Recensioni Archivi - Sound Contest https://www.soundcontest.com/category/recensioni/ Musica e altri linguaggi Thu, 18 Jan 2024 12:04:18 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.1.1 CLAUDIO ANGELERI feat. GIANLUIGI TROVESI | Concerto https://www.soundcontest.com/claudio-angeleri-feat-gianluigi-trovesi-concerto/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=claudio-angeleri-feat-gianluigi-trovesi-concerto Thu, 18 Jan 2024 12:04:18 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=63598  Concerto è un progetto musicale molto originale, sia nella genesi che nella realizzazione, nella composizione, nell’interpretazione e nella proposizione dei brani che – fatta eccezione per la Lacrimosa tratto dalla Messa da Requiem op. 73 di Gaetano Donizetti – sono tutti frutto della genialità di Claudio Angeleri, “titolare dell’impresa”, pianista, compositore e arrangiatore, nonché […]

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CLAUDIO ANGELERI feat. GIANLUIGI TROVESI
Concerto
Dodicilune - IRD
2023

Concerto è un progetto musicale molto originale, sia nella genesi che nella realizzazione, nella composizione, nell’interpretazione e nella proposizione dei brani che – fatta eccezione per la Lacrimosa tratto dalla Messa da Requiem op. 73 di Gaetano Donizetti – sono tutti frutto della genialità di Claudio Angeleri, “titolare dell’impresa”, pianista, compositore e arrangiatore, nonché insegnante ed autore di libri di didattica musicale, con i testi di Alessia Marcassoli negli unici due brani cantati.

Il progetto, nato nell’ambito delle iniziative per celebrare Bergamo|Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, intende celebrare diversi personaggi che hanno saputo rendere illustre nei secoli i territori bresciani e bergamasco ciascuno con il proprio talento o conoscenza in ogni ambito, dalla scienza alla musica, dalla letteratura all’architettura e all’arte.

Affiancandosi il clarinettista Gianluigi Trovesi, che non necessita di presentazioni e col quale non è nuova la collaborazione in ambito artistico, Angeleri ha affrontato la sfida di vestire di musica, interpretare e raccontare il valore e l’importanza che hanno assunto nella storia personaggi, illustri e non, originari del territorio, della levatura di Arturo Benedetti Michelangeli nella musica, Niccolò Tartaglia nelle scienza matematiche, Michelangelo Merisi detto “il Caravaggio” nella pittura, Giacomo Costantino Beltrami nell’esplorazione di terre sconosciute, Giacomo Quarenghi nell’architettura e nella pittura, Gaetano Donizetti, genio indiscusso della musica classica, Torquato Tasso nella letteratura, assieme alle “donne comuni”, gente del popolo, protagoniste nella Resistenza.

Concerto nasce dunque come un’istantanea, la registrazione “unica” ed originale di un evento, di una delle tante rappresentazioni, tenutasi nell’Auditorium Modernissimo di Nembro (BG), nell’abito delle iniziative culturali legate alla Capitale Italiana della Cultura 2023.

Il CD, prodotto da Dodicilune  e disponibile anche sulle maggiori piattaforme digitali, è quindi una fotografia irripetibile – tra le tante possibili – dell’”attimo” che riunisce tutte la fasi di progettazione, di composizione e di rappresentazione, caratterizzata da qualche immancabile momento d’improvvisazione, indispensabile per rendere “viva“ e inimitabile qualsiasi esibizione.

Delle componenti “live” del concerto mancano (purtroppo!), a causa degli ovvi limiti del supporto, i testi, i racconti, le immagini, i video, e tutti gli elementi narrativi di contorno.

Spiccano invece, ben evidenti, tutte le talentuose doti di Angeleri che ha saputo coniugare nelle sue composizioni – complice le lunghe e approfondite esperienze acquisite in quasi tutti gli ambiti musicali – spunti stilistici diversi, rivenienti dal gospel come dalla musica popolare mediterranea con il jazz e la musica classica, momenti aritmici e atonali con il “bel canto” e con passaggi armonici e melodici e struggenti, facendo emergere in tutti gli ambiti la disinvoltura artistica e professionale dell’intero gruppo.

E ancora – è necessario sottolineare – la capacità di raccontare, attraverso la trasposizione in musica, la musica stessa con la scienza e le arti, la pittura con l‘architettura e la matematica, la letteratura con l’intraprendenza dell’esplorazione, in un singolare esperimento multidisciplinare (invero ottimamente riuscito).

Anche nella formazione dell’ensemble, Angeleri ha saputo riunire una band di professionisti accomunati da un afflato artistico di grande spessore, oltre al già citato Gianluigi Trovesi ai clarinetti, si sono affiancati Gabriele Comeglio al sax alto, Giulio Visibelli al sax soprano e flauto, Marco Esposito al basso elettrico, Matteo Milesi alla batteria, Nicholas Lecchi giovane sax-tenorista emergente ospite nel brano Ritratti, Paola Milzani solista vocale che ha curato anche la direzione del coro The Golden Guys.

Genere: Jazz – Classic – Contemporary

Musicisti:

Claudio Angeleri, Piano, Compositions
Gianluigi Trovesi, Alto & Piccolo Clarinet
Giulio Visibelli, Soprano Sax, Flute
Gabriele Comeglio, Alto Sax, Flute
Marco Esposito, Electric Bass
Matteo Milesi, Drums
Nicholas Lecchi, Tenor Sax (8)
Paola Milzani, Vocals

The Golden Guys Choir:
Candida Birolini, Claudia Busnelli, Silvia Santi, Elena Bettinsoli, Francesca Chiara Di Filippo, Elena Biagioni, Albina Doninelli, Francesca Facchinetti, Elisabetta Giordano, Beatrice Joyce Wahab, Michela Belotti, Arianna Carsana, Simona Romano, Guido Cremonino, Stefano Damaro, Nicola Legati, Marco Previtali, Uberto Tedoldi, Fabio Vitto, Tino Bertoli, Roberto Gandossi, Luca Monteverdi – Vocals (2, 5, 8)

Tracklist:

