret, contrabbasso
Florian Weber, piano

Tracklist:

01. River (duet) 04:43
02. Archipel 07:52
03. Le temps divisé 02:45
04. Dans mon pays 04:35
05. The Path 04:53
06. Ventoux 05:46
07. Incendie blanc 02:19
08. Chaleur grise 05:04
09. River (trio) 04:46

Link:

ECM Records

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