01. Il triangolo di Tartaglia (a Niccolò Tartaglia)
02. Lacrimosa (Gaetano Donizetti, Messa da Requiem, Op.73)
03. Arturo (ad Arturo Benedetti Michelangeli)
04. Light and dark (a Michelangelo Merisi Caravaggio)
05. Armida (a Torquato Tasso)
06. Ermitage (a Giacomo Quarenghi)
07. Roots (a Giacomo Costantino Beltrami)
08. Ritratti (alle donne della resistenza)

Link:

Dodicilune

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SINIKKA LANGELAND | Wind and Sun https://www.soundcontest.com/sinikka-langeland-wind-and-sun/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=sinikka-langeland-wind-and-sun Sat, 13 Jan 2024 11:12:32 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=63525 Permane piuttosto personale il percorso creativo di Sinikka Langeland, coniugante nel proprio ricettario poetico e sonoro un complesso background favolistico e pedagogico attingente alla nativa area di Finnskogen, territorio norvegese un tempo popolato da migranti forestali finlandesi cui apparteneva la madre dell’artista, immigrata dalla Carelia. Dall’area e dal nucleo etnico, definiti come latori di “vecchi […]

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SINIKKA LANGELAND
Wind and Sun
ECM records 2776
2023

Permane piuttosto personale il percorso creativo di Sinikka Langeland, coniugante nel proprio ricettario poetico e sonoro un complesso background favolistico e pedagogico attingente alla nativa area di Finnskogen, territorio norvegese un tempo popolato da migranti forestali finlandesi cui apparteneva la madre dell’artista, immigrata dalla Carelia.

Dall’area e dal nucleo etnico, definiti come latori di “vecchi canti runici preservanti una meravigliosa poesia con radici in un’antica cultura sciamanica della foresta”, Langeland ha tratto ampie e strutturate fonti ispirative, catalizzate dal tradizionale salterio kantele (cui si è devoluta per oltre quattro decadi) e dalla vocalità, persistendo con pazienza nell’edificazione di un repertorio attento alla materia tradizionale ma in cerca anche di una propria miscela, immettendosi entro una forte e personale corrente etno-jazz svelata nell’originale “Starflowers” (2007, prima uscita ECM), già sorprendente per la disinvolta e spericolata lezione di stile, finora coerentemente coltivato, salvo digressioni di più tradizionale carattere, fino all’album in oggetto.

Se nelle prime esperienze discografiche Sinikka celebrava la poetica minimale e “naturale” del poeta-boscaiolo Hans Børli, nella presente occasione palesa un indubbio valore aggiunto ponendo in musica le meditazioni dello scrittore e drammaturgo Jon Fosse, di complessa personalità e peculiare misticismo, oltre all’originale stile scrittorio (peraltro insignito del premio Nobel per la letteratura appena pochi giorni dopo l’uscita dell’album, “per le sue opere innovative e la sua prosa che danno voce all’indicibile”).

Le non poche ambizioni filosofiche di Fosse sembrano trovare un fertile terreno d’incontro entro la poetica già fluviale ed argomentata di Langeland, che rilancia senza eccessi ma sempre con originalità di firma un nuovo programma, avvalorato anche dal corredo di immagini del fotografo Dag Alveng, ospite in più occasioni dei progetti di Sinikka, che trova l’arte di costui “in una combinazione particolarmente buona con le poesie di Fosse, poiché sono entrambe così semplici pur di carattere forte”.

Si riconferma l’abituale soundscape, di vibrante spirito naturalistico e non di rado metafisico, già dalle prime battute dell’introduttiva Row my Ocean, solenne e luminosa declamazione prontamente vivacizzata dai metallici inserti dei fiati solisti e naturalmente dalle cristalline timbriche del cordofono kantele, svettante sulla fluida traccia melodica.

photo by Oddleiv Apneseth

Di più criptico mood l’eponima Wind and Sun, aprente con acustiche nebulose e crepuscolari, quindi fissandosi di contemplativo spirito free; s’incorpora quindi un incedere da aria di settecentesca grazia e contemporanea assertività in It walks and walks, in cui la serena autorevolezza del cantato contrappunta con le volute d’ancia di Frode Haltli (il partner probabilmente più interessante nell’intera operazione), di struggente sensibilità.

Spazio per luminosa sensibilità infantile nella delicate e toccante When the Heart is a Moon, percorsa da brezze della memoria, le cui liriche fanno riferimento al passaggio di angeli recanti messaggi dall’oltretomba; di nuovo la magia del kantele apre al mondo dell’infanzia, come dal titolo A Child who Exists, dal cui canto emerge uno spirito femmineo e materno, profondo ed universalistico.

Emotività remota ed ambienze serotine e chiaroscurali nella composita A Window Tells, cui gli stilemi jazzy e blues sembrano apportare alla sintesi di Langeland più lo spirito lirico che le meccaniche stilistiche; inattesa fisonomia e cadenza chitarristica del nordico strumento in apertura di The Love, innervata dalla solida e calda linea di basso e dal palpitante duettare dei fiati, entro una surreale ed ondulante pulsazione, all’insegna comunque di temperate luci e languida comunicativa.

Attraversando alcune variazioni sulle precedenti tracks, l’epilogo giunge su You Hear my Heart Come, affidante ancora ai fiati una libera loquela jazz, definendo in spirito cantautoriale un’ulteriore esempio della microingegneria fusion della titolare.

Stilemi trans-temporali e grande libertà formale alla base della peculiare progettazione di sound, con cui Langeland rilancia in termini di solidità, e stabilizza la line-up  (che nel passato ha visto anche militare Arve Henriksen, Anders Jormin e Markku Ounaskari) con gli intoccabili talenti del momento, tali l’impagabile ancia di Trygve Seim, di prosodia orientaleggiante e spesso tangente il sortilegio, l’ottone chiaroscurale ed estroso di Mathias Eick, il vibrante istinto scultoreo di Mats Eilertsen e la cangiante materia ritmica del polivalente Thomas Strønen, non disconoscendo il protagonismo mai invasivo ma determinante della leader, dalla vocalità ieratica e a tratti fuori dal tempo.

Come una singolarità riesce (così è ipotizzato) a piegare lo spazio-tempo, si può ritenere che il già duttile jazz si pieghi (nel senso dell’omaggio) alla singolarità dell’arte (o delle arti) di Sinikka:  palesando nobiltà di retaggio e ben amministrato senso del melting, “Wind and Sun” esita in un ennesimo saggio, piuttosto personale, di mistica naturale insolitamente abile a coniugare sapienza e meraviglia.

 

Musicisti:

Sinikka Langeland, voce, kantele
Trygve Seim, sax tenore e soprano
Mathias Eick, tromba
Mats Eilertsen, contrabbasso
Thomas Strønen, batteria

Tracklist:

01. Row My Ocean (Jon Fosse, Sinikka Langeland) 7:08
02. Wind And Sun (instrumental) (Jon Fosse, Sinikka Langeland) 2:56
03. It Walks And Walks (Jon Fosse, Sinikka Langeland) 6:49
04. When The Heart Is A Moon (Jon Fosse, Sinikka Langeland) 5:14
05. Hands That Held (Jon Fosse, Sinikka Langeland) 4:06
06. A Child Who Exists (Jon Fosse, Geirr Tveitt, Sinikka Langeland) 4:44
07. A Window Tells (Jon Fosse, Sinikka Langeland) 6:38
08. The Love (Jon Fosse, Sinikka Langeland) 4:48
09. Wind Song (Jon Fosse, Sinikka Langeland) 3:15
10. A Child Who Exists (var.) (Jon Fosse, Geirr Tveitt, Sinikka Langeland) 4:33
11. Wind And Sun (Jon Fosse, Sinikka Langeland) 6:59
12. You Hear My Heart Come (Jon Fosse, Sinikka Langeland) 8:46

Link:

Sinikka Langeland
ECM records

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BENEDICTE  MAURSETH | Hárr https://www.soundcontest.com/benedicte-maurseth-harr/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=benedicte-maurseth-harr Tue, 26 Dec 2023 17:42:31 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=63331 Hárr by Benedicte MaursethNon potendo più dichiararci ignari del profondo senso poetico e della grande cultura immaginativa di una significativa schiera di musicisti scandinavi contemporanei, avevamo conseguito anche una graduale confidenza con la figura della violinista avant-folk Benedicte Maurseth, autrice o coprotagonista entro una serialità discografica di una decina di titoli, ma soprattutto firmataria di […]

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BENEDICTE  MAURSETH
Hárr
Hubro music  HUBROCD2645 / -LP3645
2022

Non potendo più dichiararci ignari del profondo senso poetico e della grande cultura immaginativa di una significativa schiera di musicisti scandinavi contemporanei, avevamo conseguito anche una graduale confidenza con la figura della violinista avant-folk Benedicte Maurseth, autrice o coprotagonista entro una serialità discografica di una decina di titoli, ma soprattutto firmataria di almeno un paio di importanti volumi dedicati al prediletto strumento Hardanger, blasonata variante nordica della famiglia dei violini.

Adeguatamente argomentato il recente passaggio in casa Hubro music, arruolante anche sodali d’acclarata personalità, esibendo una formula-base in trio condivisa coI sensibile vibrafonista Håkon Stene e completata dall’eclettico e solido contrabbassista Mats Eilertsen (da tempo archiviati i grandi trascorsi nel Tord Gustavsen trio, e fattivo artefice di una propria quanto diversificata carriera); ospiti variamente interagenti Stein Urheim (altro fertile autore e multi-strumentista qui impegnato al caratteristico Langeleik ed a vari interventi di complemento), Rolf-Erik Nystrøm al sax nonché le elettroniche di Jørgen Træen.

Ed è nella dimensione del sortilegio che sembra aprirsi l’album, in termini più sfumati nel breve Augnast, aprente con sensibilità una visione di fioche luci, con modalità di certo più assertive nello strutturato Heilo, segnati ritmicamente sia dalle lamine che dalle corde basse, su cui l’arco tratteggia una spontanea e catturante sequenza di frasi d’efficace carattere narrativo.

Metamorfosi d’atmosfera nel ben differente Reinsdyrbjøller, di arcadica contemplazione e primigenia nebulosità, intessute su fluenti elettroniche e capricci percussivi; frizzante corollario di synth nella concisa Kollasj I, di curiosa ambienza bucolica ed includente un’antica registrazione di voci degli antenati di Maurseth,  Franz Gustav Andersson Törna e Leif Maurseth, entrambi cacciatori oltre che pastori di renne, quest’ultimo (cosa non insolita per la label Hubro) raffigurato in copertina nell’azione quotidiana, oltre a costituire un breve saggio di concrete music improntato all’orgoglio ancestrale.

Eidfyrder è vibrante passaggio meditativo, ardita combinazione di senso naturalistico e post-modernismo, transitando nel cullante spirito danzante dell’eponima Hárr (arcaico termine norreno per Hårteigen, la più caratteristica montagna nell’area di Hardanger, originaria della famiglia Maurseth).

Non privo di asprezze né di qualche azzardo compositivo, il fascinoso Hreinn offre ulteriori prospettive sulla regia e sulla forza espressiva di Benedicte, Kollasj II si distingue dall’omonimo precedente per astrattezza e libertà di disegno (includendo ulteriori estratti vocali parentali), conducendo a termine la sequenza nei tratti quasi immateriali di Snø over Sysendalen, ispirata contemplazione al di fuori delle dimensione del tempo.

Per un album in cui si dichiara di non ricorrere “né a pirotecnie, né a trilli del diavolo”, l’articolato esito sortisce di sapido quanto originale carattere etno-avant, animato dalla riuscita intesa dei talentuosi sodali, dei quali è d’obbligo lodare gli apporti, nel dettaglio la poco sorprendente conferma del talento di Mats Eilertsen, che riesce a rimanere entro i ranghi non perdendo nulla della presenza di grande carisma, e l’inatteso fascino del gioco di lamine di Håkon Stene, improntante più passaggi, ma non potendo certo tacere della restante, dotata line-up, su cui a più riprese svetta con luminosa ispirazione il variegato gioco d’arco della leader, ormai graziata da una matura voce propria.

Tributo colto ed immaginifico alle fascinose radici, cui lancia un ulteriore ponte verso estetiche futuribili, la sequenza attinge a caratteri di perla che con efficaci argomentazioni s’incastona entro una già preziosa filiera, che incorpora sia certi omologhi strumentali (l’arco è esteso e trans-generazionale, dai Nils Økland agli Erlen Apneseth etc) quanto peculiari creativi quali la sempre originale Sinikka Langeland o la veterana Lena Willemark, come certe sortite del Garbarek di “Rosensfole” – giusto per azzardare una connessione d’estrema sintesi entro un mondo di creativi e di segni invece assai più esteso e stratificato.

In forza di un soundscape ben studiato quanto composito, il presente “Hárr” è insomma un album nient’affatto di circostanza né meramente partecipativo, e la cui ricchezza ideativa sarà da rivalutare nel tempo.

 

Musicisti:

Benedicte Maurseth, violino Hardanger
Mats Eilertsen, contrabbasso, elettroniche
Håkon Stene, vibrafono, percussioni, elettroniche
con:
Jørgen Træen, elettroniche
Rolf-Erik Nystrøm, sax
Stein Urheim, Langeleik, armonica, elettroniche, sampling, percussioni

Tracklist:

01. Augnast 3.19
02. Heilo 7:32
03. Reinsdyrbjøller 5:49
04. Kollasj I 2:41
05. Eidfyrder 4:16
06. Hárr 3:51
07. Hreinn 6:18
08. Kollasj II 4:18
09. Snø over Sysendalen 5:16

Link:

Benedicte Maurseth

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FELICE DEL GAUDIO | Molambo https://www.soundcontest.com/felice-del-gaudio-molambo/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=felice-del-gaudio-molambo Tue, 19 Dec 2023 10:30:48 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=63248 Ci sono diverse sfaccettature di Felice Del Gaudio, volti e aspetti diversi acquisiti percorrendo in lungo e in largo tutti i sentieri della musica. La figura di bassista/contrabbassista che, assieme al batterista/percussionista, nella cosiddetta “sezione ritmica” di una band, è chiamato a creare tessuti musicali e tappeti armonici che facciano da supporto e sostegno agli […]

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FELICE DEL GAUDIO
Molambo
Caligola Records
2023

Ci sono diverse sfaccettature di Felice Del Gaudio, volti e aspetti diversi acquisiti percorrendo in lungo e in largo tutti i sentieri della musica.

La figura di bassista/contrabbassista che, assieme al batterista/percussionista, nella cosiddetta “sezione ritmica” di una band, è chiamato a creare tessuti musicali e tappeti armonici che facciano da supporto e sostegno agli altri strumenti.

Affiancando alcuni tra i più importanti musicisti del panorama artistico italiano ed internazionale Del Gaudio ha maturato in questo ruolo una non comune esperienza, confrontandosi disinvoltamente con ogni genere musicale e imparando ogni dettaglio di innumerevoli brani musicali, dal pop al rock, dal blues al latin e al jazz.

Difficile elencare i nomi dei personaggi con cui ha collaborato e gli eventi e festival internazionali a cui ha partecipato nei lunghi anni della sua carriera senza trascurarne qualcuno: dalla trasmissione International DOC Club su Rai 2 con Renzo Arbore e Gegè Telesforo a svariati festival nazionali e internazionali, Hengel Gualdi, Piergiorgio Farina, Alan Sorrenti, Riki Portera, Lucio Dalla, Bob Wilber, Joyce Yuille, Raphael Gualazzi, Daniele di Bonaventura, Biagio Antonacci, Amii Stewart, Roberto Vecchioni, Secondo Casadei, Caudio Lolli, Ginga, e certamente ne mancano ancora moltissimi.

C’è poi “l’altro” Felice Del Gaudio, quello jazzista in proprio, compositore, arrangiatore, creatore di una musica propria, dove il suo strumento è elevato al rango di solista, capace di produrre sia accordi articolati che melodie profonde e struggenti, nella maggior parte dei casi ispirate dalla Lucania, sua terra di origine sebbene egli sia da anni trapiantato a Bologna, dove svolge buona parte della sua attività.

Gli assoli al contrabbasso di Del Gaudio, mai scontati, mai “sopra le righe”, rapiscono l’ascoltatore per il potere introspettivo e la spiccata cifra comunicativa, ammantati di lirismo, a tratti di passione, a volte di mistero.

Dopo i successi degli album Lucania, Asilum, Home, La Via Lattea, Nostalgia, Desert, Vagabondo, è oggi la volta di Molambo.

Quest’ultimo suo lavoro prende il nome dall’unico brano non originale – un classico della musica latino-americana composto da Jaime Florence e Augusto Mesquita – inserito nell’album in omaggio alla sua particolare predilezione per la musica brasiliana; tutti gli altri brani sono originali, composti ed arrangiati da lui stesso.

Nella realizzazione del suo Molambo, Felice Del Gaudio si è affiancato a due validissimi jazzisti, accomunati da una vecchia e sincera amicizia e stima, con cui aveva già avuto occasione di collaborare in altri album. L’interplay che li caratterizza è un ingrediente fondamentale per la buona riuscita del progetto, il pianista Stefano De Bonis, col suo tocco sempre raffinato ed originale, si è quindi fatto carico di tutta la parte armonica e melodica non coperta dal contrabbasso. Nel brano che dona il titolo all’album, complice la ritmica latina lenta, ma analogamente in Rosanna e North Sun, il pianismo di De Bonis ricorda molto la solarità dello stile petruccianiano.

Nella parte ritmica, invece, allo strumento di Del Gaudio si è affiancata la batteria di Alfredo Laviano, un altro lucano ma trapiantato nelle Marche, valentissimo musicista ma anche artista eclettico, alternativamente dedito, oltre che ad amalgamare sonorità con la batteria musicale, a mescolare ingredienti nelle batterie in uso nell’arte della cucina e del buon gusto – tanto da essere stato definito un “MusiCuoco” – nonché ad assortire colori con tele e pennelli, è infatti sua la pittura scelta per la copertina di Molambo.

A voler essere precisi, esiste ancora un terzo Felice dei Gaudio, a cui si devono diversi libri di tecnica musicale, partiture e metodi di basso, frutto dell’esperienza e degli arricchimenti conseguiti nel corso della sua attività parallela di insegnante di musica.

E’ dunque dall’insieme di tutto il bagaglio di conoscenze tecniche, di esperienza, di confronti artistici, di stima professionale e di rapporti umani che nasce Molambo.

 

Genere: Jazz, Blues, Latin Jazz

Musicisti:

Stefano De Bonis, Piano, Keyboards
Felice Del Gaudio, Double Bass, Electric Bass
Alfredo Laviano, Drums

Tracklist:

01. Amaratea
02. Aura
03. Laranja
04. Irta
05. Namasté
06. Molambo
07. New Life (acoustic version)
08. Rosanna
09. North Sun
10. New Life (electric version)

All compositions by Felice Del Gaudio, except Molambo, by Jaime Flores and Augusto Mesquita. All arrangements by Felice Del Gaudio.

Link:

Felice Del Gaudio on FB

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BRIGHT MAGUS | Jungle Corner https://www.soundcontest.com/bright-magus-jungle-corner/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=bright-magus-jungle-corner Wed, 06 Dec 2023 12:59:30 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=63073 Tra i padri riconosciuti del jazz pochi hanno saputo vivere più intensamente le diverse stagioni del proprio tempo, rinnovandosi nella propria espressione artistica più e più volte, creando, di volta in volta, delle vere e proprie nuove scuole di pensiero, capaci di essere ancor oggi attuali, come seppe fare Miles Davis. Ancor oggi, infatti, attenti […]

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BRIGHT MAGUS
Jungle Corner
IRMA Records
2023

Tra i padri riconosciuti del jazz pochi hanno saputo vivere più intensamente le diverse stagioni del proprio tempo, rinnovandosi nella propria espressione artistica più e più volte, creando, di volta in volta, delle vere e proprie nuove scuole di pensiero, capaci di essere ancor oggi attuali, come seppe fare Miles Davis.

Ancor oggi, infatti, attenti studiosi, ricercatori e cultori degli insegnamenti del grande trombettista americano continuano a coltivare ed a scoprire nuovi percorsi espressivi prendendo spunto dalle tracce lasciate dei lavori scaturiti dalla sua inesauribile fantasia.

E’ stato proprio così che il bassista Giovanni Calella e il batterista Leziero Rescigno hanno partorito l’idea della nuova formazione “ad hoc”, creata proprio all’insegna della stima e della passione comune per il grande Miles, chiamata Bright Magus.

Già qui è fin troppo chiaro il riferimento a Dark Magus, il doppio album live “elettrico” che  Davis registrò alla Carnegie Hall di New York nel 1974, contraddistinto da uno stile fusion, un jazz rock con ampio uso di improvvisazione e di strumenti elettrici, proprio come Calella e Rescigno stavano immaginando di fare in questo nuovo progetto, dal titolo Jungle Corner, anche in considerazione della spinta ritmica che intendevano dare al lavoro, proponendo composizioni nuove ma dichiaratamente ispirate.

Ma un bassista ed un percussionista non avrebbero potuto mai realizzare da soli l’idea di riproporre le atmosfere magiche dei famosi quintetti di Miles, c’era bisogno di trovare dei collaboratori, oltre che tecnicamente ed artisticamente validissimi, all’altezza di confrontarsi con lo stile del grandissimo trombettista nonché conoscitori ferrati dell’argomento, uniti dal collante della passione.

La scelta è quindi caduta sul trombettista Gianni Sansone, il quintetto si è poi completato con Alberto Turra alla chitarra elettrica e Mauro Tre alle tastiere, tutti appassionati conoscitori – è il caso di dire “innamorati” – del mondo artistico di Davis, con l’adeguata levatura artistica e “culturale” che permettesse di omaggiarne l’arte e di rievocarne lo spirito artistico immedesimandosi pienamente della sua idea comunicativa.

Il brano di apertura – l’unico non originale ma che dichiara fin da subito le intenzioni del progetto – è Selim/Miles, che ri-propone il brano di Davis riletto con lo sguardo e la sensibilità, direi l’affetto, del quintetto nel suo insieme; altra caratteristica dell’album è, infatti, quella di essere stato registrato completamente in “live”, dopo un breve periodo di prove per affinare l’interplay, lasciando a ciascuno i propri spazi di autonomia e di improvvisazione.

Seguono altri cinque brani del tutto originali, dove alla composizione si alternano i componenti del gruppo variamente combinati tra loro, unica presenza costante quella di Mauro Tre, un musicista di grande pregio e valore, a mio avviso troppo spesso sottovalutato e trascurato. Da sottolineare particolarmente l’ottima prestazione del trombettista Gianni Sansone che riesce a far rivivere le emozioni del soffio di Miles, i perfetti contrappunti della chitarra distorta di Turra e la pressante base ritmica di Rescigno e Calella che, evocando mistero ed emozioni psichedeliche, ben rappresentano l’atmosfera tribale e ancestrale che da il titolo al lavoro.

Esperimento, dunque, molto ben riuscito, direi perfino sorprendente.

 

Genere: Electronic, Progressive, Funk, Rock & Latin Jazz

Musicisti:

Mauro Tre, Rhodes Piano, Organ
Alberto Turra,  Electric Guitar
Gianni Sansone,  Trumpet, Percussions
Giovanni Calella,  Electric Basso, MS20 Moog
Leziero Rescigno,  Drums, Percussions
Special Guest:
Enrico Gabrielli, flute & clarinet

Tracklist:

01. Selim/Miles
02. Jungle Corner
03. Interlude
04. Lullaby For My Father
05. A-Way
06. Long Legs

Link:

IRMA Records

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URBAN QUARTET feat. MAX IONATA | Sofà https://www.soundcontest.com/urban-quartet-feat-max-ionata-sofa/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=urban-quartet-feat-max-ionata-sofa Wed, 06 Dec 2023 12:16:56 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=63077 Album delizioso. Riuscitissimi il titolo (complessivo e del brano d’apertura) a suggerire un jazz rilassato, da club, con un’energia che rimanda a stagioni intramontabili del quartetto piano-chitarra-contrabbasso-batteria (un nome per tutti quello di Wes Montgomery). E la copertina, deliziosamente vintage: insomma, un’edizione limitata in vinile ci starebbe benissimo. Dalla title-track a “Cinquantuno”, dalla delicata ballad […]

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URBAN QUARTET feat. MAX IONATA
Sofà
Jazz Collection. Saint Louis Music Center Srl
2023

Album delizioso. Riuscitissimi il titolo (complessivo e del brano d’apertura) a suggerire un jazz rilassato, da club, con un’energia che rimanda a stagioni intramontabili del quartetto piano-chitarra-contrabbasso-batteria (un nome per tutti quello di Wes Montgomery). E la copertina, deliziosamente vintage: insomma, un’edizione limitata in vinile ci starebbe benissimo.

Dalla title-track a “Cinquantuno”, dalla delicata ballad “Lucia” all’ottima idea di chiudere in blues (“Blues for Dannie”), tutti apprezzabili i temi e sempre avvolgente il sound, con spazi solistici ampi per Gianluca Robustelli alla chitarra e Giuseppe Sacchi al pianoforte, nonché, in un brano, per il contrabbasso di Vincenzo Quirico e la batteria di Federico Balestra.
Ma un merito ulteriore di questo disco è avvalersi della straordinaria partecipazione del sassofono tenore di Max Ionata (citato però solo in seconda di copertina).
Non si sa come dirlo, il cinquantunenne musicista abruzzese sembra in stato di grazia perenne, la forza limpida del suo solismo ne fa da anni un sassofonista ai vertici, da seguire in ogni sua avventura, solistica o, come in questo caso, da ospite. Ed eccolo decisivo anche in questo “Sofà” nel dare intensità, nell’aprire spazi, nel sondare profondità.

 

Musicisti:

Gianluca Robustelli, chitarra
Giuseppe Sacchi, pianoforte
Vincenzo Quirico, contrabbasso
Federico Balestra, batteria
feat.:
Max Ionata, sassofono

Tracklist:

01. Sofà (05:05)
02. Sister sadie (05:04)
03. Lucia (07:14)
04. Cinquantuno (05:03)
05. Very Late (09:08)
06. Blues for Dannie (09:55)

Link:

Saint Louis Music Center. Jazz Collection

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FRATINI – ROMAGNOLI – BULTRINI | Queen size https://www.soundcontest.com/fratini-romagnoli-bultrini-queen-size/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=fratini-romagnoli-bultrini-queen-size Tue, 05 Dec 2023 22:55:08 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=62961 Ritorna Francesco Fratini e l’attesa c’era. Perché il suo debutto su cd, “The best of all possible words”, si è imposto tra i più scoppiettanti e intelligenti (a ripensarci ora fin dal titolo…) nell’orizzonte del jazz italiano di questi ultimi anni, recensito con entusiasmo anche sulle colonne della nostra rivista. Van dette due cose: la […]

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FRATINI – ROMAGNOLI - BULTRINI
Queen size
La Reserve Records/ReMida Production
2023

Ritorna Francesco Fratini e l’attesa c’era. Perché il suo debutto su cd, “The best of all possible words”, si è imposto tra i più scoppiettanti e intelligenti (a ripensarci ora fin dal titolo…) nell’orizzonte del jazz italiano di questi ultimi anni, recensito con entusiasmo anche sulle colonne della nostra rivista.

Van dette due cose: la prima è che fra quel titolo e questo nuovo “Queen size” (è uscito lo scorso 10 ottobre, un titolo e una copertina immaginifici…) c’è una produzione tanto frastagliata quanto validissima di alcuni ep che presentano già il trio di cui parliamo qui, editi in forma esclusivamente digitale e che, alla luce di questa nuova uscita, si confermano importante tassello preparatorio di questo lavoro “maggiore” (ma ce n’è anche uno, “For the love”, che è una straordinaria fusione di jazz e hip hop e che meriterebbe un discorso a parte).

La seconda è che la sigla Fratini Romagnoli Bultrini assegna il disco, con una significativa valenza libertaria, a tutti i componenti del gruppo e non solo al visionario musicista romano.

E allora, questo trio. Tromba, contrabbasso e batteria. Una formazione in meraviglioso squilibrio, foriera di stato nascente tanto nei musicisti che in chi ascolta. Peraltro, rarissima nel passato e nel presente nel jazz. Che ha “Il profumo della libertà” espressiva (la parte virgolettata della frase cita il titolo di un bellissimo disco di Guido Mazzon che diciamo che qualcosa centra con questo “Queen size”) e dell'”avant-garde”: e anche qui scriviamo la parola come figurava nel titolo dello storico, imprescindibile, unico disco in cui figuravano insieme John Coltrane e Don Cherry in un quartetto, appunto, pianoless.

Ma la tromba in trio con contrabbasso e batteria fa ritornare alla mente anche le sperimentazioni del trombettista portoghese Hugo Alves o il lavoro pluriennale del nostro Flavio Boltro. E che dire della compianta Jaimie Branch? Il pozzo profondo di una nuova espressività jazz la musicista newyorchese ha tentato di scoperchiarlo essenzialmente proprio con questo triangolo sonoro.

Libertà espressiva, avanguardia, sperimentazione. Questi tre termini non sono fuori luogo nel tentare di descrivere la musica che si ascolta in “Queen Size”.

E tuttavia attenzione: “tutti i nostri ieri” della storia del jazz, da lontani echi del linguaggio New Orleans allo Swing (la toccante Per Carlo, dedicata a Carlo Conti, il sassofonista prematuramente scomparso nel 2020, ospiti gli ottoni della Beng! Band, ma anche il finale ellingtoniano di I love you madly), dal bop, naturalmente (e a suggestioni “cool”, verrebbe da aggiungere: il brano Paganico a cui si aggiunge al complessino il valoroso sassofono tenore di Francesco Geminiani), al fuoco originario della “new thing” degli anni Sessanta (ascoltate il tema e l’assolo di Francesco nella title track) sono presenti nell’approccio di Fratini, sono orientamento, bussola, per navigare in mare aperto, per inseguire nuove forme, nuove strutture espressive.

 

Musicisti:

Francesco Fratini, trumpet
Giuseppe Romagnoli, bass
Matteo Bultrini, drums

Tracklist:

01. Queen Size     04:40
02. Neo Tokyo 3   03:38
03. Pane Amore e Collera      02:20
04. Interludio       02:10
05. Paganico        05:22
06. Cleopatra       02:31
07. Per Carlo        03:43
08. Uscita Dai Blocchi            06:03
09. Bloody Mary   02:45
10. I Love You Madly             06:05

Link:

ReMida Production

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KASPER AGNAS | Grain Live https://www.soundcontest.com/kasper-agnas-grain-live/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=kasper-agnas-grain-live Thu, 23 Nov 2023 16:07:52 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=62967 Grain Live by Kasper AgnasNell’estremo Nord (visto almeno dalle nostre latitudini) la scena svedese non è certo silente, sia in termini di partecipazione alla scena pop che di contributi alle scene jazz ed avant-garde. Con palese pedigree di ricercatore ed innovatore, il chitarrista Kasper Agnas ha portato avanti, tra l’altro, una produzione in ambito familiare […]

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KASPER AGNAS
Grain Live
FRIM records
2023

Nell’estremo Nord (visto almeno dalle nostre latitudini) la scena svedese non è certo silente, sia in termini di partecipazione alla scena pop che di contributi alle scene jazz ed avant-garde.

Con palese pedigree di ricercatore ed innovatore, il chitarrista Kasper Agnas ha portato avanti, tra l’altro, una produzione in ambito familiare con il vivace quartetto avant-fusion Agnas Bros. (non sorprendentemente, un’associazione con i fratelli Konrad, Mauritz and Max, impegnati rispettivamente su batteria, contrabbasso e pianoforte, con diversi album già all’attivo), nonché svariate collaborazioni (citiamo a memoria da Nils Landgren a Susana Santos Silva, fino al recente arruolamento nello Alex Zethson Ensemble).

Quanto alla personale attività, vi è un primo album del 2021 per Haphazard Music (“Grain”), e nel presente caso la label svedese FRIM ne ospita una riedizione live (appunto “Grain live”), che all’incirca ne ripropone il programma, ma con evidenti revisioni tecniche nell’impianto esecutivo.
Ripreso al centro Fylkingen di Stoccolma nel 2021, la sequenza esordisce riprendendo il secondo brano del precedente album: 1992 è un passaggio caratterizzato da un approccio percussivo sulle corde della chitarra, che potrebbe richiamare un’esasperazione della tecnica del dulcimer, ma espressa con vigorie insospettabili da parte del suggestivo cordofono acustico.

Mirrored Memories è una versione più concisa della precedente in studio, da cui sembra differire in parte rinunciando al carattere abbacinante e più metallescente, configurando piuttosto una flottante piattaforma di timbro organistico, che sembra collegarsi più a certe istanze del primo minimalismo, permanendo entro una dimensione impersonale ed onirica.

Ancora più impersonale e di ben maggiore estensione temporale, chiude il programma Far away, Closer, imbastito tra riverberazioni e silenzi d’ascolto (e timbricamente si sono scomodate analogie col mondo di un John Fahey, ad esempio), che lasciano campi aperti alla personale introspezione.

Rifacendoci alle parole introduttive del giovanissimo chitarrista al precedente album, rileviamo “qui il tempo è molto importante: la musica è lenta, semplice, talvolta cruda; può servire come accompagnamento alla vita di tutti i giorni, ma a chi ascolta da vicino può apparire un molto dettagliato mondo di chitarre”; dunque non soltanto il tecnicismo ma più ampiamente la dedizione esplorativa verso il proprio strumento, configura un’interessante revisione dei materiali, per più versi passionale (sia pure in termini diversi dalle nostre concezioni latine) e insomma un ‘refreshing’ a guisa di motivato investimento.

 

Musicisti:

Kasper Agnas, chitarre, laptop

Tracklist:

01. 1992 10:36
02. Mirrored Memories 8:12
03. Far away, Closer 18:38

Link:

FRIM Records

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TIM BERNE & MATT MITCHELL | One More, Please https://www.soundcontest.com/tim-berne-matt-mitchell-one-more-please/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=tim-berne-matt-mitchell-one-more-please Tue, 31 Oct 2023 09:04:23 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=62689 L’essenziale line-up autorizzerebbe l’inclusione del presente lavoro nel sottofilone jazz dei duo pianoforte-ancia, ma vi è il sospetto che le naturali propensioni del contitolare Tim Berne possano condurre a sparigliare le carte delle attese e lanciare “oltre” i termini del dialogo abitualmente inteso. Eppure è eterogenea e polimorfa la suddetta tradizione, che ha già associato […]

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TIM BERNE & MATT MITCHELL
One More, Please
Intakt records CD 395
2022

L’essenziale line-up autorizzerebbe l’inclusione del presente lavoro nel sottofilone jazz dei duo pianoforte-ancia, ma vi è il sospetto che le naturali propensioni del contitolare Tim Berne possano condurre a sparigliare le carte delle attese e lanciare “oltre” i termini del dialogo abitualmente inteso.

Eppure è eterogenea e polimorfa la suddetta tradizione, che ha già associato nel tempo personalità assai diverse,  dall’iconico e storico duo Steve Lacy – Mal Waldron all’eponimo e classico album Duke Ellington & John Coltrane, dall’importante ma forse non memorabile coppia Braxton & Abrahams alle rare ma suggestive esternazioni tra Zawinul e Shorter, e già soltanto in casa Intakt ha collezionato dualità comprendenti Aki Takase-Louis Sclavis, Alexander Hawkins-Angelika Niescier, Kris Davis–Ingrid Laubrock, Aruán Ortiz-Don Byron e via appaiando.

È dunque la volta del sassofonista ed animatore Tim Berne, eminente non solo presso la scena ‘newyorker’ e di turbolenta nomea, passato dopo una fluviale discografia, tra cui alcune produzioni in CleanFeed ed ECM a regolari apparizioni presso la label elvetica, da cui sembra aver ottenuto mano abbastanza libera nell’esternarsi con formazioni differenziate, giungendo ad una formazione sulla carta assai essenziale insieme al pianista e compositore Matt Mitchell, prolifico sideman più volte apprezzato in esperienze discografiche, segnatamente presso Scramble e PiRecordings, e la cui frequentazione s’articola almeno nell’ultimo decennio anche nelle fila nel collettivo Snakeoil.

L’atteso tour de force s’avvia nell’intensa Purdy, a firma di Berne come quasi tutta la sequenza, aperta di fatto con espressioni sensibili e solidamente manierate, per poi innervarsi con vivide energie nel sancire i primi tratti idiomatici del dialogo. Un dominante spirito contemplativo sembra tratteggiare la successiva Number 2, a firma dell’ispirativo mentore Julius Hemphill, transitando con Rose-colored Missive verso la declamazione dai toni bruniti dell’ancia, d’allure avventurosa quanto riflessiva, cedendo inflessioni di ben maggiore dinamismo e grinta esplorativa.

Frizzante verve e brunito metallo nella serrata apertura di Oddly Enough/Squidz, conducente ad intricate quanto distinte linee solistiche, incarnate dalla grandine pianistica e dalle saette del sax, esposte verso l’astrattezza figurativa; non priva di calligrafismo la tastiera in Middle Seat Blues/Chicken Salad Blues, che del grande filone stilistico importa anche pathos e concitazione, segnatamente grazie alla lacerata voce dell’ancia. Ci s’interroga su dove voglia andare a parare un titolo come Motian Sickness, che dello scomparso, sommo batterista armeno-americano non reca il senso dell’orchestrazione quanto i tratti più idiosincratici e spigolosi, entro un brano dalle geometrie sfuggenti ed aguzze; spicca per estensione la conclusiva Rolled Oats/Curls, la cui ampiezza autorizza una scansione in stanze immaginative, di palese senso d’invettiva nella parte centrale e nella conclusiva, ad intervallare passaggi di calda e scultorea discorsività.

La vivace sequenza di “One more, please” è anche gratificata dalle note di copertina del confratello ed illustre garante Django Bates, che sancisce tra l’altro la considerazione, non sorprendente, secondo cui “Con questo duo c’è sempre una possibilità ulteriore, e sempre il coraggio di affrontarla e condurla a termine” anche se forse porremmo un po’ di cautela circa gli “infiniti sviluppi ed interpretazioni cui aprono le porte” le tracce dell’album. Certo, s’impone alla fruizione l’alienità discorsiva e strutturale di Berne, in varie guise assortita o sinergica con la fluente inventiva di Mitchell, che acutamente investe sulle poliedriche incombenza del pianismo contemporaneo, laddove il primo dinamicamente capitalizza quanto dovuto al riconosciuto mentore Julius Hemphill (oltre alla non poche ascendenze dal milieu chicagoano), ma il tandem ulteriormente espande il potenziale in sette passaggi di sviluppo consistente, a più tratti spregiudicato, di spirito e lunare e obliquo tratto (de)costruttivo.

 

Musicisti:

Tim Berne, sax alto
Matt Mitchell, pianoforte

Tracklist:

01. Purdy 5:16
02. Number 2 8:26
03. Rose-colored Missive 7:53
04. Oddly Enough/Squidz 6:56
05. Middle Seat Blues/Chicken Salad Blues 8:07
06. Motian Sickness 3:30
07. Rolled Oats/Curls 11:54

 

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LETIZIA BRUGNOLI | Crystal Flower https://www.soundcontest.com/letizia-brugnoli-crystal-flower/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=letizia-brugnoli-crystal-flower Sun, 29 Oct 2023 18:24:40 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=62674 Tutte composizioni originali in questo nuovo album, Crystal Flower, della cantante e autrice Letizia Brugnoni dove predominano swing, blues e latin jazz.   Una vera e propria esplosione di canzoni allegre e vivaci, come si conviene a un’autrice e interprete che propone un progetto musicale spiccatamente ispirato a un jazz contaminato dalle tradizioni latino-americane e […]

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LETIZIA BRUGNOLI
Crystal Flower
IRMA Records
2023

Tutte composizioni originali in questo nuovo album, Crystal Flower, della cantante e autrice Letizia Brugnoni dove predominano swing, blues e latin jazz.  

Una vera e propria esplosione di canzoni allegre e vivaci, come si conviene a un’autrice e interprete che propone un progetto musicale spiccatamente ispirato a un jazz contaminato dalle tradizioni latino-americane e caraibiche, brasiliane in particolare, con evidente attenzione e ispirazione tratta dai grandi autori e padri della bossanova e del latin jazz.

In Crystal Flower, di Letizia Brugnoli, c’è infatti una presenza importante di samba e di altre ritmiche sudamericane ma non intese in senso strettamente tradizionale, piuttosto intessute con cura di blues e swing con costrutti armonici ampiamente inframmezzati da strutture jazz, sempre sorprendenti, poco prevedibili e mai scontate.

Se la titolarità di tutti i testi dell’album e dell’interpretazione vocale spetta alla Brugnoli, con le sue liriche  sia in lingua inglese che italiano e portoghese, il merito delle composizione di tutte le musiche è del maestro Roberto Sansuini che, limitatamente a questo album, definiamo “semplicemente” compositore, pianista e arrangiatore, ma che, in senso generale, sappiamo essere anche trombettista diplomato e appassionato batterista, tante sono le sfaccettature che questo poliedrico musicista sa assumere in ambito artistico.

La collaborazione artistica tra i due non è una novità, nel 2014 la Brugnoli aveva già pubblicato con successo un altro album improntato allo stesso stile musicale, Through Our Life, contenente sia alcuni brani originali che standards, che aveva confermato l’efficacia del connubio artistico in termini di composizione, di arrangiamento e d’interpretazione.

Tornando alla musica, grazie appunto agli arrangiamenti di Sansuini, l’intero progetto è caratterizzato da accuratezza, precisione e gusto, segno evidente di attento studio e ottima conoscenza della musica brasiliana oltre che del jazz in generale; d’altrocanto Letizia Brugnoli, con la sua ottima interpretazione, dimostra di essere sicura di sé e di saper mantenete un controllo perfetto delle sfumature della sua voce piena e corposa in ogni situazione.

 

Genere: Nu Jazz, Latin Jazz

Musicisti:

Letizia Brugnoli, vocals, choirs, whistle
Luca Savazzi, electric and acoustic pianos, synthesizer, finger snaps, piano strings dampener, organ
Roberto Sansuini, dampened piano
Claudio Tuma, electric and classic guitar, finger snaps
Mirco Reggiani, electric bass
Giacomo Marzi, double bass, finger snaps
Chicco Montisano, alto sax
Emiliano Vernizzi, tenor sax
Paolo Mozzoni, drums, finger snaps
Marquinho Baboo, percussion

Tracklist:

01. Crystal Flower
02. Nostalgiazz
03. Shadows
04. Il Gioco Del Semaforo
05. Àgua De Maio
06. Tire Change
07. Koka
08. We Both Knew
09. Le Stanze Segrete
10. Albert’s Poem To Elle
11. Oltre Il Limite
12. Wall Of Stones

Links:

Letizia Brugnoli
Letizia Brugnoli on FB

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